BIANCHINI, Giuseppe
Nacque a Cremona il 14 febbr. 1876 da Eterledo e da Maria Martinazzi in una famiglia benestante e, almeno per parte di madre, di origine nobiliare. Vincitore di una borsa di studio al collegio "Borromeo", compì i suoi studi all'università di Pavia, laureandosi in giurisprudenza a pieni voti nel 1897. Tra gli insegnanti che ebbe nell'ateneo pavese vanno ricordati V. Simoncelli, C. Ferrini e soprattutto Ugo Mazzola, uno dei direttori del Giornale degli economisti.
In questo periodo il B. cominciò a frequentare gli ambienti liberisti. Giovanissimo, divenne segretario dell'Associazione per la libertà economica, fondata e presieduta da V. Pareto. Per incarico di questo organismo pubblicò, nel 1895, il suo primo lavoro, dedicato a Le condizioni presenti della Sicilia.
Trasferitosi quindi a Milano, cominciò ad esercitare la professione di avvocato specializzandosi nel campo commerciale ed amministrativo e riuscendo gradualmente ad acquisire una posizione professionale di primo piano, tanto che nel 1914 fu nominato consigliere dell'ordine degli avvocati del collegio di Milano, Monza e Busto Arsizio. Il prestigio acquisito gli consentì di ricoprire numerose cariche pubbliche di carattere locale e soprattutto di essere eletto nel 1911 nel Consiglio comunale di Milano, dove fu per quattro anni assessore effettivo al reparto legale. Molto intensa fu in questo periodo la sua attività pubblicistica, con articoli e taggi, prevalentemente su argomenti giuridicoeconomici.
Una lunga malattia, che lo colpi nel 1916, lo costrinse ad interrompere l'attività forense, e fu la premessa di una vera e propria svolta nella sua vita. Rientrato a Milano nel 1918, non riprese infatti ad esercitare la sua vecchia professione; per la sua competenza e probabilmente grazie ai legami che aveva stretto in precedenza col mondo finanziario, il B. fu incaricato di studiare il progetto relativo alla fondazione di un'associazione fra le banche italiane.
La decisione di dar vita ad un organismo che rappresentasse le aziende di credito va vista nell'ambito degli sforzi compiuti dal governo per frenare la concorrenza all'interno del sistema bancario. Sotto gli auspici del ministro dei Tesoro F. S. Nitti, il 29 giugno 1918le quattro maggiori banche (Banca commerciale italiana, Credito italiano, Banco di Roma, Banca italiana di sconto) per la prima volta si accordarono per la fissazione di limiti massimi per i tassi sui depositi e di limiti minimi per i tassi sui prestiti. Fu proprio in occasione di questo storico accordo che si decise, auspice il direttore generale della Banca d'Italia, Bonaldo Stringher, di costituire entro il 1918una associazione fra le banche e i banchieri italiani. Il B. partecipò alle laboriose trattative preliminari e alla preparazione del testo statutario del nuovo organismo, che col nome di Associazione bancaria italiana (ABI) fu costituito il 3 apr. 1919. Presidente fu nominato il senatore Della Torre, della ditta Pisa di Milano, direttore generale lo stesso Bianchini.
All'inizio la nuova associazione raccolse l'adesione di un numero molto limitato di aziende (53 su un totale di circa 3500), data la difficoltà di uniformare i diversi interessi e le contrastanti esigenze delle varie realtà della categoria, ma già un quinquennio dopo, grazie anche agli sforzi dei B., il numero degli aderenti era triplicato. Per i primi anni l'attività si limitò quasi esclusivamente all'assistenza tecnico-giuridica prestata in favore degli aderenti e alla loro rappresentanza presso i vari organi politici e amministrativi. È da sottolineare che tra le finalità iniziali dell'associazione non compariva l'estensione alle altre aziende di credito dell'accordo sui tassi sottoscritto dalle grandi banche nel 1918.
Nel marzo 1920 l'ABI iniziò la pubblicazione di un Bollettino economico-finanziario che l'anno successivo, sotto la direzione del B., assunse la denominazione definitiva di Rivista bancaria, affermandosi come la più autorevole pubblicazione dell'epoca in materia finanziaria e creditizia. Alla rivista collaborarono, fra gli altri, R. Bachi, G. Borgatta, C. Bresciani-Turroni, G. Del Vecchio, L. Einaudi, B. Griziotti, R. Mattioli, G. Mortara, G. Prato.
