D'ABUNDO, Giuseppe
Nacque a Barletta (Bari) il 21 febbr. 1860 da Emanuele e Michela De Nunno. Dopo aver compiuto gli studi liceali presso il collegio di Altamura, nel 1878 si iscrisse alla facoltà di medicina dell'università di Napoli. I suoi interessi furono ben presto rivolti allo studio delle malattie nervose e mentali, in particolar modo alla neurofisiologia e alla neuropatologia. In quest'ultima disciplina ebbe a maestro L. Bianchi, di cui seguì nel 1883 un corso privato. L'anno successivo, conseguita la laurea, frequentò gli ospedali S. Francesco di Sales e Gesù e Maria, all'epoca sede di numerose cattedre universitarie e di un primo nucleo di una clinica psichiatrica.
Il D. fu partecipe, in questi anni, di un clima di notevole fervore scientifico, soprattutto in campo neurologico, sollecitato dall'opera di medici insigni che a buon titolo possono essere considerati i fondatori della scuola neuropsichiatrica napoletana: L. Bianchi, G. Buonomo, L. Armanni e F. Vizioli. Sotto la loro guida, oltre che dell'anatomopatologo O. von Schrön e del fisiologo e istologo G. Paladino, il D. ebbe modo di completare la sua specifica preparazione e di sviluppare la sua inclinazione verso la pratica clinica e la ricerca di laboratorio.
Nel 1885 entrò a far parte del comitato di redazione della rivista La Psichiatria, la neuropatologia e le scienze affini, fondata nel. 1883, diretta dal Buonomo e redatta dal Bianchi; su questo periodico apparve. poco dopo, il suo primo lavoro: Ricerche cliniche sui disturbi visivi dell'epilessia (III [1885], pp. 46-54). Due anni più tardi si trasferì all'università di Pisa, su consiglio dell'Armanni e del Bianchi, come aiuto di B. Sadun, titolare della cattedra di medicina legale e psichiatria. Grazie alla sua attività scientifica e alle numerose memorie pubblicate su riviste scientifiche italiane e straniere (a questo periodo risalgono le sue ricerche sulla marcata azione battericida e tossica del sangue dei malati di mente in base alle quali concluse che in questi pazienti esisteva una scarsissima predisposizione a contrarre malattie infettive), il D. ottenne l'incarico dell'insegnamento come libero docente in clinica psichiatrica. Ciò gli consentì, nel 1894, di partecipare al concorso per la stessa cattedra nell'università di Palermo: vincitore fu nominato E. Tanzi, ma il D., per aver conseguito comunque l'eleggibilità e grazie a una favorevole relazione della commissione esaminatrice, fu da questa proposto per la nomina a professore straordinario di psichiatria a Cagliari. La sua permanenza in Sardegna si protrasse soltanto per un anno: ciò nonostante riuscì, con notevole capacità organizzativa, a promuovere la fondazione di un istituto e di una clinica psichiatrica. Nel 1895 fu chiamato a svolgere lo stesso insegnamento dalla facoltà di medicina dell'università di Catania.
La sua attività in questa città, nella quale rimase circa un trentennio, fu caratterizzata, oltre che da una copiosa produzione scientifica, da un'intensa opera a favore. della costituzione e poi dell'ampliamento di una clinica neuropatologica che, sotto la sua guida, fu giudicata dai contemporanei una delle più attrezzate e moderne d'Italia.
In questo periodo videro la luce i più significativi contributi del D. in campo neurofisiologico e neuropatologico, frutto delle sue ricerche sperimentali, apparsi per la maggior parte nella Rivista italiana di neuropatologia, psichiatria ed elettroterapia, da lui fondata nel 1907.
Fra questi studi ebbero particolare importanza quelli sulle vie linfatiche del cervello e sulla fisiologia del talamo ottico. Il D. cercò, fra l'altro, di dimostrare come l'iniezione di siero di sangue di persone affette da avanzata paralisi progressiva in altre colpite dallo stesso male, ma in uno stadio meno grave, producesse in queste ultime una sorta di attività riordinatrice dal punto di vista psichico: il D., per queste sue sperimentazioni, può essere considerato un precursore della siero e della malarioterapia, che trovarono la loro affermazione e la loro definitiva applicazione soltanto nei decenni successivi. Il D., inoltre, rivolse particolare attenzione allo studio delle atrofie cerebrali sperimentali in animali appena nati, "dimostrando che la distruzione di un'area corticale apporta disturbi alla normale funzionalità e può produrre un arresto di sviluppo non solo nell'emisfero dello stesso lato ma anche in quello opposto, ed atrofie craniensi concomitanti, riuscendo così ad interpretare quei reperti di cerebropatie localizzate, nelle quali tuttavia esiste una deficienza intellettuale globale, più o meno notevole, traendone le opportune conseguenze applicate alla clinica ed all'antropologia" (G. Corrado, in Atti d. R. Acc. d. scienze medico-chirurgiche di Napoli, LXXXI [1927], pp. 61-70).
