CINATTI (Cinnati, Cinati), Giuseppe (José)
Nacque a Siena nel 1808 da Luigi, architetto e pittore; iniziò a studiare architettura all'Accademia dì Brera a Milano, città dove il padre si era trasferito per lavoro. Costretto a lasciare l'Italia per ragioni politiche, si stabilì aLione dove iniziò l'attività di scenografo. Si trattenne a Lione fino al 1836, allorché fu scritturato come pittore e scenografo da Antonio Lodi, allora (1834-36) impresario del teatro S. Carlos di Lisbona. Trasferitosi nella capitale del Portogallo, iniziò con lo scenografa Achille Rambois, anch'egli scritturato dal Lodi (1834), la collaborazione per la scenografia del S. Carlos che durò circa quarantadue anni, fino alla morte del C., collaborazione basata su una divisione dei compiti: il C. si era specializzato in vedute di paesaggio, per le quali si serviva degli effetti di luce resi possibili dalle tecniche moderne, mentre il Rambois curava di preferenza scenari architettonici dai notevoli scorci prospettici. Famose rimasero le scene allestite per la Semiramide e per il Profeta (per il quale fu adottato un fondale architettonico ispirato all'interno della cattedrale di Münster) al S. Carlos, quelle dell'Aida (1878) e del Cora ou a Escravatura (con un pangrama raffigurante il Mississippi) per il teatro Donha Maria II. Come scenografi lavorarono assieme anche per il teatro della Larangeiras, fatto costruire dal conte de Farrolo nel parco omonimo (inaugurato nel 1843 e distrutto nel 1862) e nel teatro do Ginásio, nel palazzo delle Necessidades (inaugurato nel 1852 e recentemente distrutto da un incendio; in questo palazzo il C. ed il Rambois eseguirono inoltre, per incarico della regina Maria II, dal 1844, la decorazione di alcune importanti sale). Per merito loro la scenografia portoghese raggiunse un livello elevato, aggiornandosi al gusto internazionale contemporaneo.
Sempre in collaborazione, i due scenografi curarono anche l'allestimento di apparati e decorazioni di interni in occasione di feste e cerimonie pubbliche. Tra le imprese di questo genere ricordiamo gli addobbi approntati nella chiesa di S. Vicente de Fora, a Lisbona, per le esequie della regina Maria II, e quelli per l'esposizione di fiori nei giardini pubblici di Lisbona, entrambi del 1853. Nel 1858, in occasione dei festeggiamenti per il matrimonio di re Pedro V, il C. innalzò nella piazza del Rossio una colonna sovrastata dalla statua del dio Imene, dando così lo spunto al disegno del monumento a re Pedro IV, costituito appunto da una colonna sovrastata da una statua, che venne eretto pochi anni dopo nello stesso luogo. Nel 1862, per le nozze del re Luigi I con Maria Pia di Savoia, il C. curò gli addobbi urbani lungo la via Augusta, fino all'attuale Arco di trionfo, a Praça do Comércio. Si sa che il C. e il Rambois furono chiamati nel 1843, quando erano già famosi, a collaborare alla decorazione interna del nuovo teatro Donha Maria II, inaugurato nel 1846; forse il sipario è opera loro (França).
Per Maria Pia di Savoia il C. dipinse alcuni paesaggi italiani, racchiusi entro medaglioni nella sala di Saxe del palazzo di Ajuda, mentre alcuni suoi acquerelli sono conservati in collezioni private.
Data la penuria di architetti preparati in Portogallo, i due scenografi ebbero più volte l'incarico di restaurare e ampliare fabbriche preésistenti, come pure di costruire edifici ex novo sia da soli sia in collaborazione. Tra i lavori di restauro compiuti dal C. ricordiamo quelli liel settecentesco palazzo dei duchi di Palmela a Calhariz, vicino a Sesimbra (dal 1844: Raczynski, p. 399), e la conclusione dei lavori (1840-50) compiuti nel palazzo del marchese Castelo-Melhor a Lisbona che, iniziato dall'architetto italiano F. S. Fabri (circa il 1790), era rimasto interrotto alla sua morte (1807). Il C. curò la ristrutturazione esterna dei palazzo del visconte di Bessone in via Vitor Condor, e, sempre per lo stesso proprietario, nel 1856 costruì una elegante casa di campagna (Paço de Arcos), oggi in Estrada Marginal al n. 18. Nel 1860 il C. era impegnato nella ristrutturazione del palazzo settecentesco (opera del francese Larre) che il conte José Maria Eugenio de Almeida, importante uomo politico oltre che commerciante di tabacco, aveva comperato alla periferia settentrionale di Lisbona (in Avenida de Liberdade 22-26). Il palazzo, a tre piani, con cinque finestre per piano, venne quasi rifatto dal C. in stile neoclassico, con la facciata, scandita da paraste giganti, contrassegnata al centro da un padiglione lievemente aggettante, che comprendeva tre aperture, concluso con un timpano triapgolare nel quale vennero inseriti bassorilievi dello scultore A. Calmels, mentre le finestre avevano cornici e cimase di gusto rococò. Il C. disegnò inoltre, nel 1865, il palazzo Nunes-Correia-Almedina, nella via S. Juliano, di gusto italianizzante, tutto basato sul contrasto tra il fondo rosa antico e le decorazioni in pietra calcarea bianca. L'edificio, a due piani, era concluso da una balaustrata continua ed aveva busti e medaglioni inseriti nei timpani centinati delle finestre (nel 1940 fu aggiunto un attico, oltre la balaustrata). Per la famiglia Anjos il C. costruì un palazzetto a Lisbona (1860) e una casa lussuosa a Sintra (1860-70). Quest'ultima, detta anche del conte di Valença, è di evidente impronta italiana (o meglio veneziana), con una loggia di gusto cinquecentesco con particolari goticheggianti. L'eclettismo che si riscontra in quasi tutte le opere del C., dove su una struttura di tipo classico vengono a sovrapporsi elementi decorativi ora di una esuberanza rococò, ora di gusto esotico, desunti da epoche e civiltà lontane nel tempo o nello spazio, è tipico della cultura romantica portoghese come di quella dell'Europa intera.
