ASTORI, Giuseppe Celestino
Nacque a Bergamo nel maggio del 1728, da Domenico e da Anna Maria Rota.
A quattordici anni compose un epigramma latino Ad Deiparam Virginem,Bergamo 1742, stampato su un foglio volante, senza nome d'autore e attribuito all'A. da B. Vaerini (Gli Scrittori di Bergamo,I,Bergamo 1788, p. 133). In questa poesia l'A. cercava di riprodurre il sistema quantitativo latino secondo uno schema assai semplicistico escogitato da Ferdinando Caccia nel 1741 e perfezionato da Giuseppe Rota: metodo consistente nel considerare lunghe le sillabe terminanti in consonante, e brevi quelle uscenti in vocale. Tale invenzione l'A. sperimentò pochi anni dopo nel campo della. poesia italiana (un'elegia in morte della madre fu inserita fra le Rime oneste di A. Mazzoleni, II, Bassano 1777, p. 480), meritando l'approvazione di illustri contemporanei (cfr. Lettere dell'abate P. A. Serassi a G. Beltramelli,a cura di A. Foresti, Bergamo 1902, pp. 23 s.; M. Cesarotti, Epistolario, III, Firenze 1911, lett. LXIII, LXV) e l'elogio di qualche moderno ammiratore di "metrica barbara" (G. Mazzoni, Spigolature per servire alla storia della metrica in Italìa, in Fanfulla della Domenica, 29 febbr. 1880).
Gran parte delle rime dell'A. riflettono un carattere di occasionalità (Ode pindarica in lode di Antonio Valsecchì, Bergamo 1757, Poemetto per la professione di donna Teresa Felice Sottocasa, Bergamo 1765) e rappresentano la voce poetica assai esigua della bergamasca Accademia degli Eccitati, della quale egli fu censore nel 1760.
Maggiori meriti l'A. seppe acquistarsi nel campo della scienza studiando sotto la guida del concittadino Andrea Pasta. Come medico, l'A. si dimostrò studioso attento e coraggiosamente aperto alle più importanti scoperte, introducendo a Bergamo e praticando nell'Ospedale maggiore l'innesto del vaiolo (1769), per cui preparò anche una relazione per il magistrato della Sanità di Venezia.
Morì a Bergamo il 5 ag. 1777.
Bibl.: Un ragguaglio di L. Vischi, G. C. A., poeta bergamasco del sec. XVIII, in Boll. d. Civica Biblioteca di Bergamo, VI(1912), pp. 1-21, contiene alcune poesie dell'A. e una appendice bibliografica degli scritti a stampa e dei manoscritti esistenti nella biblioteca. Cfr. inoltre T. Casini, Le forme metriche italiane, Firenze 1890, p. 96; Poesie e prose italiane e latine di L. Mascheroni, a cura di C. Caversazzi, Bergamo 1903, pp. 50, 71-73; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II,Milano 1940, pp. 747 ss.; L. Volpi, Tre secoli di cultura bergamasca, [Bergamo] 1952, pp. 56, 75, 76.