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DE MARTINO, Giuseppe

di Roberta Ascarelli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)
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DE MARTINO, Giuseppe

Roberta Ascarelli

Nato a Napoli l'11 giugno 1854 da Vincenzo ed Elisabetta Rossoli. Tappezziere di professione e filodrammatico a tempo perso, il D. si formò come attore nel periodo di massimo splendore dei teatro dialettale napoletano che, a partire dal 1852, aveva conosciuto, grazie al valore del "Pulcinella" Antonio Petito, una grande notorietà a livello nazionale. Dopo alcune prove in compagnie di dilettanti, fece il suo esordio nel ruolo di Pulcinella a Bari con la formazione di G. Crispo nel 1871; recitò quindi come generico al S. Carlino dove ebbe modo di imparare i "segreti" dei grande Petito. Divenuto professionista nel 1875, rimase fedele alla lezione dei maestro e propose, dalle tavole del teatro Rossini, una caratterizzazione moderna del Pulcinella, umanissima raffigurazione del napoletano medio che sostituiva al ridicolo il comico e alla volgarità la goffaggine. Per le caratteristiche del suo stile e per una certa rassomiglianza, nel fisico tarchiato e nella voce chioccia, con il Petito, il D. venne scelto dall'impresario del S. Carlino, G.M. Luzi, per sostituire il Pulcinella scomparso da appena quattro giorni. Per la sera del debutto, il 26 marzo 1876, il giovanissimo attore scelse due cavalli di battaglia dello scomparso: la commedia di G. Marulli Pulcinella che fa tricchi-tracche e la farsa di C. Guarino Pulcinella 'mbrugliato 'nfra nu cappiello, nu pazzo, nu rilorgio e nu rilorgiaro e, nonostante la modesta presentazione di Pasquale De Angelis, che recitò prima dello spettacolo i martelliani composti per l'occasione dal Marulli, ottenne un successo strepitoso.

Dopo questa prova il D. venne considerato un nuovo Petito, destinato a rinverdire i successi della maschera: "Agli occhi dei pubblico trasognato, riapparve il grande Petito: gli spettatori ne amarono nuovamente la simpatica figura di barilotto, la voce alquanto chioccia, risero fino alle lacrime alle sue gustosissime trovate: nella persona, nella voce, nel gesto, Giuseppe de Martino era Antonio Petito" (A. Costagliola, p. 112).

Nonostante le grandi doti di interprete e la sensibilità moderna, che gli permisero di aggiornare la lezione dei suo predecessore, il D. non riuscì ad arrestare la progressiva decadenza del S. Carlino, costretto a chiudere nel 1880 per riaprire, in quello stesso anno, presentando il nuovo personaggio di Edoardo Scarpetta, Felice Sciosciammocca. Più che un grande attore, mancava in quegli anni alla maschera ormai agonizzante di Pulcinella un repertorio moderno che sostituisse le commedie fin troppo note del Marulli, di P. Altavilla e dello stesso Petito e desse agli interpreti più ampie possibilità espressive. Spodestato dallo Scarpetta, il D. lasciò il S. Carlino iniziando una lunga peregrinazione fra i teatri napoletani (teatro Partenope, teatro Fenice, teatro Rossini). Fu anche a Roma dove recitò con grande successo prima al teatro Metastasio nel 1881 e quindi, negli anni successivi, al teatro Manzoni; secondo la testimonianza di A. G. Bragaglia, il pubblico romano disertava, durante queste tournées, ilteatro Costanzi, per accorrere in massa agli spettacoli del De Martino. Tornato stabilmente a Napoli, fece numerosi esperimenti scenici con compagnie e in teatri sempre nuovi, nel tentativo di conciliare la presenza, in parte anacronistica, della maschera con le nuove esigenze dei pubblico. Anche se non riuscì mai a rivaleggiare con Scarpetta, il D. mantenne in vita il personaggio di Pulcinella per oltre trent'anni, conservando ancora a lungo il favore delle platee. Nel 1891 e nel 1892, in compagnia con Giovanni Lombardi (Sciosciammocca), Teresina Cappelli e Luigi Langella (dandy), egli propose al teatro Fenice "spettacoli eccezionali, a base di ballabili, passi a due, polke, inglesine, polacche, trasformazioni, sparizioni, scene nuove, pandemonio, luce elettrica e apoteosi per tutti" (V. Viviani, p.715).

