BONECHI (Bonecchi), Giuseppe
Figlio di un poverissimo pittore di cassapanche, nacque a Firenze intorno al 1715. Grazie alla protezione di un facoltoso gentiluomo fiorentino, Ugolino Grifoni, iniziò gli studi di diritto nell'università di Pisa, ma li abbandonò ben presto sentendo maggiore inclinazione per la letteratura. Ritornato a Firenze, tra il 1741 e il 1742, rimase vittima dei raggiri di un famoso avventuriero armeno, conosciuto col nome di Gregorio Addollo: questi, dopo aver truffato per più di 100.000 scudi alcuni personaggi fiorentini assai in vista, prese nelle sue reti anche il B., il quale si pose al suo servizio e lo seguì sino in Polonia, dove l'avventuriero gli aveva promesso importanti e redditizi incarichi. Ma durante il viaggio l'Addollo lo abbandonò. Privo di mezzi, senza alcuna conoscenza della lingua polacca, il B. fu tratto dalla difficile situazione nell'autunno 1742 da alcuni musici italiani diretti alla corte di Russia, i quali, pensando di giovarsi delle capacità letterarie del giovane, acconsentirono a condurlo a Pietroburgo.
Qui ottenne la protezione del compositore italiano F. Araja, per il quale scrisse alcuni libretti d'Opera: Seleuco (26 apr. 1744, quasi plagiato dall'omonimo libretto di A. Zeno e P. Pariati), Scipione (24 0 25 ag. 1745) e il balletto di quest'opera Cupidon et Psyché,Mitridate (26 apr. 1747, ripreso da Racine), L'asilo della Pace, festa teatrale (26 apr. 1748), Bellerofonte (28 nov. 1750) e Eudossia incoronata,o sia Teodosio II (28 apr. 1751). È del B. il testo della serenata attribuibile all'Araja, La corona d'Alessandro Magno, rappresentata a Pietroburgo tra il 1750 e il 1752.
Questa attività del B. fu talmente apprezzata che egli ottenne il titolo di poeta di corte con 600 rubli di stipendio e la carica onorifica di tenente colonnello. Dopo circa dieci anni di permanenza a Pietroburgo chiese, con una supplica datata 10 sett. 1752, di far ritorno a Firenze, avendogli Francesco I accordato la presidenza di uno dei tribunali di questa città. Egli desiderava conservare, però, il titolo e lo stipendio di poeta della corte russa. Il congedo e il sussidio gli furono accordati il 19 settembre, ma con l'impegno da parte sua d'inviare ogni anno alla corte russa due nuove opere drammatiche. Partito dalla Russia nell'ottobre 1752, durante il viaggio si fermò a Vienna dove stabilì rapporti di amicizia con il Metastasio, che lesse e approvò alcuni componimenti del B., tra i quali il Bellerofonte. Tornato a Firenze nel giugno del 1753 con una calda presentazione del Metastasio al granduca Francesco e al conte di Richecourt, non riuscì tuttavia ad avere il posto promessogli e dovette accontentarsi dell'ufficio di cancelliere dei medici e degli speziali. Insoddisfatto di questa sistemazione, ottenne, ancora per la protezione del Metastasio, la carica di poeta alla corte di Portogallo. Nel frattempo la corte russa, nonostante le reiterate pressioni, non aveva ottenuto nulla dal B., che non aveva mantenuto le sue promesse, né mai più le mantenne.
Il B. partì alla volta di Lisbona nel dicembre del 1754; fermatosi per qualche tempo a Madrid, conobbe il famoso sopranista Carlo Broschi, detto Farinello, per intervento del quale furono poi rappresentate alcune sue opere, musicate da N. Conforto: La Ninfa smarrita (Madrid, Teatro del Buen Retiro, 30 maggio 1756), La Pesca (comp. drammatico a due voci, Irene ed Elpino, ibid. 1756) e La Forza del Genioo sia il Pastor guerriero (ibid., Teatro del palazzo d'Aranjuez, 30 maggio 1758).
In Portogallo il B. rimase poco più di un anno, essendo tornato poco dopo il terremoto del 1º nov. 1755 a Firenze, dove riprese il suo posto nella cancelleria dei medici e degli speziali. Andò nuovamente a Vienna nel 1764 ottenendo, per intervento del Metastasio che gli era singolarmente affezionato, un incarico nella legazione austriaca a Napoli, col compito, che egli stesso volle attribuirsi, di curare gli affari di Toscana: infatti le relazioni tra la corte di Firenze e quella di Napoli erano in questo periodo di troppo limitata importanza per richiedere una rappresentanza diplomatica permanente e gli affari toscani erano abitualmente sbrigati nella corte borbonica dal ministro austriaco, il conte di Kaunitz prima e poi il conte di Binder. Ma, perseguendo tenacemente un riconoscimento ufficiale delle sue funzioni, il B. finì per ottenere nel 1768 dal granduca Pietro Leopoldo, recatosi a Napoli per le nozze della sorella Maria Carolina con Ferdinando IV, il titolo ed il soldo di console o segretario della legazione toscana: non riuscì però a far prendere troppo sul serio tale titolo dal primo ministro borbonico, Bernardo Tanucci, il quale sostenne sempre che, non esistendo in Napoli una legazione toscana, il B. era "segretario di un Nulla".
