CROFF, Giuseppe
Nacque a Milano nel 1810 da Jean, economo alla Zecca locale, e da Laura Zamara. Fu allievo, all'Accademia di Brera, di P. Marchesi, il cui insegnamento determinò in senso decisamente neoclassico l'orientamento della scultura lombarda fin verso la metà del sec. XIX.
Fra le prime opere sono da ricordare il bassorilievo in gesso Saffo canta in casa di Eutichio (Milano, Galleria d'arte moderna; cfr. Catal., Milano 1975,, p. 46, tav. 581) con il quale nel 1832 il C. vinse il concorso governativo dell'Accademia di Brera (cfr. Atti della... Acc. di Belle Arti..., Milano 1832, pp. 34 s.)., il monumento commemorativo del pittore Vitale Sala (1836) per il portico superiore del palazzo di Brera e la lapide in marmo con il ritratto del cardinale di Como Tolomeo Gallio, eseguita nel 1841 per il municipio di quella città.
Altre opere di questo periodo sono il monumento di Antonio Caccianino, sempre per il palazzo di Brera, e la maschera marmorea del Marchese Achille Fontanelli (1838); Modena, Museo del Risorgimento), entrambi ufficiali napoleonici. Nel 1838l'imperatore di Austria, in occasione della sua incoronazione a Milano, commissionò ad alcuni giovani scultori lombardi una statua in marmo: il C. eseguì una Parca, che fu esposta nel 1845nella Galleria del Belvedere a Vienna.
Fin da queste prime opere il C. non fu molto apprezzato dalla critica: una testimonianza delle difficoltà che dovette incontrare è data dalle lettere inviate dallo stesso C. e dal fratello Luigi a Pelagio Palagi, conservate nella Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna (cartone 5). I due artisti si rivolgevano all'autorevole pittore per ottenere il suo appoggio in occasione di qualche commissione o concorso, come ad esempio nel 1835, quando il C. si offrì di eseguire un busto del defunto pittore Eliseo Sala e nel 18 5 5, quando partecipò al concorso per il monumento a Carlo Alberto a Torino.
Nel 1837 iniziò a lavorare nella Fabbrica del duomo di Milano: per la decorazione esterna eseguì dapprima dieci statuette (cfr. Annali..., VI, Milano 1885, ad Indicem) e due grandi statue di santi: S. Francesco di Sales (1855) e S. Pietro Nolasco (1858), situate nel tamburo della grande guglia. Ma le due opere più importanti, quelle per le quali viene oggi ricordato, sono le altre due statue in marmo scolpite per il duomo di Milano: S. Giovanni di Dio (1858-60) e S. Seconda martire (365), della quale esiste anche un modellino in gesso conservato nel Museo del duomo.
Queste figure fanno parte di un gruppo di statue commissionate ed eseguite fra il 1860e il 1870, che rappresentano santi che esercitarono arti liberali e sono situate negli sguinci esterni dei finestroni del fianco meridionale. Con la loro grazia un po' sdolcinata e la levigatezza delle forme, esse costituiscono un tipico esempio del formalismo classicheggiante che caratterizza tanta scultura del nostro Ottocento, prima dell'affermarsi del verismo.
Il periodo più intenso dell'attività del C. fu l'ultimo decennio: oltre ai lavori per il duomo, eseguì numerose opere che espose alle annuali di Brera (e precisamente nel 1859, 1865, 1866, 1867 e 1869), partecipò all'importante mostra nazionale del 1861 a Firenze (dove fu premiato per una statua in marmo, Prometeo, e due in terracotta, Rebecca e l'Arabo) e alle rassegne internazionali di Oporto (1866) e di Monaco (1870). In quest'ultima esposizione, cui il C. non fece in tempo a intervenire, presentò una Diana in marmo.
Un'altra attività del C. fu quella di decoratore: il Cantù (1856) ricorda la sua opera nel teatro di Como, inaugurato nel 1855; in seguito, oltre alla sua dimora di Torno sul lago di Como (per la quale eseguì, tra l'altro, quattro statue raffiguranti le Quattro parti del mondo e una grande statua di Davide), decorò con busti e medaglioni in cotto ville e giardini di alcune famiglie aristocratiche comasche, conosciute tramite il fratello Luigi. La maggior parte di queste opere andò distrutta o dispersa in seguito al cambio di proprietà di quelle ville.
Fra le sue opere sono infine da ricordare alcune sculture funerarie, un Salvatore per la cappella Croff-Cottini nel cimitero monumentale di Milano e l'altorilievo in marmo Il Dolore, scolpito per il suo monumento funebre (Torno, chiesa di S. Giovanni).
Il C. morì a Torno (Como) il 20 nov. 1869.
Luigi, fratello di Giuseppe, nacque a Milano il 5 giugno 1806. Cominciò a dipingere molto presto e si dedicò in particolare alle composizioni storiche e ai temi religiosi, seguendo, come la maggior parte dei giovani pittori suoi contemporanei, l'autorevole esempio di L. Sabatelli e, successivamente, di P. Palagi e F. Hayez, professori di pittura presso l'Accademia milanese.
