CERACCHI, Giuseppe
Scultore, nato a Roma il 4 luglio 1751, morto a Parigi il 30 gennaio 1802. A Roma studiò con Tommaso Righi. Precocissimo, dopo alcuni lavori a Milano e a Firenze, già nel 1775 si trova a Londra, dove è trattenuto a lungo da continue commissioni (statue della Fortezza e della Temperanza sulla facciata di casa Somerset; busti del conte Belgioioso, dell'ammiraglio Keppel, di lord Shelburn, di lord Gromby, del pittore Reynolds). Dall'Inghilterra passa in Olanda e quindi a Vienna nel 1780, ove riceve ordinazioni da María Teresa e da Giuseppe II (busti del principe Wenzel, del feldmaresciallo Laudon, di Sacy). Il soggiorno a Vienna si protrae fino all'85, con frequenti gite a Roma, dove poi in quell'anno si stabilisce e dove fu conosciuto dal Goethe, che lo ricorda. In Roma fra l'86 e l'88 eseguì il busto del cardinale Albani, quello lodatissimo di Pietro Metastasio, quelli di Pio VI e del Winckelmann. Nel 1788 lascia l'Italia, forse per la Baviera; nel 1789 parte per l'America, dove stringe amicizia con Washington e con Alessandro Hamilton, e per loro eseguisce busti; e ha in animo di progettare un colossale monumento alla Libertà. Fra il '91 e il '92 è di ritorno in Europa. Entusiasta di Napoleone console, per lui decora di statue l'arco di trionfo a Milano, e più volte ne ritrae il busto. Si trova a Roma quando vi viene proclamata la repubblica (1798-99). Ma non molto dopo, a Parigi, sotto accusa d'attentato contro Napoleone, viene con altri preso e, dopo un processo sommario, il 30 gennaio 1802 ghigliottinato.
Le sue opere, numerose e sparse nei musei d'Europa e d'America, sotto la impersonalità dei canoni neoclassici risentono talvolta del suo temperamento vivo. Ciò si nota in ispecie nei varî busti, i quali ad una impostazione generale di maniera fissa unisconlo un senso d'osservazione realistica vivace e libera. Nell'ammirazione dei contemporanei ebbe un posto vicino a quello del Canova.
Bibl.: B. Kurzwelly, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VI, Lipsia 1912 (con la bibl. precedente); G. Gradara, G. C., scultore romano, in Roma, II (1924), p. 459 segg.