CERBONI, Giuseppe
Nacquea Marciana Marina, nell'isola d'Elba, il 24 dic. 1827, da Spirito, impiegato nel commissariato della Guerra del governo granducale presso il comando di Portoferraio, e da Luisa Catalani. Il 22 apr. 1847, dopo un quadriennio di apprendistato, entrava nei ruoli della sezione del materiale e della contabilità del ministero della Guerra, da poco istituito. Dopoaver partecipato alla campagna d'Italia del 1848come furiere maggiore diartiglieria, passò alla gendarmeria toscana come "ufficiale pagatore ed ajuto del Libro mastro", con il compito di organizzare i servizi amministrativi e la contabilità di quel corpo. Frutto di questo incarico è ilsuo primo lavoro a stampa, Regolamento di dettaglio per l'amministrazione della compagnia e del magazzino d'abbigliamento dell'I. R. Gendarmeria toscana (Firenze 1851).
Si apriva così un primo periodo della carriera del C. come teorico di ragioneria e funzionario statale, che va fino al 1869; il C. si applica allo studio e al perfezionamento della partita doppia, adattandola alle esigenze delle amministrazioni pubbliche. Un altro periodo (1869-1891) sarà quello della elaborazione originale del cosiddetto metodo logismografico. Un terzo infine (1891-1917) sarà di difesa di quel metodo dalle sempre più frequenti critiche provenienti dall'ambiente accademico e politico-amministrativo.
Caduto il granduca, il C., capitano di fanteria, ricevette dal ministro della Guerra del governo provvisorio del Ricasoli l'incarico di "dar sesto a' conti e consegnare la compagine amministrativa dello esercito toscano", come scrive lo stesso C. in un passo autobiografico (Il libro mastro logismografico negli ordinamenti e riscontri amministrativo-contabili per le aziende economiche di Stato, Roma 1901, p. 45). II 19 marzo 1861, due giorni dopo la proclamazione del Regno, il C. presentava, nella sua veste di "capo sezione di contabilità militare nel cessato Ministero della guerra toscano", la Relazione sullo statomilitare di Toscana e rendimento di contidella correspettiva amministrazione dal 1° genn. 1859 al 31 marzo 1860 (pubblicata a Firenze nel 1861).
La scrittura a partita doppia, definita lustro della Toscana - alludendo alla tradizione che muoveva dalla Summa de Arithmetica...,di Luca Pacioli (1494) -, vi è indicata come il metodo infallibile, "sia che dalla sintesi si voglia discendere all'analisi più parziale, sia che da questa si voglia salire a quella", per seguire in tutte le fasi il processo amministrativo e individuare compiti e responsabilità dei capi e degli agenti. Nella redazione di questo studio il C. si accostò alla contabilità di Stato del regno sardo, disciplinata dal Cavour con la legge 23 marzo 1853, in cui era stata adottata - ma senza una dettagliata strumentazione - la scrittura a partita doppia. Il Cavour era a sua volta interessato al sistema contabile toscano, e il 30 marzo 1860 ricevette il C. per averne ragguagli.
Passato capo divisione e direttore della contabilità del ministero della Guerra italiano, il C. lavorò anche qui a introdurre la partita doppia, presentando il 28 maggio 1865 le nuove scritture al ministro A. Petitti di Roreto. L'anno seguente assumeva la direzione della scuola speciale di contabilità per funzionari e ufficiali del ministero della Guerra, istituita dal ministro E. Cugia il 30 ott. 1866.
Del 1866 è il primo studio teorico del C., Sull'ordinamento della contabilità dello Stato (Firenze). Ricollegandosi al dibattito sull'unificazione amministrativa, presenta la scrittura a partita doppia come chiave per una corretta soluzione non solo di questioni tecniche, ma anche politico-amministrative, quali quelle della responsabilità ministeriale e del rapporto fra ministro e direttori generali, mediante il "riparto di ciascuna operazione di contabilità nelle tre azioni, ordinativa, amministrativa e terminativa"(pp. 35-36). La distinzione fra funzioni ministeriali, funzioni degli organi periferici e funzioni degli organi di controllo dovrà risultare, secondo il C., adottando la medesima scrittura non solo per il bilancio "sintetico" statale, ma anche per tutti i conti "analitici" delle amministrazioni centrali e territoriali. Una dimostrazione grafica è data dal C. in uno Specchio sinottico a forma di raggiera, in appendice allo scritto.
