BIUMI, Giuseppe
Nacque nel 1749 in una famiglia della più antica nobiltà lombarda, legata alla località di Biumo Inferiore, nel Varesotto, di cui portava il nome. Laureato in utroque iure, si avvicinò agli studi economici per suggestione e sotto la guida di Cesare Beccaria, del quale dal gennaio 1769 all'aprile 1771 aveva seguito i corsi nelle scuole palatine. Allorché il Beccaria lasciò l'insegnamento per passare al Magistrato camerale, il B. sperò di subentrargli nella cattedra. Alla domanda con la quale partecipava al relativo concorso, egli poté accludere una raccomandazione assai lusinghiera del maestro, con la data 6 luglio 1771, dove si faceva cenno ad alcuni suoi scritti economici. A quali lavori del B. alluda il Beccaria non è dato sapere: certamente non si trattava di studi dati alle stampe, né allora né in seguito. Anche P. Verri, in una lettera dell'8 apr. 1772 al fratello Alessandro, poneva il B. fra i giovani colti milanesi "che promettono assai".
Alla cattedra di economia, insieme con il B., concorsero anche Giambattista Vasco e Alfonso Longo, che infine venne preferito. Il B. entrò allora al servizio dello Stato, continuando a restare accanto al Beccaria. Il 4 maggio 1773 ottenne infatti la nomina ad "alunno", ossia aggiunto onorario non stipendiato, presso il Magistrato camerale; tre anni dopo lo si ritrova a Pavia quale viceintendente delle Finanze. È di qualche anno posteriore la sua elezione a socio corrispondente della Società patriottica, il sodalizio istituito in Milano dall'imperatrice Maria Teresa. Nell'89 passerà fra i soci "sedenti", e presiederà anche la Società nel 1795. Il suo rientro da Pavia a Milano è del 1786 e coincide con la promozione a intendente provinciale, cui seguirà quella a ispettore generale, carica quest'ultima che lo portò spesso a supplire il vicedirettore della Camera dei conti. In complesso, dunque, una dignitosa ma non eccezionale carriera amministrativa. L'Assemblea della Repubblica Cisalpina annoverò il B. fra i rappresentanti del popolo eletti con il decreto di prima nomina: egli fu infatti uno degli otto iuniori attribuiti al dipartimento del Verbano. Alcuni suoi interventi in materia di dazi, di imposte e di problemi della pubblica amministrazione rivelano uno spirito indipendente, sinceramente preoccupato dell'interesse comune. Ma già nel gennaio 1798 egli lasciò l'Assemblea, motivando le proprie dimissioni con ragioni di salute.
Durante il trentennio abbondante che trascorse dopo il ritorno dell'Austria in Lombardia non risulta che il B. abbia svolto particolare attività di magistrato o di pubblicista. L'ultimo ricordo di lui risale all'agosto 1808, allorché Lucrezio Longo, prefetto del dipartimento dell'Olona, rivolgendosi confidenzialmente al ministro dell'Interno, lo includeva in una "nota relativa a quegli individui che per le loro qualità ed attaccamento al Monarca possono proporsi per la formazione delle liste di candidati al Senato". Il prefetto definiva il B. "distinto per cognizioni, specialmente in oggetti di finanza". Morì celibe a Biumo Inferiore il 13 apr. 1838 (e con lui si estinse il ramo varesino della famiglia), lasciando la sua ingente sostanza all'Ospedale Maggiore di Milano.
È quasi impossibile dare un giudizio sul valore del B. economista sulla scorta dei pochi scritti di lui conosciuti. Egli può essere annoverato fra i seguaci del Beccaria, con il quale rimase in intensi rapporti di familiarità, prestandosi anche ad aiutarlo nei suoi lavori scientifici, per cui pare assodato che molti dei manoscritti del Beccaria a noi pervenuti siano stati da lui ricopiati. La brevissima monografia pubbl. da C. A. Vianello (Piano di scienza politica econ., in Economisti minori del Settecento lombardo, Milano 1942, pp. 367-389) più che un corso di lezioni ne è appena uno schema. Probabilmente la mancata nomina alla cattedra cui aspirava distolse il B. dal coltivare a fondo quella scienza economica per la quale, secondo Verri e Beccaria, aveva mostrato da giovane di essere dotato in modo promettente.
Fonti e Bibl.: C. Beccaria, Scritti e lettere inediti, a cura di E. Landry, Milano 1910, pp. 38-46; Carteggio di Pietro e Alessandro Verri, a cura di E. Greppi e A. Giulini, V, Milano 1926, p. 50; Atti delle Assemblee della Repubblica Cisalpina, I, Bologna 1917, passim; T. Casini, I candidati al Senato del Regno Italico, in Rass. stor. del Risorg., III (1916), p. 31.