BOSSI, Giuseppe
Figlio di Francesco Antonio e Teresa Bellinzaghi, nacque a Busto Arsizio l'11 ag. 1777; ricevette la sua prima educazione nel collegio dei somaschi di Merate. Si distinse ben presto, tanto che i suoi componimenti poetici, secondo l'uso del tempo, gli valsero l'ingresso in Arcadia a 15 anni (22 giugno 1792) come arcade (col nome di Alcindo) e successivamente come pastore. La famiglia secondò le sue precoci inclinazioni per la pittura iscrivendolo alla Accademia di Brera istituita nel 1786. Là ebbe maestri Traballesi, Knoller, Appiani e G. Franchi, con qualche insoddisfazione, a detta del suo primo biografo e amico, Gaetano Cattaneo. Nell'autunno 1795 scendeva a Roma in un momento di particolare fervore della poetica neoclassica, stringendo rapporti con d'Agincourt, R. Cunich, G. G. de Rossi, Angelica Kauffmann e Marianna Dionigi. Fu in amicizia con F. Giani e con il Canova, per il quale ultimo nutrì una devozione ammirata che durò sino alla morte (oltre alle lettere, cfr. E. Bassi, La gipsoteca di Possagno, Venezia 1957, ad Indicem).
Al Museo Pio-Clementino il B. copiò da statue antiche e frammenti, ma rivolse altresì la sua attenzione a Raffaello (di cui riprodusse la Disputa), e soprattutto al Michelangelo della Sistina. Le esercitazioni sui nudi di Michelangelo e l'insegnamento del pittore mantovano D. Conti lo invogliarono a ricerche anatomiche dal vero, che il B. potè effettuare all'ospedale della Consolazione. Sono di questo periodo le sanguigne a grandezza naturale delle varie parti del corpo umano (conservate nella raccolta Bertarelli di Milano), che vennero pubblicate postume (1840: Tavole anatomiche... ).
Tornato a Milano, nel 1801 finì il cartone dell'Edipo re (Ambrosiana) e partecipò a un concorso bandito dalla Cisalpina (28 marzo 1801) per un quadro dal tema: la Riconoscenza della Cisalpina a Napoleone, riuscendone vincitore (15 maggio 1802; cartone all'Ambrosiana; per il bozzetto cfr. G. Nicodemi, in L'Arte, LXI [1962], pp. 185 s.; il quadro, a Brera [Accademia], è andato distrutto durante la seconda guerra mondiale). Nello stesso anno (1801) il governo gli affidò la carica di segretario dell'Accademia, in sostituzione di Carlo Bianconi, giubilato perché di sentimenti antifrancesi (con il quale, tuttavia, il B. divise generosamente lo stipendio).
Il piano di riforma dell'Accademia da lui subito preparato si modellava su quello dell'Accademia di S. Luca di Roma, ma mirava anche a fornire all'istituto direttive unitarie capaci di disciplinare, secondo un vasto disegno etico-civile, il frastagliato mondo degli artisti, realizzando un'idea che era stata già del Parini. Inviato ai Comizi di Lione insieme con G. Longhi, B. Oriani e P. Brambilla come rappresentante dell'Accademia, il B. tuttavia non vi svolse parte attiva (I Comizi nazionali in Lione, a cura di U. Da Como, III, 2, Bologna 1940, pp. 23 s.). Da Lione nell'estate del 1802 andò a Parigi dove, in contatto con gli ambienti artistici, conobbe David, Girodet-Trioson, F. Gérard. Ricevuto in udienza dal primo console, sollecitò e ottenne aiuti per l'Accademia di Milano (fu emesso tra l'altro un decreto per cui l'amministrazione del Museo centrale di Parigi avrebbe dovuto fornire all'Accademia di Milano i calchi dei capolavori di scultura antica). Un diario del suo soggiorno in Francia, interessante per la vita privata di Napoleone e del suo entourage, è perduto (visto da G. Cattaneo).
Ritornato in Italia, essendo stato approvato il nuovo regolamento per l'Accademia (decreto del 1º sett. 1803), si dedicava con rinnovato vigore all'istituto, al quale fornì il corredo didattico: calchi da statue antiche, da cippi, vasi, motivi architettonici, e da opere dell'ammiratissimo Canova, manichini, incisioni, libri (risale al 20 ag. 1802 la sua proposta di istituire - come poi fu fatto - la Biblioteca dell'Accademia, tuttora esistente). Preoccupato anche di fornire una razionale sistemazione ai locali della scuola, non tralasciò nemmeno di occuparsi della specola astronomica e persino delle abitazioni per gli astronomi e per i disegnatori della carta geografica della Repubblica. Per questo nel 1804, con una commendatizia per il card. Fesch, si recò a Roma.
