DALLA VEDOVA, Giuseppe
Nato a Padova il 29 genn. 1834 da Giuseppe, modesto artigiano, e Teresa Agnoletto, frequentò il ginnasio presso il locale seminario, per passare poi al liceo, conseguendo la maturità. Si iscrisse quindi all'università di Vienna. avviandosi agli studi storico-filologici, ma seguendo nel contempo con particolare impegno le lezioni del geografo F. Simony, alla cui scuola cominciò a conoscere e ad apprezzare l'opera dei grandi'geografi tedeschi del primo Ottocento: A. von Humboldt e soprattutto C. Ritter, che doveva divenire da allora il suo punto di riferimento più costante. Terminata l'università nel 1858 e conseguita l'abilitazione per la storia e la geografia nei licei, cominciò ad insegnare nel ginnasio S. Caterina di Venezia da dove, nel 1860, passò al liceo-ginnasio di Padova. Qui rimase per dodici anni, finché nel 1872 fu nominato professore straordinario di geografia nell'università. Nel frattempo si era laureato in filosofia a Padova (1864), aveva conseguito la libera docenza in geografia (1867) e aveva cominciato a pubblicare i suoi primi scritti di interesse geografico.
Nel 1875 R. Bonghi, ministro della Pubblica Istruzione, lo chiamò all'università di Roma, affidandogli nel contempo l'incarico di ordinare e dirigere il Museo d'istruzione e educazione, da lui istituito. Il D. vi si dedicò con grande fervore, fondando anche un Giornale del Museo, nel quale scrisse diversi articoli, insistendo in particolare sulla didattica della geografia e sul valore formativo di questa disciplina. Ma sia il Giornale sia il museo ebbero vita breve, perché già l'anno dopo, caduto il Bonghi, furono soppressi.
Nel 1877 il D. fu eletto segretario della Società geografica italiana ed ebbe inizio così la sua opera all'interno del massimo sodalizio geografico nazionale, opera portata avanti per quasi un trentennio, dapprima, fino al 1896, come segretario generale e poi, dopo quattro anni durante i quali ebbe la carica di segretario onorario, dal 1900 al 1905 come presidente. Dall'arrivo a Roma e dal suo ingresso nel Consiglio direttivo della Società geografica, la vita del D., ormai consacrato maestro della geografia italiana, è un seguito incessante di impegni in favore della diffusione della cultura geografica nel nostro paese. Assai significativa in questo periodo fu anche la sua attività di organizzatore di congressi; in particolare si deve a lui la riuscita del I e del II Congresso geografico italiano (Genova 1892 e Roma 1895) nonché del III Congresso geografico internazionale, tenutosi a Venezia nel 1881. Membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, fu nominato senatore nel 1909 (XIX classe): si adoperò sempre perché nella scuola fosse dato alla geografia uno spazio adeguato.
Il peso esercitato dal D. sulla evoluzione della geografia italiana per quasi un cinquantennio di magistero accademico fu enorme. A dispetto della sua produzione scientifica relativamente modesta e soprattutto poco originale, l'entusiasmo con cui aveva accolto e diffondeva i principi e i metodi della geografia tedesca, la novità del suo insegnamento rispetto alla tradizione italiana dei tempo, che concepiva la geografia quasi esclusivamente a sussidio degli studi storici o statistici e la fermezza nel dichiararne e sosteneme il valore scientifico e la funzione didattica furono determinanti. Pur non condividendo l'impostazione teleologica che ne era alla base, il D. era stato attratto dalla geografia dei Ritter per la sua veste di scienza nuova e autonoma. In un secondo momento si era avvicinato a O. Peschel, completando il metodo comparativo ritteriano con lo studio della distribuzione geografica dei fenomeni. Al di là dei contenuti però, la geografia aveva per il D. anche un valore educativo ineliminabile e una funzione essenziale per la corretta gestione della cosa pubblica, in quanto da essa sola i governi potevano derivare una esatta conoscenza del territorio.
