BRECCIA FRATADOCCHI, Giuseppe
Nacque a Montefiore dell'Aso (Ascoli Piceno) il 18 nov. 1898, da Ignazio e da Maria Anna Cordella, figlia del pittore Giacomo Cordella, discepolo di F. Overbeck. Dopo gli studi classici frequentò la R. Scuola di applicazione per gli ingegneri di Roma laureandosi il 23 genn. 1923, e poco dopo lavorò come collaboratore nello studio dell'ingegnere Mario Giuseppe Theodoli Fino al 1926, anno in cui si iscrisse all'albo degli ingegneri e architetti della provincia di Roma per esercitare la libera professione.
Fece quindi parte di numerosi comitati e commissioni, fra cui quella interprovinciale per la valutazione dei fabbricati da espropriare nel centro storico di Roma in attuazione del piano regolatore del 1931 (1932); per la mostra dei materiali edilizi (1932); per l'uso del marmo nelle applicazioni più comuni (1933); per lo studio e la ricerca dei materiali italiani da costruzione (1936); per l'edilizia del governatorato di Roma (1937-38); per lo studio del piano paesistico dei Castelli Romani (1939). Come presidente del consiglio di amministrazione del R. Istituto tecnico industriale di Fermo, dal 1935 al 1944, si adoperò attivamente per l'ammodernamento degli impianti dell'istituto ed il salvataggio dei medesimi dalle distruzioni delle truppe tedesche.
È stato membro delle commissioni giudicatrici dei concorsi per: il piano regolatore di Vigevano (1935); il palazzo del Governo e Questura di Livorno (1936); il palazzo degli Uffici a Lecce (1937); il palazzo della facoltà di ingegneria mineraria dell'università di Cagliari (1939). Inoltre ha fatto parte dell'Istituto nazionale di urbanistica (190); del Comitato teCnico per la casa dei lavoratori (Confederazione fascista dei lavoratori dell'industria, 1942); della commissione del ministero delle Corporazioni (costruzioni edili) su argomenti di tecnica costruttiva per norme da inserire nei regolamenti edilizi comunali (1942); del comitato per la sezione materiali dei Centro industriale (organo consultivo dell'Istituto nazionale fascista per gli studi e la sperimentazione edilizia, 1942); della commissione nazionale per l'edilizia del Consiglio nazionale delle ricerche (1943).
Ma l'attività di studio e ricerca sull'edilizia venne esplicata dal B. soprattutto nel Gruppo ingegneri architetti edili, costituito nel 1933 all'interno dei Sindacato nazionale fascista ingegneri anche per limitare l'attività degli architetti laureati dal 1925 nelle Scuole superiori di architettura. 1 contrasti fra le due categorie avevano infatti raggiunto il culmine in occasione del concorso nazionale. per due chiese a Messina nel 1933, quando gli ingegneri, esclusi dalla partecipazione, riuscirono a far bandire un altro concorso con la loro inclusione, ribadendo il diritto ad esercitare anche l'architettura monumentale. Nella dura polemica che ne segui gli architetti proposero di riservare l'esercizio della professione di architetto, oltre che a loro stessi, agli ingegneri laureati prima del 1925, tanto che questi ultimi si iscrissero anche al Sindacato architetti (il B. vi si iscrisse nel 1934). Sotto la presidenza di Gustavo Giovannoni del comitato di coordinamento dei reggenti nazionali dei quattro gruppi dei Sindacato ingegneri (architetti, urbanisti, sanitari, costruttori), al B. veniva affidata nel 1939 (e fino allo scioglimento nel 1942) la reggenza nazionale del Gruppo ingegneri architetti edili. Questo organismo si applicò allo studio di bandi tipo per i concorsi di architettura. a fornire suggerimenti per la riforma del codice civile e per la modifica della legge sulle opere in cemento armato; cercò inoltre (inutilmente) di promuovere un concorso per la costruzione di una casa tipo autarchica ed una mostra nazionale di case autarchiche. Come responsabile del Gruppo il B. partecipò al convegno di ingegneria alla VII Triennale di Milano nel 1940 e, avvalendosi dell'appartenenza al Sindacato architetti, anche al cbnvegno degli architetti della stessa Triennale.
