CAMPORI, Giuseppe
Nato a Modena il 17 gennaio del 1821 dal marchese Carlo e da Marianna Bulgarini, nel 1829 entrò convittore nel collegio S. Carlo, dove già era suo fratello Cesare, facendovi il consueto corso di studi: ebbe tra i suoi maestri il letterato G. Riva e il celebre fisico S. Marianini, allievo del Volta. Uscito di collegio, fece nel 1839 un viaggio a Roma e a Napoli, dove visitò il filosofo P. Galluppi. Nel 1841 pubblicava, sul periodico modenese Il Silfo, il suo primo scritto: la recensione della raccolta di lettere di italiani illustri stampata a Reggio dal Torregiani. Nel 1842 messo dal padre al seguito dell'arciduca Massimiliano di Austria-Este, fratello del duca Francesco IV, trascorse otto mesi nel palazzo di quello a Vienna e nel castello di Ebensweyer.
La convivenza con tale personaggio, che il C. definì "un monaco inquisitore sotto la clamide del Gran Maestro e dell'Arciduca", retrivo e ostile a ogni idea di libertà, contribuì forse ad accentuare, per contrasto, la propensione, che il C. cominciò a sentire prestissimo, per gl'ideali patriottici e liberali.Lasciato il servizio dell'arciduca, poté con tutto agio dedicarsi agli studi, che del resto non aveva mai intermessi del tutto, tant'è vero che nel soggiorno viennese concepì l'articolo Delle opere di pittori modenesi che si conservano nell'imperiale Galleria del Belvedere di Vienna, pubblicato nell'anno 1844 sul periodico Strenna modenese. Fu questo il primo della lunga serie di lavori che egli dedicò alla storia dell'arte, concepita come raccolta di notizie sulla vita e l'ambiente degli artisti e di dati, più spesso esteriori, sulle loro opere.
Dopo un viaggio a Venezia nel 1845, l'anno dopo si recò a Firenze e vi conobbe il Vieusseux, che, nonostante la sua età, conservò con lui cordiali rapporti d'amicizia sino alla morte (1863). Nello stesso 1846 il C. cominciò la sua collaborazione all'Archivio storico italiano, pubblicandovi le Relazioni di L. A. Muratori a Rinaldo d'Este e il Testamento del Muratori.
Nei frequenti soggiorni a Firenze, da lui considerata come una seconda patria, il C. fu assiduo frequentatore del gabinetto di lettura e delle conversazionì che il Vieusseux teneva il venerdì. Qui conobbe un gran numero di persone ragguardevoli, con parecchie delle quali allacciò durevoli rapporti: il Capponi, il Ridolfi, il Lambruschini, il Mayer, il Gar, il Polidori, l'Arcangeli, il Vannucci, il Reumont. In seguito la rete delle sue conoscenze e relazioni divenne estesissima, giacché nel frequenti viaggi in molte città italiane cercò soprattutto di conoscere i personaggi per qualche ragione notevoli che vi dimoravano, per incontrarsi e conversare con loro. Comportamento, del resto, che, almeno in parte, dipendeva anche dal fatto che egli era un appassionato collezionista di autografi.
Nel 1851 tentò a Modena la pubblicazione di un periodico sul tipo dell'Archivio storico italiano fondando l'Annuario storico modenese. L'iniziativa non ebbe alcun successo e non andò oltre il primo numero, al quale collaborarono Celestino Cavedoni, Luigi Forni, Carlo Malmusi e Luigi Maini. Sicché il C., l'anno seguente, pubblicò la maggior parte dei suoi lavori di varia erudizione sull'Indicatore modenese. L'opera più notevole di questo periodo fu il catalogo storico corredato da documenti inediti su Gli artisti italiani e stranieri negli Stati Estensi:un volume di 546 pagine edito a Modena nel 1855, in cui si danno notizie, spesso del tutto nuove, su oltre ottocento artisti.
