CACIALLI, Giuseppe
Nacque a Firenze nel 1770. Allievo dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, riformata da Pietro Leopoldo, compì gli studi unitamente al coetaneo P. Poccianti e, sotto la direzione di G.M. Paoletti, caposcuola riconosciuto del neoclassicismo toscano, conseguì, nel 1785, il premio di seconda classe di architettura per un progetto della cappella di S. Andrea Corsini nella chiesa del Carmine (Bibl. dell'Accad. di Belle Arti: filza a. 1784-90, n. 38). Nell'adunanza del 28 marzo 1795 fu ammesso a far parte dell'Accademia stessa in qualità prima di assistente e successivamente di insegnante (ibid., rubrica ms. dell'organico). Il 31 luglio 1805 T. Puccini, direttore della galleria, su rescritto della regina reggente (Elisa Bonaparte), ordinava il pagamento al C. della somma di L. 300, "per spiegare la situazione ornativa di un nuovo organo da erigersi nella chiesa di S. Gaetano" (ibid.: filza 3, 1805-1806, n. 70). Nel 1813 l'Accademia fiorentina lo designava, insieme con P. Benvenuti, G. A. Santarelli e G. Manetti, a fare parte della commissione che, insieme con i delegati delle Accademie della Crusca e del Cimento, doveva preparare uno dei progetti per il grandioso monumento sul Moncenisio voluto da Napoleone (e mai realizzato: cfr. P. Marmottan, Les arts en Toscane sous Napoléon, Paris 1901, p. 118).
I principali cantieri nei quali il C. prestò, quasi continuamente, la propria opera progettuale sono quelli delle due più rappresentative residenze della corte: la villa reale del Poggio Imperiale e il palazzo Pitti. Nel 1823, insieme con Giuseppe Molini "libraio" in Firenze, il C. pubblicò, in due volumi, le piante e gli alzati di questi suoi lavori, con un commento in italiano e in francese: Collezione dei disegni di nuove fabbriche e ornati fatti nella Regia Villa del Poggio Imperiale, proposti e diretti dall'architetto G. C., parte prima (questo primo volume è dedicato al Metternich perché durante una visita aveva apprezzato, insieme con rimperatore d'Austria, la cappella del Poggio); Parte seconda dell'opera architettonica di G. C. la quale contiene i disegni dei nuovi ornamenti aggiunti e da aggiungersi all'I. e R. Palazzo Pitti.I disegni dell'opera sono eseguiti sotto la direzione dell'autore da G. Casini, C. Chirici, G. Geri, G. Gherardi, V. Gozzini e F. Pieraccini, mentre le incisioni sono di A. Cappiardi e di P. Lasinio.
Alla villa del Poggio Imperiale, costruita dal 1622 in poi da G. Parigi, già riformata da G. M. Paoletti dal 1770 al 1781 e per la quale il Poccianti fin dal 1804 aveva avviato lavori alla facciata, nel 1807 veniva chiamato il C., che iniziava ad eseguir progetti, senza apportare sostanziali cambiamenti al già fatto: in particolare, per incarico della principessa Elisa allestì già prima del 1812 l'arredo della grande sala da ballo, nella quale si organizzavano le sontuose feste negli ultimi tempi dell'Impero, realizzandovi il celebre soffitto di stucchi. Riprendendovi i lavori sotto Ferdinando III, dal 1814 al 1828 eseguì la facciata principale, con una "loggia superiore con mezze-colonne, ed archi d'ordine jonico, e chiusa colle opportune vetrate, sopra la quale impostasi il remenato, o frontespizio che dir si debba, colla mostra dell'orologio nel timpano, indi un tamburo, o attico assai più alto e grandioso a fine di render più svelto, e più proporzionato alla lunghezza della sua massa, e ampliare il pian nobile con una magnifica luminosissima galleria, dominante da quell'altura il gran prato, lo stradone intero, e la Città Capitale. Nella facciata principale verso la città, "in corrispondenza della nuova loggia sporgente in fuori si son posti ai due estremi… due avanzamenti o risalti in aggetto d'intorno a un braccio, facendo ricorrervi l'istesso cornicione massiccio, rimasto interrotto per quanto porta l'intervallo di fronte dalle due parti tra la loggia e ciascun dei detti risalti ("avant-corps"), sull'esempio delle graziose rurali fabbriche del Palladio… (G. C., Collezione…, parte I).