Nel dopoguerra il B. fu segretario dell'Ordine degli architetti di Roma e provincia (1946-1947), socio effettivo dell'Associazione nazionale architetti (dal 1946), membro della conimissione consultiva per i pubblici servizi tecnologici ed attività industriali del comune di Roma (1949), segretario dell'Unione ingegneri e architetti.
Sposato con Lucia Manzoni, ebbe quattro figli. Morì a Roma A 28 dic 1955.
Tra le prime opere del B. vanno segnalate cinque palazzine (1927) a Roma (una in via Panama e quattro in via. Bruxelles) con tipologie simili e le facciate, che adottano timpani e modanature di gusto neomanierista. Ma l'attività professionale del B. si esplicò prevalentemente nell'ambito dell'edilizia comunitaria e religiosa: la committenza ecclesiastica lo,incaricò di costruzioni e di restauri riguardanti chiese, complessi conventuali e collegi. Le opere ed i progetti minori diquesto periodo evidenziano il gusto dei disegno e della ricerca stilistica: così nel progetto (non realizzato) per la facciata della chiesa di S. Teresa in via S. Francesco di Sales in Roma (1932) vengono ripresi motivi quattrocenteschi in facciata, mentre nell'altra chiesa, progettata nel 1932 e dedicata a S. Pio V e SS. Rufina e Seconda, il riferimento è ad una disadorna architettura neocinquecentesca. Di carattere neoromanico è il villino Lulli in via della Camilluccia a Roma e la cappella funeraria costruita per il cardinale Giuseppe Morì (1934) nel cimitero di Loro Piceno (Macerata).
In questo primo decennio di attività è evidente il ricorso ad un tardo eclettismo, tipico di molta architettura di quegli anni, vicino alle prime opere di Marcello Piacentini e di Gustavo Giovannoni, ma la personalità dei B. va ricercata in una serie di edifici progettati e realizzati nel decennio precedente la seconda guerra mondiale, quali la casa dei noviziato delle suore domenicane a Monte Mario in Roma (1932-33), situata in posizione dominante con chiostro aperto su due lati; il progetto di chiesa a Messina per il concorso del 1933; l'Istituto Baracca per gli orfani degli aviatori a Loreto (1933); la scuola elementare in piazza Ruggero di Sicilia a Roma (1935) ed il pensionato universitario femminile nell'attuale piazzale Aldo Moro a Roma (1938), dove è più leggibile l'oscillazione tra il gusto per una monumentalità controllata e le tendenze per una architettura funzionale presenti nell'ambiente professionale romano (vedi lo scritto del B. in L'Architettura italiana, XXXV [1940], n. 10, pp. 253-257).
Ancora aderente ad un funzionalismo monumentale e severo è il seminario arcivescovile di Fermo, progettato nel 1939 ma realizzato con un nuovo progetto eseguito negli anni 1951-54, articolato in un impianto rettangolare con cortile e quattro ali nei due prospetti laterali (vedi lo scritto del B., ibid., n. 4, pp. 95-99); come pure il progetto per l'ospedale civile di Catanzaro (1940). Il villino Frascara, costruito sulla via Cassia nel 1938, veniva demolito nel dopoguerra.
Un altro aspetto importante dell'attività del B. riguarda opere di restauro, come quelle per il castello di Porto del XVII secolo (Ostia) per la Congregazione dei figli di s.Maria Immacolata con lavori di consolidamento e trasformazione, la chiesa di S. Agostino a Torre di Palme (Ascoli Piceno) del XIII secolo (vedi uno scritto del B. in Palladio, III [1939], n.6, pp. 270-272) ed il Collegio dei Portoghesi a Roma nel palazzo Alberini del sec. XVI (1939-40), dove intervenne con attenzione e rispetto del prestigioso edificio.
