DE LUCA, Giuseppe
Nacque a Roma il 25 dic. 1876, primo di sette figli, da Nicola e da Lucia De Filippi. A otto anni entrò a far parte della schola cantorum dei fratelli Carissimi a S. Salvatore in Lauro e qualche anno dopo iniziò a fare la comparsa al teatro Nazionale di Roma. Nel 1892 fu ammesso alla scuola di canto del liceo musicale di S. Cecilia, ove studiò sotto la guida di V. Persichini. gia insegnante di M. Battistini, F. Marconi e innumerevoli altri cantanti di fama internazionale. Studiò contemporaneamente arte scenica con D. Menotti, altro celebre nome della scena lirica.
Ancora studente, il 1º gennaio e il 4 febbr. 1896 partecipò, come baritono, all'esecuzione di La notte di Valpurga di F. Mendelssohn Bartholdy diretta da S. Falchi nella sala regia di S. Cecilia, e il 18 giugno 1897 prese parte ad un concerto organizzato dall'Accademia filarmonica romana. L'anno dopo, poco più che ventenne, ottenne dall'impresario Giganti una scrittura per due opere (Faust di Ch. Gounod, e La traviata di G. Verdi) per il politeama di Piacenza. Il debutto ebbe luogo il 6 nov. 1897 col Faust, e immediatamente la critica fu unanime nel lodare l'esecuzione e nel riconoscere al giovane baritono la straordinaria qualità della voce che, bene impostata, era apparsa morbida, vellutata ed estesa. Il giudizio fu poi confermato dalla seconda opera, La traviata, in cui interpretando il ruolo di Germont. il D. mise in evidenza un fraseggio accurato e intelligente.
Il successo riportato al primo esordio in pubblico dal D., in un momento in cui di baritoni di vaglia il mondo lirico italiano era davvero denso, è indicativo della sua forte personalità artistica e giustifica il secondo contratto della sua carriera, che lo proiettò di colpo tra -i cantanti di prima grandezza. Dal 26 dic. 1897 alla fine del febbraio 1898 il D. fu al teatro Carlo Felice di Genova per quattro opere (Le Cid di J. Massenet, La bohème di R. Leoncavallo, Andrea Chénier di U. Giordano e Ipescatori di perle di G. Bizet) con complessi di altissimo valore; nell'opera di Bizet ebbe quali compagni il soprano R. Pinkert e il tenore E. Caruso, e nella Bohème ancora Caruso e il soprano Rosina Storchio. Grande successo riportò anche in queste esibizioni, tanto che il teatro genovese lo confermò per l'inverno 1898-99 per Patria! di E. Paladilhe, Saffo di J. Massenet, Il giogo di R. Conti, Cavalleria rusticana di P. Mascagni e Fedora di U. Giordano.
Nel 1899 fu a Cagliari e al teatro Adriano di Roma (per Fedora, Carmen, I pagliacci di Leoncavallo), nell'agosto al teatro Grande di Brescia per dieci rappresentazioni di Fedora e nell'ottobre rivestì ancora i panni di Escamillo in Carmen e di Lescaut in Manon di J. Massenet al Sociale di Treviso, dimostrando grande padronanza della scena. Nell'inverno prese parte per la prima volta ad un'intera stagione all'estero: dal dicembre sino ai primi giorni del maggio 1900 fu scritturato al teatro S. Carlos di Lisbona e al teatro S. Ferdinando di Siviglia per almeno otto opere come "secondo baritono".
La critica lo notò immediatamente: "per la prima volta da quando l'opera di Leoncavallo si canta al San Carlos abbiamo compreso la bella melodia di Silvio e Nedda" (Correirode noite del 29 dic. 1899); e infine "rispetto alla collocazione secondaria nella compagnia, è quello che fraseggia meglio, pronuncia meglio, accenta meglio... questo senza parlare della interpretazione puramente musicale, degna dei maggiori elogi" (Novidades del 21 febbr. 1900 per il ruolo di Ford in Falstaff di G. Verdi). Fu confermato per la stagione seguente nello stesso teatro di Siviglia, e qui dal dicembre 1900 al febbraio 1901 interpretò otto opere tra cui La favorita di G. Donizetti, Carmen, La Gioconda con E. Theodorini, Gli ugonotti di G. Meyerbeer (nel ruolo di Nevers) e Un ballo in maschera.
