BROTZU, Giuseppe
Nacque a Cagliari il 24 genn. 1895 da Luigi e da Maria Castangia. Laureatosi in medicina e chirurgia presso l'università di Cagliari nel 1919, divenne già in quell'anno assistente universitario. In tale qualità rimase a Cagliari fino al 1923, passando quindi a Siena (1923-28) e a Bologna (1928-32). Vinto il concorso, fu poi professore di igiene nella facoltà medica di Modena dal 1932 al 1934 e in seguito a Cagliari fino al suo collocamento a riposo. In questa università fu preside della facoltà di farmacia nell'anno accademico 1934-35 e di quella di medicina nel 1935-36, quindi rettore dal 1936 al 1944. Durante il suo rettorato vennero istituite le facoltà di ingegneria e di magistero. Sospeso temporaneamente dall'insegnamento nel 1945, per aver collaborato - come rettore d'università - con il regime fascista anche nel periodo successivo all'8 sett. 1943, fu pienamente reintegrato con l'annullamento a tutti gli effetti del provvedimento di sospensione.
Nel periodo postbellico, designato dal Comitato alleato per l'igiene pubblica della Sardegna, fu commissario di governo per questo settore. Si dedicò quindi anche alla vita politica. Istituita la regione autonoma della Sardegna, venne eletto nelle liste della Democrazia cristiana consigliere regionale fin dalla prima legislatura. Ricoprì le cariche di assessore all'Igiene e Sanità dal 1949 al 1955 e di presidente della Giunta regionale; in ambito comunale fu sindaco di Cagliari dal 1961 al 1968.
Lasciato l'insegnamento per raggiunti limiti di età nel 1965, il B. continuò a frequentare e a operare nell'istituto di igiene fino alla soglia degli ottanta anni, quando un ictus cerebrale, pur lasciandogli intatte le facoltà mentali, lo offese gravemente nella parola e nelle condizioni fisiche.
Il B. morì a Cagliari l'8 apr. 1976.
Il B. aveva maturato la sua preparazione scientifica alla scuola di D. Ottolenghi, allievo di A. Sclavo, che a sua volta aveva avuto come maestro L. Pagliani. Le radici scientifiche del B. erano perciò saldamente ancorate a una scuola di alto rigore sperimentale e di grande prestigio; ricollegandosi ai metodi di questi maestri il B. preparò professionalmente e tecnicamente nel periodo dei suo insegnamento universitario una folta schiera di validi allievi, tra cui spiccano il microbiologo A. Spanedda, l'igienista L. Cioglia, il virologo B. Loddo, l'igienista B. Scarpa.
Dal momento che la disciplina da lui professata, l'igiene, presenta un campo d'indagine e di intervento molto vasto, interessando molteplici aspetti del vivere quotidiano, il centinaio di pubblicazioni che corredano il curriculum scientifico del B. toccano i più svariati argomenti. Ma, in una visione storica, due campi di studio spiccano tra gli altri: quello della malaria e quello delle cefalosporine.
Nel primo campo il B. lavorò a lungo, sollecitato soprattutto dalle dimensioni geografiche e sociali dei problema nelle aree di insediamento delle due sedi universitarie di Cagliari e Bologna, in cui più a lungo operò.
Appena laureato, diresse un ambulatorio antimalarico in Sardegna, e successivamente, nel periodo di insegnamento a Bologna, approfondì i suoi studi sulla malaria nella bonifica "Jolanda di Savoia" nel Ferrarese. Da uomo politico poté porre a frutto questa sua esperienza nella campagna di lotta su vasta scala contro la malaria condotta dall'ERLAAS (Ente regionale per la lotta antianofelica in Sardegna) in collaborazione con la Rockfeller Foundation su tutto il territorio della regione con il preciso intento di rompere la catena epidemiologica di trasmissione dei plasmodi, soprattutto di Plasmodium falciparum, mediante la eradicazione del vettore malarigeno, Anopheles maculipennis labranchiae, da tutti i suoi ambienti di vita, da quelli abitati dall'uomo e dagli animali alle superfici idriche anofeligene. Nei primi anni del dopoguerra 30.000 persone con aerei, elicotteri ed equipaggiamenti a terra vennero coinvolte nelle operazioni condotte contro gli insetti alati e le loro larve; vennero impiegati 267.000 chilogrammi di DDT e 4 milioni e mezzo di litri di gasolio o petrolio per veicolare DDT e Triton X100; il costo globale dell'operazione si aggirò sui 7 miliardi. I focolai anofelini censiti passarono da 1.250.000 nel 1946 a 151 nel 1950 e i nuovi casi di malattia da 50.000-100.000 per anno a 6 e a 7 rispettivamente nel 1949 e nel 1950. L'operazione, se non condusse alla progettata eradicazione di Anopheles labranchiae, rese talmente scarse le possibilità della trasmissione del parassita malarico dal soggetto malato a quello sano che la catena epidemiologica della malattia si spezzò. Al. ceslsare dell'ERLAAS nel 1950, il B. promosse, la creazione del Centro regionale antiinsetti (CRAI) con l'intento di consolidare i risultati ottenuti. Come amministratore pubblico sensibile, per la sua formazione scientifica, ai problemi socio-sanitari il B. lottò contro altre piaghe sociali dell'isola: la tubercolosi, il tracoma, la lebbra, la miseria e le carenze abitative, nei cui riguardi si ottennero notevoli successi, mentre le campagne effettuate contro la brucellosi, la microcitemia e l'idatidosi-echinococcosi non diedero i frutti sperati. Tra i suoi scritti sull'argomento si ricordano: La malaria nella storia della Sardegna, in Mediterranea [Cagliari], VIII (1933), pp. 3-10; Considerazioni e rilievi su una grande opera sociale, in Scritti medici in onore di A. Sclavo, Siena 1954, pp. 15-41; La Sardegna, in Atti del congresso internazionale di studio sul problema delle aree arretrate, Milano 1954, pp. 611 -696.