Il problema psichiatrico fu affrontato dal D. principalmente dal punto di vista sociale, attraverso la lotta a quelli che all'epoca erano considerati i fattori da cui traevano origine la maggior parte delle malattie mentali. Il suo impegno in questo senso si concretizzò nella promozione dell'Associazione dell'igiene mentale, di quella antitubercolare e di quella di eugenica; svolse anche un'efficace e costante azione contro l'alcoolismo, le malattie veneree, il gozzismo endemico e la pellagra.
Nel 1911, in un articolo apparso nella rivista da lui diretta e recensito anche dai maggiori periodici stranieri, il D. propose l'abolizione delle scene terrificanti dalle proiezioni cinematografiche, ritenendo che quegli spettacoli potessero scatenare in personalità più deboli particolari forme psicopatiche.
A seguito del terremoto che sconvolse la Sicilia nel 1908 e, tre anni più tardi, della guerra italo-turca, il D. poté raccogliere un vasto numero di storie cliniche e in due distinte memorie cercò di dimostrare come le turbe psichiche derivanti da tali tragici avvenimenti si manifestassero, quasi esclusivamente in soggetti per costituzione a esse già predisposti.
Nel corso del primo conflitto mondiale e negli anni immediatamente successivi, il D. fu a capo del Centro neuropsichiatrico del XII corpo d'armata e delle truppe d'oltremare che fu installato nella clinica catanese. adattata per il ricovero di quattrocento soldati. Nell'opera di assistenza e quindi in quella di controllo medicolegale per l'attribuzione delle pensioni di guerra (questi incarichi gli valsero, in seguito, la nomina a grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia), il D. ebbe modo di osservare e di descrivere in alcune pubblicazioni centinaia di casi di traumi cranici e della colonna vertebrale in militari da lui visitati.
Nel dicembre del 1923, allorché L. Bianchi dovette lasciare, per raggiunti limiti di età, la cattedra di clinica delle malattie nervose e mentali dell'ateneo napoletano, la facoltà di medicina, su indicazione dello stesso Bianchi e con voto unanime, elesse a suo successore il D'Abundo. Questi, all'apice della carriera - in quel momento ricopriva, fra l'altro, la carica di presidente della Società neurologica italiana -, portò a Napoli lo stesso entusiasmo organizzativo che aveva contraddistinto la sua attività nelle altre sedi alle quali era stato precedentemente destinato. Nonostante le difficoltà del periodo postbellico, riuscì a stipulare con le amministrazioni comunale e provinciale due convenzioni che gli consentirono di potenziare le attività di ricerca - quasi interrotte a causa della crisi economica - e, al tempo stesso, di provvedere alle necessità della clinica neuropsichiatrica, attraverso un congruo contributo annuale che permettesse il buon funzionamento dell'assistenza ospedaliera.
Occupata la cattedra, nel 1924 il D. propose al Bianchi - e questi fu consenziente- la fusione delle due riviste da loro fondate e dirette, la Rivista italiana di neuropatologia e gli Annali di nevrologia (questi ultimi erano succcduti fin dal 1891 al vecchio periodico La Psichiatria, la neuropatologia e le scienze affini) in un nuovo giornale che apparve con il titolo Neurologica. L'intento dei due neuropsichiatri era di far convogliare in un'unica, prestigiosa testata gli studi e le ricerche più significative che si andavano compiendo in Italia. Tuttavia, "benché nata con felicissimo auspicio, la vita della nuova rivista apparve presto stentata e faticosa" (Padovani). Non sono noti i motivi che determinarono questo insuccesso: resta comunque il fatto che nell'estate del 1926 il D. decise la cessazione del periodico e, contemporaneamente, il Bianchi progettò la rinascita dei suoi Annali.
Il D. fu membro, oltre che della Società neurologica italiana, della Società italiana di oto-neuro-oftalmologia, dell'Accademia delle scienze medico-chirurgiche di Napoli, della Società fra i cultori di scienze naturali di Cagliari, dell'Accademia Gioenia di Catania e corrispondente di numerose istituzioni scientifiche straniere. Tra gli incarichi da lui ricoperti, si ricordano quelli di componente della commissione di vigilanza sui manicomi delle province di Catania, Salerno e Napoli e di consulente delle ferrovie italiane e di quelle siciliane.