Nel 1867 faceva parte, come segretario, della commissione per la riforma della contabilità dello Stato nominata dal ministro delle Finanze F. Ferrara, e presieduta dal Minghetti. La relazione finale (3 giugno 1867) era opera del C., come si evince fra l'altro dal rilievo dato all'esigenza di "razionali scritture ben corrispondenti al bisogno", e dall'ammirato richiamo all'opera del ministro napoleonico Mollien, più volte ripreso dal C. nelle opere successive. La relazione fornì la base per la legge 22 apr. 1869 sull'amministrazione del patrimonio e la contabilità generale dello Stato (cosiddetta legge Cambray Digny), che introdusse fra l'altro la figura del ragioniere generale dello Stato.
Nel dicembre 1867 G. Finali, allora segretario generale del ministero delle Finanze, incaricò il C. di studiare la contabilità della riscossione delle imposte dirette, al fine di assicurare una più tempestiva trasmissione dei documenti relativi alla Corte dei conti. In uno studio apposito questi proponeva un sistema di tre conti principali, fra loro connessi: quello dell'amministrazione generale dello Stato, nel quale la voce "dare" corrisponde alle somme versate in tesoreria, l'"avere" alle imposte votate; quello dell'amministrazione delle imposte dirette, nel quale il "dare" sono viceversa le imposte votate, l'"avere" i ruoli di riscossione, le spese di esercizio, ecc.; e finalmente quello degli agenti di riscossione, nel quale il "dare" sono gli ordini di riscossione, l'"avere" le somme introdotte nelle casse dello Stato (Cagioni che impedirono ed impediscono lo assetto della contabilità delle imposte dirette, Firenze 1869). Anche se nella esemplificazione pratica il C. non è troppo esauriente, il saggio destò viva impressione non solo negli ambienti competenti, ma anche in quelli dell'opinione pubblica colta.
Fu N. Tommaseo a suggerire al C. di chiamare "logismografico" il proprio sistema di contabilità, giocando sulla molteplicità di significati di λογισμός ("conto"; ma anche "intelletto", "ragione"), quasi a conferire una specie di valore filosofico alle sue teorie. Il C. si convinse così di aver posto le basi per un nuovo sistema di pensiero, al cui vertice stava la "logismologia", ossia la scienza dei principi primi del comportamento razionale dell'uomo nella società, da cui si diramano l'economia politica, la statistica e la scienza dell'amministrazione in senso stretto. La "ragioneria" intesa tradizionalmente - definita dal C. "l'applicazione tecnica delle leggi che presiedono all'ordinamento amministrativocontabile dell'azienda" - è, in quanto tale, soltanto una branca della scienza dell'amministrazione. Questi concetti, con il supporto di tre lettere del Tommaseo, furono esposti dal C. nei suoi Primi saggi di logismografia presentati all'XI Congresso degli scienziati italiani (Firenze 1873). Anche C. Correnti mostrò apprezzamento per la logismografia, adottandola per la contabilità della Società geografica italiana da lui presieduta.
Durante il 1871 e il 1872 il C. studiò l'applicazione della logismografia ai bilanci del comune di Firenze, di cui era consigliere, e a quelli dell'azienda degli omnibus di quella città, di cui era presidente. Nell'aprile 1876, in seguito alla morte del ragioniere generale dello Stato G. B. Picello, il C. fu chiamato dal Depretis a quella carica. Si apriva così per lui un intenso periodo di attività volta a pubblicizzare le proprie teorie e ad adattarle alle esigenze dell'amministrazione.
