CAVALLINI, Giuseppe
Nato a Cevoli, ora frazione del comune di Lari (Pisa), di lui non sono note la data di nascita, le origini familiari e le vicende giovanili. Poiché nel I volume della Collezione istorica di casi chirurgici metodicamente disposti, e con note illustrati da G. Cavallini di Cevoli (Firenze 1762), si presenta come un giovane chirurgo che sta ultimando gli studi nell'ospedale fiorentino di S. Maria Nuova, sembra ragionevole collocarne la nascita verso il 1735. Nell'opera, che fu sollecitamente e positivamente recensita dalle Novelle letterarie di Firenze, il C. dichiara di aver assunto l'impegno di pubblicare regolarmente, da allora in poi, le raccolte dei più interessanti casi chirurgici presentatisi nell'ospedale.
Già nel primo volume il C. organizzava il materiale in modo tendenzialmente sistematico, comprendendovi centoquarantotto storie di "tumori infiammatori d'ispezione chirurgica",e inframezzando ad esse ventidue "riflessioni" sui più rilevanti aspetti clinici. Al testo era premessa una Dissertazione sopra gli effetti del ristagno dei liquidi nel corpo umano, che tentava di proporre una spiegazione unitaria dei fatti morbosi considerati, basata su un'analisi equilibrata della più recente letteratura medica.
Il C. mantenne l'impegno assunto nell'iniziare la Collezione, pubblicando tre tomi per complessivi sei volumi: la parte seconda del tomo I (Firenze 1763) tratta Dei tumori cronici d'ispezione chirurgica;le due parti del tomo II (ibid. 1767 e 1772) vertono, rispettivamente, Sopra le ferire e Sopra le fratture;il terzo, infine, Sopra le piaghe derivanti da celeri infiammazioni e Sopra le piaghe derivanti da infiammazioni lente (ibid. 1776 e 1779).
L'opera mantenne fino al termine un disegno unitario, con la numerazione progressiva sia delle storie mediche che delle riflessioni dell'autore. Queste ultime assieme alle dissertazioni iniziali dei volumi rivelano il buon livello scientifico raggiunto nell'epoca dalla scuola medica fiorentina, e sono improntate in genere a un sano empirismo, alieno da teorizzazioni troppo rigide. Attraverso i vari volumi si palesa l'ascesa professionale e sociale del C., che li dedicò a personaggi sempre più autorevoli, come il granduca Pietro Leopoldo e G. A. Brambilla, chirurgo dell'imperatore Giuseppe II. La Collezione, più che per le novità scientifiche che non è facile reperirvi, ha oggi notevole interesse in un'ottica di storia sanitaria e in genere sociale, consentendo una stima dell'incidenza di alcune malattie in un tipico centro dell'Italia illuministica, la Firenze di Pietro Leopoldo, e una valutazione dell'efficienza delle sue strutture sanitarie. Il terzo tomo, in particolare, contiene dati statistici sul numero dei ricoveri e dei decessi in S. Maria Nuova, dal 1º genn. 1773 al 31 dic. 1778. Dai dati forniti è possibile rilevare una mortalità annua quasi costante, dell'Ordine del 16-18%; le Novelle letterarie del 1776, discutendo questi dati, ritennero tale percentuale eccessiva, specie se paragonata a quella dell'altro ospedale fiorentino di S. Giovanni di Dio, oscillante attorno al 7%. Per l'anonimo recensore la differenza era spiegabile soltanto in parte con la maggiore gravità delle malattie curate nel primo ospedale, e riteneva determinante il maggior affollamento che vi esisteva, con le conseguenti peggiori condizioni igieniche.
Questa situazione dovette essere all'origine della decisione di Pietro Leopoldo, attuata con motu proprio del 17 maggio 1783, di rinnovare completamente S. Maria Nuova; tra i provvedimenti innovativi si collocò anche la nomina di sei nuovi docenti, tra cui il C., che ebbe la lettura di casi pratici di chirurgia.
A questa data, oltre ai volumi della Collezione, egli aveva già fornito il suo più originale contributo scientifico con i Tentamina medico-chirurgica de felici in quibusdam animantibus uteri extractione, deque partium regeneratarum et cicatricis natura pubblicati a Firenze nel 1768 e dedicati a G. G. De Lagusi, consigliere aulico e archiatra del granduca. Il C. vi esponeva i risultati di alcuni esperimenti da lui compiuti di ablazione dell'utero da vari animali, ponendo così nella scuola medica toscana le basi per l'estensione alla donna di questo tipo d'intervento, poi proposta da R. Menici, docente a Pisa dal 1826.
Il C. morì a Firenze il 6 giugno 1791.
Con il C. non è da confondere il Giuseppe Cavallini, medico condotto di Verola Alghise alla fine del sec. XVIII, cultore di studi scientifici e letterari, autore d'una Storia d'un reuma paralitico curato con l'unzione mercuriale (Venezia 1769) e di una Serie di operazioni della pietra fatte da Lelio Seccafieni (Brescia 1792), ricordato nella Biblioteca bresciana di V. Peroni (I, Brescia 1818, p. 248). Si tratta probabilmente dell'omonimo medico bresciano di cui parlano le Novelle letterarie fiorentine del 1752 (col. 687), dicendo che egli, di passaggio a Firenze, vi aveva fatto coniare due medaglie di bronzo dedicate ai suoi maestri nell'arte medica, P. Valcarenghi ed il fiorentino G. S. Bertini.
Fonti e Bibl.: Novelle letterarie, XXIII(1762), coll. 539 s.; XXIX (1768), coll. 641 s.; n. s., III, (1772), coll. 517 s.; VII (1776), coll. 641-3; X (1779), coll. 225 s.; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio e delle società scient. e letter. di Firenze, Firenze 1810, I, pp. 203 s.; II, pp. 201 s.; C. Fedeli, La clinica chirurgica della Univ. di Pisa (1778-1921), Pisa 1921, pp. V s.