BRUNATI, Giuseppe
Nato in località Videlle presso Raffa di Puegnago (Brescia) il 4 giugno 1794 da Andrea e da Marta Carampelli, in una famiglia benestante di industriali di refe, compì i primi studi a San Felice del Benaco e nel ginnasio di Salò; nel 1813 entrò in seminario, prima nel convento salodiano di S. Bernardino, poi nel seminario vescovile di Brescia, dove venne ordinato sacerdote nel 1820. Fornito di una buona conoscenza del latino, del greco e dell'ebraico, il B. fu per un anno prefetto del ginnasio di Salò, ma, non approvando l'ordine degli studi, tornò nel 1821 al seminario di Brescia, ove tenne fino al 1827 le cattedre di ermeneutica sacra e di lingue orientali.
In questi anni pubblicò varie opere, tra le quali si possono ricordare Breve critica delle antiche legislazioni gentilesche e difesa della religione mosaica (Torino 1824); Osservazioni sopra la nuova edizione milanese della storia di O. Gibbon sulla decadenza e caduta dell'Impero romano (Verona 1824); Spiegazione e difesa del decreto del concilio di Trento sulla Volgata (Torino 1826).Si riscontra in queste prime opere, da un lato, l'attaccamento a contenuti tipicamente settecenteschi di cultura ecclesiastica riesumati attraverso una erudizione spesso minuta e pettegola; dall'altro, l'intenzione di difendere i valori tradizionali dell'ortodossia cattolica minacciati tanto dal pensiero rivoluzionario quanto dalle tendenze giansenistiche e regalistiche.
Quest'ultimo aspetto della produzione del B. lo rendeva partecipe d'un più vasto movimento di idee. Entrato già nel 1821, per mezzo di Giovanni Stefani, in rapporti d'amicizia con Antonio Rosmini, il B. aderì tra i primi a quella Società degli amici che il filosofo di Rovereto aveva fondato per agevolare la diffusione dei "buoni" studi e della stampa cattolica, a somiglianza e a fianco della più nota Amicizia cattolica. Delle iniziative di tale organizzazione il B. sostenne, con la propria azione e anche con un finanziamento personale, la Società tipografica di S. Gerolamo, avente sede presso la tipografia veneziana di Giuseppe Battagia, cui era affidata la realizzazione di una ambiziosa collana di testi patristici. D'altro canto manteneva stretti contatti con altri centri di diffusione del pensiero cattolico controrivoluzionario: fu, infatti, collaboratore dell'Amico d'Italia di Torino e mantenne col Baraldi, direttore delle Memorie di religione,di storia e di letteratura di Modena, un'intensa corrispondenza dalla quale si ricava non solo il grado di influenza che ebbero sulla cultura cattolica italiana del tempo le opere dei vari Lamennais, Bonald e de Maistre, ma anche su quali collaboratori e associati poggiava, in Lombardia, l'iniziativa editoriale dei cattolici modenesi. Nelle confidenze epistolari la polemica antigiansenistica del B., ch'egli rivolgeva soprattutto contro le opere dei conterranei Zola e Tamburini, assumeva toni a volte ossessivi. Nel 1826 giunse a rifiutare allo stesso Rosmini l'inclusione del Saggiodella Divina provvidenza nella edizione italiana che veniva curando delle Vite dei SS. Martiri di A. Butler, in quanto vi riscontrava residui di spirito giansenistico. Infatti, il B. si sentiva anzitutto "un buon Papista e un buon Pietresco" (lettera al Baraldi del 25 nov. 1825) e, non senza fanatismo, impegnato nella "grande causa" in difesa del trono e dell'altare.
Spinto da tale concezione, nel 1827 ebbe una crisi spirituale che lo portò a lasciare l'insegnamento e a meditare di chiedere l'ingresso nella Compagnia di Gesù, cioè "in quella religiosa società che divide con la Chiesa la persecuzione e la gloria, perché ne ha comune la causa" (lettera al Rosmini del luglio 1827). Tra il 1827 e l'inizio del 1828 il B. viaggiò a lungo in Piemonte, a Roma - ove entrò in contatto con la locale Amicizia cattolica diretta dal cardinal De Gregorio - e a Napoli. Nell'ottobre 1828 entrò a Chieri come novizio della Compagnia di Gesù, emise i voti il 3 dic. 1830 e fu destinato a insegnare a Spoleto; nel 1832 gli fu affidata la cattedra di sacra scrittura e lingue orientali al Collegio Romano. Ma nella primavera del 1834 per motivi di salute lasciò la Compagnia, ritornando a Brescia, ove si dedicò ai suoi studi scritturali e di storia religiosa locale. In particolare vanno ricordati un Leggendario e vite dei santi bresciani (Brescia 1834: ripubblicato nel 1855 con ampie aggiunte in due volumi) e le Dissertazioni bibliche (Milano 1838). Fra il 1841 e il 1842 esplorò l'Archivio capitolare di Verona, traendone il materiale documentario per il Leggendarietto dei santi veronesi, la cui pubblicazione fu impedita - a quanto pare - dall'opposizione del capitolo veronese che vide nella rigorosa ricostruzione del B. intaccate le tradizionali credenze intorno ai santi locali (l'opera è conservata manoscritta nella Biblioteca dell'Ateneo di Salò, A.10). Ancora impegnato nell'opera di diffusione della stampa cattolica, dal 1846 diresse per qualche tempo a Roma gli Annali delle scienze religiose. Nel 1848 era di nuovo a Brescia, ritirandosi poi in una villetta acquistata in località Videlle di Raffa, ove morì il 27 nov. 1855.
Tra le opere pubblicate dal B. è da ricordare ancora il Dizionario degli uomini illustri della riviera di Salò, Milano 1837, tuttora utile. Molte inoltre sono le opere inedite conservate manoscritte nella Biblioteca dell'Ateneo di Salò, dove è anche la gran parte del suo epistolario (A. 1-A. 45: vedi G. Lonati, Inventario dei manoscritti esistenti nella Bibl. dell'Ateneo di Salò, Firenze 1930, pp. 15-38: tra i corrispondenti del B. figurano B. Borghesi, C. Cavedoni, F. Inghirami, G. Labus, A. Mai, F. Odorici, E. Q. Visconti).
Fonti e Bibl.: F. Odorici, L'abate G. B. salodiano. Cenni biogr., Milano1856; G. Bustico, Un'amicizia di A. Rosmini,con doc. ined., in Atti della I. R. Accad. di scienze lettere ed arti di Rovereto, XLVII (1907), pp. 49-76 (con l'elenco completo degli scritti editi e ined. del B., pp. 52-53); G. Lonati, Amici bresciani dell'ab. B. e loro lettere ined., in Comm. dell'Ateneo di Brescia, CXXIX (1930), pp. 125-166; D. Bondioli, L'abate salodiano G. B. nel primo centen. della morte, in Mem. dell'Ateneo di Salò, 1955-56, pp. 71-83; C.. Bona, Le Amicizie. Società segrete e rinascita religiosa, Torino 1962, pp. 359 s., 383, 385, 393; A. Farrani, Figure della Restaurazione: l'epistolario fra G. B. e G. Baraldi, in Comm. dell'Ateneo di Brescia, CLXIII(1964), pp. 31-170; F. Vattioni, Un bresciano al Collegio Rom., in L'Osserv. rom., 23 dic. 1964.