BIUNDI, Giuseppe
Nato a Palermo il 30 ott. 1822 da Salvatore e da Emanuela Compagno, frequentò la facoltà di giurisprudenza della città natale dal 1837 al 1840, senza però conseguire la laurea. Ancora studente, aveva compiuto ricerche di letteratura antica e di storia, di diritto e di pedagogia. Ma la sua attività di studioso si volse ben presto soprattutto all'economia politica. Nel 1847 presentò al concorso indetto dall'Istituto d'incoraggiamento per la Sicilia due memorie di economia e di agricoltura, per la prima delle quali ottenne l'accessit e per l'altra il primo premio. In quel medesimo anno il B. cominciò a pubblicare un periodico intitolato Il bibliofilo, al quale collaborò anche Giovanni Bruno, dal 1844 professore di economia politica nell'università di Palermo. Sospesa la pubblicazione per le vicende del '48, il B. la riprese nel 1851, dando al periodico un nuovo titolo, L'Empedocle. Del giornale, che ebbe vita fino al 1859, egli modificò alquanto anche il programma, facendone più specificamente un organo di diffusione di cognizioni agrarie.
"In un paese - diceva nella presentazione - ove l'agricoltura forma la sorgente principale di ricchezza, correggere le cattive pratiche, e togliere quegli ostacoli che ritardano il perfezionamento dell'industria, è opera importante". Così, il B. si proponeva di "presentare alle classi della società quelle indispensabili conoscenze che possono contribuire ad infondere negli industriosi l'amore pel guadagno, di quel guadagno che onestamente ricavasi da' capitali giudiziosamente impiegati, da fondi di terra ben tenuti e coltivati, e dalle facoltà industriali convenientemente estese ed utilmente applicate".
Nell'Empedocle il B. combatté ogni forma di monopolio nelle attività economiche, sostenendo i principi della libera concorrenza, ciò che lo mise spesso in polemica con il Bruno, già suo collaboratore e amico. In particolare propugnò la libertà del commercio dei grani, che riteneva l'unico modo con cui si potesse ridare prosperità alla Sicilia (Intorno al commercio de'grani, in L'Empedocle, I [1851], pp. 5-15). Seguendo le teorie malthusiane, era convinto che l'incremento demografico riducesse progressivamente i mezzi di sussistenza, che pertanto occorreva sviluppare organizzando meglio il lavoro. Riteneva infatti che non fosse sufficiente seguire i consigli del Malthus, "dappoiché il popolo ha bisogno di buone istituzioni", e particolarmente "d'una completa libertà economica perché la ricchezza circoli rapidamente e sia equamente distribuita" (Popolazione e miseria,ibid., V [1856], p. 395). Allo stesso fine di una migliore organizzazione dell'attività economica voleva fosse dato maggiore sviluppo al credito agrario, per il quale progettò anche l'istituzione di un'apposita banca. Ciò gli fornì l'occasione di meglio esaminare le condizioni dell'agricoltura siciliana, per l'attuazione delle nuove teorie agrarie sull'irrigazione, le rotazioni, i maggesi, ecc., per una migliore e più abbondante produzione (Sul credito agrario e sull'istituzione di una banca territoriale in Sicilia..., ibid., IV [1854], pp. 289-290). Era naturalmente contrario ai "porti franchi", che poterono nascere, osservava, "in tempi nei quali credeasi che le industrie per progredire doveano essere artifizialmente avviate"; al loro posto avrebbe voluto fossero invece istituite, com'egli le chiamava, le "scale franche" da estendersi "in ogni angolo di uno Stato", facendole seguire da una riduzione nelle tariffe doganali, "le quali - rilevava - per taluni generi sarebbero sempre dannose ove non equivalessero ad assoluta franchigia" (I porti franchi, con alcune riflessioni economiche su quello di Messina,ibid., VI [1857], pp. 5-7).