Qui, sotto l'influsso del genio raffaellesco, compì il cartone del Parnaso (probabilmente già iniziato nel suo primo soggiorno romano) che fu poi entusiasticamente apprezzato dal Canova (L. Missirini, Vita di A. Canova, Milano 1825, p. 241). Il cartone fu acquistato nel 1517 dal duca di Weimar, Carlo Augusto, e collocato nell'Accademia di quella città. L'opera colpì l'immaginazione di Goethe che, ottenute dal Cattaneo notizie sull'autore, stupito della sua dottrina, specie nei riguardi di Leonardo, volle scriverne per i suoi connazionali (W. Goethe, J. Bossi über Leonard da Vincis AbendmahI zu Mailand, in Kunst und Altertum, I [1817], 3, pp. 113-158; cfr.anche L. Mazzucchetti, Goethe e il cenacolo di Leonardo, Milano 1939).A Roma il B. frequentò assiduamente anche la Biblioteca Vaticana, interessandosi ad antichi codici miniati altomedievali per trame modelli di panneggio e di vestiari per l'iconografia dei suoi quadri di soggetto medievale. Tornato a Milano, ebbe dal Melzi la commissione di un quadro, la Pace di Costanza, soggetto celebrativo delle glorie di Milano - cui non fu estranea la polemica patriottica nei riguardi dei Francesi allora occupanti - di cui rimane il disegno preparatorio (Milano, Gall. d'Arte Moderna). Ma già dal marzo 1803, attratto dai miti e dalla poesia ellenici, attendeva a un Edipo a Colono già cieco quando Creonte gli conduce le figlie e il vecchio tremolante le cerca (cartone all'Ambrosiana di Milano) e a un Coro dei Seniori, sempre ispirato a Sofocle, perduto.
Successivamente concepiva l'idea di una apoteosi pittorica dei maggiori poeti: Dante (di cui fustudioso assiduo), Petrarca, Boccaccio e Ariosto, medievalmente raffigurati sul vertice di un monte con gli allievi e gli ammiratori alle pendici. Ambiziosa opera di artista-letterato, sollecito dei rapporti tra pittura e poesia, di cui non ci rimangono che il Monte di Petrarca (all'Ambrosiana) e i molti disegni preparatori (al Castello Sforzesco di Milano). L'amore per il sommo poeta italiano lo indusse a raccogliere codici della Divina Commedia. Il tipografo Luigi Mussi gli dedicò per questo motivo la sua edizione della Commedia uscita a Milano nel 1809, prodigandosi in elogi al pittore studioso. Pittura e poesia animate da un costante afflato etico e intese come fattrici e rinnovatrici del costume civile, e perciò considerate come forza degli Stati: queste le idee che accompagnano il B. in tutta la sua operosità. I concetti sono svolti chiaramente il 24 giugno 1805nel suo Discorso sulla utilità politica delle arti del disegno, tenuto in una solenne tornata dell'Istituto da lui riformato. Ivi è affrontato il problema della Pinacoteca di Brera (già istituita, ma solo sulla carta) che il B. veniva ad arricchire del materiale artistico sottratto alle chiese e ai conventi a seguito delle soppressioni napoleoniche, salvaguardandolo da esodi al di là delle Alpi (sin dai Comizi di Lione aveva avuto parole di insofferenza, se non di sdegno, perle depredazioni francesi). È di questo periodo il suo travaglio presso le autorità e il viceré al fine di assicurare alla Pinacoteca lo Sposalizio di Raffaello: Non è da stupire che all'epoca delle trattative con i proprietari del quadro (eredi del generale Sannazari), attorno al giugno 1804, si sia affacciata alla mente del B. l'idea di una legge che vietasse l'esportazione delle opere d'arte, in conformità di quanto vedeva praticato a Roma. Alla sua ferma volontà di tutela del materiale artistico italiano va ricondotta la protesta (6 sett. 1805)al direttore generale della Pubblica Istruzione per la demolizione operata in Verona dell'arco romano di Castelvecchio (volgarmente chiamato arco di Vitruvio).
Artista, oratore affascinante, collezionista, bibliofilo, uomo di mondo, il B. aveva tutte le qualità per dirigere realmente l'Accademia che tanto aveva contribuito a rinnovare: e di fatto era arbitro dell'Istituto. Ciò finì per dispiacere al governo, dove dominava il ministro degli Interni marchese di Breme e, per la parte relativa agli istituti, il conte G. Paradisi. Con malcelata intenzione di mortificare il pittore, fu ripristinata la carica di presidente per le tre accademie del Regno d'Italia (Milano, Venezia, Bologna), e a Milano fu nominato il conte Luigi Castiglioni. Il B., con molta dignità, rispose con le dimissioni (31 genn. 1807). Nello stesso tempo il viceré Eugenio, quasi a compensarlo dell'affronto subito, gli commise la copia della Cena di Leonardo del refettorio delle Grazie (27 apr. 1807).
