DE FILIPPO, Giuseppe
Capostipite di una generazione di maestri marmorari napoletani, attivo dal 1680 al 1725, lavoro preminentemente per l'architetto Ferdinando Sanfelice.
Nel 1714, infatti, su disegno del Sanfelice, attese a tutta la composita decorazione marmorea della ornatissima cappella dedicata a s. Nicola di Bari, nella chiesa napoletana dei SS. Apostoli.
Si trattò di un fine lavoro di marmi commessi (o "mischi" come si chiamavano), posti nei piedistalli, nelle lesene, membrotti, cuscinetti, gradini, colonne, ecc. (escluso il paliotto che fu fatto nel 1741 dal maestro marmoraro Gennaro De Martino), con l'uso di marmi preziosi, quali la cosiddetta "breccia di Sicilia", "la breccia di Spagna", il giallo e il verde antico, con la correlativa lavorazione a scultura di fregi, capitelli, cartocci e volute. Per tale lavoro egli incassò 80 ducati a conto dell'intero valore dell'opera attraverso il Banco del popolo, il 24 ag. 1714 (Arch. storico del Banco di Napoli, Banco del Popolo, m. 819, anno 1714, p. 109).
Ma c'è da supporre che negli anni precedenti (1710-13) egli avesse lavorato anche - come vien fatto intendere nel documento testé citato - alla ben più importante cappella di S. Gaetano, nella medesima chiesa, e quasi certamente, anche in quella circostanza, diretto dal medesimo Sanfelice. Infatti il documento informa: 0 ... il quale commesso debbia (sic) farlo dell'istesso lavoro di quello già fatto nella cappella del loro Patriarca San Gaetano, dentro la medesima loro Chiesa...". Ma, contemporaneamente, il D. lavorava - coadiuvato dai figli Agostino e Gennaro, anch'essi maestri marmorari - ad un'altra opera del Sanfelice, il cappellone della Concezione di Maria, nel transetto della stessa chiesa dei SS. Apostoli.
Questo enorme cappellone vide confluire - sotto la sapiente orchestrazione del Sanfelice - la partecipazione di famosi artisti: Solimena, Bartolomeo Granucci, Matteo Bottigliero, oltre a una schiera di maestri ferrari, ottonari, oreficì, ecc. Il D. dovette cimentarsi con una larga impaginazione architettonica (configurata perfettamente uguale a quella dirimpetto del Borromini, eseguita per il cardinale Ascanio Filomarino ottanta anni prima fra 1630 e 1640), che giungeva fin sotto l'alto finestrone del transetto, quasi a tdccare gli affreschi del Lanfranco, e che comprendeva la scultura di marmi con cornici, fregi, stemmi, fronde di palma, teste di cherubini, ecc. Detto cappellone costituisce pertanto uno degli esempi più cospicui del grande manifatturato marmoreo napoletano di tutto il secolo, interamente realizzato da un'unica famiglia: quella dei De Filippo. Quest'incarico lo impegnò un decennio: dal 1714 al 1724.
Del resto, che il magistero dei De Filippo fosse di altissimo livello, è convalidato dal fatto che il figlio del D. Agostino lavorò nel 1725 per Filippo Raguzzini, che da Roma gli commissionò marmi lavorati "per ordine di Sua Santità Benedetto XIII Dio Guardi" (Arch. storico del Banco di Napoli, B. di S. Maria del Popolo, Giorn. di cassa, m. 936, 9 genn. 1725, p. 80), marmi che ornarono alcune tra le più belle cappelle romane di quegli anni, tra cui quella assai nota di S. Domenico in S. Maria sopra Minerva (V. Rizzo, Uno sconosciuto Paliotto di Lorenzo Vaccaro e altri fatti coevi napoletani, in Storia dell'arte, 1983, n. 49, pp. 211-233, passim, docc. nn- 40, 41, 50, 58 ss.).
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. storico del Banco di Napoli, B. del Popolo, Giornale di cassa, matr. 823, 6 luglio 1715, p. 799; B. della Pietà, Giorn. di cassa, m. 1480, 19 dic. 1722; B. del SS. Salvatore, Giorn. di cassa, m. 752, 21 ag. 1723; 3 sett. 1723, p. 56; 5 ott. 1723, p. 147; F. Strazzullo, La Chiesa dei SS. Apostoli, Napoli 1959, p. 51; V. Rizzo, Notizie su artisti e artefici dai giornali copiapolizze degli antichi banchi pubblici napol., in Le arti figurative a Napoli nel Settecento, a cura di N. Spinosa, Napoli 1979, p. 244, doc. n. 131; Id., Notizie su G. Traversi ed altri artisti napoletani del '700, in Napoli nobilissima, XX (1981, p. 33, doc. n. 10 (del 24 ag. 1714).