COLOMBI, Giuseppe
Nacque con ogni probabilità a Modena (nella dedica a Francesco II d'Este della sua Opera seconda afferma di essere nato "riverentissimo suddito" del duca) nel 1635; il codice Estense L. 9.27 dà infatti notizia della sua morte nel 1694 affermando che aveva 59 anni, e che venne "sepolto nella Chiesa del voto sotto la Cattedrale, secondo la fede del Parroco". Non sappiamo con precisione con chi abbia studiato: si può solo supporre che suo maestro sia stato il compositore e, violinista più notevole a Modena nel periodo della sua adolescenza, M. Uccellini, maestro di cappella del duomo e direttore dei concerti di corte dal 1647 al 1665. Il 22 febbr. 1667 il C. sposò Margherita Badia. Violinista a corte dal 1671, divenne nel 1673 "capo del concerto degli strumenti", e nel 1674 sottomaestro della cappella di corte, carica che tenne fino alla morte: come si legge nel codice Estense I. H. 3, dove è scritto che il C. "che prima era suonatore, passò sotto maestro di Cappella di S.A.R. Francesco II il primo Xmbre 1674 con provvisione di L. 96 al mese. Proseguì ad esser tale, e con detta provvisione, fino li 27 settembre 1694 in cui morì". Maestro di violino del duca Francesco II, fu da questo sempre appoggiato: già nel 1673 il duca lo aveva raccomandato al capitolo della cattedrale per il posto di maestro di cappella, ma la raccomandazione era giunta in ritardo, quando il capitolo aveva già nominato Giovanni Maria Bononcini (cfr. G. Roncaglia, Lacappella, p. 140); l'anno successivo, tuttavia, sempre in concorrenza con il Bononcini, il C. ottenne, grazie all'aiuto del duca; la carica di maestro di cappella della chiesa della Madonna del Voto. La rivalità raggiunse anche toni aspri: l'avvertimento al "benigno lettore" dell'Opera quarta, in cui il C., da buon secentista, gioca sui vari sensi del proprio cognome e della parola "arco", ci mostra un uomo ben deciso a reagire alla maldicenza; e poiché anche il Bononcini, nelle prefazioni alle sue opere, si lamenta di denigrazioni ai suoi danni, possiamo supporre che si fossero formati intorno ai due musicisti due partiti opposti. Nel 1678 il C. successe al Bononcini come maestro di cappella del duomo di Modena: anche questa volta fu decisivo l'intervento del duca Francesco II in suo favore (ibid., p. 160). Nell'anno 1689 il capitolo del duomo dovette a causa di pesanti debiti, sopprimere la cappella musicale: dapprima, nel luglio 1689, i canonici invitarono il C. a ridurre il numero dei musici, poi gli offrirono uno stipendio annuo purché pagasse egli stesso i musici, ma in entrambi i casi il C. oppose il suo rifiuto. Il duca, pregato dal capitolo di interessarsi della questione, espresse il desiderio che, quando la cappella fosse stata ricostituita, il posto di maestro fosse affidato ancora al Colombi. Il 9 novembre di quell'anno il maestro di cappella, i cantori e gli strumentisti furono licenziati, ma pochi giorni dopo già si iniziarono le trattative con il C. per la ricostituzione della cappella, che avvenne il 29 marzo 1690. Il C. rimase a capo della cappella del duomo fino alla sua morte, avvenuta a Modena il 27 sett. 1694.
