CATALANO, Giuseppe
Nato a Palermo l'8 dic. 1888 da Emanuele e Carolina Cocchiara, studiò e si laureò nella città natale in scienze naturali nel 1911 e mosse in quella università i primi passi della carriera. Fu subito attratto dalla figura e dall'insegnamento del botanico A. Borzi del quale divenne assistente e con il quale pubblicò i primi lavori. Sposò a Palermo nel 1934 Rosa Giambra, ed ebbe tre figli. Direttore dell'istituto botanico della facoltà agraria a Portici dal 1932 al 1947, fu ordinario nella cattedra di botanica (ordinario lo era già dal 1935 a Portici) e direttore dell'istituto nell'università di Napoli dal 1948 al 1959, quando concluse la sua carriera. Nello stesso periodo fu direttore della Stazione sperimentale per le piante officinali a Napoli e membro consultivo per le piante officinali dell'apposito sottocomitato del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).
Il C. morì a Napoli il 29 ag. 1981.
Fu membro dell'Accademia di scienze fisiche e matematiche di Napoli, dell'Accademia di scienze lettere e arti di Palermo, dell'Accademia Gioenia di Catania e della Pontaniana di Napoli. Diresse per undici anni la rivista Delpinoa, intitolata a F. Delpino.
L'impostazione metodologica e l'atteggiamento speculativo del C. sono profondamente influenzati dal pensiero del Delpino e dall'allievo di questo, Borzi, tanto che quasi tutta la sua produzione resta compresa nell'ambito degli interessi da loro coltivati. Ma fu, la sua, un'opera proseguita e sviluppata con le caratteristiche proprie dei tempi in cui si svolse e con una personale accentuazione dell'aspetto storico, al quale il C. sentiva la necessità di riferirsi come per un controllo dei corretto procedere della ricerca. E questo aspetto coltivò sia quando propose la teoria generale della foglia, sia quando, sulla scia del Borzi, affrontò l'affascinante tema della sensibilità nei vegetali, sia infine quando illustrò il cammino e i progressi delle scienze agronomiche.
L'attività scientifica del C. si svolse in un'epoca in cui la morfologia vegetale aveva come scopo precipuo la ricerca delle modifiche avvenute nel tempo negli organismi, e a questo fine utilizzava il criterio di identificazione degli organi equivalenti nelle specie di gruppi diversi. In questo ambito egli si propose di verificare se esistesse o no un piano organizzativo unico nel mondo delle forme vegetali. Il suggerimento più vicino gli venne dal Borzi che aveva modificato in "teoria del meroblasto" quella del "fillopodio" di Delpino. Il C. pose la questione su basi più concrete'di quelle del Delpino, che non aveva dato le prove della realtà del fillopodio anche perché ostacolato dalla diffusione della teoria della "stela" di Ph. Van Tieghem. Questa, basata sulle modalità di aggregazione del cilindro assile nell'organismo vegetale, affermava la natura proterotipa e fondamentale del caule. Qualche prova dell'esistenza dei fillopodio era stata fornita da H. De Vries e da E. Grelat. Il C. capì che avrebbe dovuto affrontare la questione con una paziente analisi delle forme viventi vegetali, compreso il loro sviluppo embrionale, e di quelle ormai estinte, come peraltro qualcuno aveva già fatto, seppure incompiutamente (per esempio, R. Wettstein, in Handbuch der systematische Botanik, Leipzig-Wien 1901-1908). Era stato anche provato che la costituzione anatomica dell'apice vegetativo del fusto presentava caratteri tali da confermare quanto aveva ipotizzato Delpino. Il C. iniziò con lavori sulle piante del genere Oxalis e Acacia, continuò su Dicotiledoni simpetale, dialipetale, monoclamidate, poi su Monocotiledoni, Gininosperme e Crittogame vascolari. Dall'esame dell'ontogenesi della foglia dedusse che questa è un organo fondamentale, costituito di un fillopodio ed una fronda che è la parte espansa, libera. Non si può parlare di caule come parte indipendente, essendo esso prodotto dall'unione e modifica dei vari fillopodi. La pianta superiore è quindi costituita di due parti: la radice e la foglia, la sua parte aerea essendo un sinfillo. L'affice vegetativo del germoglio non è dunque il generatore del fusto, ma risulta di un aggregato di fillopodi delle foglie più giovani, ancora senza fronda, ed è diverso strutturalmente dal cono di vegetazione della radice. Se poi è studiata alle sue origini e cioè con l'ontofilogenesi, anche la radice si presenta con un differenziamento funzionale della porzione inferiore dei primo fillopodio: stabilito quest'ultimo punto il C. poté affermare che la foglia èl'organo fondamentale e primordiale delle forme vegetali. Egli fece perciò un'opera di grande generalizzazione sulla linea di una ricerca iniziata molto prima con W. Goethe, K. F. WolfI, gli idealisti e poi i morfologi comparati, che, sulla metamorfosi dell'individuo singolo - nei suoi organi - o degli individui tra loro - come evoluzione delle specie - vide accentuare alternativamente la causale fisiologica o ambientale delle variazioni. Con grandi spazi oscuri e spesso mancanza di prove concrete il dibattito si mantenne però sempre vivo per la grande opportunità di generalizzazione che offriva, e fu all'origine di ricerche embriologiche e comparative nel mondo vegetale. Il C. seppe essere un morfologo che usava il metodo biologico e vedeva in ogni forma una ragione logica ed uno scopo in armonia col grande equilibrio della vita, su posizioni quindi antitetiche alla biologia meccanicistica.