Per la stessa villa il C. progettò e realizzò la bella ed elegante cappella - il cui paliotto d'altare era stato affidato a B. Thorvaldsen - "divisa in tre navate da due colonnati, di sei colonne ciascuno, termina in ampia semicircolare tribuna…"; inoltre "una scaletta a chiocciola per doppio uso d'uomini e donne senza che queste e quelli possano mai discendendo o salendo incontrarsi e comunicare tra loro" (ibid.). Progettò e realizzò infine la sistemazione del terreno antistante la facciata principale. Sempre al Poggio Imperiale, il 27 ag. 1815 effettuò abilmente lo spostamento della volta affrescata da M. Rosselli per la saletta cosiddetta di Cosimo II, che già (13 apr. 1773) aveva subito una analoga rimozione a opera del Paoletti.
Al gabinetto di disegni e stampe degli Uffizi sono depositati i disegni originali (piante e prospetti) dei progetti della villa (dal n. 6290 al 6296); si vedano anche le perizie autografe di spesa (14 giugno 1824; 3 febbr., 8 marzo, 21 giugno 1825, in Arch. di Stato di Firenze, Scrittoio, filze 2405 e 2412).
Anche a palazzo Pitti, come alla villa del Poggio Imperiale, il C. subentrò al Paoletti nella direzione dei lavori, prima unitamente al Poccianti poi da solo, e condusse importanti opere di sistemazione.
Venendo a governare a Firenze, nel 1809, Elisa Baciocchi fece fare al suo architetto Bienaimé diversi progetti di trasformazione del palazzo, eletto a sua nuova residenza e successivamente, quando questi fu richiamato a Parigi dallo stesso Napoleone, incaricò il C. (1811-12) di condurre gli opportuni abbellimenti interni sulla scorta delle indicazioni dei famosi Percier e Fontaine (cfr. C. Percier et P.-E-L. Fontaine, Résidence de souverains, Paris 1833, p. 261).
Col ritorno di Ferdinando III, il C. attuò "il progetto ventilato sotto il governo Francese di un nuovo egresso da aprirsi tra i due cortili per uscire da Boboli nella gran piazza a comodo delle carrozze e tutti insomma gli adornamenti non allora compiuti, immaginati e diretti nel quartiere così chiamato Imperiale…" (G. C., Parte seconda dell'opera architettonica …).Assieme al Poccianti (il quale da solo progettò e realizzò la scala di rappresentanza), portò a compimento la sistemazione degli appartamenti palatini (in particolare dell'appartamento poi della regina Margherita), del quartiere della Meridiana e del villino del giardino di Boboli; lavori iniziati dal Paoletti e rimasti incompiuti per la di lui morte. Realizzò inoltre il bagno detto di Maria Luisa, il bagnetto e il gabinetto sul Rondò. Progettò la cappella regia, a croce greca. Dette i disegni per gli stucchi e gli ornati della sala d'Ercole e del quartiere di Napoleone (affrescati da P. Benvenuti e G. Colignan) e della sala dei Novissimi, poi dell'Iliade (cfr. Archivio di Stato di Firenze, Gabinetto 170, ms. 40: "perizia dei lavori da eseguirsi nella sala… prima dell'esecuzione dei soggetti pittorici ideati dal C. e da lui commessi a L. Sabatelli"); progettò inoltre varie scuderie e quartieri per abitazione, la galleria destinata alla conservazione di due tazze preziose - una di verde e l'altra di rosso antico - e di altri oggetti d'arte, la galleria dei paggi, la sala militare e la sala da ballo. Per i "piccoli lavori" da lui diretti nel 1824 e 1825, sempre a palazzo Pitti, si veda: Arch. di Stato di Firenze, Scrittoio, filze 2405, 2412.
