BUSTELLI, Giuseppe
Nato a Civitavecchia il 9 apr. 1832 da Nicola e da Laura Arcangeli, dopo aver completato le scuole a Viterbo passò a Roma, conseguendovi nel 1854 la laurea in legge. È dell'anno successivo il suo esordio letterario con Alcuni versi (Alessandria 1855), una raccolta che costituì il primo nucleo dei Canti nazionali (Firenze 1859; poi edizione accresciuta, Bologna 1864) e che lo rivela classicista con una forte componente patriottica, lontano quindi, di fatto, dai poeti della "scuola romana". Ma con loro il B. ebbe in comune il "maestro", il latinista L. M. Rezzi, del cui insegnamento certo si giovò per il volgarizzamento del Libro I degli Annali di C. Tacito (Roma 1858), lodato, fra gli altri, dal Tommaseo. La conferma della sua familiarità con il mondo greco-romano il B. la dette con Vita e frammenti di Saffo da Mitilene (Bologna 1863), pubblicato per interessamento del Carducci, nonché con traduzioni da Petronio, Catullo, Virgilio e altri autori, che talvolta fece apparire nei periodici fiorentini e bolognesi cui ormai veniva frequentemente collaborando. Infatti, iniziata nel 1861 ad Ascoli Piceno la carriera di docente di lettere, il B. insegnò a Bologna dal '62 al '67, con un'attiva presenza culturale: più che il saggio dedicato a Vittoria Colonna (pubblicato in Rivista bolognese, 1867, IV ss.), è da ricordare la polemica Carducci-Fanfani-B. a proposito della Storia d'una crudele matrigna. Verso la fine del 1870, divenuto ordinario nei licei, il B. passò da Catania a Milano; ma fu costretto ben presto, per l'ostilità dell'ambiente scolastico, a trasferirsi a Bari. Due anni dopo, non essendogli stato riconosciuto il diritto alla sede di Roma, il B. fu travolto temporaneamente da una crisi di follia. In seguito, negatagli la nomina presso la Biblioteca di Firenze, il B. esternò questa volta la sua indignazione con un minuzioso opuscolo (Le imboscate nel concorso di Firenze, Messina 1875), che resta uno dei più significativi documenti del tempo sulle prevaricazioni burocratiche. In queste vicende il B. non aveva tralasciato gli studi di letteratura italiana. Al saggio iniziale su Letteratura e civiltà (Ascoli Piceno 1861), una "prolusione" per "l'inaugurazione del locale Ginnasio", in cui palesava una non inerte ricezione delle idee del Sismondi sulle varie fasi della civiltà letteraria italiana, via via si erano aggiunti altri saggi, raccolti poi nei due volumi di Scritti di G. B., Salerno 1878. In questi va notato che lo sforzo di vivificare la sua oratoria alfieriano-foscoliana con il rigore della scuola storica fu confortato talvolta dai risultati, come riconobbe il D'Ancona a proposito delle Emendazioni critiche al testo delle poesie filosofiche di Tommaso Campanella, ivicomprese, nonché delle pagine sul Berchet e su A. Poerio. Dopo essere stato preside a Cesena, dove pubblicò nel 1887 uno studio su Francesco Bussone e l'anno seguente uno su Bartolomeo Lorenzi, il B. trascorse gli ultimi anni a Viterbo, dedicandosi a una vastissima ricerca storica, Lo enigma di Ligny e Waterloo, in sei voll. (I, Cesena 1889; II-VI, Viterbo 1896-1900). Morì a Viterbo, il 31 dic. 1909.
Bibl.: A. D'Ancona, Scritti di G. B., in NuovaAntologia, 15 nov. 1878, pp. 174-175; A. De Gubernatis, Dictionnaire international des écrivains du jour, Firenze 1888 p. 462; D. Gnoli, I poeti della scuola romana, Bari 1913, pp. 19-20; F. Picco, L. M. Rezzi,maestro della "Scuola Romana", Piacenza 1917, pp. 68-69; G. Mazzoni, L'Ottocento, II, Milano 1960, p. 1420; S. C. Landucci, De Sanctis e Tommaseo. Lettere inedite. I, in Belfagor, XVII (1965), n. 1, pp. 68-87