Sarebbe dovuta essere una ricostruzione del celebre e malconcio capolavoro: un compito disperato e assurdo, che gli richiese due anni di lavoro e di ricerche, e finì col rovinargli la salute. Fatta la ricognizione delle imitazioni del dipinto vinciano nei secoli, il B. le studiò e descrisse: il risultato degli studi fu dapprima un cartone (ricompensato dal viceré, il 9 genn. 1808, con un premio di lire 28.000), successivamente una tela a olio. Quest'ultima fu esposta al Broletto nel novembre 1809 (passata al Castello Sforzesco, fu quivi distrutta nel 1943 per eventi bellici). Sul cartone venne fatto eseguire, per suggerimento dello stesso B., un mosaico dal romano G. Raffaelli (Vienna, Minoritenkirche); il B., che aveva in animo la fondazione di una scuola del mosaico da annettere a Brera, pensava che il lavoro avrebbe avviato concretamente l'idea e sarebbe stato il primo di una serie nella quale avrebbero dovuto prendere parte rilevante le storie delle gesta di Napoleone dell'Appiani. Ma il frutto migliore delle ricerche fu il grosso in-folio Del Cenacolo di Leonardo da Vinci, uscito nel 1810: esemplare per l'analisi delle sottigliezze compositive e psicologiche di Leonardo, ivi compreso il Discorso sulla simmetria dei corpi umani (libro IV, cap. IV) che il pittore diffuse anche separatamente, come estratto, dedicandolo al Canova.
Una tela di grandi dimensioni con La Notte e l'Aurora fu da lui eseguita nel 1804, sotto l'influsso del Canova e di Raffaello, per il soffitto della villa Amalia di Rocco Marliani a Erba (oggi dell'Amministr. prov. di Como). In questo stesso periodo finiva per la villa Sommariva in Lodi il suggestivo quadretto I funerali di Temistocle (Milano, Galleria d'Arte moderna).
Nel giugno 1810 era a Roma, poi a Napoli, con lo scopo di copiare un apografo vinciano del Trattato della pittura, conservato alla Biblioteca reale (ms. XII. D. 79), ma altresì di raccogliere monete, oggetti d'arte antica e libri (già nel 1808 si era fatto fare da L. Marini, bibliotecario della Vaticana, una copia del cod. Urb. 270 del Trattato:cfr. G. Pedretti, I manoscritti Bossi all'Ambrosiana, in Raccolta Vinciana, XIX [1962], pp. 294 s.). A Napoli frequentò amici vecchi e nuovi: V. Cuoco, M. Delfico, L. Serra di Cassano, G. Capecelatro arcivescovo di Taranto, il ministro Tassoni, il principe di Montemiletto. Rientrato a Milano, per incarico ufficiale del viceré (22 dic. 1810) s'occupò di una scuola di pittura aperta nella casa da lui recentemente acquistata in via S. Maria Valle. Nella casa trovarono sede le sue ricche collezioni di disegni, quadri, sculture, libri e stampe, della cui consistenza siamo informati dai cataloghi delle aste che si fecero, dopo la morte del B., nel 1818: vi si rivelano interessi quasi insospettabili in un neoclassico, come quelli per l'arte lombarda nei secoli XV e XVI, che hanno un innegabile significato precursore nella storia della critica d'arte e della cultura.
Le ricerche sulla scuola lombarda, cui si accenna nelle Memorie, avrebbero dovuto costituire la continuazione delle notizie raccolte da V. de Pagave (morto nel 1802): materiale dal B. acquistato e dopo la sua morte, attraverso vari passaggi, giunto ad Alessandro Melzi che lo depose nella propria biblioteca, la Melziana, deplorabilmente dispersa in tempi recenti. I disegni acquistati nel 1818 dall'Austria, tramite l'abate Celotti, furono destinati alla Galleria dell'Accademia di Venezia. Molti dei volumi furono acquistati da L. Cicognara e, con la devoluzione delle raccolte di costui alla Vaticana, si trovano oggi in questa biblioteca.
Con l'inizio del 1811 il B. propose al governo la pubblicazione integrale e critica del Trattato della pittura di Leonardo, che riteneva giustamente due terzi più esteso di quello conosciuto, dicendosi disposto a cooperare nelle spese; né trascurò di raccogliere documenti sull'antica scuola lombarda, per il cui fine richiese l'accesso all'Archivio del duomo di Milano.
Nel settembre 1812, il B. si recò a Verona e a Vicenza (esperienza da cui uscì il diario autografo, di recente pubblicato [Tosi-Brunetto, 1969] e successivamente andò a Padova, per vedere, agli Eremitani, l'ammiratissimo Mantegna e il Guariento; infine visitò Venezia, spintovi dalla sua antica aspirazione a colmare, con la visione dei grandi coloristi veneziani, la così spesso rimproveratagli sordità al colore.
