BRAMBILLA, Giuseppe
Nato a Giussano (Milano) il 24 ott. 1825 dal fisico Luigi e da Giuditta Mazzucchelli, si formò a Como dove la famiglia nel frattempo si era trasferita. Guida politica fu lo zio, omonimo, abate e professore, incarcerato a Milano per "delitto di Stato" in seguito all'attività antiaustriaca svolta poco prima del marzo '48. Italia, libertà e democrazia furono i cardini della formazione civica del B. nell'ambito dell'intellettualità comasca che costituiva una minoranza attiva, instancabile, in rapporti con le fucine tipografiche di Lugano e di Capolago, ove operava il Dottesio, e con gli esuli italiani.
Nel 1848, studente di legge a Pavia, il B. durante una dimostrazione rimase ferito al volto: successivamente fu in prima fila nelle Cinque giornate di Como appoggiando l'azione del governo provvisorio capeggiato da T. Perti. Dopo le Cinque giornate, fece parte della colonna Arcioni a Brescia e nel Trentino; passò poi a Venezia, ove si distinse per valore. Nel '50 a Pavia si laureò in legge; due anni dopo, per evitare l'arresto, emigrò a Genova, ove frequentò assiduamente i circoli liberali, specie quello di Agostino Bertani. Durante la dimora ligure si convinse che tentativi rivoluzionari di tipo mazziniano non erano destinati al successo della causa.
Tornato a Como nel '57, fino al 1859 il B. si cimentò in pericolose missioni di propaganda per una riscossa nazionale con le armi. Superando contrasti e difficoltà d'ogni genere (da un lato la vigilanza della polizia, dall'altro lo scarso entusiasmo da parte della cittadinanza per un programma che prevedeva nuove e ancora più impegnative imprese contro l'Austria), coadiuvato da Mazzucchelli, Pessina, Regazzoni, Coduri, Luzzani, Cetti, Scalini, Rovelli (il fior fiore della democrazia comasca), il B. organizzò in segreto il reclutamento di volontari per il prossimo intervento contro l'Austria. A Como il 6 gennaio arrivò da Milano Alberico Gerli, già compagno d'esilio del B., con le "istruzioni" per costituire un "comando tappa". Dopo pochi giorni partivano i primi scaglioni per arruolarsi nell'esercito sabaudo: raggiungevano dapprima Lugano e poi Magadino, donde un vapore li portava ad Arona, e la ferrovia a destinazione. In breve tempo i patrioti espatriati salirono a seicento. Alla fine di aprile il B. si recò a Torino, per consegnare a B. Cairoli 11.000 lire raccolte fra i milanesi per il corpo dei Cacciatori delle Alpi.
Dopo lo scoppio della guerra e la liberazione di Como da parte delle truppe garibaldine, alla fine di maggio il movimento democratico comasco si trovò a dover fronteggiare il panico della popolazione in seguito alla minaccia del gen. Urban di riconquistare la città, profittando dell'allontanamento delle truppe garibaldine impegnate nell'impresa di Laveno. Il B. e il Rovelli, allora, raggiunsero Garibaldi a Induno persuadendolo a difendere Como, che il 2 giugno fu di nuovo presidiata dai Cacciatori delle Alpi.
Durante la spedizione dei Mille, nel giugno 1860, chiamato dal Bertani, il B. si recò a Genova per collaborare al lavoro organizzativo della Cassa centrale di soccorso a Garibaldi. L'8 agosto, partito il Bertani per la Sicilia, egli assunse con A. Antongini e M. Macchi la direzione del comitato, ma, dopo l'accantonamento del progetto di spedizione negli Stati pontifici (il 16 agosto Mazzini gli inviava una energica lettera di protesta), arrivò il 21 agosto, a Palermo, seguendo poi Garibaldi a Napoli, come aggregato alla sua segreteria generale. L'11 settembre il B. fu inviato da Garibaldi, insieme con il marchese Trecchi, a Torino latore di alcune lettere a Vittorio Emanuele II, con cui si chiedevano il licenziamento di Cavour e la nomina di G. Pallavicino a prodittatore di Napoli e si ribadiva il proposito della conquista di Roma. La missione ebbe esito negativo e il B., dopo il ritorno a Napoli, sdegnato per l'atteggiamento antidemocratico del governo cavouriano, rifiutò una nomina a prefetto e si ritirò a Como, dedicandosi all'attività notarile.