Nella sua qualità di architetto dello Scrittoio delle Regie fabbriche, diretto da L. de Cambray-Digny, si occupò attivamente anche di lavori d'intervento, di restauro e di manutenzione in varie fabbriche granducali e in particolare condusse opere di manutenzione e di consolidamento alla villa di Castello (1824, 1826: cfr. Arch. di Stato di Firenze, Scrittoio, filze 2405 n. 149, 2420), alla Galleria degli Uffizi (1811-12: Arch. Soprintendenza alle Gallerie, filza XXXVII, n. 51: progetta e realizza un nuovo ingresso e una nuova lanterna, e restaura un camino), alla Loggia dei Lanzi (1813, ibid., filza XXXVIII, n. 13) e al Giardino di Boboli (v. perizia di spesa, 15 giugno 1824, in Arch. di Stato di Firenze, Scrittoio, filza 2405). Di detto giardino e delle fabbriche adiacenti esiste una pianta disegnata da A. Carcopino il 22 aprile 1808, sotto la direzione del C., "architetto della corona in Toscana" (Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, dis. A. 5599).
Nel 1821 progettò e realizzò nel complesso monumentale di S. Pancrazio la ristrutturazione del nuovo ingresso dalla piazza al chiostro e al fabbricato su via de' Federighi destinato alle abitazioni del personale della Lotteria: l'opera è caratterizzata da un elegante vestibolo animato dall'inserimento di quattro monumentali colonne doriche allineate (M. Dezzi Bardeschi, Il complesso di S. Pancrazio a Firenze ed il suo restauro, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura di Roma, nn. 73-76 [1966], pp. 34 ss.).
Il C. morì a Firenze il 6 ott. 1828.
Un anno avanti alla sua morte aveva pubblicato la Raccolta dei progetti Architettonici, ideati dall'Architetto G. C. e disegnati ed incisi da Fabio Nuti e Carlo Chirici, Firenze 1827.
In questa raccolta conclusiva sono tramandati i migliori progetti dell'autore impegnato in un'importante attività didattico-progettuale all'Accademia dalla quale usciranno i migliori architetti delle nuove generazioni ed è appunto in questi disegni che, meglio che altrove, è possibile riconoscere le sue fonti di formazione ed i suoi debiti culturali verso la grande scuola degli illuministi francesi di E.-L. Boullée, di C.-N. Ledoux e, soprattutto, di J.-N.-L. Durand. Basterà citare il singolare progetto di "carcere" con cui si apre la raccolta o il "monumento sepolcrale" - forse il suo progetto più bello - che ricorda nella sua essenzialità d'impianto geometrico alcuni progetti elaborati dal Valadier sui modelli diffusi dal Durand. Così anche il progetto di "tempio"trova analogia con il precedente di Montesanpietrangeli (ancora del Valadier). A un sostanziale purismo accademico sono riconducibili gli altri progetti tipologici, come quelli di un "caffehaus" (la cui pianta è piena di memorie di J.-F. de Neufforge), di un "casino" con dei "bagnetti", di una bella "fabbrica di acque minerali" (dove il C. riprende temi svolti dal suo maestro Paoletti negli edifici termali di Montecatini), di una "villa per un sovrano" (da confrontare con i progetti del Nottolini per la villa reale di Viareggio), di una "villa per un cittadino", di un crudo ed anticonformista "palazzo pretorio", di un "altare", e, infine, di una "borsa", forse il primo progetto per quella che poi realizzerà sul Lungarno fiorentino E. Maiorfi. Tra i progetti illustrati nel volume è anche quello di "riduzione del palazzo del Com. e Rondinelli", che testimonia anche della sua, pur secondaria, attività progettuale per privati. In questo campo va ricordato anche un tempietto dorico per il giardino del conte G. A. della Gherardesca (ora distrutto).
Fra gli altri contributi progettuali del C. è da ricordare il "Parere sul miglior modo di preservare dall'umidità la copertura del tempio di S. Giovanni" del 25 sett. 1821 (Bibl. dell'Accademia, filza 40 B, 1851, n. 129), che fu confrontato con l'analogo di G. del Rosso dalla commissione composta da B. Silvestri, L. de Cambray-Digny, G. Baccani e P. Poccianti.
Fonti e Bibl.: Sull'opera del C. manca ancora un lavoro analitico condotto con sistematicità sulle fonti originarie d'archivio; oltre ai volumi del C. stesso, alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 340, e alla letterat. specifica su Poggio Imperiale, Pitti e Boboli, si veda: E. Lavagnino, L'Arte moderna, Torino 1956, pp. 40, 87, 88, 282; Mostra documentaria e iconografica di pal. Pitti e del giardino di Boboli (catal.), Firenze 1960, ad Indicem.