Nel 1837presentò alla mostra annuale di Brera ben nove opere, fra le quali Oberto Pallavicini caccia gli inquisitori da Milano, Giuramento della Lega lombarda in Pontida e un S. Girolamo nel deserto, eseguito su commissione dello scultore P. Marchesi. Dello stesso periodo è probabilmente anche un altro dipinto di soggetto storico, Solone, prima di partire per l'Egitto, fa giurare agli Ateniesi l'osservanza delle sue leggi, che è citato (p. 374) nel Catalogo della Regia Pinacoteca di Brera del 1908di F. Malaguzzi Valeri.
Successivamente, abbandonate le arti figurative, si dedicò alla botanica e, dopo un viaggio in Olanda, aprì a Milano il primo stabilimento di fioricoltura della città e pubblicò un grosso trattato sull'argomento (Il floricoltore: descrizione, coltura e moltiplicazione delle migliori piante di fiori... che si possono coltivare nel nostro clima, Milano 1874). In questa nuova attività Luigi ebbe molta fortuna: fra l'altro, si devono a lui il Giardino pubblico di Como e il Parco Croff-Castelli a Salvadera d'Intignano.
Morì a Milano il 23 genn. 1885.
GiovanniBattista, figlio di Francesco Croff e di Teresa Siges, nato a Milano il 2 dicembre del 1802, fu anch'egli pittore. Scarse le notizie biografiche: nel 1859 fu sottotenente nei Cacciatori delle Alpi e nel 1860 partecipò alla spedizione garibaldina in Sicilia, nella brigata Medici, col grado di maggiore. Si distinse particolarmente nella battaglia del Volturno, ove rimase ferito (v. G. Cadolini, Memorie delRisorgimento, Milano 1911, pp. 196 n. 1, 389, 434, 436 s., 446, 452, 463). Il Caimi (1862), pur notando che si dedicò anche alla pittura di figura, lo nomina fra i pittori di paesaggio, genere che, dopo essere stato trascurato per tutta la prima metà dell'Ottocento, cominciava a riscuotere nuovi consensi. Fra i pochi che hanno dedicato qualche cenno a questo pittore il Buzzetti (1927) afferma che Giovanni Battista "lasciò apprezzati dipinti a Nizza".
Giovanni Battista fu anche musicista: resta memoria di sue musiche per spettacoli alla Scala di Milano: per il melodramma in due parti Quanti casi in un sol giorno su testo di G. Artusi (8 nov. 1834; pubbl. a Milano, Pirola, 1834) rappresentato l'8 nov. 1834 (U. Manferrari, Diz. universale d. opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, ad vocem); con G. Panizza e G. Bajetti per il ballo storico di J. Perrot Odetta o La demenza di Carlo VI re di Francia, rappresentato il 16 marzo 1847; e per il balletto Giovanni di Leida ossia Il falso profeta (compositore del ballo G. Casati), rappresentato il 26 dic. 1849. Nel 1863 vinse un primo premio di composizione al concorso fiorentino Basevi con un Quartetto d'archi in sol maggiore (Firenze, G. G. Guidi, 1863). Dal 1850fino alla morte fu professore di armonia al Conservatorio di Milano.
Giovanni Battista morì a Milano il 25 febbr. 1868.
Fonti e Bibl.: Esposiz. d. opere d. artisti... nelle gallerie... di Belle Arti, Milano 1837, p. 30 (per Luigi); C. Cantù, Le glorie d. belle arti esposte nel palazzo di Brera in Milano nel 1837, Milano 1837, p. 28; Id., Storia della città e della diocesi di Como, Firenze 1856, II, p. 399; Il Cicerone nelle sale di Brera, Milano 1859, p. 41; Viaggio attraverso l'Esposiz. ital. del 1861, Firenze 1861, pp. 80, 95, 103; A. Caimi, Delle arti del disegno e d. artisti nelle prov. di Lombardia, Milano 1862, pp. 102 (per Giovanni Battista), 168; Esposizione... (catal.), Milano 1867, p. 36 (per Gius.); L'arte in Italia, Milano 1870, p. 14; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, Venezia 1896, p. 58 (per Luigi); U. Nebbia, La scultura nel duomo di Milano, Milano 1908, pp. 264, 276; P. Buzzetti, Gli artists. fratelli Croff sul lago di Como, Como1927, pp. 4 (per Giovanni Battista), 4-7 (per Luigi), 7-12; A. Morselli, Lo scultore G. C. e un ritratto ined. del gen. A. Fontanelli, in Atti e mem d. Accad. di sc., lett. ed arti in Modena, s. 6, IX (1967), pp. 101-117 (105 per Giovanni Battista e Luigi); R. Bossaglia-M. Cinotti, Tesoro e museo del duomo, Milano 1978, II, p. 50; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 145 (anche per Luigi); C. Gatti, Il Teatro alla Scala ... II, Milano 1964, pp. 193 s.; F.-J. Fétis, Biogr. univ. d. musiciens, Suppl., I, p. 219; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 390; Suppl., p. 227 (per Giovanni Battista).