Colombo, Giuseppe
Ingegnere, industriale e uomo politico (Milano 1836 - ivi 1921). Laureato in matematica, insegnò Meccanica dal 1857 al 1883 alla Società d’incoraggiamento di arti e mestieri di Milano e, a partire dal 1865, anche al Politecnico di Milano. Svolse un’intensa attività pubblicistica e di ricerca, incentrata soprattutto sulle questioni relative alla produzione e distribuzione di energia, ai trasporti, all’ingegneria civile e alla costruzione di impianti e macchinari industriali. Riuscì così a far circolare temi e problemi propri di una cultura industrialista non solo tra tecnici e ingegneri ma anche tra le classi dirigenti italiane, una buona parte delle quali in quegli anni continuava ad auspicare una crescita fondata sull’agricoltura. Si inserì inoltre a pieno titolo nelle vicende dell’imprenditoria lombarda, collaborando strettamente con l’industriale della gomma Giovanni Battista Pirelli e con il cotoniere Eugenio Cantoni. Nel 1897 divenne direttore del Politecnico, carica che conservò fino al 1911, e presidente del Consorzio degli istituti superiori di Milano. La sua opera di professionista si estese a ogni tipo di impianto industriale. Il più importante fu sicuramente quello per la produzione di elettricità di Santa Radegonda a Milano, inaugurato nel 1882, che precedette le grandi centrali elettriche europee. Contribuì in misura decisiva a dare avvio all’industria elettrica italiana creando la Società Edison e, con l’impianto di Paderno, iniziò la produzione di energia idroelettrica. Tra le numerose pubblicazioni la più nota è il Manuale dell’Ingegnere (1877), a lungo utilizzato come testo di base dagli ingegneri italiani. Prese anche parte attiva alla vita politica: deputato con i moderati per alcune legislature a partire dal 1886, nel 1899-1900 fu presidente della Camera dei deputati e nel 1900 venne nominato senatore. Ebbe anche due brevi incarichi di governo, nel 1891 come ministro delle Finanze e nel 1896 come ministro del Tesoro, in entrambi i casi in esecutivi guidati da Rudinì.