Dopo la parentesi del 1866 (combatté nel Trentino con i garibaldini) il B. nel '68 accettò la carica di conservatore dell'archivio notarile e, più tardi, quella di conservatore delle ipoteche. Si distinse, quindi come consigliere comunale (1865-1885) e provinciale nello studio dei maggiori problemi cittadini. Presidente della esposizione agricolo-industriale, nel 1872 venne eletto sindaco della città e rivelò ottime doti di amministratore (1872-1877). Rappresentante del movimento democratico, tenne fede agli ideali politici e sociali con il prodigarsi nel settore delle associazioni benefiche e in quelle per i ceti operai anche come insegnante nelle scuole serali. Nel 1876 si presentò candidato alle elezioni per la Camera dei deputati, ma non fu eletto.
Particolare attenzione il B. rivolse ai problemi ferroviari, che assumevano allora una grande importanza economica, soprattutto per la costruzione della strada ferrata del San Gottardo, con il traforo alpino, per iniziativa di una società a partecipazione svizzera, tedesca e italiana. In quella circostanza (1869-73) il B. sostenne ripetutamente nel Consiglio comunale, con scritti (v., per es., Il Gottardo e la conferenza di Lucerna, Como 1877) e con vari interventi, la necessità che la linea ("via delle genti", l'aveva chiamata il Cattaneo) attraversasse Como e la provincia e non fosse realizzata lungo la riva orientale del Verbano. Si batté con vigore affinché in città potessero sorgere la stazione e la dogana internazionale, che, invece, il governo italiano lasciò realizzare in territorio svizzero a Chiasso: decisione che produsse effetti negativi sull'economia provinciale.
Il B. morì a Como il 28 ott. 1886.
Un posto a parte il B. occupa nel giornalismo politico. Nel marzo 1860 aveva pubblicato, con lo zio Giuseppe Brambilla, il bisettimanale Patriota, attorno al quale s'erano stretti i sostenitori dei candidati al Parlamento Garibaldi, Sirtori, Rosales e Ferrari. Negli anni 1866-69, collaboratore della Gazzetta di Como e successivamente del XXVII maggio diretto dal Mazzucchelli, si distinse con scritti ispirati alle idealità democratiche ed ai problemi locali. Fece anche parte (1876-79) della redazione del Progresso. Influenze ideologiche ebbe su di lui, come del resto su gran parte del movimento democratico comasco, Lorenzo Valerio (prefetto dal 1860 al '64). Nella scia del Perti, il B. si distinse come studioso e realizzatore del mutualismo operaio.
Fonti eBibl.: G. B., 1848-1870. Ricordi, Como1884; Epistolario di Carlo Cattaneo, a cura di R. Caddeo, IV, Milano 1956, pp. 329, 331, 408, 540; Le carte di Agostino Bertani, Milano 1962, passim; I. Regazzoni, Il comm. dott. G. B., Como1887; F. Della Peruta, I democratici e la rivoluzione italiana, Milano 1958, p. 352; V. Lucati, Pagine del 1859 e 1860. Como e i Comaschi per l'Unità d'Italia, Como1961, pp. 181-196; Id., Il garibaldino Luigi Mazzucchelli, Como1961, pp. 18, 24 s.; G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna, IV, Milano 1964, pp. 486, 499, 503 s.; D. Severin, Correnti politiche e periodici comaschi,1848-1925, Como 1965, pp. 26, 29, 55; Id., Figure e momenti di storia comasca, Como 1965, pp. 68, 82 s., 86 s., 111-114; Id., Como e lo Spluga, Como 1970, p. 11.