Nel 1893 recitò al teatro Partenope in coppia con P. Forni; dalla collaborazione fra questi due attori nacquero spettacoli originali e gustosi, giocati sul contrasto tra la naturalezza bonaria di PuIcinella e la bizzarra estrosità del personaggio interpretato dal Forni, Picchio. Dal 1908 il D. si esibì al teatro Nuovo in compagnia con Gennaro Pantalena e Adelina Magnetti, presentando con successo alcune opere di un giovane attore, Eugenio Aiello: Numarito spagnuolo e Na meza duzzina 'e scartellate 'ncopp' Arenella. In questo stesso teatro ebbe modo di ammirarlo nel 1900 il Lyonnet che dedicò al D. una parte dei suo studio sulla maschera del Pulcinella. In alcune delle opere del repertorio tradizionale, Roberto il diavolo, No primmo e no seconno piano 'ncopp' a Salute con Pulcinella servo corazzone, Pulcinella, don Miserino e don Felice ladri di un tesoro, il D. apparve al Lyonnet "fanatico della sua arte, custode fedele della tradizione di A. Petito del quale parla con grande rispetto, servo balordo, pasticcione, ingenuo, stupido, insomma il tipo del vero Pulcinella" (p. 120).

Il Lyonnet dette un giudizio positivo anche sul fratello del D. Luigi (Napoli 1848-1906) che, rinunciando alla propria inclinazione per la maschera di Pulcinella, aveva seguito il D. a Roma e nei vari teatri napoletani in ruoli di "spalla", ottenendo i maggiori consensi nel "carattere" di Picchio Perrella: "buon attore, il cui talento si adatta un po' a tutti i generi, eccelle nei ruoli di spiantato e di morto di fame" (ibid.).

Lasciato il Nuovo nel 1903, il D. recitò saltuariamente al teatro Partenope, alternando alla maschera parti da caratterista; infine nel 1914, in seguito ad un alterco con il suo allievo Salvatore De Muto, abbandonò definitivamente le scene dedicando gli ultimi anni della sua vita alla raccolta di documenti e memorie del teatro napoletano.

Morì a Napoli l'11 apr. 1918.

Bibl.: S. Di Giacomo, Cronaca del teatro S. Carlino, Napoli 1895, pp. 529-33; H. Lyonnet, Pulcinella & C., Paris 1901 pp. 110-26; A. Costagliola, Napoli che se ne va, Napoli 1918, pp. 111-15; A. G. Bragaglia, Pulcinella, Roma 1953, p. 374; V. Viviani, Storia del teatro napol., Napoli 1969, pp. 653, 715-20; M. Sieyes, Tra scene e ribalte della vecchia Napoli, Napoli 1972, pp. 62 s.; N. Leonelli, Attori tragici, attori comici, I, Milano 1940, p. 295; Enc. dello Spett., IV, coll. 450 s.

Vedi anche
caratterista Il caratterista (o primo carattere) è l’attore al quale, in parti sempre importanti, è affidata l’interpretazione di personaggi con spiccate note di singolarità, talora quasi caricaturali. ● Mezzo carattere è il ruolo dell’attore che impersona figure non di primo piano ma a tratti più marcati di quelle ... Teatro degli Indipendenti Teatro d’avanguardia fondato a Roma nel 1922 da A.G. Bragaglia. Fu attivo fino al 1931, mettendo in scena, oltre a un repertorio sperimentale, pantomime e spettacoli di danza. Anton Giulio Bragàglia Bragàglia, Anton Giulio. - Regista e scrittore di teatro (Frosinone 1890 - Roma 1960), fu il più celebre dei fratelli Bragaglia. Rispetto a Carlo Ludovico e ad Arturo fu attivo più nel teatro che nel cinema. Direttore e collaboratore di riviste d'arte e di cultura, nel 1919 fondò a Roma la Casa d'arte ... farsa Componimento teatrale, che si propone essenzialmente di far ridere, trattato come genere a sé dal 15° sec. fin quasi ai nostri giorni. Fin dal 7° sec. la parola farza o farsia si trova nel latino ecclesiastico di Francia per indicare le interpolazioni di cui taluni uffici liturgici erano ‘farciti’, e ...
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Martino – Nome proprio d’uomo, anticamente usato per indicare in modo generico una persona di sesso maschile (cfr. nell’uso mod. Caio, Tizio, Sempronio), così come si usava Berta per indicare genericamente una persona di sesso femminile:...
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