Al ritorno in Italia cantò - tra l'altro - La traviata al teatro Paganini di Genova con L. Cannetti e G. Bellincioni; poi nel giugno 1901 al teatro Garibaldi di Padova e al teatro Malibran di Venezia si accostò per la prima volta a Zazà di R. Leoncavallo: gli era al fianco E. Carelli, con la quale divise un successo strepitoso che si rinnovò nell'agosto dello stesso anno al teatro dell'Aquila di Fermo, ovie fu De Sirieux in Fedora ancora con la Carelli e col tenore greco Giovanni Apostolu.
Ormai "prirno baritono", anche se continuò a cantare spesso Fedora, Iris o le due Manon di Puccini e Massenet, nel dicembre fu al teatro Regio di Parma, e dal marzo 1902 al Massimo di Palermo, ove apparve accanto ai maggiori artisti del momento: in Manon col soprano C. Ferrani e il tenore G. Anselmi, in Fedora con A. Pandolfini e F. De Lucia, in Faust e Carmen, infine, con G. Zanatello. Qui, a Palermo, eseguì anche Tosca con critiche positive anche se non unanimi.
Questo lungo tirocinio preparò il lancio del D. in campo internazionale: il 6 nov. 1902 al teatro Lirico di Milano prese parte trionfalmente alla prima assoluta di Adriana Lecouvreur di F. Cilea, insieme con E. Caruso e con la protagonista A. Pandolfini sotto la direzione di C. Campanini. Pochi giorni dopo, il 25 novembre, prese parte alla prima italiana di Grisélidis di J. Massenet. Tra la fine del 1902 e il febbraio 1903 fu al teatro S. Carlo di Napoli (ove trionfò in La favorita, al punto da essere confrontato con M. Battistini) e poi nell'America del Sud e particolarmente al teatro de la Opera di Buenos Aires ove - diretto da A. Toscanini - cantò in Germania di A. Franchetti, L'elisir d'amore di G. Donizetti, Rigoletto di G. Verdi -, Adriana Lecouvreur, I maestri cantori di Norimberga di R. Wagner e Grisélidis. riportando consensi unanimi dalla critica che, in particolare, lo giudicò interprete eccezionale nel ruolo di Rigoletto.
Tornato a Milano, il 10 dicembre debuttò al teatro alla Scala: al ruolo iniziale di Alberico nella prima in lingua italiana dell'Oro del Reno di R. Wagner, fecero seguito quelli di Glebi in Siberia diU. Giordano e di Sharpless in Madama Butterfly (entrambe presentate in prima esecuzione assoluta) e inoltre gli spartiti di Faust, Dinorah di G. Meyerbeer e Grisélidis. L'11 maggio 1904 al teatro Alighieri di Ravenna (e poi il 25 agosto al teatro Grande di Brescia) incontrò quello che diverrà - malgrado lo sterminato repertorio - il ruolo più significativo della sua arte vocale: quello di Mefistofele in La dannazione di Faust di H. Rerlioz. Poi un contratto col teatro Comunale di Bologna per Imaestri cantori di Norimberga e Dinorah precedette la sua seconda stagione scaligera che si aprì con un Don Pasquale di G. Donizetti che è tutt'ora ricordato negli annali del teatro: ricoprì il ruolo del dottor Malatesta a fianco di A. Pini Corsi. R. Storchio e dei tenori L. Sobinov e A. Giorgini che si alternarono nel corso di venti rappresentazioni dirette da C. Campanini. Lo stesso direttore lo guidò anche in Tannhäuser diWagner, Le nozze di Figaro di W. A. Mozart e il barbiere di Siviglia di Rossini.
Dal giugno all'ottobre fu di nuovo in Sudamerica, in particolare a Santiago del Cile e Valparaiso per varie opere di repertorio tra cui Zazà e Andrea Chénier con E. Carelli, La Gioconda e La bohème.
