CARRA, Giuseppe
Nacque a Parma l'11 febbr. 1766 da Girolamo e da Giovanna Carletti. Nessun documento prova con certezza la sua parentela con lo scultore G. B. Carra, anche se l'inclinazione e la passione che il C. dimostrò ancora fanciullo per l'arte potrebbero far pensare a una tradizione familiare. Fu ammesso nella scuola di disegno della R. Accademia parmense dove fu allievo di G. Sbravati e G. Callani. Diede ben presto prova delle sue capacità vincendo nel 1787 il concorso di composizione bandito dall'Accademia con un bassorilievo di gusto classicheggiante, con Minerva, Plutone, Mercurio armanti Perseo prima del combattimento con Medusa (tuttora conservato nel Museo dell'istituto d'arte).
Acquistò fama di corretto modellatore. Testimonianza di ciò sono alcune caricature ora di proprietà privata, in terracotta colorata a imitazione di Sbravati, e la decorazione con statue di terracotta e ornamenti in stucco della grande sala di palazzo Marchi in Parma. Altre opere giovanili sono le statue che ornano lo scalone di marmo del palazzo del cavaliere Giacomo Poldi e la statua raffigurante il Correggio già nella Pinacoteca di Parma e ora nella piazza Garibaldi. Nel 1821 eseguì per la chiesa del S. Sepolcro in Parma quattordici tavole in marmo ad altorilievo con la Via Crucis. Scolpì pure per l'oratorio di S. Brigida in Parma una statua della Beata Vergine del Rosario.
Il C. ammirò incondizionatamente l'arte del Canova che egli cercò sempre di imitare; tuttavia, non essendo mai uscito da Parma, dove occupava la cattedra di disegno all'Accademia di Belle Arti, rimase sempre condizionato dalla maniera non del tutto pura della scuola locale. La sua aspirazione alla realizzazione di opere più solenni e importanti fu finalmente soddisfatta quando ricevette l'incarico di eseguire quattro statue in marmo da porre ai capi del ponte sul Taro.
Conscio delle proprie possibilità e desideroso di acquistarsi fama di valente scultore egli si dedicò per sei anni a quella impresa: dirozzò da solo il marmo e modellò con bravura quattro colossi raffiguranti i quattro fiumi principali della provincia di Parma: la Parma, il Taro, l'Enza, lo Stirone. Sono figure umane distese su un fianco col busto eretto e appoggiate a un vaso da cui sgorga l'acqua; misurano m 2,74 e nonostante la mole sono eleganti e armoniose nelle forme. L'opera fu molto apprezzata e lodata già ai tempi suoi (B. Corsini gli dedicò una Oda a stampa, Parma 1828) e la duchessa Maria Luisa si recò ad ammirarla, e fece assegnare in premio una somma ragguardevole al Carra. Questi si riconfermò scultore capace e sicuro ritraendo il celebre orientalista G.B. Rossi in un busto che riprodusse tre volte: due per Parma e una per Torino. è attribuita a lui anche una Deposizione attualmente nella cappella dei Caduti del duomo di Parma.
Il C. morì il 31 maggio 1841 a Parma.
Fonti e Bibl.: Parma, Museo di antichità: E. Scarabelli Zunti, Doc. e memorie artistiche di Parma, anni 1801-1850, ms.; Sculture, in La Gazzetta di Parma, 16 aprile 1828; E. Scarabelli, Necrologio, in Il Facchino, 14 ag. 1841; G. B. Janelli, Diz. biograf. dei parmigiani ill., Genova 1877, p. 97; N. Pelicelli, Guida di Parma, Parma 1906, pp. 149, 202; G. Copertini, Gli antichi concorsi per il bassorilievo di composizione della R. Accademia parmense, in Aurea Parma, XIV (1930), p. 228; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 54.