In considerazione della carica ricoperta e delle sue riconosciute capacità tecniche, il B. in questi anni fu anche chiamato a collaborare con alcuni importanti organismi internazionali (ad esempio dal 1921al 1933 fu membro dei comitato finanziario permanente della Società delle Nazioni) e partecipò a numerose conferenze diplomatiche internazionali, come quella di Genova dell'aprile 1922 (dove, come esperto finanziario, fece parte del comitato degli scambi e di quello monetario) e quella dell'Aja (sempre del 1922) per la defmizione dei rapporti economici con l'Unione Sovietica.
Profondi e duraturi furono i legami che il B. riuscì a stabilire col mondo industriale e produttivo. Lo testimoniano le numerosissime cariche ricoperte in seno agli organi consiliari e sindacali di società operanti nei più diversi campi (siderurgico, meccanico, bancario, finanziario, cinematografico, armatoriale, ecc.). Questo tipo di attività fu una caratteristica costante della sua attività pubblica per circa un cinquantennio, dal 1919 fino quasi alla morte. Al momento della Liberazione il B. era presidente dell'Ente finanziamenti industriali, presidente del Credito varesino, vicepresidente della Edison, consigliere della Banca Unione e della Pirelli. Dal 1922 al 1933 fu anche consigliere dell'Ansaldo.
Egli rimase alla direzione dell'ABI fino al dicembre 1933, assumendo nel 1924 anche la carica di presidente.
Non fu un periodo tranquillo per il nostro sistema bancario, che fu interessato da parecchi importanti avvenimenti: il fallimento della Banca italiana di sconto (1921); l'approvazione della prima legge bancaria in Italia, che affidò alla Banca d'Italia il compito di controllare l'operato delle aziende di credito (1926); i provvedimenti che vanno sotto il nome di stabilizzazione della lira (1927); un'imponente riduzione (in parte spontanea e in parte imposta dallo Stato) del numero delle aziende di credito, che in pochi anni si ridussero di circa iooo unità, pari ad oltre il 25 % del totale; il salvataggio e il passaggio nella sfera pubblica delle tre maggiori banche del paese (1933-34).
Il B. aderì al Partito nazionale fascista nel 1926, probabilmente a seguito dell'introduzione delle nuove nonne sull'ordinamento corporativo, che imposero l'inquadramento delle organizzazioni esistenti nell'ambito delle associazioni sindacali di categoria e che determinarono un più rigido controllo da parte dei regime sul vertici delle organizzazioni stesse. Fu tra l'altro a seguito di quelle norme che l'ABI, per evitare di essere assorbita dall'organizzazione dei commercio, si trasformò in sezione economico-finanziaria nell'ambito della Confederazione nazionale bancaria. Peraltro al mutamento di denominazione non corrispose nessuna modifica nella struttura e nella gestione dell'ente. Nel 1932 l'organizzazione sindacale delle banche mutò ancora la sua denominazione, trasformandosi in Associazione tecnica bancaria italiana.
La carica di presidente dell'ABI consenti al B. di essere anche eletto in Parlamento. A seguito della riforma elettorale del 17 maggio 1928, secondo la quale i candidati dovevano essere proposti dalle confederazioni nazionali dei sindacati legalmente riconosciuti, la Confederazione nazionale bancaria designò fra i suoi rappresentanti il B., che fu così inserito nel listone unico nazionale ed eletto deputato nell'aprile del 1929. Nel 1934 fu confermato anche per la XXIX legislatura. Nell'aprile 1939 fu poi nominato, senatore del Regnò ed assegnato, per ragioni di competenza, alla commissione Finanze, di cui assunse la vicepresidenza.
In Parlamento il B. si occupò in prevalenza di provvedimenti di carattere finanziario ed economico, e fu relatore di parecchi disegni di legge in materia. Tra quelli più importanti si debbono ricordare la conversione in legge dei decreto istitutivo dell'IRI (1933), la presentazione del rendiconto generale dello Stato per l'esercizio 1937-38, il progetto concernente modificazioni all'ordinamento e al funzionamento della Cassa di ammortamento, del debito pubblico.
Nel gennaio 1935 fu chiamato a ricoprire la carica di sottosegretario alle Finanze (ministro Paolo Thaon di Revel), alla vigilia dell'approvazione della legge bancaria, nella preparazione della quale il B. ebbe un ruolo non secondario.