Il26 dicembre apparve come "primo baritono" per la prima volta nel massimo teatro della sua città natale, il Costanzi, in un'opera qui mai allestita, La dannazione di Faust di H. Berlioz. Fu un nuovo trionfo, come nelle altre opere a lui affidate (Il trovatore, Rigoletto, Un ballo in maschera, Siberia, L'oro del Reno e Amica di P. Mascagni).
Iniziò quindi una lunga tournée artistica che dopo Bucarest (tra aprile e maggio 1906 con Tosca) e la Russia (che visiterà spesso, fino al 1912) lo riportò al teatro de la Opera di Buenos Aires con la Storchio e Toscanini; infine nell'ottobre e novembre fu a Bologna, poi ancora alla Scala (quattordici rappresentazioni di Carmen dal 19 dicembre con M. Gay, E. Cervi Caroli e G. Zenatello sotto la guida di Toscanini che raramente si accostò a questa partitura) e al teatro S. Carlo di Napoli (febbraio 1907) prima di una nuova tournée a Buenos Aires e soprattutto della prima comparsa al Covent Garden di Londra, ove nella serata di apertura della stagione d'autunno (3 ottobre) vestì i panni di Sharpless in Madama Butterfly.
Nel dicembre 1907 tornò ancora al Costanzi di Roma, e il 26 inaugurò la nuova stagione con dieci rappresentazioni di Imaestri cantori di Norimberga. Seguirono Manon di Massenet, Otello, Il barbiere di Siviglia con F. De Lucia, La favorita, Madama Butterfly, Sperduti nel buio di S. Donaudy e infine il Don Procopio di G. Bizet accanto all'esordiente A. Galli Curci. Ancora nel 1909 fu al Costanzi, dapprima con Rigoletto poi con La dannazione di Faust e Madama Butterfly. Nel 1910 tornò per la seconda volta al Covent Garden di Londra per Faust, Rigoletto, Il barbiere di Siviglia e il Don Giovanni di Mozart (nel ruolo del protagonista) diretto da T. Beecham; nel 1911 fu al teatro Massimo di Palermo, e al Costanzi di Roma dal 12 marzo per quattro rappresentazioni di Don Pasquale, accanto a G. Kaschmann e R. Storchio con cui l'anno seguente porterà lo spettacolo al teatro S. Carlo di Napoli.
Sempre nel 1912 fu alla Scala, poi nel 1913 al teatro Regio di Torino (per Don Pasquale e Don Carlos di Verdi), al teatro Verdi di Trieste (per Rigoletto con G. Pareto), al Costanzi di Roma (per Linda di Chamounix di G. Donizetti con la Storchio e G. Besanzoni). A Torino tornò il 12 novembre, al politeama Chiarella; poi di nuovo al Costanzi (1913-1914) e, infine, ancora al Verdi di Trieste prima di rientrare alla Scala (20 dic. 1914) per quattordici esecuzioni dell'Oro del Reno e di Notte di leggenda di A. Franchetti in prima assoluta; fu poi a Roma (teatro Quirino per Il barbiere di Siviglia e Dinorah il 16 e 17 marzo 1915) prima di partire per la consueta tournée in Sudamerica, tra l'altro al teatro Nacional dell'Avana. Il 25 novembre dello stesso anno debuttò al Metropolitan di New York, ove era stato scritturato con un contratto triennale, in Il barbiere di Siviglia con F. Hempel, G. Dammacco e A. Didur sotto la direzione di G. Bavagnoli.
Per i successivi vent'anni, fino al 1935, questo teatro fu la sua nuova dimora artistica, ed egli vi ritornerà ancora per la stagione 1939-40 e infine in quella del 1945-46 anche se solamente come ospite d'onore in un concerto per beneficenza. L'impatto con un pubblico nuovo ed estremamente particolare come quello del Metropolitan si risolse subito a suo favore e malgrado alcune riserve il D. venne riconosciuto come "un cantante di superlativa versatilità" (The Conquest, 26 novembre). Il 6 dicembre apparve accanto a E. Caruso in La bohème, e l'11 in Marta di F. v. Flotow in cui diede una nuova dimostrazione del suo talento. Nella prima stagione cantò in quindici opere, presentando oltre ai propri cavalli di battaglia, come Ilbarbiere, Rigoletto e La traviata, l'opera nuovissima Goyescas di E. Granados in cui egli "come Paquiro, il toreador, fu il solo dei quattro protagonisti il cui vocalismo e lo stile ebbero notevole peso artistico" (New York Herald, 29 genn. 1916).