Negli scritti di questi anni il C. prende progressivamente le distanze dalle versioni allora correnti della partita doppia, inadatte, secondo lui, a rappresentare la complessità dei fatti amministrativi dell'azienda statale. Preliminare all'uso di ogni tecnica scritturale deve essere l'individuazione dei soggetti ai quali intestare i conti. Il C. ritiene che, tanto per l'azienda privata quanto per quella pubblica, i soggetti principali siano due: il "proprietario" e gli "agenti e corrispondenti", sulla base di rapporti giuridici di credito e debito. Per questo la teoria del C. è definita "personalistica" e "giuridica". L'individuazione dei due soggetti principali consente, secondo il C., che si superino le difficoltà relative al collegamento fra conti patrimoniali e conti finanziari dell'azienda. Nella contabilità dello Stato, il bilancio patrimoniale è dato da due conti fondamentali, uno dello Stato stesso (indicato col simbolo A), in cui il "dare" è il patrimonio passivo o la diminuzione dell'attivo, e l'"avere" il patrimonio attivo o la diminuzione del passivo; e l'altro dei debitori e creditori dello Stato, consegnatari ecc. (indicato con B), in cui il "dare" è l'attivo dello Stato, l'"avere" il passivo. Il bilancio finanziario dà luogo a sua volta a due coppie di conti: quelli delle entrate, fra lo Stato (C) e gli ordinatori delle entrate (D); e quelli delle spese, fra lo Stato (E) e gli ordinatori delle spese (F), in cui il "dare" e l'"avere" sono, rispettivamente e reciprocamente, le spese e le entrate previste e quelle accertate. La simbologia A, B, C, D, E, F serve al C. per ricostruire analiticamente, in conti separati detti "svolgimenti", la formazione delle singole voci (per capitoli di bilancio, per articoli, ecc.). Altra innovazione del C. è di aver fuso insieme il libro giornale, che descrive le operazioni elencandole cronologicamente, con il libro mastro, in cui figurano l'addebitamento e l'accreditamento dei conti. Questi concetti furono esposti, oltre che in numerose conferenze e pubblicazioni d'occasione, nelle due opere teoriche più organiche del C.: Logismografia. Ricomposizione dei progetti e degli esempi proposti per introdurre la scrittura in partita doppia comune nella contabilità generale del Regno d'Italia (Roma 1878), e La ragioneria scientifica e le sue relazioni con le discipline amministrative e sociali, I, I prolegomeni; II, Il metodo (ibid. 1886 e 1894).
Ottenuta l'adozione del suo metodo, prima per le scritture dell'amministrazione centrale dello Stato (15 giugno 1877), e poi per quelle delle intendenze di finanza (20 nov. 1880), il C. lavorò come membro di due nuove commissioni per la revisione della contabilità dello Stato: la commissione Duchoqué (1878) e quella Cambray Digny (1883), il cui frutto fu il nuovo testo unico del 17 febbr. 1884 con il regolamento del 4 maggio 1885. Promuoveva altresì la pubblicazione di opere volte alla conoscenza e diffusione del suo metodo fuori d'Italia: Sur l'importance d'unifier lesétudesde la comptabilité, comprendente in appendice un Catalogue desoeuvres sur la comptabilité publiées en Italie depuis 1202 jusqu'aujourd'hui e un Essai de statistique financière comparéeconcernant les sept principaux états de l'Europe d'après les budgets de 1886 (Rome 1887), che riscosse il favore dell'economista e uomo politico francese Léon Say; iniziò la pubblicazione della Raccolta dei vari atti riguardanti l'amministrazione e la contabilità generaledello Stato (Roma 1888), tuttora proseguita; compilò una Statistica comparata dei bilanci dei principali Stati d'Europa pergli esercizi dal 1882-83 al 1887-88 (ibid. 1889), che fu apprezzata, fra gli altri, da V. Pareto. Il C. si formò una "scuola" (G. Rossi, E. Mondini, F. A. Bonalumi, ecc.) e trovò proseliti in Russia, Spagna e Grecia.
Dopo il 1890 la stella del C. cominciò a declinare, sia per le rilevate difficoltà tecniche nell'applicazione del suo metodo specialmente da parte delle amministrazioni periferiche, sia perché il suo nome si trovava oggettivamente associato a quello di A. Magliani, ministro delle Finanze dei passati gabinetti Depretis, la cui gestione del bilancio statale era da molti considerata disinvolta (classificazione delle spese per costruzioni ferroviarie come "trasformazioni di capitali" anziché come spese effettive, ecc.). Il C. fu anche sfiorato dallo scandalo della Banca romana, figurando fra quei funzionari statali "avventuratisi direttamente o indirettamente in speculazioni, o ricorsi per ciò a istituti di emissione" (relazione parlamentare Mordini, 23 nov. 1893).
