Botanico, agronomo, naturalista italiano (Modena 1852 - Roma 1920). Socio nazionale dei Lincei (1906). Studiò la peronospora, proponendo come mezzo di cura la poltiglia bordolese, all'uno per cento. È considerato il fondatore della scuola fitopatologica italiana; tra le sue numerosissime pubblicazioni vanno ricordate: La patologia vegetale al principio e alla fine del sec. 19º (1900); Le leggi dell'ibridismo secondo i recenti studî (1903). Si dedicò anche allo studio dei problemi riguardanti l'agricoltura meridionale (I problemi dell'agricoltura meridionale, 1909). Dal 1898 C. ricoprì presso la facoltà di scienze naturali dell'università di Roma la cattedra di patologia vegetale: di essa, del resto, egli era stato tra i primi a sostenere il carattere di scienza autonoma ed aveva ottenuto, dopo accese perorazioni, che venisse inclusa negli ordinamenti della facoltà. Direttore della stazione di patologia vegetale di Roma dalla sua fondazione, ne fu geniale ed attivissimo animatore ininterrottamente per trentatré anni, fino alla morte, riuscendo a farne, anche se con mezzi inadeguati, un centro di alto livello scientifico, coadiuvato in ciò da assistenti quali U. Brizi, V. Peglion, L. Petri, B. Peyronel, R. Perotti, G. B. Traverso. Fece parte di innumerevoli commissioni governative, quali quelle per la fillossera, per le malattie delle piante, il Consiglio superiore dell'istruzione agraria e il comitato permanente dell'Istituto internazionale di agricoltura. P. A. Saccardo gli dedicò un nuovo genere di funghi Discomiceti (Cubonia).