BROGI, Giuseppe
Nato a Roma il 1º genn. 1702 da Domenico, capomastro muratore, e da Alessandra Maria Villegiardi, studiò dapprima presso i padri delle scuole pie, poi, all'età di dodici anni, entrò nel seminario romano, compiendo corsi regolari di retorica, filosofia, teologia, giurisprudenza civile e canonica, fino alla laurea, in teologia e filosofia, conseguita nel 1724.
Avviato alla carriera ecclesiastica, il B. fu consacrato sacerdote il 21 febbr. 1728 e subito si fece apprezzare per le sue doti di intelligenza e di precisione al servizio di diversi prelati e cardinali e ricoprendo svariati incarichi presso congregazioni religiose: fu segretario di monsignor Anton Maria Pallavicini; sottosegretario della Congregazione delle Indulgenze; segretario dell'Arciconfraternita di S. Silvestro in Capite. Ebbe il compito di riordinare gli archivi dell'Arciconfraternita di S. Caterina della nazione senese e di quella di S. Silvestro. Nel 1759 divenne beneficiario nella basilica lateranense. Non volle però accettare cariche ecclesiastiche più impegnative - più volte offertegli - per non essere distolto dai suoi lavori.
Nel 1726 era divenuto arcade col nome di Acamante, ma soltanto nel 1730 gli furono assegnate le campagne Pallanzie: fu iscritto dal Crescimbeni, e il fatto ha una sua significativa validità di segnalazione dei termini di svolgimento della parabola discendente dell'Accademia romana, che nel 1726 vive ancora dei fasti del suo primo custodiato, ma finirà, proprio con il custodiato del B., per conoscere il definitivo suo scadimento a organizzazione esornativa di celebrazione di vicende sociomondane, incapace ormai di elaborazioni culturali autonome. Il B. fu membro anche di altre accademie: degli Infecondi di Roma, dal 1737, di Busseto, dal 1755, della Società letteraria de' Volsci (a Velletri), dal 1766.
L'attività principale del B., quella per cui raggiunse grandissima fama, fu per molti anni l'eloquenza sacra: tra il 1750 e il 1770 predicò regolarmente in moltissime chiese di Roma; ma di queste sue opere resta un solo documento: l'Orazione panegirica di San Stanislao vescovo di Cracovia e protomartire del regno di Polonia,detta nella festa del medesimo santo nel corrente anno MDCCLIV nella regia chiesa della nazione polacca, Roma 1754.
Questo scritto è interessante perché consente di registrare la sostanziale adesione del B. al genere dell'eloquenza sacra, recepito nella sua struttura non modificabile: cosicché tra l'impegno arcadico - razionalistico al livello minimo, ma pur sempre antiretorico, almeno nei confronti della tradizione barocca - e questa prova di oratoria, costruita mediante l'apporto di tutti gli elemertti consueti, esiste uno scarto netto, che se da una parte è segno dell'incertezza teorica dell'Arcadia matura, dall'altra vale come segnalazione della gracilità intellettuale dello stesso Brogi. Si nota certamente una maggiore compostezza stilistica, una più sorvegliata distribuzione del materiale agiografico (iperboli, traslati, parabole, ecc.), ma la sostanza del genere dell'eloquenza sacra resta immutata.
Di tutte queste prediche del B. esisteva (secondo la testimonianza del Biroccini) un completo catalogo autografo: restarono tutte inedite, come pure pressoché inedita rimase la produzione poetica del B., segno anche questo indicativo del suo carattere estemporaneo, di celebrazione di fatti notevoli della vita pubblica del tempo, secondo la tradizione delle composizioni d'occasione che costituisce uno dei momenti fondamentali dell'esperienza poetica arcadica. La maggior parte di queste poesie d'occasione celebra gli aspetti salienti dei pontificati di cui il B. fu testimone; oppure èindirizzata a onorare questo o quel santo. E infatti tra le opere edite del B. si distinguono le terzine in onore della Madonna (edite nella raccolta di Vari componimenti in lode dell'Immacolata Concezione di Maria,recitati dagli Arcadi della Colonia Aletina, Napoli 1755) e la canzone ancora dedicata alla Vergine, esemplata sul modello petrarchesco (edita in Prose e versi degli Accademici Infecondi, Roma 1764).