Anche nell'ambito della disciplina si erano andati formando indirizzi dottrinari a lui non favorevoli, facenti capo a F. Besta, professore di ragioneria a Ca' Foscari, e a P. D'Alvise, direttore della Rivista dei ragionieri di Padova. Al metodo logismografico si rimproverava l'approccio personalistico, opponendogli un approccio secondo i tipi delle aziende; e, quanto alla tecnica di scritturazione, si obiettava che gli "svolgimenti" davano luogo a una catena di registrazioni ad infinitum. Meno criticata, invece, fu l'impostazione filosoficheggiante propria della sua teoria, che anzi si trasmise in parte anche alle altre scuole.
Dimessosi da ragioniere generale dello Stato nel 1891, il 12 apr. dello stesso anno fu chiamato alla Corte dei conti come consigliere, per diventare, dopo il definitivo collocamento a riposo (28 dic. 1893), consigliere emerito. Dopo di allora continuò a difendere le proprie teorie, ricollegandosi in modo esplicito con la tradizione della Destra storica e rievocando con rimpianto i tempi della felice osmosi fra classe politica e classe burocratica (Dei mezzi per conseguire la riforma della burocrazia e della contabilità e per attuare il decentramento dicasteriale nell'amministrazione dello Stato, Roma 1897). Nel 1898 il ministro delle Poste e Telegrafi, N. Nasi, gli affidò il compito di riorganizzare le scritture del suo dicastero; ma le proposte del C. (Studio sulle riforme da introdurre nell'ordinamento dei servizi amministrativo-contabili dipendenti dal Ministero delle poste e de' telegrafi, ibid. 1899) non solo non ebbero seguito a causa della sopraggiunta crisi del gabinetto Pelloux, ma suscitarono in Parlamento gli ironici commenti di M. Ferraris, cui il C. replicò con l'opuscolo Denigrazioni logismografiche (ibid. 1901). Il metodo logismografico, abbandonato per le intendenze di finanza nel 1891-92, fu abbandonato per le scritture dell'amministrazione centrale nel 1903-1904.
Festeggiato nel suo ottantacinquesimo compleanno con una raccolta di scritti in suo onore, il C. morì novantenne il 14 febbr. 1917 nella sua villa S. Giuseppe a Portolongone(oggiPorto Azzurro) nell'isola d'Elba, dove si era ritirato da molti anni.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Personale del Min. della Guerra, 1820-1860, filza XXXVIII, 76; Firenze, Bibl. nazionale, Carteggi Tommaseo, 67.30; Nouveau Dict. d'économiepolitique, a cura di L. Say-J. Chailley, I, Paris 1891, pp. 488 ss.; P. Bariola, Storia della ragioneria ital.,Milano 1895, pp. 493-514 e passim; Atti parl., Camera dei dep., XXI legislatura, prima sessione, Discussioni, tornata del 23 maggio 1901, pp. 42-47 ss.; La Corte dei conti nel suo cinquantenario, 1862-1912, Roma 1912, ad Ind.; Confer. intorno alla vita e alle opere di G. C.,Roma 1914; G. C.,in Rivista dei ragionieri, 28 febbr. 1917; F. De Gobbis, Ragioneria gener.,Milano-Roma-Napoli 1919, pp. 23-26, 133-137, 270 s.; F. Della Penna, Le istituzioni contabili, Roma 1946, pp. 290-294; F. Melis, Storia della ragioneria, Bologna 1950, pp. 759-66; La riforma degli istituti di emiss. e gli "scandali bancari" in Italia, 1892-1896, a cura di E. Vitale, Roma 1972, III, pp. 247, 373, 397; V. Pareto, Lettres d'Italie, a cura di G. De Rosa, Roma 1973, pp. 61 s.; Id., Battaglie liberiste, a cura di L. Avagliano, Salerno 1975, pp. 186-90; R. Faucci, Finanza, amministr. e pensiero econ. ...,Torino 1975, pp. 85-89, 101, 117 s., 131.