L'attività di compositore e di esecutore del C. si svolse interamente a Modena che, grazie all'impulso dato alla musica dal duca Francesco Il e alla presenza di compositori come M. Uccellini, G. M. Bononcini, G. B. Vitali e il C., divenne nel tardo Seicento uno dei centri più importanti per lo sviluppo della musica strumentale. Il C. compose quasi esclusivamente musica strumentale (nel campo della musica vocale restano solo tre sue cantate, conservate manoscritte alla Bibl. Estense di Modena: cod. Mus. F. 1385: Dunque a Tiberio ancora, per voce di basso e basso continuo; cod. Mus. E. 281; Fulminatemi o cieli, per contralto e basso continuo e Di Lidia al sen vezzoso, per soprano e basso continuo), dedicandosi in questo ambito alla musica per violino o per piccoli complessi di strumenti ad arco, adatta alle riunioni profane predominanti alla corte estense. Trattò tutte le forme in uso in quel periodo nella musica strumentale da camera: sonate, sinfonie, toccate, danze. Nelle sonate il C. "abbandona perlopiù la forma da camera, che è sostanzialmente quella che veniva chiamata Suite o Partita, e sostituisce quasi sempre i movimenti di danza con Allegri e Adagi" (G. Roncaglia G.C. e la vita mus. mod., p. 42), avvicinandosi così al tipo da chiesa, caratterizzato dalla successione di movimenti di andamento contrastante. Fanno eccezione le sonate da camera dell'Op. V, che sono tutte costituite da un adagio introduttivo e da tre danze. Le danze occupano un posto molto importante nell'opera del C.: le più frequenti sono la corrente (che il C. scriveva in tempo adagio, contrariamente all'uso del suo tempo), la sarabanda, la bourrée, la giga, la gavotta e la ciaccona; meno usate invece l'allemanda e la gagliarda. Fra le sue composizioni si trovano anche danze poco trattate dai musicisti suoi contemporanei, quali ad es. il brando, e brevissimi balletti dalle strane denominazioni (bergamo, mustarda, la modena, l'allegrezza, ballo del ciondolino, ballo del guanto, retorno del re, li spagnoli, li armeni, li tedeschi ecc.) che il Roncaglia suppone fossero danze figurate o giochi di società intercalati da motivi di danza, o balli popolari comuni a Modena inquel periodo (ibid., p. 44). Le toccate sono nella maggior parte lunghe composizioni di carattere scolastico, mentre le composizioni indicate con il nome di "tromba" sono caratterizzate da motivi squillanti come fanfare. La musica del C. si differenzia da quella degli altri compositori modenesi contemporanei per una tendenza meno spiccata all'elaborazione contrappuntistica eper una maggiore cantabilità, anche se i motivi non sempre sono originali; il frequente uso del tremolo indica inoltre il tentativo di dare una maggiore espressività alle sue composizioni. L'accusa rivoltagli dal Torchi, probabilmente sulla base dell'analisi della sola Opera seconda, di tendere ad un virtuosismo fine a se stesso, è quindi priva di fondamento: il C. non sembra essersi preoccupato di far progredire la tecnica violinistica, se non nelle scordature, in cui sono presenti passi a corde doppie e triple. L'artificio tecnico della scordatura pone il C. accanto agli altri compositori modenesi M. Uccellini e G. M. Bononcini.
Il C. pubblicò le opere seguenti (tutte conservate presso la Bibl. Estense di Modena): Delle Sinfonie da camera, Brandi e Corrente alla Francese, con Corrente, et Arie da Camera, e Suonate per suonare à due, à tre, et à quattro... Opera prima, Bologna 1668 (dedicate alla duchessa Maria di Parma); La Lira Armonica, Sinfonia à due Violini, col suo Basso continuo... Opera seconda, Bologna, G. Monti, 1673; Balletti, Correnti, Gighe, Sarabande d due Violini, e Violone ò Spinetta... Opera terza, Bologna, G. Monti, 1674; Sonate à due violini con un Bassetto di Viola se piace Opera quarta, Bologna, G. Monti, 1676; Sonate da Camera à tre Strumenti, due Violini e Violone ò Cimbalo... Opera quinta, Bologna, P. M. Monti, 1689. La Biblioteca Estense conserva, inoltre, ventidue libri manoscritti di sonate, toccate, sinfonie e balletti del C., mentre alcune altre sonate per violino e basso continuo e le cantate si trovano in varie raccolte, sempre manoscritte, di autori diversi (cfr. Catal. delle opere mus. Città di Modena, p. 448).
Fonti e Bibl.: G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, VI, Modena 1786, p. 582; L. Torchi, La musica strumentale in Italia nei secc. XVI, XVII, e XVIII, in Riv. music. ital., V (1898), p. 77; G. Gaspari, Catal. della bibl. del Liceo music. di Bologna, IV, Bologna 1905, pp. 102 s.; Catal. delle opere musicali. Città di Modena. R. Bibl. Estense, Parma s.d., pp. 187 s., 447 s., 495, 507 s.; L. Frati, Per la storia della musica in Bologna nel secolo XVII, in Riv. mus. ital., XXXII (1925), p. 544; E. Schenk, Osservazioni su la scuola strumentale modenese nel Seicento, in Atti e mem. dell'Acc. di scienze, lett. ed arti di Modena, s. 5, X (1952), p. 15; G. Roncaglia G.C. e la vita musicale modenese durante il regno di Francesco II d'Este, ibid., pp. 31-52; Id., La cappella musicale del duomo di Modena, Firenze 1957, pp. 140, 159-167; W. S. Newman, The Sonata in the Baroque Era, Chapel Hill 1959, pp. 146 s.; W. Klenz, G.M. Bononcini, Durham 1962, ad Indicem; Répertoire international des sources musicales, Einzeldrucke vor 1800, II, p. 190; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, II, p. 338; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 359; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, II, col. 1565; Enc. della musica Ricordi - Rizzoli, II, p. 144.