L'altro campo, in cui l'opera del B. primeggiò, è quello delle cefalosporine. Il punto di partenza, assai remoto, rimonta a studi da lui condotti sull'endemia tifica a Cagliari nel 1923 (Osservazioni e ricerche sull'endemia tifica in Cagliari, in L'Igiene moderna, XVI [1923], pp. 237-248) e alla osservazione della scomparsa piuttosto rapida dalle acque marine costiere delle Salmonelle. convogliate a mare con le acque fognarie urbane. Ipotizzando che questo fenomeno di autodepurazione delle acque marine fosse legato a un meccanismo di lotta biologica tra specie viventi, il B. riuscì negli anni 1943-45 ad isolare, dalle acque marine inquinate, una moniliacea del genere Cephalosporium, in seguito identificata come Cephalosporium acremonium: da essa ricavò un estratto non tossico che mostrò in vitro un largo spettro d'azione antibatterica contro microorganismi grampositivi e gramnegativi e si rivelò efficace anche in vivo, nell'uomo, in forme chirurgiche stafilo e streptococciche, in casi di brucellosi, carbonchio ematico, broncopolmoniti polimicrobiche dell'infanzia, tifo addominale e paratifo. Il B. denominò il principio attivo "micetina". Non trovando ascolto alle sue istanze di finanziamento di ricerca rivolte ai massimi enti nazionali dell'università, della sanità e della ricerca e sollecitato da sir Howard Florey dell'università di Oxford (il ricercatore che con Emst B. Chain aveva prodotto la penicillina, scoperta da A. Fleming), il B. gli inviò una coltura del micete, da cui F. P. Abraham e G. G. F. Newton con la collaborazione di H. S. Burton, C. W. Hale e B. Loder estrassero, purificarono e studiarono in tempi diversi, tra il 1951ed il 1961, differenti sostanze ad attività antibiotica: tra queste la cefalosporina C divenne il capostipite di una nuova generazione di antibiotici tutt'ora assai interessanti per la loro attività antibatterica e la loro bassa tossicità.
Fonti e Bibl.: Notizie biografiche sono state fornite dal figlio del B., Giovanni. A. Spanedda, Commemorazione di G. B., in Atti del IV congr. naz. della Soc. di medicina sperim. [Mantova, 15-17 giugno 1978], in Riv. difarmacol. e terapia, IX (1978), pp. 313-316. Vedi inoltre: G. Brotzu, Curriculum scientifico e didattico nel triennio 1932-35, Cagliari 1935; H. S. Burton-E. P. Abraham, Isolation of Antibiotics, from a Species of Cepitalosporiuni (CepAialosporins P1-P2-P3-P4 and P5), in Biochemical-Journal, 1951, vol. L, pp. 168-174; E.P. Abraham-G. G. F. Newton-C. W. Hale, Purification and some properties of Cephalosporin N, a new penicillin, ibid., 1954, vol. LVIII, pp.94-102; G.G.F. Newton-E.P. Abrahain, Isolation of Cepitalosporin C, a Penicillin-Like Antibiotic Containing D-aAminoadipic Acid, ibid., 1956, vol. LXII, pp. 651-658; B. Loder-G.G.F. Newton-E.P. Abraliam, The Cephalosporin C Nucleus (7-Aminocepitalosporanic Acid) and Some of Its Denvates, ibid., 1961, vol. LXXIX, pp. 408-416; E.P. Abraham, The Cephalosporin Story, in New Scientist, 12 nov. 1964, pp. 4305; Profilo di un antibiotico: Keffin, cefalotina sodica, Sesto Fiorentino s.a., pp. 7-10, 57.