CAPOGROSSI, Giuseppe
Pittore, nato a Roma il 7 marzo 1900. Laureatosi in giurisprudenza, si è dedicato completamente alla pittura, imponendosi, dopo un soggiorno parigino, tra il 1927 e il 1933, nell'ambiente artistico italiano quale pittore tonale e fondatore, con altri, della Scuola romana. Reagì vivacemente al conformismo imperante in quell'epoca ricercando nel colore, anziché nel contenuto, la "ragione prima" della sua pittura, pur rimanendo fin verso il 1949 un figurativo. Questa tendenza contribuì forse ad indirizzarlo verso una ricerca astratta. La sua prima mostra non figurativa è del 1950 (Roma, Galleria del Secolo).
Benché lungamente meditato, il suo fu un capovolgimento più che un'evoluzione, in quanto egli rinunciò all'esperienza precedente per porsi ex-novo di fronte ad altre esperienze. Un viaggio in Sardegna nel 1946 (che gli rivelò una natura essenziale e assolata) aveva acutizzato in lui il senso del colore puro, che doveva diventare il suo vero motivo di ricerca e sfociare nell'astrattismo del 1949, quando egli rinunciava al dato figurativo, al modello naturalistico per ripiegare su una formula emblematica esclusivamente sua, in cui sembra intellettualisticamente rivivere un'esperienza infantile. Questo "segno" di volta in volta variamente modulato, in rapporti di colore puro evoca uno spazio fantastico, un gioco illusorio di contesti decorativi: "giochi pieni di significato che bisogna leggere come un testo sacro" (Seuphor).
C. ha esposto ed espone con successo nelle principali rassegne d'avanguardia in Europa e in America in mostre personali e collettive. Si è applicato con successo anche alle arti decorative (ceramica, vetro, stoffe, ecc.) e alla grafica. Ha opere, tra l'altro, nella Galleria di arte moderna di Monaco e nel Museo d'arte di San Paolo nel Brasile. Vedi tav. f. t.
Bibl.: C. Cagli, Capogrossi, Venezia 1950; E. Matta, Capogrossi, in Arti Visive, 1° nov. 1954; M. Seuphor, Capogrossi, Venezia 1954; T. Sauvage, Pittura italiana del dopoguerra, Milano 1957, passim.