BEZZUOLI (Bezzoli, Bazzuoli), Giuseppe
Nacque a Firenze il 28 nov. 1784 da Luigi Bazzuoli, decoratore prospettico e fiorista, e da Anna Banchieri. Cominciò a firmarsi Bezzuoli e Bezzoli nel 1822 circa, ritenendosi discendente di un'antica famiglia di tal nome, e come tale è registrato nell'atto di morte.
Il B. intraprese gli studi di medicina, frequentando anche la scuola di nudo diretta da G. B. Desmarais e L. Sabatelli presso l'Accademia di Belle Al-ti, alla quale s'iscrìsse nel i807 dedicandosi alla pittura sotto la guida di P. Benvenuti. Con una tela raffigurante Aiace che dìfende il corpo di Patroclo vinse nel 1812 un premio triennale che gli permise di dedicarsi a studi di paesaggio e di costume e insieme di studiare a Roma la pittura di Raffaello. Tornato a Firenze, si allontanò dal classicismo iniziale per volgersi verso il gusto romantico. Decorò anche alcuni palazzi: a palazzo Pitti Alessandro il Macedone nello studio di Apelle,undici scene dei Fasti di Cesare, Berenice abbandonata da Tito;a palazzo Pucci Francesca da Rimini con Paolo sorpresa da Gianciotto e Gli amori di Angelica e Medoro;a palazzo Gerini La follia che guida il carro d'Amore;eseguì affreschi nella villa Baldini a Sesto Fiorentino; e più tardi, in occasione delle celebrazioni galileiane, dipinse, nel Museo di storia e fisica naturale, un Galileo che studia la legge della caduta dei gravi.
Del 1823 è il quadro, di grandi dimensioni, dipinto per la chiesa di S. Remigio a Firenze: L'arcivescovo di Reims che dà il battesimo a Clodoveo;del 1827 una Venere che si abbiglia,presentata con molto successo all'Esposizione di Parigi; del 1829 la tela commissionatagli dal granduca Leopoldo II di Toscana. ora nella Galleria d'Arte Moderna a Pitti, con l'Entrata di Carlo VIII in Firenze,nella quale è stata ravvisata una somiglianza con l'Ingresso di Enrico IV a Parigi del Gérard e che, a giudizio dei contemporanei, lo pose fra i maestri della pittura accademico-romantico. Nello stesso anno 1829 è assunto come assistente dei Benvenuti, al quale subentrerà nell'insegnamento accademico nel 1844.
Alla sua scuola furono Enrico Pollastrini, il ticinese Antonio Ciseri e Antonio Puccinelli. Nella prima fase della sua formazione sarà allievo dei B. anche Giovanni Fattori, che se ne distaccherà verso la metà del secolo.
Nonostante gli impegni dell'insegnamento, l'attività del B. continua straordinariamente feconda: nel 1837 dipinse La morte di Filippo Strozzi e La morte di Lorenzino dei Medici e, per casa De Rossi di Pistoia, una gustosa Danza della prima giornata del Decamerone,ad affresco. è del 1838 Il ritrovamento del corpo di Manfredi dopo la battaglia di Benevento,dipinto per il principe Demidoff (Benevento, Museo del Sannio). Sono posteriori al 1840 uria Samaritana al pozzo per una villa a Fiesole e il Cristo deposto per il duomo di Pistoia. Intorno al 1847 dipinge una vasta tela con Riccardo Cuor di Leone all'assedio di Gerusalemme per la navata destra del duomo di Pisa (il bozzetto è nel Museo naz. di Pisa). Ispirandosi al IX canto dell'Inferno,dipingeancora una Tempesta e, ispirandosi all'Ariosto, una Morte di Zerbino,dipinti nei quali mette in evidenza le sue qualità di paesista. Fra gli ultimi lavori troviamo del 1852 Giovanni dalle Bande Nere al passaggio dell'Adda (per il quale, come per il CarloVIII, il pittore si era provvisto di una coscienziosa preparazione storica tanto da pubblicare in seguito un breve saggio: cfr. Memorie)e infine una Eva che ascolta il serpente tentatore esposta a Parigi nel 1855.
L'impianto dei disegno è quasi sempre ottimo, sostenuto da una perizia fra neoclassica e purista. Nel suo eclettismo, il B. avvertì la suggestione dei contemporanei francesi; diede le sue opere migliori nel ritratto, genere per il quale può essere ravvicinato a Ingres che forse conobbe a Firenze nel 1820.
Su morbidi toni gialli e verdi è condotto il bel ritratto della baronessa Elisabetta Ricasoli (1825, Firenze, racc. Ricasoli-Corsini). Dei 1825 è anche un Lorenzo Bartolini,cinque anni prima dipinto dall'Ingres. Il Conte Luigi de Cambray Digny col figlioletto Guglielmo in un paesaggio romantico è dei 1827; mentre del 1828 è Giov. Carmignani,celebre avvocato, in posa oratoria. Del 1836 sono la solenne granduchessa M. Antonia di Borbone (Firenze, Gall. d'arte mod.) e il ritratto della Contessa Rucellai de' Bianchi (Firenze, racc. Rucellai). Si ricordano ancora il ritratto di Giuseppe Giusti (1839) con cui aveva rapporti di amicizia, quello della Marchesa Maddalena Giuntini Guiducci (1847) e quello del Maresciallo Haynau,che suscitò polemiche di natura politica (Dupré). Al Museo di Pisa vi è un Leopoldo II nelle vesti di gran maestro dell'Ordine di S. Stefano, e al Museo di Ajaccio Matilde e Gerolamo Bonaparte.All'apice della fama gli fu richiesto per la Galleria degli Uffizi un Autoritratto.Ne esiste un altro, giovanile (Firenze, propr. priv.), assai interessante, ma è stata affacciata l'ipotesi (Ojetti) che rappresenti un suo fratello.
In tutta questa notevole produzione ritrattistica, il B. si scopre pittore sensibile e penetrante assai più di quanto non appaia nell'altra e più appariscente attività di "decoratore". Le poche lettere che restano lo rivelano scrittore vivace e colto.
Morì a Firenze il 13 sett. 1855.
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