BRENTANO, Giuseppe
Nacque a Milano il 14 apr. 1862. Terminate le scuole tecniche inferiori, si iscrisse (1883) all'istituto tecnico superiore di Milano (politecnico), dove ebbe come maestri di architettura Camillo Boito e il suo assistente Luca Beltrami. Nel settembre del 1884 si recò a Venezia per studiare le opere del Lombardo e del Sansovino. L'anno seguente vinse il concorso Gori-Ferroni, indetto dalla città di Siena e riservato a giovani studenti di architettura, con un progetto di un palazzo d'esposizione in stile greco e una chiesa in stile medioevale. Continuò quindi i corsi al politecnico fino al diploma, ottenuto nel 1887, ed eseguì vari progetti, tra i quali rimane memoria di quelli per una cappella cimiteriale, per un palazzo signorile e per un palazzo municipale in stile medioevale. Di quegli anni è anche il progetto, realizzato, di una piccola chiesa in stile gotico per la comunità anglicana di Cadenabbia. La sua formazione fu quindi allineata all'eclettismo allora dominante in Italia, che rimase sempre la dimensione in cui il B. ebbe a, muoversi, anche nelle opere maggiori, ossia nei tre progetti per la facciata del duomo di Milano.
I due primi furono eseguiti nel 1886 per il concorso di primo grado, cui il B. partecipò con molti dei maggiori architetti europei: entrambi di stile gotico, erano l'uno nettamente nordico e dotato di due torri campanarie, l'altro privo di torri e più aderente alle reali condizioni dell'edificio. Scelto dalla giuria (verbale del 4 giugno 1887) tra i 15 architetti ammessi al concorso di secondo grado, per prepararsi alla redazione del nuovo progetto il B. compì vari viaggi allo scopo di documentarsi sulle principali fabbriche gotiche europee.
Come risulta dalle lettere ai familiari - trascritte da Camillo Boito e conservate nell'archivio dell'Accademia di Brera (e in parte pubblicate dal Cesa Bianchi nel 1890 e dal Borghi nel 1941-42) -, si recò prima a Vienna, dove si fermò dal luglio al settembre del 1887. Qui eseguì molti schizzi e rilievi, particolarmente nell'officina della cattedrale di S. Stefano, cui fu ammesso, e studiò le costruzioni di H. Ferstel (autore della Votivkirche, che egli ammirò), Th. Hansen, K. Hasenauer e soprattutto di Fr. Schmidt, che era stato professore a Brera e che, ritenendo il duomo di Milano un misto di stile italiano, francese e tedesco, lo indusse a recarsi in Germania e in Francia. Dopo aver visitato numerose città della Germania, del Belgio e della Francia, raggiunse Parigi, dove studiò dapprima presso l'Ecole des Beaux-Arts e quindi, grazie alla conoscenza di Viollet-le-Duc figlio, al Trocadéro, dove poté analizzare i disegni di Viollet-le-Duc padre.
Attraverso queste esperienze prese corpo il nuovo e definitivo progetto per la facciata del duomo di Milano, che il B. accompagnò con una relazione acuta e documentata (data alle stampe nel 1888), che attesta il rigore e la profondità della preparazione, nonché l'intelligente comprensione dei problemi da risolvere. Appoggiandosi agli Annali della Fabbrica del Duomo, ad altri documenti e studi e soprattutto al monumento stesso, il B. indaga a fondo le caratteristiche storiche e stilistiche del duomo, cercando di individuarne le componenti lombarde e oltremontane, sulla cui scia - e anche guardando a precedenti soluzioni, quali quella secentesca di Carlo Buzzi - egli imposta il suo progetto. Esso, che nel complesso si presenta assai lineare e rispettoso dell'edificio, era tale da non nascondere il grande tiburio, non prevedeva alcuna torre ed era dotato di tre porte cuspidate, la maggiore delle quali, quella centrale, era a due luci.
Presentato al giudizio, ottenne il primo premio della giuria, che lo definì (verbale del 27 ott. 1888) "non solo ... il migliore di tutti gli altri, ma degno di venire eseguito".
Il B. si dedicò subito al completamento dell'opera, perfezionando i particolari e attendendo, con la collaborazione dello scultore Giovanni Brambilla, all'esecuzione del modello in legno. La morte, sopravvenuta a Milano il 31 dic. 1889, non gli permise però di perfezionare totalmente il progetto, che non fu mai realizzato, nonostante si fossero già poste le condizioni per l'inizio dei lavori, collocando le impalcature all'interno, del duomo, ordinando i marmi e realizzando i modelli in misura reale delle porte.
Progetti e modelli del B. si trovano ora nel Museo del duomo, a Milano, in una sala a lui dedicata.
Fonti e Bibl.: Necr., in Kunstchronik, I(1890), pp. 185 s.; in Arte e storia, IX (1890), pp. 4 s. (A. Melani); G. Brentano, Per la nuova facciata del duomo di Milano (Concorso internz. di II grado), Milano 1888; Il concorso per la facciata del duomo e l'arch. B., in L'Ill. ital., 11 nov. 1888, p. 346 (illustr.: pp. 340, 344); A. Melani, La facciata del duomo..., in Arte e storia, VII (1888), pp. 225 s.; IX(1890), pp. 22, 225; G. Clerici, La facciata del duomo,ibid., pp. 133 s., 208; X (1891), pp. 28 s.; A. Sacco, Ilduomo di Milano e la sua facciata,ibid., XIX (1900), pp. 25-28, 33-35; C. Boito, Ilduomo di Milano e i disegni per la sua facciata, Milano 1889, pp. 272, 277 s., tavv. 83-85, G. F.,B.s Entwurf für die neue Domfassade in Mailand, in Zeitschrift für bildende Künst, 1889-90, p. 96; G. Galeazzi, Cronaca artistica contemporanea, in Arch. stor. dell'arte,III (1890), p. 85; P. Cesa Bianchi, Commemorazione di G. B., in Atti del Collegio degli ingegneri ed architetti in Milano, XXIII (1890), 1, pp. 65-77; L. Beltrami, G. B. nel X anniversario di sua morte, Milano 1899; M. G. Borghi, L'architetto G. B. (1862-1889) e le sue lettere ai famigliari, in Rendiconti del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, LXXV(1941-42), I, pp. 13-28; E. Lavagnino, L'arte moderna..., I, Torino 1956, p. 495; C. Maltese, Storia dell'arte in Italia 1785-1943, Torino 1960, pp. 103, 159, 167; P. Mezzanotte, L'edilizia milanese..., in Storia di Milano, XV, Milano 1962, pp. 436 (ill.), 437, 439 s., 443, 445 (v. anche p. 650); U. Thierne-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 583.