CARNAZZA AMARI, Giuseppe
Nacque a Palermo il 31 dic. 1837 (altre fonti danno il 1840, ma alla luce dello svilupparsi della sua attività scientifica ci pare certa la data qui proposta) da Sebastiano e da Grazia Amari, sorella dello storico Michele e di Enrico.
Il padre Sebastiano, nato a Catania il 9 ag. 1811, affiliato alla carboneria, sfuggì all'arresto assieme al fratello Gabriello nel 1831. Nel 1848 fu presidente del Comitato di giustizia, culto e sicurezza pubblica, nonché, come il fratello, deputato per la circoscrizione di Catania al Parlamento di Palermo, poi nel 1860 giudice del Consiglio di guerra di Palermo. Nella VIII legislatura dal 1861 al 1865, fu deputato al Parlamento per il collegio di Paternò, Catania I; morì a Catania il 1º ag. 1891.
Il C. iniziò giovanissimo i suoi studi giuridici, dimodoché, ancor prima di aver completato i regolari corsi universitari presso la facoltà di giurisprudenza di Catania dove studiava, pubblicò una già matura dissertazione sugli aspetti giuridici del duello (Sul duello, Catania 1855). Si laureò quindi nella stessa facoltà nel 1958.
Esercitò per un breve periodo l'avvocatura, e successivamente per circa un anno fu in magistratura col grado di giudice di tribunale. Dal 1864 iniziò l'insegnamento del diritto internazionale, sempre all'università di Catania, divenendo ordinario nell'anno 1880. Nel 1880 venne anche eletto deputato nel collegio di Catania II, ma l'8 dicembre dello stesso anno decadde per il sorteggio imposto dalla legge che limitava il numero dei deputati professori nel Parlamento nazionale.
Nel corso della XV legislatura, nel 1884, in seguito alle dimissioni di Orazio Mangano, fu eletto a sostituirlo nel collegio di Catania I. In questo collegio fu quindi rieletto per le successive tre legislature. Nell'attività parlamentare militò nelle file della Sinistra moderata e si occupò con particolare solerzia di problemi di politica internazionale. Il 1ºott. 1892 fu infine nominato senatore del Regno.
Il C. morì a Catania il 26 marzo 1911.
Fra i suoi interessi principali si collocano, oltre qualche scritto nel campo del diritto canonico, gli studi di diritto internazionale. Della produzione in questa disciplina vanno segnalati innanzitutto gli Elementi di diritto internazionale (2 voll., Milano 1867-1875), opera di larga diffusione, adottata in molti corsi universitari e tradotta anche in francese. Gli altri suoi lavori scientifici sono: Sull'equilibrio politico degli Stati, Catania 1868; Nuova esposizione del principio del non intervento, ibid. 1873; Trattato di diritto internazionale pubblico di pace, Milano 1875; Guerra e Civiltà, in Annuario accademico della R. Univ. degli studi di Catania, 1880-81; Del blocco marittimo, Catania 1896; Del rispetto della proprietà privata nella guerra marittima, in Archivio giuridico, LX (1898), pp. 104-130, 282-304, 507-524. Al centro di tutta la sua opera di studioso di diritto internazionale sta il concetto, all'epoca molto usato nelle esplicazioni teoriche, di nazionalità; così, per esempio, nella prolusione accademica dell'80 dove l'evoluzione e l'affermazione delle nazionalità è considerato l'unico fattore di pace del mondo moderno.
Lo stesso concetto fa da filo conduttore di tutte le altre sue opere e principalmente del Corso di diritto internazionale.Schema esplicativo del diritto internazionale adottato dal C. in quest'opera (a cui è premessa anche un'ampia parte di ricostruzione storiografica sulla disciplina in oggetto) è il seguente: fondamento di ogni ramo del diritto è la personalità umana e la sua tutela. Questa nozione di personalità nel diritto internazionale si manifesta come "nazionalità". L'idea di giustizia nel diritto internazionale non può pertanto essere considerata se non come "ciò che si adegua alla conservazione ed esplicazione della nazionalità" (Corso, 1875, p. 83). Intorno a tale concetto, che il C. accuratamente distingue da quello di Stato, ruota tutto il sistema del diritto internazionale: "Il principio di nazionalità, adunque è il fondamento del diritto delle genti; perché uno il soggetto del diritto, il riconoscimento della nazionalità. è violazione del diritto internazionale ogni offesa alla nazionalità" (ibid., p. 87). Alla luce delle teorie esposte nel Corso possiamo quindi considerare il C. come un significativo esponente delle dottrine nazionaliste della fine dell'Ottocento e dell'Italia postunitaria.
Bibl.: P. Del Giudice, Storia del diritto italiano, Milano 1923, II, pp. 352-53;A. Russo, Sulla vita e sugli scritti del prof. G. C. A., Catania 1900; G. Curcio, L'università di Catania dal 1685 al 1934, Catania 1935, ad Ind.; Nuovo Digesto ital., ad vocem;T.Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Roma 1890, ad vocem.