Sulla allegoria pittorico-astrologica del Guariento agli Eremitani di Padova scriverà al cav. Lazzara. Le annotazioni del diario relative a Verona e a Vicenza mostrano un B. ligio alla teorica neoclassica, specialmente nell'architettura, non senza asprezze dogmatiche nei confronti di grandissimi come il Sanmicheli e il Palladio, ma altresì con inattese aperture verso la pittura dei primitivi e verso i pittori del primo '400.
Frattanto, mancandogli occasioni per opere di grande respiro, andava producendo disegni, abbozzi, schizzi, ritratti, scenette mitologiche ispirati alla poesia e al dramma antico e alla Divina Commedia, di cui rimangono esempi presso eredi o amici o in istituti (Eredi racc. Bossi, oggi Treccani; racc. già Nicodemi a Milano; racc. Luigi Milani, M. Venzaghi, B. Grampa a Busto Arsizio; racc. G. G. Gallarati Scotti a Oreno [Milano]. E tra gli istituti: a Milano, Accademia di Brera [Biblioteca], Pinacoteca di Brera, Castello Sforzesco, Galleria d'Arte moderna, Biblioteca Ambrosiana, Museo di Milano; a Venezia, Museo Correr; a Firenze, Collez. degli Autoritratti alla Galleria degli Uffizi; a Parma, Biblioteca Palatina e in altre città: una ricognizione esauriente e precisa delle opere del B., anche sulla base dei cataloghi di vendita del 1818, non è ancora stata fatta). Lo attraeva moltissimo il ritratto, sia degli altri sia il proprio, oltreché come motivo figurativo, come saggio di introspezione psicologica e "scavo" del personaggio.
Tra i moltissimi che eseguì ricordiamo il possente Autoritratto della Galleria d'Arte moderna di Milano, uno dei più giovanili, che lo dimostra bell'uomo con labbra sensuali, sguardo penetrante e fronte adombrata da riccioli spioventi alla Brutus;e l'altro Autoritratto della Pinacoteca di Brera, alla soglia della morte, dove solo gli occhi fiammeggiano nel disfacimento totale. Tra i ritratti che sono a noi pervenuti, ricordiamo, per le sue attinenze biografiche, quello bellissimo di una ignota Dama in bianco (forse la Cigalini da lui amata) e il ritratto di Gaspare Landi, pittore (Milano, Gall. d'Arte mod.) e di Felice Bellotti, suo grande amico, poeta e pittore (Milano, Ambrosiana); e ancora i ritratti di Cesare Beccaria, e di Carlo Porta (Museo di Milano). Altri sono in private raccolte di Milano e della Lombardia; molti sono documentati da prove, abbozzi e disegni, altri infine da incisioni, come quelle che appaiono nelle Vite e ritratti di Italiani illustri, Padova 1812-1820.
Messosi in disparte dalla vita politica, il B. assisté con animo distaccato al cambiamento di regime (22 apr. 1814), commentando non benevolmente per l'ucciso l'assassinio del ministro Prina, accusato di poco coraggio. Con la venuta degli Austriaci si immerse nell'attività artistica: è di questo tempo, fra l'altro, il ritratto di Maria Londonio Frapolli con le figlie Giulia e Lucia, la famosa Bia o Madama Bibin del Porta, di accesi sentimenti classicistici (coll. Gallarati-Scotti, Oreno, pubbl. da Sioli-Legnani, Mondo portiano); di Giuseppe Taverna (coll. privata); il Taverna figura inoltre, insieme con il B. medesimo, Carlo Porta e un altro, forse Gaetano Cattaneo, nel notissimo quadriritratto detto la Camaretta portiana, (racc. eredi Treccani degli Alfieri); di Francesca Campori Ciani con le figlie (coll. priv.); di Carlotta Augusta di Brunswick, principessa di Galles (coll. privata), delle cui stravaganze il B. si lagna nelle Memorie;infine il ritratto delle Figlie di Lord Lucan, gentiluomo inglese dilettante e collezionista.
Dal 1º genn. 1815 il B. fu ospite di Francesco Melzi nella villa di Bellagio (attualmente villa Gallarati-Scotti) con la speranza di recuperare le forze, mortificate dai troppo frequenti salassi praticatigli secondo la terapia del tempo, assai nocivi in un organismo minato dalla etisia. A Bellagio il B. attese a decorare alcune sale della villa con la collaborazione di G. Lavelli e di C. Prayer (Fatti della vita di Francesco Melzi discepolo di Leonardo, antenato del duca); eseguì il Parnaso (tema amato e spesso replicato) sulla volta del salone d'onore, affresco a chiaroscuro; un nobilissimo doppio disegno (destinato a medaglia) di Napoleone e Francesco Melzi di profilo (ivi); altrove, sempre nella villa, fantasie di soggetto anacreonteo, e opere di argomento religioso - tra cui una Pietà, di grande effetto monumentale ed elegiaco insieme, quasi un presagio della fine -,e una Madonna e Bambino per la cappella della villa, cui nuoce la eccessiva obbedienza ai canoni raffaellesco-leonardeschi (v. L. Grassi, Villa Melzi, in Arte figurativa, VII [1959], 5, pp. 30-37). Da Bellagio, nel risorgere delle illusioni, preso da nuovo fervore poetico, indirizzava al Bellotti e a G. Banfi odi di accento pariniano, permeate da malinconia di sapore "romantico". Ivi, contemporaneamente, il B. ribadiva la fede nella "greca scuola con sue forme sublimi" cioè nel classicismo: ma si trattava ormai di un classicismo eroso in radice dall'avanzante e vittorioso romanticismo.