A questa posizione egli ispirò anche i giudizi espressi nello studio della sensibilità vegetale. I botanici dei Settecento che si erano interessati all'argomento avevano attribuito ai moti delle piante cause fisiche dirette; mentre già alla fine del secolo la corrente vitalistica aveva esteso i propri criteri di spiegazione alla fitodinamica: i movimenti e la sensibilità vegetale sembravano addirittura una pregnante espressione della forza vitale. Il C. fece insieme con il Borzi alcune ricerche sperimentali, traendo la convinzione che se gli atti del processo sensorio erano causati da fenomeni chimici e fisici all'interno dei tessuti, a determinarlo era comunque necessario il protoplasma vivente con le sue proprietà di regolazione e fonte intima di forze latenti.
Nella vita scientifica del C. ebbe molta importanza l'esperienza fatta nella facoltà agraria di Portici e nella Stazione per le piante officinali annessa all'Orto di Napoli. Circa ogni tre anni egli forniva al ministero dell'Agricoltura e Foreste una dettagliata relazione delle attività svolte, con cui faceva conoscere i miglioramenti apportati alla preparazione del personale, ai terreni sperimentali, ai laboratori di ricerca, e come il C. si battesse per uscire da un ciclo economico ristretto per aprirlo a nuovi coltivatori, promuovere i consumi, introdurre nuove specie o nuove applicazioni di specie già coltivate e interessare l'industria all'utilizzazione sempre più vasta delle piante officinali italiane. Questa esperienza inoltre lo condusse ad una visione sintetica delle scienze agrarie che concretò in una serie di lavori dal titolo generale di Ricordi difilosofia agraria in cui ricostruiva la storia dell'agricoltura fin dalle origini nel suo aspetto di fenomeno naturale, tracciava un disegno storico del controllo esercitato dall'uomo sulla vita delle piante, e infine metteva in evidenza l'analogia tra evoluzione dell'agricoltura come arte umana e quella degli stessi esseri viventi. Giunto ai temi più dibattuti della biologia, si soffermava sulla definizione di individuo e in particolare di individuo umano, che vedeva come persona, cioè organismo fisico unito ad un io psichico idealmente libero. A questo giudizio espresso e condiviso da altri naturalisti prima di lui, il C. aggiungeva la preoccupazione, tipica del suo tempo, della decadenza e umiliazione della persona umana in condizioni di sovraffoliamento e difficoltà materiali. Altra preoccupazione del C. fu quella che la scienza, da lui intesa come ricerca di verità, si presentasse troppo frammentaria, in quanto suddivisa tra troppi uomini, così che sembrava molto arduo fare una sintesi di tutta la realtà naturale e spirituale. Tale ricerca di sintesi è l'aspetto più caratteristico del pensiero del C. ed è lodevole in lui la capacità di fermarsi prima di entrare in troppo vaghe, imprecise e, perciò inutili, generalizzazioni.
Negli ultimi anni di vita scrisse l'Introduzione ad una teoria biologica della musica, in cui la ricerca biologica si esercita a rintracciare origine e cause del fenomeno musicale.
Opere: Morfologia interna delle radici di alcune Palme e Pandanacee, in Rend. della R. Acc. dei Lincei, s. 5, XX (1911), n. 2, pp. 725-729; Intorno alla struttura e alla funzione di alcune radici contrattili, in Nuovo Giorn. bot. ital., n. s., XXII (1915), pp. 148-174; La sensibilità vegetale, ibid., XXX (1923), pp. 121-156; Megasporogenesi aberrante in Agave sisalana, ibid., XXXVI (1929), pp. 317-324; Sul diverso valore morfologico dell'apice della foglia, ibid., XLII (1935), pp. 672-696; Teoria generale della foglia, in Annali della facoltà di agraria della r. univ. di Napoli, s. 3, XII (1941), pp. 1-205; La natura "fogliare" del corpo dei vegetali, ibid., XIV (1942), pp. 1-47; Le unità morfologichedella organizzazione vegetale e la teoria fogliare, in Delpinoa, I (1948), pp. 7-57; Ricordi di filosofia agraria, ibid., II (1949), pp. 1-65; IV (1951), pp. 1-87; V (1952), pp. 1-155; Stazione sperimentale per le piante officinali. Tre anni di attività (1949-51), ibid., IV (1951), pp. 116-128; (1952-54), ibid., VII (1954), pp. 57-77; (1955-57), ibid., X (1957), pp.169-186; La biologia vegetale del nostro tempo, ibid., XI (1955), pp. 1-27; Genetica e trasformazione agraria nel Mezzogiorno, in Atti della XLV riunione della SIPS di Napoli 1954, Roma 1956, pp. 1-15; Botanica agraria, Torino 1938 (2ª ediz., ibid. 1948); Storia dell'orto botanico di Napoli, Napoli 1958; Lineamenti storici della filosofia botanica, in Delpinoa, n. s., V (1963), pp. 67- 104; Introduzione ad una teoria biologica della musica, Napoli 1963.
Fonti e Bibl.: Non sono stati pubblicati notizie biografiche né necrologi del Catalano. Questa voce è stata compilata su dati forniti da familiari del C. e sulle sue pubblicazioni scientifiche. V. anche Chi è? Diz. biografico, degli Italiani d'oggi, Roma 1961, p. 154; Lessico universale italiano, IV, Roma 1970, ad vocem.