Il B. non prese parte attiva alla vita politica, ma con i suoi scritti contribuì sostanzialmente a diffondere i principi del liberismo e a creare quindi quel clima spirituale d'insofferenza contro il vincolismo borbonico da cui doveva scaturire la rivoluzione del 1860. Partecipò inoltre alle discussioni allora vivissime sulla istituzione degli asili infantili, influendo sull'esperimento fatto con l'istituzione di quattro asili a Palermo durante la dittatura garibaldina.
Apprezzato per questa sua varia attività (aveva pubblicato anche un dizionario siciliano-italiano), dopo l'unificazione fu chiamato al ministero della Pubblica Istruzione ad occuparvi l'ufficio di segretario (1863) e bibliotecario. Nel 1867 fu nominato professore presso l'Istituto agronomico dell'Aquila e nel 1868 l'università di Palermo gli conferì la laurea, con dispensa totale dagli esami, in riconoscimento della sua attività scientifica. Nominato nel 1871 provveditore agli studi di Catania, fu trasferito successivamente a Reggio Calabria (1873), Siracusa (1877), Trapani (1881), Messina (1884) e Potenza (febbraio 1887). Il 1º marzo 1887 fu collocato a riposo; ma non tralasciò gli studi, ai quali si dedicò fino agli ultimi anni della sua vita. Nei suoi scritti egli aveva già messo in rilievo l'importanza della scienza statistica che era venuto applicando ai fenomeni economici e sociali. Intese perciò fare anche opera patriottica dedicando a quella scienza uno studio particolare, per ricavare, com'egli diceva, dalle cifre più recenti che potevano offrire gli Stati d'Europa tutti quegli elementi che potessero giovare alla migliore amministrazione dell'Italia unificata (Sulla scienza statistica..., p. 3).
Di idee moderate e devoto alla dinastia regnante, volle infine manifestare la sua professione di fede politica ampiamente illustrando, anche con documenti inediti, la vita e l'azione di Giuseppe La Farina, ch'egli considerava uno dei maggiori artefici dell'unità nazionale sotto i Savoia.
Si ignorano il luogo e la data di morte.
Scritti: Sulla storia di M. Amari, estr. dal Giornale letterario, Palermo, 1842, n. 234, p. 3; Elogio storico di G. E. Di Blasi, Palermo 1845; Vocabolario manuale completo siciliano-italiano,seguito da un'appendice e da un elenco di nomi propri siciliani con l'aggiunta di un dizionario geografico... e corredato da una breve grammatica per gli Italiani, Palermo 1851; Altre osservazioni sulla memoria intorno al libero paneficio del prof. G. Bruno, Palermo 1856; Intorno all'abolizione delle tasse sul pane e sulle paste in Palermo, in Atti dell'Acc. di scienze e lett. di Palermo, n. s., III (1859), n. 6, pp. 1-40; Sugli asili infantili e sul modo di istituirli e regolarli in Sicilia, Palermo 1860; Manuale di economia o l'economia esposta ne' suoi principi razionali, Milano 1864; Sulla scienza statistica e sulle sue applicazioni alle forze morali e materiali dei vari stati d'Europa e specialmente del regno d'Italia. Studi, Firenze 1867; L'elettorato e l'istruzione obbligatoria in Italia: studi, Messina 1885; Di G. La Farina e del Risorgimento italiano dal 1815 al 1893. Mem. storico-biografiche..., 2 voll., Palermo-Torino 1893.
Fonti e Bibl.: Arch. Centr. dello Stato, Ministero della Pubbl. Istruzione, Fascicoli personali, b. 202; Ibid., Corte dei Conti, Atti e decreti registrati,Decreti personale civile; Palermo, Bibl. Comun., quattro lettere, di cui tre del 1878 e una del 1883, ai segni 2Qq-C-185 e 2Qq-D-142; G. M. Mira, Bibl. siciliana, I, Palermo 1875, p. 105; G. Di Pietro, Illustraz. dei più conosciuti scrittori contemp. sicil., Palermo 1878, pp. 128-131; A. De Gubernatis, Dict. intern. des écrivains du jour, I, Firenze 1888, pp. 315-316; G. Maiorana, Gli economisti siciliani, in La riforma sociale, VII (1900), p. 59.