Se si esclude la collaborazione redazionale al Bollettino della Società geografica italiana, fatta di innumerevoli note brevi, a carattere divulgativo o informativo, la produzione scientifica del D., che comprende oltre 150 titoli e si stende per un periodo di sessant'anni, è costituita in gran parte di articoli brevi. Una ventina di opere, precedenti il suo ingresso nell'ateneo patavino, non trattano di geografia; vi sono poi molte carte, in parte elaborate per quel Grande Atlante di geografia moderna che rimase il suo sogno incompiuto (delle So tavole progettate ne furono stampate 24). Gli scritti maggiori sono meno di una decina e sono per lo più i testi dei discorsi tenuti dal D. in varie occasioni. Trattando di didattica della geografia o di metodologia, essi hanno costituito le linee direttrici, chiare e precise, lungo le quali si è indirizzata in gran parte la ricerca dei geografi italiani di fine '800. Tra essi emergono il discorso Delle origini e dei progressi della geografia fisica (Padova 1868), con cui, all'età di 34anni, il D. inaugurava il corso libero di geografia fisica a Padova; quello su La geografia ai giorni nostri del 1873, che metteva a confronto la situazione della geografia italiana con quella europea e che nella parte iniziale esponeva con molta chiarezza i principi della "nuova" geografia, e quello su La Società geografica italiana e l'opera sua, del 1903, che dà un quadro assai equilibrato delle attività svolte dalla Società, dalla sua fondazione all'inizio del nuovo secolo.
Ma il più completo e maturo contributo del D. è Ilconcetto popolare e il concetto scientifico della geografia del 1880, testo del suo più celebre discorso, pronunciato a Roma. Esso segue di un anno un altrettanto celebre discorso di Giovanni Marinelli, al quale il D. sembra in parte volersi avvicinare, cercando di conciliare le tesi emergenti del positivismo con il metodo storico ritteriano, a cui peraltro egli dimostra di essere ancora assai saldamente ancorato. In questo tentativo non perfettamente riuscito è forse il limite del D. che, dopo essere stato l'antesignano di un rinnovamento profondo, venne superato dal trionfo del positivismo in geografia. La mancanza di corrispondenza tra.le idee propugnate a livello teorico e l'effettiva consistenza della sua produzione scientifica rese indubbiamente più debole la sua posizione rispetto ai geografi positivis.ti, che pure lo riconoscevano come maestro, e contribuì a determinare quella frattura tra la sua e la loro metodologia che sul piano epistemologico è la caratteristica più evidente della geografia italiana tra '800 e '900.
Il D. morì a Roma il 21 sett. 1919.
Scritti: Delle origini e dei progressi della geografia scientifica, Padova 1868; La geografia ai giorni nostri, in Nuova Antologia, maggio e giugno 1873, pp. 88-100 e 335-70; Il Regio Museo d'istruzione e di educazione, Roma 1875; Lo studio della geografia locale, in Giorn. del R. Museo d'istruzione e di educazione, I (1876), pp. 325-34; Il concetto popolare e il concetto scientifico della geografia, in Boll. d. Società geogr. ital., s. 2, VII (1880), pp. 5-27; La Società geografica italiana e l'opera sua nel secolo XIX, in Atti dei Congressi italiani di scienze storiche, X (1903), pp. 203-62 (rist. a cura della Società geog. rafica italiana, Roma 1904); La geografia nella vita e nella scuola moderna, in Nuova Antologia, 1° ag. 1918, pp. 223-33. Gli scritti maggiori del D. furono riuniti in volume, lui vivente, dai suoi discepoli: G. Dalla Vedova, Scritti geografici (1863-1913), Novara-Roma 1914 (con prefazione di F. Porena, L'opera di G. D., pp. IX-XXXI e bibliografia, pp. 511-18).
Fonti e Bibl.: R. Almagià, Padova e l'ateneo Padovano nella storia della scienza geografica, in Riv. geogr. ital., XIX (1912), pp. 465-510; Id., G. D., in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 5, LVII (1920), pp. 31-50; M. Carazzi, La Società geografica ital. e l'esploraz, coloniale in Africa (1867-1900), Firenze 1972, passim; I. Luzzana Caraci, A sessant'anni dalla morte di G. D., in Pubblicazioni dell'Istituto di scienze geografiche d. Univ. di Genova, XXXII (1978); Id., La geografia italiana tra '800 e '900 (dall'Unità a Olinto Marinelli), ibid., XXXVII (1982), pp. 17-21.