CASTIGLIONE, Giuseppe (in Cina, Lang Shih-ning)
Figlio di Pietro e di Maria Vigone, nacque a Milano il 19 luglio 1688 Mancano notizie della sua famiglia e degli anni della sua formazione artistica. Entrato il 16 genn. 1707 nella Compagnia di Gesù a Genova, lavorò ben presto per la Compagnia stessa come pittore. C. G. Ratti (Instruzione di quanto può vedersi... in Genova...,Genova 1780, p. 82) attribuiva al C. la pala dell'altar maggiore della chiesa di S. Ignazio "che fu gia noviziato de' pp. gesuiti" e "molti quadri ad olio" nel refettorio del collegio. Di questo gruppo probabilmente fanno parte l'Apparizione di Cristo a s. Ignazio e S. Ignazio nella grotta di Manresa (riprodotti in Loehr, 1963, e in Beurdeley; esse non risultano però nel Pio Ricovero Martinez come indicato).
Avendo richiesto di andare nelle missioni, il C. fu dapprima inviato (1710) a Coimbra in Portogallo, paese a cui facevano capo le missioni asiatiche della Compagnia: da una sua lettera del 22 febbr. 1714, parzialmente riportata in Beurdeley (p. 154), risulta che anche a Coimbra dipinse per la cappella del noviziato (le tele sarebbero oggi nella cappella dell'ospedale dell'università di Coimbra; ma vedi Beurdeley, dove sono riprodotte, pp. 184 s.)e che fece anche il ritratto dei due principi reali.
Dalla missione di Pechino era stato intanto richiesto un confratello che fosse in grado di lavorare come pittore presso la corte dell'imperatore K'ang-hsi. Così il C. partì per l'Estremo Oriente l'11apr. 1714, e arrivò il 17 settembre dello stesso anno a Goa, in India, dove restò qualche mese. Dopo altre brevi tappe a Macao e Canton, arrivò finalmente a Pechino, e andò ad abitare nel collegio dei Portoghesi. Pochi giorni dopo il suo arrivo egli venne presentato all'imperatore con il nome cinese Lang Shih-ning (descrittivo del suo carattere mite e gentile) dal padre Matteo Ripa di Eboli, il quale era anche lui pittore, incisore e valente cultore della lingua cinese, assieme al quale il C. svolse in seguito la sua attività di artista di corte. Abbandonata di necessità la maniera europea di dipingere, imparò dai maestri cinesi a dipingere ad acquerello e inchiostro di China su carta e seta. Ma di tutto il lavoro da lui svolto sotto l'imperatore K'ang-hsi, morto il 30 dic. 1722, nessuna opera ci è pervenuta.
Intanto il C. (8 dic. 1721) era divenuto coadiutore temporale della Compagnia di Gesù. Il nuovo imperatore Yung-heng, al contrario del padre, si dimostrò poco tollerante verso i cristiani, e anche i missionari europei subirono persecuzioni. Probabilmente nel periodo in cui dovette rimanere chiuso nella missione, lontano dalla corte, il C. eseguì la decorazione pittorica della chiesa di S. Giuseppe che proprio in quegli anni veniva completata. M. Ishida (in Memoirs of the Research Department of the Toyo Bunko [Tokyo],1940) cita fonti cinesi che descrivono le opere del C. nella chiesa di Nan-t'ang (chiesa del Sud) descritte anche nelle Lettres édifiantes... (XXIV, p. 496); ma non c'è oggi traccia né dei quadri ad olio né delle prospettive dipinte ad affresco. In queste ultime dovette probabilmente rivelarsi ammiratore e discepolo del suo illustre confratello Andrea Pozzo (come fa pensare una lettera del 14 ott. 1729, in Loehr, 1963), e comunque in tutti questi dipinti aveva potuto liberamente manifestare le sue doti e capacità di artista iniziato alla grande scuola della pittura barocca italiana.
