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DE RISEIS, Giuseppe

di Stefano Caviglia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)
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DE RISEIS, Giuseppe

Stefano Caviglia

Nacque a Scerni (Chieti) il 17 dic. 1833 dal barone Panfilo e da Clementina dei marchesi Dragonetti. Frequentò il collegio di Chieti, poi si trasferì a Napoli dove studiò legge. Fece parte della guardia nazionale nel 1860 e fu commissario per il plebiscito, partecipando infine per sei anni all'amministrazione comunale. Di famiglia influente e politicamente impegnata (il padre e il fratello Luigi parteciparono, come lui stesso, ai moti per l'unificazione nazionale e sedettero entrambi in Parlamento), il D. fu ben presto rappresentante di rilievo nelle file del partito liberale abruzzese. Trasferitosi nuovamente a Chieti nel 1867 fu promotore dell'Esposizione regionale nell'anno successivo. Nella stessa Chieti fu in questi anni assessore comunale e poi sindaco nonché presidente del Consorzio agrario. A Scerni fu consigliere comunale e presidente del comitato amministrativo della Scuola agraria, da lui stesso fondata.

Venne eletto alla Camera nel 1874 (XII legislatura) per il collegio di Città Sant'Angelo, che rappresentò fino al 1909 (XXII) in tutte le legislature a scrutinio uninominale. Nella XV, XVI e XVII legislatura (a scrutinio di lista) fu eletto fra i rappresentanti del collegio unico della provincia di Teramo.

Appartenne sempre alla Sinistra costituzionale. Nel 1890 partecipò alla fondazione di una associazione liberale nelle province di Teramo e di Chieti che, per propositi ed intenti, dava uno scossone allo stile del vecchio partito liberale; l'associazione era sostenuta dagli ambienti, di cui veniva considerato parte egli stesso, della Sinistra abruzzese più vicini all'Estrema. Nel 1893 fu preconizzato ministro delle Poste e dei Telegrafi nel fallito tentativo di formare un governo dell'on. Zanardelli, di cui era amico e seguace.

In Parlamento intervenne spesso a difendere gli interessi dei suoi rappresentati e della sua regione, ma sempre rifuggendo da atteggiamenti di angusto localismo. Si interessò in particolar modo della costruzione della rete ferroviaria nazionale, chiedendo (seconda tornata del 2 luglio 1888) che si ponesse rimedio all'ingiusta trascuratezza che il relativo progetto di legge riservava a un'ampia zona dell'Italia centrale (comprendente le provincie di Macerata, Ascoli, Teramo, Chieti), con grave pregiudizio per la vita commerciale di quelle province e per la sicurezza militare dell'intero paese (ferrovia subappennina). Meritano inoltre un cenno la questione del porto-canale di Pescara, la cui costruzione il D. sollecitò a più riprese unitamente alla sistemazione dell'ultimo tratto dello omonimo fiume; il sostegno dato, avvalendosi della sua autorevolezza in materia, alla necessità di adeguati finanziamenti, da parte dello Stato ai Comuni, per le scuole agrarie; la chiarezza con cui richiamò l'attenzione della Camera sui rischi, commerciali ed ecologici, del degrado boschivo del paese; i numerosi interventi con cui sollecitò l'azione riparatrice del governo in favore delle popolazioni colpite da sciagure naturali.Nel 1891 prese parte, a fianco dell'on. Settimio Costantini, alla vittoriosa opposizione contro il progetto del governo Crispi di ridurre le prefetture del Regno, nell'ambito del quale sarebbe stata soppressa quella di Teramo.

All'Abruzzo era fortemente legato da vincoli non solo parlamentari. Fu tra i primi ad iscriversi alla Società abruzzese di storia patria nel 1888. Di questa venne in seguito nominato socio benemerito ed infine chiamato a far parte del consiglio direttivo non appena, nel 1910, fu trasformata in R. Deputazione. Nel 1897 succedeva a F. Filomusi Guelfi alla presidenza della Associazione abruzzese Silvio Spaventa. Molti anni prima (1875) era stato fra i fondatori del Corriere abruzzese (Teramo), periodico di sinistra vivace e battagliero, fra i più importanti della regione.