I pareri talvolta contrastanti della critica (ma in alcuni ruoli il giudizio fu in pratica unanime: pur riconoscendogli elevate doti vocali e sceniche il suo Scarpia era generalmente rifiutato, troppo diverso com'era dallo standard imposto da A. Scotti e M. Renaud) pian piano si modificarono a suo pieno favore, e in Traviata, Barbiere di Siviglia, ma soprattutto in Rigoletto, ilD. riuscì a sopravanzare tutti gli altri baritoni. E in quest'ultimo ruolo impose addirittura il proprio bagaglio vocale e artistico, divenendo egli stesso termine di paragone, secondo un giudizio riportato costantemente da tutta la stampa newyorkese.
Senza voler considerare l'imponente lista degli altri artisti che agirono al suo fianco (dall'indimenticabile A. Galli Curci alla giovane L. Pons, da Caruso a H. Lazaro, M. Fleta, B. Gigli, G. Lauri Volpi, T. Schipa, G. Crimi, G. Martinelli, da C. Muzio alla Barrientos, E. Destinn, G. Farrar, R. Ponselle, L. Bori, la Rethberg, da F. Chaliapine a E. Pinza, T. Pasero, ecc.), l'elenco dell'attività del D. al Metropolitan risulta particolarmente notevole: comparve in quarantotto opere del suo repertorio, e oltre a quello di Paquiro in Goyescas interpretò anche per la prima volta in assoluto il ruolo di Gianni Schicchi nell'omonima opera di G. Puccini con F. Easton e G. Crimi il 14 dic. 1918. Prese parte inoltre alle prime esecuzioni americane di Marouf, il ciabattino del Cairo di H-B. Rabaud (19 dic. 1917 con F. Alda, L. Rothier e la direzione di P. Moriteux), di La forza del destino di G. Verdi (15 nov. 1918 con Caruso e R. Ponselle al suo trionfale debutto operistico), delle due opere rossiniane L'italiana in Algeri (5 dic. 1919, con G. Besanzoni) e Il signor Bruschino (9 dic. 1932, con E. Pinza e la bacchetta di T. Serafin), di Turandot di G. Puccini (16 nov. 1926, ancora diretto da Serafin, con G. Lauri Volpi e M. Jeritza) e di La campana sommersa di O. Respighi (il 24 nov. 1928, con la Rethberg, Martinelli e Pinza). Infine, alle prime esecuzioni a New York di Eugenio Oneghin di P. I. Čajkovskij, di Cosìfan tutte di W. A. Mozart, Le roi de Lahore di J. Massenet, come pure alle prime produzioni per il Metropolitan di Don Carlos e Luisa Miller di G. Verdi, di La vestale di G. Spontini, Linda di Chamounix di G. Donizetti e Don Quichotte di J. Massenet con F. Chaliapine. A questo si debbono aggiungere i numerosissimi concerti che costellarono in particolare tutta la sua attività americana a partire dal 28 nov. 1915, data del primo concerto del Metropolitan: attività che si intensificò specialmente nella parte finale della sua lunghissima carriera.
Il 31 maggio 1935 fu al Covent Garden di Londra per Ilbarbiere di Siviglia (dopo un'assenza di venticinque anni); il 29 ottobre a Stoccolma (teatro Reale: Rigoletto e Barbiere di Siviglia con il giovane J. Bjoerling). Poi rientrò in Italia, dove nel 1936, cantò al teatro S. Carlo di Napoli, al teatro Regio e al teatro Vittorio Emanuele di Torino, al teatro Carlo Felice di Genova, alla Scala, al Reale di Roma e - il 4 giugno - in una edizione di Ipescatori di perle all'Ente italiano audizioni radiofoniche. (EIAR) di Roma con M. Capsir e il tenore G. Manurita. Alla Scala si presentò ancora il 4 marzo 1937 in Manon di Massenet con M. Favero e B. Gigli, e il 16 aprile in L'elisir d'amore con Schipa, M. Carosio e il basso romano S. Baccaloni: l'8 maggio apparve al teatro Comunale di Firenze per la prima ripresa italiana di Il signor Bruschino di G. Rossini.