Queste composizioni permettc)no di segnalare lo spostamento del razionalismo arcadico originario dal livello teorico-speculativo a quello compositivo-tecnico, di ordinata e simmetrica distribuzione delle singole fasi del discorso poetico, perseguendo uno scopo di chiarezza e d'ordine decorativo nella organizzazione dei materiali poetici, peraltro tutti largamente canonici.
Assolutamente impossibile dare un elenco completo delle opere stampate del B., sia perché il più delle volte si tratterebbe d'indicare la presenza d'un solo sonetto in una raccolta miscellanea di versi sia perché è praticamente impossibile rintracciare tutte le raccolte cui il B. partecipò, soprattutto come procustode prima e custode poi dell'Arcadia. Prima di tutto, per importanza, si segnalano i versi raccolti nel tomo decimo delle Rime degli Arcadi, Roma 1747, pp. 4-18: si tratta di composizioni di carattere morale (come il sonetto "Due sentieri, o mortai, ti addita in uno") o religioso (come il sonetto "Delle celesti porte a me la fede", o più ancora le ottave che vogliono dimostrare lo "Stato di Dio ab eterno"); rarissimi i sonetti pastorali, di argomento segnatamente arcadico (come quello "Povera, disadorna pastorella"): evidente risulta, già dal solo livello tematico, lo spostamento delle direzioni teoriche arcadiche sul piano dell'assoluta funzionalità e organicità rispetto alle scelte di politica culturale della Curia. Tra le raccolte curate dal B. basterà ricordare: Raccolta di rime offerta da Giuseppe Brogi al signor abate Bernardino Pera,segretario della vice-legazione di Ferrara,in occasione che dallo stesso si celebra nella detta città la prima messa, Roma 1742; e quella Nella nascita del figlio secondogenito alle eccellenze del signor d. Livio Odescalchi e della signora d. Vittoria Corsini..., Roma 1752.
Il B. nel 1743 fu eletto procustode d'Arcadia, e con questa carica assolse l'ufficio di revisore della quinta parte delle Vitedegli Arcadi illustri (Roma 1751), e partecipò attivamente ai lavori di restauro del Bosco e del Teatro Parrasio. Per queste benemerenze conseguite nei riguardi dell'accademia, fu eletto il 12 genn. 1766 custode d'Arcadia. Il B. cercò di varare un programma culturale che, tenendo conto dell'esaurimento oggettivo delle possibilità di tenuta delle originarie istanze dell'accademia, cercasse di conferirle una spinta culturale più ampia e articolata: dispose infatti che in Arcadia ci si occupasse di scienza, filosofia, teologia, archeologia, storia, diritto. Diede insomma all'accademia quella dimensione molteplice che conservò poi fino al tardo Ottocento. Nello stesso tempo il B. non seppe far intervenire l'accademia nelle polemiche che occupavano le cronache intellettuali d'altri centri culturali italiani (soprattutto settentrionali e meridionali), e di fronte agli stessi attacchi contro l'Arcadia lanciati dal Baretti non seppe trovare ne argomenti né forza per una risposta, dimostrando effettivamente che l'Arcadia stessa era ormai uscita dal circuito intellettuale italiano per attestarsi su posizioni periferiche e provinciali.
Il B. morì a Roma il 7 ag. 1772.
Bibl.: Un elenco completo delle numerosissime opere edite ed inedite del B. in G. Biroccini, Vita di G. B. sacerdote romano,quarto custode di Arcadia, Roma 1891. Vedi inoltre G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2131 (riportato integralmente dal Biroccini), e T. E. Venuti, I custodi d'Arcadia sepolti nella Chiesa di S. Nicola in Arcione, in Giornale arcadico, 1906, n. 5, pp. 267-273.