BRUNATI, Giuseppe
Nato a Milano il 18 febbr. 1881 da Alessandro e da Clelia Busnari, fu educato presso la scuola dei gesuiti di Gorla Minore, e l'impronta cattolica fu decisiva e sempre presente nello sviluppo del suo mondo artistico. Esordì a sedici anni, nel 1897, col dramma L'Ignoto (rimasto inedito), cui seguì nello stesso anno un gruppo di novelle, Anime (su La vedetta), e la pubblicazione (Milano 1902) di Due elegie per due grandi anime. Ai primi del secolo si trasferì a Venezia, dove le sue pose estetizzanti e dannunziane animarono le serate artistiche e riecheggiarono atteggiamenti decadenti a volte esasperati e compiaciuti (ad es., l'apparato della sua camera, così descritta da un testimone: "drappeggiata tutta di nero, il letto posato su una specie di catafalco aveva la forma di una bara, con borchie d'argento, contornato da quattro lunghi ceri": L. Toeplitz, Ilbanchiere, Milano 1961 pp. 64 s.). In questi anni pubblicò una raccolta di versi, La parabola dello spirito (Milano 1903), che raccoglie componimenti scritti tra il 1899 e il 1902; un poema tragico, Sofonisba (Venezia 1904), destinato a essere messo in musica, e il suo romanzo più famoso, L'oriente veneziano (Milano 1904). Il successo lo indusse a scriverne altri due, Quanto mi pare (Milano 1908) e Quaresimale (Milano 1912).
Lo scoppio della prima guerra mondiale lo trovò naturalmente acceso interventista. Arruolatosi, partecipò a molte azioni di guerra rimanendo ferito e mutilato. Il nazionalismo del B. si manifestò in questi anni con un'intensa propaganda politica, e con la fondazione di alcuni giornali, quali IlPrincipe,Monarchia (con Carli e Settimelli) e IlSabaudo di più chiara impronta monarchica e nazionalistica. Aderì successivamente al fascismo, nel cui ambito politico si occupò prevalentemente delle rivendicazioni e del potenziamento dell'artigianato. Eletto presidente della Federazione fascista autonoma delle comunità artigiane d'Italia, in questa veste elaborò gli statuti della associazione.
Nel 1927 abbandonò però l'attività politica, per riaccostarsi alla letteratura con ben altro spirito di quello della sua precedente produzione. E nel 1930 a Milano usciva Le passioni senza speranze. Tre vite per la mia, che condannava, in nome di un più allineato misticismo cattolico, le esperienze decadenti, estetizzanti e sensuali della sua giovinezza artistica.
Il B. morì ad Alassio il 14 febbr. 1949.
Già nella raccolta di versi La parabola dello spirito è possibile rintracciare una duplice componente della poetica del B.: da una parte una semplicità di toni e di dettato che recupera, tra simbolismo e fiaba, tutta una zona di un decadentismo raffinato e cantante, dall'altra invece un più sicuro e deciso accostarsi ai temi dannunziani eroici e sensuali, specie nella sezione dell'Intermezzo veneziano. La prevalente disposizione dannunziana, nella vita e nelle opere, trova una piena conferma nel romanzo che gli dette la celebrità, L'oriente veneziano, i cuitemi risentono ampiamente del Piacere di D'Annunzio. Entro la cornice di Venezia decadente si muovono giovani donne sensuali e rapaci che ruotano attorno al protagonista, il quale è alla ricerca di una sua verità, oltre il breve cerchio dei sensi, ma continuamente in bilico tra peccato e redenzione, tra lussuria e misticismo, sfrenatamente occupato a guardarsi vivere, teso a una verità particolare, che non può non essere che quella del superuomo. In Quanto mi pare il fondo dannunziano si vena di un misticismo, spesso equivoco ma anche sincero, che ha le sue origini in quell'inquieto cattolicesimo del B. che in un certo senso può fare dello scrittore un epigono del Fogazzaro del Santo. Il protagonista, il conte Romeo di Tenta, è allo stesso tempo alla ricerca del bene e del male, inquieto e torbido indagatore di un'ascesi morale, mai trovata e mai risolta in limpidità di fede. Con Quaresimale la ricerca del B. si restringe al problema della salvazione e del peccato, secondo l'antica e vieta formula del prete peccatore e pentito del suo peccato d'amore, ma l'intento si chiarifica poi nella necessità, tutta moderna e decadente, del male e del demonico, quale via alla purificazione e al bene. Nel romanzo, all'amore tra i cugini Luca e Lorenza sul quale domina incontrastato il senso del peccato e l'ambiguo compiacimento di un rapporto semi-incestuoso, si alterna l'imponente mole delle discussioni sul peccato e sulla redenzione rette da una sottile conoscenza di questi problemi da parte del sacerdote peccatore e teologo. Lo sfondo della vicenda è una Padova bigotta e ascetica, lussuriosa e morale, entro cui si perde il vaniloquio dei protagonisti, mentre la lotta per il bene si tinge e si compiace di momenti teneri e sensuali, di quella prorompente sensualità che nella ultima opera importante del 1930 il B. allontana per l'altra coesistente componente ascetica del suo mondo poetico. Lo stile dello scrittore si adegua abbastanza facilmente alla lenta oscillazione tra sensualità e ascetismo con un lessico ed un giro del periodo a volte dannunziano, a volte fogazzariano, a volte sontuosamente barocco.
Bibl.:Comune di Alassio, Anagrafe;A. De Carlo, G. B., Padova 1904; P. Gorgolini, Italica, I, Torino 1928, pp. 280-83; P. Pancrazi, Scrittori d'oggi, I, Bari 1936, pp. 105-07; A. Pirazzoli, G. B., in La rivista illustrata del Popolo d'Italia, agosto 1942; C. De Vecchi, in L'Italia che scrive, XXVI (1943), 3-4, p. 53; G. Raya, G. B., in Il romanzo. Storia dei generi letterari, Milano1950, pp. 334-38, 364 s.