Di ritorno a Milano, dopo un soggiorno estivo alla Perlasca (villa Taverna, sul lago di Como), spirava il 9 dic. 1815.
Gli amici gli tributarono onoranze solenni: Gaetano Cattaneo recitò l'orazione funebre in S. Giorgio in Palazzo; nel 1817 l'Accademia di Belle Arti di Brera gli innalzò la bellissima erma scolpita da C. Pacetti, collocata nella galleria del primo piano dell'edificio; e un anno dopo, nel 1818, gli amici (Berchet, Beccaria, Cattaneo, Ciani, ecc.) inaugurarono nella sala Custodi dell'Ambrosiana il cippo marmoreo (oggi sul primo pianerottolo della scala del Museo), con il busto opera di Canova (1815-17, gessi nella Gipsoteca di Possagno e nella Pinac. Tosio Martinengo di Brescia) e i bassorilievi di P. Marchesi e G. Giorgioli: segno eloquente di affetto e primo giudizio della posterità, dalla quale poi ingiustamente, per lungo arco di tempo, fu ignorato.
Scritti: Discorso sulla utilità politica delle arti del disegno, in Discorsi letti in occasione della pubblica distribuzione de' premi... il giorno 24 di giugno 1805 nell'Accademia Naz. di Milano..., Milano s.d. (ma 1806; il B. figura primo oratore insieme con L. Rossi e G. Zanoja); Notizie di opere di disegno... esposte nella Reale Accademia di Milano nel maggio dell'anno 1806, Milano 1806 (è il primo embrionale catalogo della Pinacoteca di Brera); A Giuseppe Zanoja architetto e poeta,epistola, Milano 1810 (finita di scrivere il 12 sett. 1808; riprod. anche in Raccolta di poesie satiriche scritte nel sec. XVIII, Milano 1827, pp. 315-324, e in Raccolta dei poeti..., Torino, 1853); sono del B. anche le postille ai Sermoni di G. Zanoja, nella ediz. da lui curata, Milano 1809; Descrizione del monumento di Gastone di Foix scolpito da Agostino Busti detto il Bambaia, Milano 1852 (in Nozze Durini-Litta;scritta nel 1809 a Castellazzo d'Arconati, come si ricava dalle Memorie, ed. Nicodemi, p. 52); Del Cenacolo di Leonardo da Vinci, Milano 1810 (una lettera di A. Guillon, in Giornale italiano, 24 sett. 1811, deplora che l'opera rechi la data 1810, mentre, in effetti, era uscita nell'agosto del 1811, con presunto danno per un opuscolo del Guillon stesso di argomento leonardesco, uscito nel gennaio del 1811 a Milano [Le Cenacle de Leonardo...]; siveda anche la recensione, in polemica con il Guillon, di G. Cattaneo, in Il Corriere milanese, 26 sett. 1811); Postille alle osservazioni sul vol. intitolato Del Cenacolo di Leonardo da Vinci, Milano 1812 (in risposta alle Osservazioni sul volume 'Del Cenacolo…' del pittore G. B., di Carlo Verri, Milano 1812); Sopra le pitture del Guariento nel Coro degli Eremitani,lettera... al cav. Giovanni De Lazzara, Padova 1839 (in Nozze Turazza-Piazza), finito nel 1812; Del tipo nell'arte della pittura, in La Biblioteca ital., I (1816), 4, pp. 437-456 (che il direttore della rivista, G. Acerbi, commenta, pubblicando la lettera di accompagnamento dell'articolo inviatagli dal B. in data 18 sett. 1815 da Bellagio, tre mesi prima di morire; l'articolo è una lezione tenuta dal B. nella sua scuola); Saggio di ricerche intorno all'armonia cromatica naturale e artificiale, in Mem. dell'I. R. Ist. del Lombardo-Veneto, II (1821), pp. 277-316; Un ricordo a G. B. Sue poesie edite e inedite colla Vita scritta da Gaetano Cattaneo... annotate e pubbl. dal dott. Carlo Casati, Milano 1885; le poesie dialettali sono in G. B. pittore, "Le poesie milanesi", 150º anniversario della morte, Busto Arsizio 1966 (con riprod. dei disegni della coll. M. Venzaghi); Le memorie, a cura di G. Nicodemi, Busto Arsizio s.d. (ma 1925: dall'autografo, contenente anche poesie, conservato alla Biblioteca Nazionale Braidense [AD. XIII, 47]; ms. pubblicato la prima volta, non integralmente, da I. Ghiron, G. B.,Memorie inedite, in Archivio storico lombardo, V [1878], pp. 275-307); Un diario,autografi vari,il carteggio con G. G. Trivulzio,e due poesie, a cura di G. Nicodemi, in Arch. st. lomb., LXXXVII (1960), pp. 587-648 (contiene il diario del viaggio a Napoli nel 1810, il carteggio con G. G. Trivulzio e un carme indirizzato allo stesso, che si trovava a Genova, datato 18 sett. 1809, per sollecitarlo a far presto ritorno a Milano; lettere a F. Rosaspina, a G. P. Schulthesius, a P. Palagi e a V. Camuccini e un'altra lezione dell'Epistola a F. Bellotti); Verona settembre 1812. Ricordi intorno a varie opere di disegno esaminate in Verona nel settembre 1812 [e in Vicenza], a cura di L. Tosi-Brunetto, in Inediti di G. B., Busto Arsizio 1969, pp. 85-126 (estr. dall'Almanacco della Famiglia bustocca per gli anni 1968-1969); Tavole anatomiche disegnate dal pittore G. B. ... per la prima volta pubbl. sotto la direzione del pitt. G. Sogni... e del pitt. G. Servi, Milano, Gallina, s.d. [1840]: sono venti tavole litografate da C. Porro e F. Corbetta).