Nel 1855 fece un viaggio in Francia e in Inghilterra. Colto da una grave malattia di petto, dei cui postumi soffrì per tutta la vita, nel 1857 era a Pisa, per il suo mite clima, poi, nel 1858, dopo un soggiorno sull'Appennino, a Firenze, malato, senza forze. Gli avvenimenti del 1859 lo colsero quasi di sorpresa ed egli non vi partecipò. Ciò nonostante, per la reputazione che gli avevano procurato i suoi scritti e l'integrità del suo carattere, edanche per essere uno dei pochi patrizi modenesi di opinioni liberali, fu eletto, subito dopo l'annessione di Modena allo Stato sabaudo (14 marzo 1860), a rappresentare il I collegio della città nella VII legislatura. Come deputato appartenne alla Destra, ma la sua vita politica non fu particolarmente attiva. Alle elezioni della primavera del 1861 non si presentò candidato. Nell'ottobre del 1864 fu eletto sindaco di Modena: le sue condizioni di salute lo costrinsero a farsi spesso sostituire da un assessore delegato e nel maggio 1866 si dimise, restando consigliere comunale. Per le elezioni politiche del 1867 i moderati modenesi, volendo contrastare la rielezione di N. Fabrizi, deputato dell'estrema sinistra, presentarono la candidatura del C., che nel ballottaggio fu battuto dal Fabrizi per soli 18 voti. La sconfitta non lo amareggiò molto: l'apertura, al pubblico dell'Archivio Estense aveva dato impulso ai suoi studi e nel 1866 egli aveva pubblicato a Modena le Lettere artistiche inedite: cioè 552 lettere di artisti o relative a cose d'arte, con eruditissime note. Nel 1870 pubblicò la Raccolta di cataloghi ed inventari inediti di quadri, statue, disegni, bronzi, ecc. dal sec. XV al sec. XIX:un volume di oltre 700 pagine checostituisce una preziosa opera di consultazione per studiosi ed amatori d'arte. Da allora dedicò la maggior parte della sua attività alle istituzioni culturali cittadine, e specialmente alla Deputazione di storia patria e all'Accademia di scienze, lettere e arti, delle quali fu presidente dal 1874 alla morte. Come deputato, come sindaco e come privato studioso parlò e scrisse più volte contro la progettata soppressione delle università minori e contro il regolamento universitario fatto promulgare dal ministro Bonghi, che sminuiva l'università di Modena. Intanto incrementava le sue splendide collezioni di libri, manoscritti, quadri e oggetti d'arte.
Le opere di maggior mole pubblicate nell'ultimo quindicennio della sua vita furono le Notizie storiche e artistiche della maiolica e della porcellana di Ferrara nei secc. XV e XVI (Modena 1871), le Memorie biografiche degli scultori, architetti, pittori, ecc. nativi di Carrara e d'altri luoghi della provincia di Massa (Modena 1873). le Lettere di scrittori italiani del sec. XVI stampate la prima volta (Bologna 1877), il Carteggio galileiano inedito con note e appendici (Modena 1881), che comprende 661 lettere dirette a Galileo da suoi corrispondenti. Collaborò a molti periodici, tra i quali, oltre gli Atti e memorie della Deputazione e dell'Accademia di Modena, l'Archivio storico italiano e la Nuova Antologia di Firenze, il Bullettino dell'Istituto storico italiano ed Arti e lettere di Roma, il Giornale storico della letteratura italiana e la Rivista italiana di scienze, lettere ed arti di Torino, e la Gazette des Beaux-Arts di Parigi. I molti suoi scritti minori (la bibliografia del C. comprende 225 numeri) sono per lo più contributi particolari alla biografia di letterati ed artisti e alla cronologia ed attribuzione delle loro opere, quasi sempre corredati da lettere o documenti inediti. Del resto anche le sue opere maggiori sono, in fondo, un insieme di contributi particolari; ma in essi si dispiega una ricchezza di erudizione in tutto degna della tradizione muratoriana e tiraboschiana.
Morì a Modena il 19 luglio 1887.
Per disposizione testamentaria passarono nel 1894 alla Galleria Estense una Madonna del Correggio (oggi comunemente conosciuta come Madonna Campori)e, quadri del Montagna del Maineri, del Campi, del Cittadini, del Rosa da Tivoli, del Lana, del Cignani e di altri minori. Alla città di Modena passarono nel 1893 (perché fossero conservate nella Biblioteca Estense) una raccolta di oltre cinquemila codici e manoscritti dei secc. XIII-XIX, parecchi dei quali miniati e molti di gran pregio, e inoltre l'autografoteca comprendente oltre centomila lettere autografe di personaggi illustri o comunque notevoli dei secc. XV-XIX. Legò i suoi molti libri d'arte alla Biblioteca comunale L. Poletti e alcuni quadri al Museo civico. Alla biblioteca dell'Accademia di scienze, lettere e arti lasciò una ricca collezione di epistolari a stampa.
Fonti e Bibl.: Modena, Biblioteca Estense, Racc. Ferrari Moreni, Famiglie modenesi, bb. 26, 27; Ibid., Mss. ital. 1458, 1572, 1816, 1817, 1976, 1982; P. Bortolotti, Ilmarch. G. C. e la Deputaz. modenese di storia patria, in Atti e mem. della Deput. mod. di storia patria, s. 3, IV (1887), pp. I-XXVI; Necrologio di G. C., in Arch. stor. lomb., XIV (1887), pp. 650-58; L. Lodi, Catalogo dei codici posseduti dal march. G. C., Modena 1875-1884; Appendice, a cura di R. Vandini, ibid. 1886-1894; L. Vaccà, Commemorazione di G. C., Modena 1888; A. Namias, Bibliografia del march. G. C., Modena 1893; M. Campori, G. C. inedito, in Atti e mem. della R. Accademia di scienze, lettere e arti di Modena, s. 4, V (1933-34), pp. 3-17, 45-54; P. Parucchini, Idipinti della Galleria Estense di Modena, Roma 1945, ad Indicem;T.Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Torino 1890, p. 212.