Invece, nel suo lavoro di pittore di corte, che nonostante le persecuzioni gli permetteva di essere benvoluto dall'imperatore, egli dové costringere la sua arte ai canoni e alle tecniche della pittura cinese: gli stessi soggetti gli venivano imposti dall'imperatore. Sono del periodo di Yung-heng i primi dipinti "cinesi" noti del C., acquerelli su seta conservati nel Museo nazionale di Taipei a T'aiwan: Un oggetto di buon augurio, firmato e datato 1723, raffigura, in un vaso cinese dal collo lungo, il loto nella triplice forma di bocciolo, fiore e frutto insieme con spighe di miglio e altri fiorellini; Falcone, pino e fungo, del 1724; e Cento cavalli eccellenti, del 1728, il suo capolavoro (rotolo di m 0,94 × 7,76; i cavalli sono studiati dal vero ma rivelano anche influssi della pittura cinese del sec. XIV). Negli stessi anni il C. collaborò pure con Nien Hsi-yao, alto funzionario, alla traduzione in lingua cinese della Perspectiva pictorum et architectorum di Andrea Pozzo. Il libro, col titolo Shih Hsüeh (Lezioni di visualità), venne pubblicato nel 1729 e di nuovo nel 1735 integrato da disegni e schemi prospettici. Una copia completa dell'edizione del 1729 è conservata nel Cabinet des Estampes di Parigi, mentre dell'edizione del 1735 se ne conservano copie nella Bodleian Library di Oxford e nella biblioteca del London India Office (B. Kerber, Andrea Pozzo, Berlin-New York 1971, p. 270).
Di questo periodo è anche la lettera (14 nov. 1729) del C. al padre generale dei gesuiti (in parte riportata in Beurdeley, pp. 154 s.) in cui il C. chiede il permesso di far incidere alcuni suoi disegni al confratello F. B. Moggi per farne un volume da dedicare al re del Portogallo. L'imperatore Ch'ien-lung mostrò di avere particolarmente caro il C., di cui si proclamava discepolo. Il pittore lavorava nel Jui-Khan (padiglione dello scettro di buon augurio) fatto costruire dall'imperatore per gli artisti cinesi ed europei. Le Lettres édifiantes... (XXII, pp. 253 s., 273-75: vedi anche Loehr, 1940, pp. 14 s.) ricordano l'azione insistente svolta dal C. presso l'imperatore per far cessare le persecuzioni contro cristiani e missionari che di fatto vennero soltanto mitigate. A questo periodo risale una pittura su seta firmata e datata 1737 (m 0,35 × 7,79), conservata in un cofano di lacca rossa decorato con il dragone imperiale, ora al Museum of Arts di Cleveland, raffigurante l'imperatore con l'imperatrice e varie concubine a mezzo busto con la scritta: "Nel mio cuore c'è il potere di regnare pacificamente".
Riguardo a questa serie di ritratti, nel libro delle cerimonie per gli ottanta anni dell'imperatore è riportata una poesia dello stesso Ch'ien-lung che dice tra l'altro: "Shih-ning non ha rivali nell'arte del ritratto... mi ha ritratto nei miei giovani anni. Quando io entro oggi in questa sala con i capelli bianchi non so chi sia questo personaggio".
Nel 1747 l'imperatore, sempre più interessato alla civiltà occidentale, incaricò il C. di dirigere la costruzione di fontane, su disegno del padre M. Benoist, e palazzi, su progetto del fratello coadiutore F. B. Moggi, in stile europeo. Purtroppo tutto è andato distrutto alla fine del sec. XIX, ma Loehr (1963) e Beurdeley riproducono, insieme con alcune vecchie fotografie dei resti, la serie di incisioni tratte da questi edifici da alcuni allievi del C. (1783-84) conservate nella Bibliothèque Nationale di Parigi e nell'Archivio della Compagnia di Gesù a Roma. Il C. svolse una parte della sua attività anche nel campo della porcellana.
Nei mesi estivi la corte si trasferiva a Jehol, tra le montagne della Manciuria, e qui il C. eseguì numerosi lavori: ritratti di generali vittoriosi,scene di combattimento, cavalli, cani, aquile e altri animali. Talvolta il C. operava in collaborazione con artisti cinesi ai quali erano in genere riservati i paesaggi, mentre il C. eseguiva le figure. Di questo tipo sono quattro rotoli conservati presso il Museo Guimet di Parigi, intitolati Mou-lan (distretto a nord nei dintorni di Jehol; Beurdeley, pp. 170 s.). Nello stesso museo si trova anche una delle opere migliori del C.: Tributo di cavalli a Ch'ien-lung, rotolo su carta (m 0,45 × 2,67). In Europa, fino a tempi recenti, le uniche opere conosciute dell'artista erano le sei stampe di una serie molto rara di sedici, di vari autori, nota con il titolo Conquiste dell'imperatore della Cina.