Fonti eBibl.: Molti mss. esistenti presso il B. o del B. andarono dispersi (vedi la lettera di F. Reina a C. Salvi, in Lettere ined. di illustri italiani..., Milano 1835, p. 360). Altri mss. sono nell'Arch. di Stato di Milano, cartelle: Studi,pittura,scultura,Acc. di Belle Arti di Brera. Legato di Gius. Bossi iunior, nipote dell'artista; Autografi (vi si trova la corrispondenza ufficiale e ufficiosa del B., e cioè, essenzialmente, il carteggio col ministro dell'Interno, relazioni varie sulla sistemazione delle due accademie di Milano e di Bologna, piani di studio, proposte di acquisto di opere d'arte, ecc.). Inoltre: Archivio dell'Accad. di Belle Arti di Brera, cartelle: Segretari; G. B.;Parigi, Bibl. Nat., Collection Custodi, ms. Ital. 1548, ff. 129, 130, 141, 144, 153, 157, 159, 168-186 (una miscellanea di documenti mss. e stampati attinenti al B., lettere di suoi amici a lui o di lui, cataloghi e inventari - tra l'altro il catal. ms. delle opere di dis. del B. compilato da G. Cattaneo e I. Fumagalli; il fondo è stato descritto da L. Auvrai, Invent. de la coll. Custodi, in Bull. italien, IV [1904], pp. 247 s.); Milano, Bibl. Ambrosiana: Miscellanea SM. N. I. 1 (documenti mss. e a stampa sull'attività del B., e in partic. La preparazione autogr. del volume sul Cenacolo;su di esso, cfr. G. Galbiati, Il Cenacolo di Leonardo da Vinci del pittore G. B. nei giudizi d'illustri contemporanei, Milano-Roma 1920;v. anche C. Pedretti, I mss. B. all'Ambrosiana, in Racc. vinciana, XIX [1962], pp. 294 s. Il fondo contiene inoltre le cartelle O.43 inf., O.44 inf., O.45 inf., con i preziosi appunti del B. sul Trattato della pittura di Leonardo, le copie autografe del ms. stesso, con annotazioni, ecc.). Si trovano all'Ambrosiana molte poesie edite e inedite, in italiano e in dialetto milanese, con i loro abbozzi: tra esse vanno citati il poema Paolo e Francesca, la Epistola ad Aristo, costellati, come del resto accade per tutto questo sapidissimo materiale, di disegni a penna, capricci e annotazioni, in corrispondenza con l'indole estrosa artistico-letteraria del maestro (Sez. B. n. 3. A); la copia della Vita di Dante scritta dal Boccaccio con annotazioni dell'artista, (O.45 inf. [1], Sez. B. n. 1, fasc. K); le Memorie estratte dal ms. inedito di Paolo Lomazzo, Milano 16 sett. 1808 (ibid., 2); gli Studi vari fatti nella Bibl. Vaticana per le cose vestiarie (Roma 1804), che mostrano una inattesa attenzione per i codici miniati dell'alto Medioevo, e che sono corredati da lucidi e disegni; l'autografo del Cenacolo di Leonardo da Vinci..., irto di correzioni, aggiunte e annotazioni, che si ha motivo di ritenere non tutte passate nel testo stampato. Nella prima carta del ms., la dedicatoria al duca di Lodi, il B. stesso avverte che altre annotazioni "in un fascio a parte... non sono entrate in quest'opera" (Sez. B. n. 1, fasc. J [già Z. 270 Sup.]). Si conservano inoltre all'Ambrosiana altre, anche notevoli, poesie autografe inedite come un Inno al Sole, un carme "per N. N. poetessa", un indirizzo poetico a V. Monti (Sez. B. n. 3 B. I); altre Odi in dialetto milanese, tra le quali la bellissima ode VII Alla morte dedicata ad A. Appiani: il tutto, come sempre, costellato di disegni a penna e a matita (Sez. B. n. 3 B, fasc. II); ventisette sonetti in italiano e in milanese, frammenti di poesie, primi pensieri, progetti, invenzioni, prose - tutti autografi -, nonché un abbondante materiale di autori copiati dal B., poesie e prose autografe degli stessi al B., o da lui raccolti (Sez. B. n. 3 D, fasc. I).