Un'opera di completamento è invece la facciata del santuario della Madonna dell'Ambro a Montefortino (Ascoli Piceno) costruita nel 1936 (solo la parte inferiore) con il campanile (1938).
Fra i lavori di carattere urbanistico va citato uno studio del 1938 per la sistemazione di piazza S. Bernardo a Roma (pubblicato a Roma nello stesso anno) ed il progetto del piano regolatore per Ascoli Piceno (1939).
Nel dopoguerra, tranne due scuole elementari a Montottone (Ascoli Piceno) nel 1947 e ad Ortezzano (Ascoli Piceno) nel 1948, la committenza ecclesiastica è stata pressoché totale: si segnalano la cattedrale di Aquino (Frosinone) del 1946, realizzata postuma nel 1957 con notevoli modifiche rispetto al progetto originario; il palazzo episcopale (1948) e l'Istituto S. Scolastica con chiesa annessa (1949) a Cassino dopo le distruzioni belliche; l'albergo del Rosario a Pompei (1948). Successivamente la casa generalizia delle missionarie della scuola sulla via Appia a Roma (1950) e il progetto per l'Istituto della Congregazione dei figli di s.Maria Immacolata in via del Mascherone a Roma (1951).
In campo urbanistico va ancora ricordato il piano per la zona di ampliamento Mentuccia a Fermo e, in collaborazione con Marcello Piacentini, il progetto di allacciamento di via Veneto a via Vittoria attraverso un tunnel secondo il piano regolatore di Roma del 1931.
Le opere più significative dei dopoguerra riguardano però il restauro del collegio Capranica (1952-54) nell'omonimo palazzo quattrocentesco a Roma (vedi lo scritto del B. in P. Simonelli, Almo Collegio Capranica, Roma 1955, pp. 4963) e la ricostruzione dell'abbazia di Montecassino (1949-54), dove si evidenzia la sua formazione alla scuola di Giovannoni.
L'abbazia di Montecassino, distrutta dal bombardamento dei febbraio 1944, veniva ricostruita sullo stesso luogo attenendosi quanto più possibile all'originale sulla base di rilievi e fotografie. Con Montecassino il B. si inserì attivamente nell'ampio dibattito sul tema della ricostruzione dei monumenti distrutti o danneggiati dalla guerra, sostenendo il ripristino e la ricostruzione ambientale delle parti mancanti: in tal senso è opera sua il disegno della facciata della chiesa abbaziale, dei prospetto monumentale dell'organo, delle aperture ad arco del chiostro dei Paradiso (lato ovest) e dei prospetto nord dell'abbazia.
Fonti e Bibl.: Oltre agli scritti del B. già citati, si veda: E. Del Bufalo, Concorso per due chiese da erigersi nella diocesi di Messina, in L'Ingegnere, VIII (1934), n. 2, pp. 64, 66; G. Breccia, Il ripristino della cascata delle Marmore, ibid., n. 9, pp. 433-438; R. C. [C. Roccatelli], Edificio scolastico del governatorato di Roma inp. Ruggero di Sicilia e cappella funeraria di S. E. ilCard. Giuseppe Mori di G.B., ibid., X (1936), n. 5, pp. 257-260; Id., Casa del noviziato delle suore domenicane in Roma, ibid., XII (1938), n. 1, pp. 26-31; G. Breccia, Fermo. Rinvenimenti archeologici sotto la Chiesa Metropolitana, in Palladio, III (1939), n. 2, pp. 85-86; T. Scalesse, Montecassino: quarant'anni dopo. Il dibattito sui criteri per la ricostruzione, in L'Osservatore romano, 17 febbr. 1984; B. Lay, E Montecassino risorse dov'era e com'era, in Il Giornaie, 15 marzo 1985-.