Vennero incise in Francia su disegni inviati dalla Cina nel 1765 con una lettera di accompagnamento e di istruzioni del C. (lettera che arrivò a Parigi quando l'artista era già morto da sei mesi); i rami e duecento esemplari furono mandati a Pechino ma a Parigi ne restarono alcune serie: una nuova serie venne stampata in Cina (Lettres édifiantes..., XXIV, pp. 381 ss.) e ancora a Parigi venti anni dopo (Beurdeley, pp. 83 ss.).
Il C. morì a Pechino il 17 luglio 1766, e fu sepolto nel cimitero di Chala con solenne funerale secondo il cerimoniale spettante al suo alto rango. Nel 1748 per intervento della imperatrice madre, che in caso contrario non si sarebbe lasciata ritrarre da lui, era stato promosso mandarino di terza classe; e al momento della morte Ch'ien-lung lo promosse mandarino di seconda classe e tra l'altro proclamò: "diamo trecento once d'argento del tesoro imperiale per finanziare i suoi funerali onde dimostrare la nostra profonda simpatia".
L'attività artistica del C. si svolse, come è stato già visto, in un arco di circa sessanta anni e nelle forme più svariate che dimostrano in lui un eccezionale spirito di penetrazione e di adattamento. Lo Shih Ch'ü Pao Chi (Catalogo delle pitture profane nei palazzi imperiali), nelle sue prime redazioni sino al 1815, menziona cinquantacinque opere del C. delle quali ventitré sono andate perdute (Beurdeley, p. 159). Non sono compresi nell'elenco i tre ritratti a olio in stile europeo attribuiti generalmente al C., attualmente a Taipei: essi rappresentano la stessa donna in diversi abbigliamenti, e si tratta probabilmente della famosa Hsiang Fei (concubina profumata). Tutta la vita del C. ci appare tesa nello sforzo di integrarsi nella società cinese e di assimilarne i metodi di espressione artistica al fine di poter avere maggiori possibilità di favorire l'opera di proselitismo religioso della Compagnia di Gesù. Questa fu di modesta portata così come limitata nel tempo fu, anche, l'influenza da lui esercitata nel campo dell'arte. Non gli mancarono tuttavia i riconoscimenti anche da parte di artisti cinesi del suo tempo come quello di Ts'ien Tai che ne rilevava in particolare la capacità di rappresentare il rilievo (Beurdeley) e dei critici, come Tch'en Pin-he, autore di una Storia delle belle arti in Cina il quale afferma: "G. C. mantiene il giusto mezzo tra i metodi di pittura occidentale e cinese. Eccelle nella rappresentazione dei cavalli. Tra i pittori stranieri G. C. è senza eguali" (Beurdeley, p. 151).