Per l'epistolario, vedi: lettera, datata 4 marzo 1795, al fratello Luigi pubbl. da E. Tea (Una lettera giovanile del pitt. G. B., in Archivi d'Italia, XI-XVI [1949], pp. 42-45);lettera, datata 8 sett. 1804, a Luigi Rossi ministro dell'Interno della Cisalpina, in Lettere di vari illustri italiani..., III, Reggio Emilia 1841, p. 33; Lettere di G. B. ad A. Canova, a cura di D. F. Federici, Padova 1839 (scelte da un gruppo di centonove indirizzate al grande scultore neoclassico, conservate nella Biblioteca Civica di Bassano: Ep. Canova, Comune 2295-2403. II. 171); ... il carteggio ... con G. G. Trivulzio, 1806-1815, a cura di G. Nicodemi, in Arch. stor. lomb., LXXXVII (1960), pp. 612-647;lettere autografe inedite del B. al Bodoni sono alla Palatina di Parma. Altre lettere, a diversi, si trovano alla Nazionale di Napoli, alla Estense di Modena, all'Ambrosiana di Milano (sez. B. n. 2). Una lettera del B., al ministro del Culto Bovara, datata 14 genn. 1807, è in parte pubbl. in G. Franchetti, Storia e descrizione del duomo di Milano..., Milano 1821, pp. 44 s. (è relativa al problema della facciata del duomo di Milano). Un'altra a F. Reina, scritta da Bellagio e datata 11 ott. 1811, è pubbl. in Raccolta vinciana, IV (1908), pp. 102-105 (con due del Reina al B.; chiede all'amico il suo giudizio sul Cenacolo). Una lettera del 16 giugno 1812 all'amico Gaetano Cattaneo, conservata nella Morgan Library di New York, è pubbl. da C. A. Pasztory, in Inediti di G. B., Busto Arsizio 1969, pp. 3-81(estr. dall'Almanacco della Famiglia bustocca); corredata da annotazioni e riproduz. di bei disegni della coll.Luigi Milani di Busto, contiene interessanti notizie sul Cattaneo, fondatore del Gabinetto numismatico di Brera e zio del più famoso Carlo. Vedi inoltre: G. B. De Toni, Lettere del pittore G. B. a G. Venturi e V. Camuccini, in Raccolta vinciana, XI (1922), pp. 229-235; I carteggi di F. Melzi d'Eril duca di Lodi, a cura di C. Zaghi, I, Milano 1958, pp. 83, 121, 175, 304; VII, ibid. 1964, pp. 168 s., 227, 522.