Dopo il già ricordato rientro negli Stati Uniti del 1941, tornò in Italia nel 1943 e fu costretto a rimanervi a causa della guerra: continuò l'attività con numerosi concerti di beneficenza fatta eccezione per una rappresentazione del Don Pasquale il 1º nov. 1945all'Opera di Roma con I. Tajo, A. Noni e l'altro veterano T. Schipa. Ormai da tempo preferiva un contatto più diretto col pubblico, come solo la sala da concerto poteva fornirgli, tanto che quando dopo il conflitto tornò negli Stati Uniti, l'11 marzo 1946apparve alla Town Hall di New York dalla quale era assente dal 1940, in un concerto di arie italiane che destarono l'entusiasmo del pubblico e della critica che vide in lui l'ultimo esponente della grande scuola di canto italiana per la raffinatezza, l'eleganza e la perfezione interpretativa.
Concluse in pratica la sua carriera con il Golden Jubilee Concert, nuovamente alla Town Hall il 7 nov. 1947, in cui ricevette il plauso unanime della critica. Nel 1946aveva eseguito ancora Rigoletto a Hartford, Filadelfia e Buffalo e nel 1947aveva rivestito i panni di Figaro per una esecuzione di Il barbiere di Siviglia alla Academy of Music di Brooklyn con L. Infantino ed E. Danese sotto la direzione di N. Rescigno.
Ritiratosi completamente dall'attività teatrale gli venne affidata la classe di perfezionamento alla Juillard School di New York. In questa città morì all'età di 74 anni il 26 ag. 1950.
L'8 genn. 1928 era stato nominato accademico effettivo di S. Cecilia e nello stesso anno grand'ufficiale della Corona d'Italia; il 1º ott. 1903 aveva sposato a Roma Elvira Carolina Fierro, e dopo la sua morte (avvenuta durante l'epidemia di febbre spagnola del 1918) la sorella Giulia.
Alla lunga attività canora il D. affiancò una altrettanto prolungata produzione discografica: e dai primissimi dischi Gramophone del 190304 fino al microsolco Continental del 1950 forse mai come nel suo caso il mezzo meccanico documenta altrettanto compiutamente lo sviluppo di una magistrale arte vocale e di un altissimo stile esecutivo. Il timbro chiaro di una voce compatta e baldanzosamente giovanile caratterizza le prime dodici registrazioni G & T, ma già nelle quarantaquattro facciate Fonotipia del 1905-08 (tra l'altro ottimamente incise malgrado la tecnica ancora primordiale di quel periodo) la personalità dell'interprete cominciò a mettersi in evidenza. I Victor - tutti compresi tra il 1917 e il 1940 - sono meravigliosamente cantati, e alcuni (come sostiene anche A. Favia Artsay in The Record collector del marzo 1950) sfiorano la perfezione assoluta: la romanza da Benvenuto Cellini di Diaz (incisa nel 1924), oppure l'"A tanto amor" da La favorita (incisa nel 1919) o il "Sei vendicata assai" da Dinorah (del 1924); sempre secondo la Favia Artsay non esiste in dischi altro "O sommo Carlo" da Ernani che possa essere comparato col suo (1930).
Nel 1946 registrò otto antiche arie italiane per la Decca di New York: malgrado gli inevitabili ed avvertibilissimi danni dell'età, queste incisioni mostrano che cosa può ancora dare all'arte un maestro del canto anche dopo mezzo secolo di carriera.
Il D. sostenne sempre nelle interviste di avere cominciato a registrare la propria voce fin dal 1895, quando ancora studente di S. Cecilia incise circa quaranta cilindri in cera per la Nickelodeon (apparecchiatura meccanica a gettone, sul tipo dei moderni juke-boxes) in gruppi da sei a otto al giorno col compenso di 2 lire l'uno. Questi cilindri - tutti perduti - furono però messi in commercio sotto i nomi dei più importanti baritoni del momento (G. Kaschmann, V. Maurel e altri).
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