BOCCI, Giuseppe
Nacque a Firenze nel luglio 1782. Dedicatosi presto allo studio della danza, cominciò a ballare all'età di quattordici anni e fu secondo ballerino nei più importanti teatri d'Italia. Passato al ruolo di primo ballerino, "dei migliori che a quell'epoca calcassero le principali scene" (Regli), ebbe compagne famose, danzando con Maria Delcaro al Teatro Nuovo di Firenze, con Antonia Pallerini a Genova, con Marianna Vanzulli a Vicenza, a Padova con Savina Cardani, a Venezia con la Calderoli, a Senigallia e a Reggio con Elda Pierucci, a Livorno con Teresa Buffi, a Pisa e a Lucca con la Bonardi. Un incidente occorsogli al piede sinistro, mentre si trovava a Lucca, lo costrinse - secondo il Regli - ad abbandonare la danza per dedicarsi alla mimica (a quel ruolo, cioè, di danzatore-attore, che interpretava le parti più marcatamente pantomimiche dei balletti) sotto la guida e la protezione del coreografo Gaetano Gioia. La notizia è ripresa da tutti gli scritti sul B., ma si deve precisare, almeno per quel che riguarda la sua successiva attività presso il Teatro alla Scala di Milano, che mentre il Cambiasi - insieme con il Regli - lo registra sempre come mimo, secondo il Gatti il B. è indicato tra i mimi solo raramente (la prima volta il 26 dic. 1823 ne I vecchi burlati di A. Cherubini, già dopo alcuni anni di attività scaligera). In tutte le altre numerose rappresentazioni il B. appare in parti di forte rilievo o, più spesso, tra i "primi ballerini per le parti serie" (Gatti). Da ciò sembra lecito supporre che l'incidente occorsogli non fu, come sostiene il Regli, tale da impedirgli l'attività di ballerino, anche se da allora il B. si volse di preferenza all'interpretazione dei personaggi più "recitabili".
Dopo aver seguito il Gioia in alcune tournées in Italia (a Torino nel 1810, a Firenze nel 1811, a Roma nel 1812, a Venezia nel 1813), il B. fu assunto alla Scala di Milano dal 1814 e, secondo il Regli, si esibì in alcuni balletti del Gioia già dalla stagione di carnevale e quaresima 1816 (Cesare in Egitto, 26 dic. 1815; Niobe ossia La vendetta di Latona, 10 febbr. 1816; Guidon Selvaggio, 15 apr. 1816, ecc.: Gatti), e non dal carnevale e quaresima 1819, come scrive il Cambiasi. Da allora il B. fu sempre presente nel corpo di ballo della Scala fino al carnevale e quaresima 1861, tranne un'interruzione d'attività su quelle scene, protrattasi dal 7 ott. 1826 al 1º sett. 1828 (il Cambiasi, invece, che non registra tale assenza, tace il nome del B. per tutto il 1836). Nel 1828 il B. danzò al Teatro Regio di Torino nei balli di A. Cortesi Antonio Foscarini e L'orso ed il Pascià.
Al Teatro alla Scala il B., oltre che ballare accanto ad interpreti di valore, quali la Pallerini e Nicola Molinari, venne a contatto con alcune delle più significative personalità del mondo della danza - C. Blasis, S. Taglioni e L. Petipa - e tra i coreografi di cui interpretò brillantemente le opere è sufficiente ricordare, oltre il Viganò e il Gioia, G. Galzerani, G. Coralli, P. Angelini e U. Garzia.
Testimonianze della sua attività di coreografo restano i libretti del ballo di mezzo carattere Le due giornate, ossia Il venditor d'acqua (composto, diretto e interpretato dal B. stesso al Teatro S. Moisè di Venezia, autunno 1813), dell'azione mimica Ne succedono ancor di queste (Milano, Teatro alla Canobbiana, estate 1824), del ballo comico in tre atti Matrimonio in cantina (ivi, estate 1833) e, infine, la citazione di un Ballabile eseguito alla Scala il 31 ag. 1822, i cui interpreti principali furono C. Blasis e la Pallerini.
Dal 1833 il B. ebbe inoltre l'incarico di maestro di mimica presso la Scuola di ballo, fondata nel 1813 e annessa al Teatro alla Scala; mantenne la nomina costantemente almeno fino al 1861, anno in cui risulta ancora con tale qualifica, mentre non compare più nel successivo elenco del personale redatto nel 1868 (v. Cambiasi; Gatti). Il luogo e la data di morte del B. sono sconosciuti, tuttavia si può supporre che morì a Milano tra il 1863 e il 1868 o poco più tardi.
"Di mediocre ma atta persona, di risentiti contorni del volto" (Ritorni), il B. risultò una maschera scenica "opportuna a rappresentare... caratteri feroci, gravi e senili sempre felicemente" (ibid.). Degne di particolare ricordo a questo proposito furono le sue interpretazioni di Jago nella prima esecuzione dell'Otello ossia il Moro di Venezia di S. Viganò (Scala, 6 febbr. 1818), di Metello nella Vestale (ivi, 9 giugno 1818) e di Plutone nei Titani (ivi, 11 ott. 1819) dello stesso coreografo. Docile ad assecondare le intenzioni dei compositori e dei coreografi, fu contento e "impegnatissimo" anche in ruoli secondari. Come mimo, il Regli lo dichiarava in possesso di "quella ammirevole e lodevole verità e nobiltà e parsimonia di gesti che ereditò da sommi artisti", mentre ne assicurava le buone qualità come maestro (Regli, Strenna... 1843).
Sua moglie fu Maria, danzatrice e mima, che il B. conobbe e sposò durante il periodo trascorso al seguito del Gioia. Apparsa nel 1812 al Teatro Argentina di Roma nel Ritorno d'Ulisse del Gioia, fu scritturata insieme col B. al Teatro alla Scala, dove prese parte a varie prime esecuzioni di coreodrammi del Viganò e di altri coreografi fino al carnevale e quaresima 1830, emula della "buona scuola" e della "buona volontà" del marito (Ritorni).
Bibl.: C. Ritorni, Vita ed opere di S. Viganò…, Milano 1838, pp. 195, 348 s.; F. Regli, Strenna teatrale europea, VI (1843), pp. 97 s.; P. Cambiasi, La Scala 1778-1906, Milano 1906, pp. 372-83, 424 s.; C. Gatti, Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte(1778-1963), II, Milano 1964, passim da p. 170 a p. 199; per Maria, pp. 170-181; F. Regli, Diz. biogr. dei più illustri Poeti ed artisti..., Torino 1860, pp. 79 s. Per i libretti vedi: Roma, Bibl. di S. Cecilia (sala di consultazione), M. de Carvalhaes, Catalogo dos Librettos na orden alphabetica dos titulos compilado pelo Collecionador e de seu punho escripto, ms., II, n. 17968, p. 212; n. 19381, p. 267; n. 19626, n. 277.