L'opera del D. può essere sintetizzata con le parole del suo maestro L. Bianchi: "Mente essenzialmente analitica e tecnica, egli non lascia lavori di sintesi, nessun disegno di via nuova da seguire sugl'immensi campi della Neurologia. Però ebbe il non piccolo merito di portare talvolta nella indagine un fine spirito di originalità, e l'altro di organizzare un'ampia clinica neuropatologica a Catania, di che quella università deve serbargli grato ricordo".
Morì a Napoli il 29 dic. 1926.
Fra i suoi principali scritti si ricordano: Le lesioni della vescica e della prostata nella paralisi generale progressiva. Studio clinico ed anatomopatologico, in La Psichiatria, la neuropatologia e le scienze affini, IV (1886), pp. 1-21; Die in's Gehirn und Ruckenmark herabsteigenden experimentalen Degenerationen als Beitrag zur Lehre von den cerebralen Localisirungen, in Neurologisches Centralblatt, V (1886), pp. 385-391 (in coll. con L. Bianchi); Sulle nevriti periferiche infettive sperimentali. Nevriti determinate da inoculazioni del bacillo del tifo e dello pneumococco di Fried Under, in La Riforma medica, III (1887), pp. 1142-44; Sull'azione battericida e tossica del sangue degli alienati. Ricerche cliniche, batteriologiche, sperimentali, in Riv. speriment. di freniatria e di medicina legale, XVIII (1892), pp. 292-329; Sulle vie linfatiche del sistema nervoso centrale, in Annali di nevrologia, XIV (1896), pp. 229-254; Contributo allo studio della innervazione della dura madre cerebrale, ibid., pp. 341-345; Sulle distrofie muscolari progressive, Catania 1897; Le intossicazioni e le infezioni nella patogertesi delle malattie mentali e delle nevropatie, anche nei riguardi terapeutici, ibid., XVI (1899), pp. 189-209; Atrofie cerebrali sperimentali, Catania 1902; Sul potere rigenerativo del prolungamento midollare dei gangli intervertebrali nei primi mesi della vita extra-uterina, in Riv. ital. di neuropatologia, Psichiatria ed elettroterapia, I (1908), 8, pp. 353-358; III (1909), 7, pp. 289-299; Stati nevropatici consecutivi al terremoto del 28 dic. 1908 in Sicilia, ibid., II (1909), 2, pp. 49-60; Fisiopatologia del talamo ottico. Ricerche sperimentali, ibid., 11, pp. 480-517; Turbe neuro-psichiche consecutive alle commozioni della guerra italo-turca, ibid., V (1912), 5, pp. 257-285; Sulle manifestaziorti di vitalità nei trapianti del tessuto nervoso, ibid., VI (1913), pp. 145-155; Sui tentativi di speciali sieroterapie nella paralisi progressiva, ibid., VII (1914), pp. 1-10; Sopra sessantaquattro casi di nevriti del plesso brachiale da traumi di guerra, in Giornale di medicina militare, LXIX (1921), 1, pp. 2-18; Il momento attuale della clinica neuropatologica e psichiatrica, in La Riforma medica, XI, (1924), pp. 73-76; Contributo clinico-sperimentale allo studio dei tic-coreiformi aventi i caratteri di continuità e di persistenza anche nel sonno, in Neurologica, XLI (1924), 2, pp. 65-78; Sopra alcune particolarità anatomiche evolutive del nevrasse e loro importanza in neuro-psicopatologia, in La Riforma medica, XLII (1926) pp. 73-75.
Bibl.: Necr., in Neurologica, III (1926), 6, cc. 4 nn.; in Giorn. di Psichiatria clinica e tecnica manicomiale, LV (1927), pp. 193 s.; in Riv. otoneuro-oftalmologica, IV (1927), pp. 351 s.; in Il Policlinico-Sezione pratica, XXXIV (1927), p. 340; in Atti della R. Acc. delle scienze medicochirurg. di Napoli, LXXXI (1927), pp. 61-70; in Riv. sanitaria sicil, XV (1927). p. 120; in La Riforma medica, XLIII (1927), p. 120; in Annales médico-psychologiques, LXXXV (1927), 1. p. 522; L. Bianchi, Trattato di Psichiatria, Napoli s. d., pp. 63 s.; 264, 275, 310, 371, 656 s.; 737; A. Castiglioni, Storia della medicina, Milano 1936, p. 734; G. Padovani, La stampa periodica ital. di neuropsichiatria e scienze affini nel primo centenario di sua vita (1843-1943), Milano 1946, pp. 60, 71; I. Fischer, Biograph. Lex. der herrvorragenden Arzte, I, pp. 5 s.