Lasciò la Camera nel 1909, sconfitto nel collegio di Città Sant'Angelo a termine di una burrascosa elezione in cui gli avversari, a detta del Corriere abruzzese, ricorsero a calunnie e perfino a brogli elettorali. La sua influenza e il suo prestigio in quel collegio elettorale rimasero comunque notevoli, come è suggerito dal fatto che due anni dopo egli scese nuovamente in campo per sostenere la candidatura di Mario Chiaraviglio, radicale, genero di Giolitti.

Durante i trentacinque anni di presenza alla Camera aveva ricoperto le cariche di questore (1879-1898) e vicepresidente (1898-1909) e partecipato a importanti commissioni; fu relatore di numerosi progetti di legge.

Il 26 genn. 1910 venne nominato senatore per la terza categoria, convalidato il 26 febbraio successivo. L'età avanzata non gli consentì di svolgere un ruolo attivo al Senato, le cui sedute seguì comunque con assiduità.

Morì a Roma, dove risiedeva, il 18 genn. 1924.

Fonti e Bibl.: Necrol. in Atti parlam., Senato, XVII legislatura, Roma 1925, p. 22; in Il Risorgimento di Abruzzo e Molise [Roma], 27 genn. 1924; in Bull. della R. Deput. abruzzese di storia patria, XV (1930), p. 155; Atti parlamentari, Camera, Discussioni, XII-XVIII legislatura, ad Indices; T. Sarti, I rappresentanti del Piemonte e d'Italia nelle tredici legisl. del Regno, Roma 1880, p. 337; Id., Il Parlam. subalpino e nazion., Terni 1890, p. 384; Id., Il Parlamento ital. nel cinquantenario dello statuto, Roma 1898, pp. 226 s.; E. Faelli, I 508 di Montecitorio, Roma-Torino 1906, p. 57; G. Cicerone, Abruzzo forte e gentile, Roma 1909, pp. 120 ss., 164 ss.; Per G. D., in Corr. abruzzese, 22 genn. 1911; E. Maury l'impudente, ibid., 5 marzo 1911; Wotan alla cronaca, ibid., 16 marzo 1911; La convalidazione dell'on. Chiaraviglio, ibid., 14 maggio 1911; Il deputato di Città Sant'Angelo, ibid., 25 maggio 1911; A. Scarselli, I deputati al Parlamento del collegio politico di Teramo nel Regno d'Italia, Teramo 1937, p. 51; Id., I partiti politici a Teramo dal 1860 al 1922, in A. Scarselli scrittore e giornalista, Teramo 1958, pp. 41, 44, 65, 68; R. Aurini, Diz. bibliografico della gente d'Abruzzo, III, Teramo 1958, pp. 334-37; A. De Gubernatis, Piccolo diz. dei contemp. italiani, Roma 1895, p. 330.

Vedi anche
deputato Membro della Camera dei deputati. In Italia è eleggibile a deputato ogni elettore che, nel giorno delle elezioni, abbia compiuto i 25 anni di età, salvi i casi di ineleggibilità e incompatibilità. Il termine è usato anche per indicare i membri del Parlamento europeo (cioè dell’assemblea della Comunità ... Partito Liberale Italiano (PLI) Partito fondato nel 1924, dopo una prima assemblea nazionale di gruppi politici e personalità orientate in senso liberale (1922). Ebbe A. Giovannini come primo segretario e svolse una ferma azione in difesa delle istituzioni parlamentari. Sciolto con gli altri partiti nel 1928, fu ricostituito ... Ghibellini Sostenitori della fazione tedesca capeggiata dagli Hohenstaufen, signori di Waibling (da cui il nome) e duchi di Svevia, in contrapposizione ai Guelfi. Giovanni Giolitti Uomo politico e statista italiano (Mondovì 1842 - Cavour 1928). Segretario generale della Corte dei Conti e poi Consigliere di stato, fu deputato (1882, 1924), ministro del Tesoro (1889-90) e degli Interni (1901-03), presidente del Consiglio (1892-93, a più riprese fino al 1914, 1920-21). Considerato ...
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de
de 〈dé〉 prep. [lat. de]. – Forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune,...
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
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