Fonti e Bibl.: L'Arch. della Sacra Congreg. De Propag. Fide a Roma non è stato consultato perché il relativo fondo non è stato ancora ordinato. Lettere del C. sono nell'Arch. Rom. Soc. Jesu, Jap. Sin. 175, f. 220, da Lisbona, 22 febbr. 1714 a M. Tamburini, Roma. La corrisp. da Pechino è a Hank'ou, Arch. archidioc., AH, biglietto a Matteo Ripa, 1723; Arch. Rom. Soc. Jesu, Jap. Sin. 183, ff. 212-213, 7 nov. 1725 a Nicolao Giampriamo; Ibid., ibid., f. 326, 1º dic. 1726, a M. Tamburini; Ibid., ibid., 184, ff. 37-38, 14 ott. 1729, a M. Tamburini; Ibid., ibid., f. 118, 31 ott. 1733, a F. Retz; Ibid., ibid., f. 135, 27 nov. 1733, a F. Retz; Parigi, Bibl. naz. liasse O' 1924(2), 13 luglio 1765, al presidente dell'Accademia di pittura, Parigi. Si veda inoltre Hank'ou, Arch. Archidioc., A 24, p. 115; Ibid., A. 262; Arch. Rom. SocJesu, Lus. 24, f. 101; Antonio Franco, Synopsis annalium provinciae Lusitaniae, Augustae 1726, p. 441; Arch. Rom. Soc. Jesu, Jap. Sin. 184, ff. 41-42; Relaçao Summaria Da Prizam, Tormentos, e glorioso Martyrio Dos Veneraveis Padres Antonio Joseph Portuguez e Tristam De Attimis Italiano, Lisboa 1751, pp. 29-31; Arch. Rom. Soc. Jesu, Jap. Sin. 117, ff. 368-370; Ibid., ibid., Bras. Maragn. 28, ff. 92-93; Lettres édifiantes et curieuses...,Paris 1781, XXII, pp. 253 s., 273-275, XXIII, pp. 278 ss.;XXIV, pp. 381 ss., 496; J. M. Planchet, Le Cimetière et les oeuvres cathol. de Chala, 1610-1927, Pekin 1928, pp. 57, 59, 148; L. Pfister, Notices biograph. et bibliograph. sur les jésuites de l'ancienne mission de la Chine, Shanghai 1932, pp. 635-639; G. R. Loehr, G. C. (1688-1766) pittore di corte di Chien-lung, imperatore della Cina, Roma 1940; Id., C. pittore di corte, in Il Marco Polo (Shanghai), 1940, pp. 1-10; M. Ishida, A Biograph. Study of Lang Shih-ning, a Jesuit Painter in the Court of Peking under the Ching Dynasty, in Memoirs of the Research Department of the Toyo Bunko (Tokyo), 1940, n. 19, pp. 79-122; C. Zanon, G. C. (Lang Shih-ning). Un milanese pittore di corte di Kien-Iong, in Arte figurativa antica e mod., II (1954), n. 12, pp. 34-36; G. R. Loehr, G. C. Missionary-Painter in the Service of three Manchu Emperors, in The Emory Univ. Quarterly, XVII (1961), 3, pp. 176-184; G. R. Loehr, Peking Jesuit Mission. Artist Draw. sent to Paris in the Eighteenth Century, in Gazette des Beaux-Arts, s. 6, LX (1962), pp. 419-426; Id., Un artista fiorentino a Pechino nel Settecento: F. B. Moggi, in Antichità viva, 1963, n. 2, pp. 47-56; Id., Aspects d'échanges culturels entre l'Europe et la Chine au dix-huitième siècle, in Geschiedenis in het Onderwijs, VIII(1963), pp. 765-774; Id., The Sinicization of Missionary. Artists and their Work at the Manchu Court during the 18th Century, in Cahiers d'histoire mondiale, VI(1963), pp. 795-816; J. M. Simonet, G. C. ... La chasse d'hiver…,in Bulletin des Musées de Belgique, VII(1966), pp. 82-84 (un rotolo nel Musée de Mariemont); M. Bussagli, G. C. pittore mandarino, in Ai nostri amici (Palermo), 1966, n. 37, pp. 220-23; M. Sullivan, The Night Market at Yang Ch'eng, in Apollo, 1968, n. 151, pp. 330-335; C. e M. Beurdeley, C. peintre jésuite à la cour de Chine, Fribourg-Suisse 1971 (con catal. critico e bibl. occidentale e cinese); G. R. Loehr, G. C. painter of flowers at the Chinese Court, in Art and Archaeology Research Papers (London), giugno 1973, pp. 19-32; E. Beretta, G. C. pittore gesuita milanese in Cina…, in Arte cristiana, LXIV (1967), pp. 223-28. Riproduzioni: The Kokka (Tokyo),n. 357, febbraio 1920, tav. VIII; Sei cartelle con 74 ripr. in collotipia di pitt. nelle collez. del Gov. cinese (Museo del pal. imper.), Pechino 1931-35; Gravures des Conquêtes de l'Empereur de Chine K'ienlong au Musée Guimet, Paris 1969; The Selected Painting of Lang Shin-ning, Hong Kong 1970, I, 40 tavv.; II, 32 tavv.; Mostra d'Arte Cinese, Firenze 1973, nn. 18, 19; Les peintres jésuits à la cour de Chine, Grenoble 1973, passim.