Tuttavia il B., grazie proprio alla protezione del toscano Tanucci, riuscì a farsi accettare alla corte napoletana, ottenendo persino l'ingresso alla tavola del re ed a quella dei ministri esteri. Il B. seppe guadagnarsi la simpatia di Ferdinando IV e della corte napoletana anche per la sua esperienza teatrale, intervenendo spesso nell'organizzazione degli spettacoli e nelle trattative per chiamare a Napoli i più noti cantanti del tempo. Con notevole successo rappresentò al Teatro San Carlo, il 22 genn. 1767, il Bellerofonte, già presentato a Pietroburgo, questa volta però con musica di J. Mysliveček.Come diplomatico il B. fu soprattutto un minuzioso informatore della corte toscana su ogni sorta di pettegolezzi relativi a quella di Napoli, compiacendo così la ben nota curiosità del granduca Pietro Leopoldo, che, a detta del Gorani, lo pagava a misura "de ses nouvelles et de leur importance". Toccò al B., tuttavia, anche il disbrigo di affari importanti tra le due corti, come le trattative per la soluzione dell'intricata questione dei grani toscani, sequestrati dai Messinesi durante la carestia del 1763-1764. Nonostante la protezione accordatagli dal Tanucci, il B., che non sapeva perdonargli di non dare troppa importanza alle proprie funzioni diplomatiche, prese parte nel 1776 al complotto che provocò la caduta del vecchio ministro, insieme col Fogliani, lo Jaci, il marchese della Sambuca e il ministro plenipotenziario austriaco, conte de Wilseck.
Anche in questo caso, però, il ruolo del B. fu del tutto marginale, limitandosi egli a diffondere contro il Tanucci le più disparate e malevoli voci, con quel gusto e quella abilità nel pettegolezzo che lo avevano fatto soprannominare alla corte napoletana "il Mediastino Diplomatico". Disprezzato universalmente per il suo servilismo, per i suoi meschini intrighi, per le sue ciarle malevole, ma proprio per questo in definitiva temuto e accolto nelle principali case napoletane, il B. fu protetto dalla regina Maria Carolina e dal ministro Acton, per i quali, a detta dei contemporanei, esplicava "l'honorable fonction d'espion en titre".
Nel 1790 il B. aveva ancora la carica consolare. Morì probabilmente a Napoli dopo il 1795.
Fonti e Bibl.: Varie lettere del Tanucci al B. sono raccolte nel copialettere del ministro borbonico, conservato nella sezione Estado dell'Archivo general de Simancas: libro 268, ff. 69, 115, 171, 199 s.; libro 278, ff. 249-249v; libro 279, ff. 21v, 281v, 291; libro 298, ff. 69, 115, 171, 199 s. Per alcuni giudizi e notizie del B. cfr. anche le lettere del Tanucci al Catanti, al Viviani ed al Losada, Ibid., Ibid., libro 276, f. 192v; libro 307, ff. 246, 248v; libro 308, ff. 47v, 120, 179; libro 310, f. 138; ed E. Viviani della Robbia, B. Tanucci edil suo più importante carteggio, Firenze 1942, passim. Cfr. inoltre: G. Gorani, Mémoires secrets etcritiques des Cours,des gouvernements,et des moeurs des principaux Etatsde l'Italie, I, Paris 1793, pp. 314-316; P. Metastasio, Tutte le opere, III, Verona 1952, passim; IV, ibid. 1954, pp. 25, 358, 369, 372, 853; V, ibid. 1954, p. 614; C. Padiglione, La biblioteca delMuseo Nazionale della Certosadi San Martino in Napolied i suoimanoscritti esposti e catalogati, Napoli 1876, p. 386; R. A. Mooser, Annales de la Musiqueet des Musiciensen Russie auXVIIIeme siècle, I, Genève 1948, pp. 203-206 e passim (v. Indice p. 408); Encicl. d. Spett., II, coll. 767-768, sub voce Bonecchi Giuseppe (v. anche sotto la voce Conforto Niccolò).