Bezzuoli (Bezzoli, Bazzuoli), Giuseppe
Pittore (Firenze 1784 - ivi 1855). Dipinse intorno al 1816, " indovinando lo spirito dei tempi ", Francesca da Rimini con Paolo sorpresi da Gianciotto: un quadro con le figure in grandezza naturale, commessogli dal conte milanese Alari. Ne ebbe gran plauso, a Firenze e a Milano, come ricorda il Giampieri, biografo del B., il quale ci informa che il pittore conosceva D., Ariosto, Tasso " più assai che ad erudito Artista non si richieda ", e che ne recitava lunghi brani a memoria. Nel 1835 espose il Conte Ugolino coi suoi figli nella prigione (figure in grandezza dal vero), acquistato dallo scultore americano Orazio Greenough; nel 1838, su ordinazione del principe Anatolio Demidoff, eseguì Il ritrovamento del corpo di Manfredi dopo la memorabile battaglia di Benevento; poi D. consegna la cantica dell'Inferno a frate Ilario, priore del convento di Monte Caprione nella Lunigiana, e lo prega che sia trasmesso ad Uguccione della Faggiola (un tema che sarà ripreso dal giovane Giuseppe Bertini: v.) e un quadro di piccole dimensioni intitolato D. e Virgilio nella selva; infine una mezza figura di Averroè che non sembra irragionevole supporre dipinta nell'ambito degl'interessi danteschi.
Ma i veri titoli per la sopravvivenza del B. nella storia dell'arte non sono da ricercare in questi, né in altri quadri " di storia ", sibbene in una serie di eccellenti ritratti di gusto purista, memori, oltreché del nostro Rinascimento, di Ingres e di Luigi Sabatelli, e perfino di modi inglesi. Questi ritratti tornarono di prezioso insegnamento al realismo toscano del secondo Ottocento. Il B. fu anche scrittore arguto, vicino nel gusto del narrare al Niccolini e al Giusti.
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