Oltre alla bibl. nelle voci di E. Verga, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 406 s., e di G. Nicodemi in Encicl. Ital., VII, pp. 557 s., si veda: P. Custodi, nel fondo omonimo già cit. alla Bibl. Naz. di Parigi, ff. 181 s.; Necr. di G. B., in Giornale italiano, 12 dic. 1815;G. Cattaneo, Discorso recitato... nel funerale del cav. G. B. il giorno 15 dic. 1815, Milano s.d. (del Cattaneo si veda anche la Vita, in Un ricordo a G. B. Sue poesie edite e inedite..., Milano 1885);F. Bellotti, In morte di G. B. Versi, Milano 1816; G. Calvi, In morte del cav. G. B. pittore, Milano 1816; P. Giordani, Necrologia..., in Opere di P. Giordani, III, Milano 1856, p. 50; C. Porta, Per la mort del bravissem pittor e letterato G. B., in Le Poesie, a cura di D. Isella, Milano 1956, p. 189; Alla memoria del cavalier G. B. consacrata col... monumento erettogli nell'Ambrosiana, Milano 1818 (l'opuscolo reca l'elogio dell'artista, le iscrizioni del monumento); E. Visconti, Discorso recitato il 16 maggio 1818 per l'inauguraz. del monumento..., Milano 1818; G. B. De Cristoforis, Alla mem. di G. B. pittore,cantata, s.l. né d. [ma Milano 1818]; Le glorie pittoriche esposte in una erudita conversazione... tra i due celebrati pittori G. B. ed A. Appiani, Milano 1815; P. Arbelet, L'Hist. de la peinture en Italie et les plagiats de Stendhal, Paris 1914, ad Indicem (come è noto, il romanziere francese saccheggiò il Cenacolo del B.; vedi quindi nella ediz. a cura di H. Martineau, Stendhal, Histoire de la peinture en Italie, Paris 1929, I, pp. 59, 241, 265-269; II, pp. 38, 263; Rome,Naples et Florence, Paris 1927, I, p. 168: con lo sprezzante giudizio "L'on m'a donné ce matin un charmant sonnet de Carline Porta sur la mort du peintre Joseph Bossi, fat célèbre, qui passe ici pour un grand homme..."; II, p. 12; Journal, Paris 1937, IV, pp. 277, 301, 311, 330; V, pp. 79, 82 s., 255; per altre citazioni in Stendhal cfr. Table alfhabetique..., I, Paris 1937, p. 393). Anche il Foscolo si espresse con antipatia nei confronti del B., forse anche per ragioni di concorrenza mondana: cfr. Hypercalypseos, in Opere (ediz. naz.), a cura di G. Bezzola, Milano 1956, II, p. 227; Epistolario, a cura di P. Carli, I, Firenze 1949, pp. 236, 254; IV, ibid. 1954, pp. 177, 410. I. Fumagalli, Elogio del cav. G. B., Milano 1834; G. Rovani, Cento anni, Milano 1868, II, 277 s.; G. Cattaneo, Un ricordo a G. B., già cit.; G. Nicodemi, La pittura milanese nell'età neoclassica. Milano 1915, pp. 61, 63 s., 66 ss., 102 n. 6, 115 n. 1, 127-152; G. Del Convito, Le origini dell'Acc. di Belle Arti di Brera, in Arch. stor. lomb., LX (1933), pp. 489, 515; N. G. Guastalla, Il pittore B. segretario dell'Acc. di Belle Arti di Brera, in Ad A. Luzio gli Archivi di Stato italiani, Firenze 1933, II, 45-64; E. Tea, L'Accademia di Belle Arti a Brera, Firenze 1942; E. Sioli-Legnani, Mondo portiano, in Arch. stor. lomb., LXXXIII (1956), pp. 315-330, passim.
Sul B. pittore, teorico e critico, vedi: Vera spiegazione delle figure espresse nei quadri esposti il 16 maggio 1802rappresentanti l'allegoria della Riconoscenza verso l'eroe Napoleone Bonaparte, Milano s.d. (ma 1802); Mostra dei prodotti e delle industrie e delle arti di Lombardia... inaugurata dall'imperatore il 26 magg. 1805, Milano (s.d. ma 1805); vi figuravano esposti il cartone del Parnaso, l'olio dell'Edipo, e il Coro dei Seniori; Elenco autografo delle opere, compilato dal B. il 21 dic. 1809 che si trova nell'Archivio dell'Accademia di Brera, pubbl. in Storia di Milano, XIII, Milano 1959, pp. 588 s. nota; G. Nicodemi op. cit., 1915; a.d.b., Un quadro di G. B., in Rass. gallaratese..., III (1932), pp. 38 s. (dis. con le Marie tornanti dal Sepolcro nel Museo di Gallarate); M. L. Gengaro, Della critica d'arte di G. B., in Arch. storico lombardo, LX (1933), pp. 528-538; S. Samek Ludovici, I disegni di G. B. nell'Acc. di Brera, Milano 1948; I. Toesca, Misc. di disegni a Venezia, in Paragone, VII (1956), n. 77, pp. 50 s.; S. Samek Ludovici, La pittura neoclass., in Storia di Milano, XIII, Milano 1959, pp. 574-589; R. Rogora, Il pittor B. un romantico fra i classici, in Alm. della Famiglia bustocca ..., Busto Arsizio 1960, II, pp. 3-23; G. Previtali, La fortune dei primitivi, Torino 1964, ad Indicem;G. Mezzanotte, Architettura neoclassica in Lombardia, Napoli 1966, ad Indicem;G. Ballo, Mostra dei disegni di A. Appiani e G. B., Milano 1966.
Sul B. collezionista e bibliofilo: Catalogo della libreria del cav. G. B., Milano 1817 (fu redatto dal libraio Salvi; vi si trovano anche libri già appartenuti a Carlo Bianconi); Catalogo delle pitture di autori vari della coll. del... pittore G. B. dei quali si farà la vendita nel mese di febbraio 1818, s.l. né d. (ma Milano 1818: 134 pezzi); Sommario della coll.di disegni originali di autori diversi... formata dal fu cav. G. B., s.l. né d. (ma Milano 1818: oltre un migliaio); Catal. dellacoll. di stampe formata dal cav. G. B., s.l. né d. (ma Milano 1818).