Risulta infatti che partecipò ad una riunione con Beneduce, Azzolini e Frignani, svoltasi il 12 apr. 1935 presso il ministero delle Finanze, durante la quale fu esaminato il problema della riforma bancaria in preparazione della prima riunione della Corporazione della previdenza e del credito. In quell'occasione il B. sostenne il punto di vista dei governo, e si mostrò favorevole ad una riforma complessiva del sistema bancario che, attraverso la limitazione delle operazioni di tutte le banche al solo credito commerciale, evitasse i grandi fallimenti e i colossali salvataggi che avevano sempre contraddistinto i vari momenti della nostra storia finanziaria. Egli intervenne anche nella revisione dei progetto di legge vero e proprio, apportando alcune correzioni alla bozza predisposta dall'IRI. Lasciò la carica di sottosegretario alla fine del 1936.
Alla fine del periodo bellico il B., che nel 1941 aveva ottenuto il titolo di conte di Lenno, fu dichiarato decaduto dalla carica di senatore e fu sottoposto al giudizio del commissariato per l'epurazione. Questa vicenda non influì che in parte sulla sua futura attività, perché se è vero che dopo il 1945 egli, ormai settantenne, non rivestì più alcuna carica pubblica, tuttavia continuò a ricoprire numerosi ed importanti incarichi in molte società. Tra gli altri fu presidente dei Credito lombardo e consigliere della Edison-Volta, della Società italiana per le strade ferrate del Mediterraneo, della Compagnia imprese elettriche liguri (Cieli), della Società elettrica bresciana, della Compagnia di assicurazioni Milano, della Banca lombarda di depositi e conti correnti e della Società italiana partecipazioni industriali (Italpi). Le ultime due cariche le conservò fino quasi alla fine.
Il B. morì a Milano il 18 marzo 1970.
Opere: Le condizioni presenti della Sicilia, relazione presentata all'Associazione per la libertà economica, Milano 1895; Relazione della Commissione di studio per la diffusione dell'uso degli assegni bancari (chèques). Osservazioni e proposte, in Bollettino economico-finanziario, I (1920), pp. 47-53; La revocazione dei crediti confermati. Trasmissibilità a terzi, ibid., pp. 194-198; Lo sconto bancario, ibid., pp. 3188.; La conversione dei titoli al portatore nei rapporti coll'estero, relazione presentata alla Commissione ministeriale per lo studio dell'applicazione della nominativitá dei titoli, ibid., pp. 424-430; Le questioni economico-finanziarie alla Lega delle Nazioni, ibid., pp. 448-452; "Delivery order". Natura ed efficacia. Passaggio del rischio e pericolo della merce. Responsabilità, ibid., pp. 472-474; Forme volontarie di controllo bancario, in Rivista bancaria, I (1921), pp. 182- 186; Le questioni finanziarie alla Lega delle Nazioni, Ibid., pp. 533-537; La conferenza dell'Aja, in Problemi italiani, II (1922), pp. 422-428; Le esportazioni e le questioni finanziarie, relazione presentata al convegno nazionale per l'esportazione, Milano, 15-18 genn. 1922, Milano 1922; L'opera del governo nazionale e la ricostruzione economica, conferenza tenuta al teatro Olimpia di Milano il 1° febbr. 1925 per iniziativa dei Comitato per lo studio dei problemi nazionali, Roma 1925; La stabilizzazione della lira e l'industria, in Rivista bancaria, V (1925), pp. 637-648; La stabilizzazione e le banche, in Ministero delle Finanze, Le esperienze monetarie prima e dopo la guerra, I, Il problema della valuta in Italia dopo la guerra, Roma 1927, pp. 73-76; La battaglia della lira, in Educazione fascista, VI (1928), pp. 21-33; Questioni di Politica finanziaria, discorso pronunciato alla Camera dei deputati il 24 nov. 1930, Roma 1930; In tema di decreti legge. La soppressione dei tribunaltarbitrali misti e le riparazioni di guerra, discorsi pronunciati alla Camera dei deputati il 13 febbr. 1931, Roma 1931; L'azione economica e finanziaria dell'Italia nel campo internazionale, discorso pronunciato alla Camera dei deputati il 12 marzo 1931, Roma 1931; Scambi e valute nell'esercizio 1938-1939, discorso pronunciato al Senato il 29 Maggio 1939, Roma 1939.
Fonti e Bibl.: Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legislature XXVIII-XXIX, ad Indices; Chi è? Dizionano biografico degli Itahani d'oggi, Roma 1931, 1936, 1940, 1948, 1957, 1961, ad vocem; Biografia finanziaria italiana, Roma 1933-34, p. 85; E. Rossi, I papadroni del vapore, Bari 1955, p. 192; IlChi è? nella finanza italiana, Milano 1962, ad vocem; G. Mori, Il capitalismo industriale in Italia, Roma 1977, pp. 208, 262; La legge bancaria. Note e documenti sulla sua "storia segreta", a cura di M. Porzio, Bologna 1981, pp. 301-305 s.