Dopo il 1850 il C. aderì alle nuove tendenze neogotiche. Una delle prime opere in questo stile è la cappella del palazzo dell'impresario A. Lodi, a Benfica, a nord di Lisbona. Nel 1865 diresse la costruzione e l'allestimento di finte rovine medievali nel giardino púbbhco di Evora, sfruttando la sua esperienza di scenografo. Sempre a Evora il C. disegnò la facciata del palazzo di José Maria Ramalho, e curò il restauro del tempio romano detto di Diana (1863), liberandolo da sovrastrutture medievali e rinforzandolo. Per questa sua attività la città di Evora fece coniare, nel 1867, una medaglia d'oro in suo onore, e inoltre gli dedicò un busto che, opera di Simões de Almeida, fu collocato nei giardini pubblici (1884). Il C. ebbe una parte fondamentale nel restauro e ampliamento in stile neomanuelino del cinquecentesco convento dei Jerónimos di Belém presso Lisbona (uno dei capolavori del gotico manuelino in Portogallo).
Il C. lavorò in particolare alla parte attigua alla chiesa, costruita nei secoli XVI e XVII e contenente le celle, alcuni ambienti intermedi e i corridoi: i lavori gli furono affidati nel 1859 dallo stesso José Maria Eugénio de Almeida al quale il C. avrebbe ristrutturato il palazzo nel 1860, in occasione dell'installazione della Casa pia (della quale lo stesso C. era stato nominato provveditore) nel convento secolarizzato dal 1833. Il progetto del C. e del Rambois (1865-67), preferito ad altri presentati, prevedeva la costruzione di un enorme corpo centrale che doveva costituire il perno del complesso. Nell'esecuzione di questo progetto il C. non ebbe fortuna, e nel 1878 la torre dei Jerónimos si abbatté al suolo seppellendo otto operai e suscitando un enorme scandalo. Il C., già infermo da parecchi mesi per una congestione cerebrale, fu sostituito dal Rambois nella direzione dei lavori, consistenti nella conclusione del fabbricato all'estremità orientale, che aveva resistito al crollo, dove sono ospitati il Museo nazionale di archeologia e di etnografia e parte del Museo della marina.
Il C. morì a Lisbona il 23 luglio 1879.
Il C. e il Rambois si erano fatti sostenitori della creazione di una scuola di pittura scenografica e di prospettiva per la quale avrebbero messo a disposizione i numerosi disegni e scenari eseguiti nel corso della loro lunga attività per il S. Carlos; il governo portoghese non accolse la richiesta dei due artisti ed oggi tutte le loro opere sono conservate presso l'Archivio musicale di Lisbona.
Fonti e Bibl.: A. Raczynski, Let arts en Portugal, Paris 1846, p. 399; F. Da Fonseca de Benevides, OReal Teatro de S. Carlos de Lisboa, Lisboa 1883, pp. 165-68; A. Ramalho Ortigão, A conclusão do edificio dos Jerónimos, Lisboa 1897, passim;G. Ferrari, La scenografia, Milano 1902, ad Indicem; L'opera dei genio ital. all'estero, E.Lavagnino, Gli artisti in Portogallo, Roma 1940, ad Indicem;G. Matos Sequeira, Ristoria do Teatro national Donha Maria II, Lisboa 1955, I-II, ad Ind.;J. de Castilho, Lisboa Antiga, o Bairro Alto, Lisboa 1954, I, pp. 252 ss.;J.A. Franca, A Arte em Portugal no seculo XIX, Lisboa 1967, I, pp. 244, 305, 324, 327, 333, 348 ss.; II, pp. 17, 67, 74, 80, 101 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 605; Grande Enc. portuguesa e brasileira, VI, pp. 784 s.; Ennicl. dello Spett., III, coll. 796 s.