Cappelli, Giuseppe
, Traduttore in veneziano del poema dantesco (La D.C. di Dante Allighieri tradotta in dialetto veneziano e annotata da Giuseppe Cappelli, Padova 1875). Il C. con la sua opera, definita da Pietro Fanfani " utile nel risguardo dello scopo cui mira, e veramente bellissima ", si proponeva " di rendere, per quant'è possibile, popolare un'opera astrusa alle volte persino nell'esteriore sua forma, e da pochi studiosi soltanto compresa, non che ad agevolarne la intrinseca intelligenza ". In verità la traduzione stessa, più che le note pur diligentemente apposte dal C., riesce un'interpretazione non solo del tessuto poetico della Commedia ma anche del significato di particolari episodi e figure.
Circa il tono generale della traduzione, è da dire che essa oscilla tra un moralismo alla Gaspare Gozzi, che s'insinua ad esempio nell'orazion picciola di Ulisse (" Che omeni se', mo via, considerè; No za a viver da bestie destinai, Ma per saver de più che no savè ", a If XXVI 118-120), e l'introduzione di un'aria di familiarità che s'inserisce con fini e necessità autonome nel contesto drammatico del poema. I toni familiari trovano più ampia espressione nella traduzione del Paradiso, dove spesso concorrono a frantumare in quadretti il compatto tessuto della cantica.