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DE ROBERTIS, Giuseppe

di Arnaldo Bocelli - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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DE ROBERTIS, Giuseppe

Arnaldo Bocelli

Critico letterario, nato a Matera il 7 giugno 1888. Già collaboratore e poi direttore della Voce (1915-16), redattore di Pègaso (1929-33) e di Pan (1934-35), è ora professore di letteratura italiana nella università di Firenze.

Tutta l'attività critica del D.R., dagli scritti giovanili della Voce alle scelte e commenti di poeti classici e moderni, agli articoli e saggi più recenti (Saggi, Firenze 1939; Scrittori del Novecento, ivi 1940; Studî, ivi 1944; Saggio sul Leopardi, n. ed., ivi 1946), appare ispirata a quella norma, o poetica, del "saper leggere", in cui l'eredità carducciana della critica "retorica", attenta al fatto letterario dell'arte, alla tecnica, allo stile - eredità a lui giunta attraverso l'ideale sodalizio con Renato Serra, e alimentata dagl'insegnamenti filologici del Vitelli e del Barbi - si stempera in una sensibilità pascoliana, ammirativa, interiettiva dinanzi alla ineffabilità, al mistero della poesia; o addirittura in un dannunziano "amor sensuale della parola)), inteso ad auscultare "la musica il fruscio il mormorio" (come egli dice) perfin delle sillabe, "a sentire il valore spaziale e ideale delle pause" Una critica tutta puntualizzata sul particolare, e che di nota in nota, di tono in tono si svolge essa stessa come esercizio musicale, di una industria e finezza spesso mirabili nel suggerire l'aura di una poesia (p. es. di quella leopardiana); ma alla quale rimane estraneo, con ogni interesse e nesso concettuale, il senso esatto delle proporzioni e della prospettiva storica. Frutto dell'impressionismo vociano, e insieme della restaurazione "classica" della Ronda, la critica del D. R., per questo suo anelito all'irrazionale, per questo suo sollecitare i testi antichi in senso arcanamente moderno (Petrarca sentito attraverso la "magia" di Ungaretti), viene ad affiancarsi - nonostante la chiara eleganza del suo dettato - alla più giovane critica ermetica (v. Ermetismo, in questa App.); mentre per certa sua astraente attenzione agli "stili", si richiama alla critica della "pura visibilità" delle arti figurative.

Bibl.: R. Serra, Le lettere, Roma 1914; id., Epistolario, Firenze 1934; E. Cecchi, in N. Antologia, 16 maggio 1940; S.F. Romano, in Leonardo, nov.-dic. 1940; L. Anceschi, Saggi di poetica e di poesia, Firenze 1942; L. Russo, La critica lett. contemp., III, Bari 1943, pp. 202-41; A. Piccone Stella, in La Nuova Europa, 5 agosto 1945; E. Falqui, La letteratura del Ventennio nero, Roma 1948, pagine 90-99.

Vedi anche
Enrico Fàlqui Critico letterario italiano (Frattamaggiore 1901 - Roma 1974); già redattore dell'Italia letteraria e direttore dei "quaderni internazionali" di Poesia (1945-48), è stato critico del quotidiano Il Tempo (di Roma), e ha diretto, per l'editore Vallardi, la collezione di antologia letteraria "Scala reale". ... testo Il contenuto di uno scritto o di uno stampato, ossia l’insieme delle parole che lo compongono, considerate non solo nel loro significato ma anche nella forma precisa con cui si leggono nel manoscritto o nell’edizione a cui ci si riferisce. Con valore restrittivo, il corpo originale di uno scritto, distinto ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per l. l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque; ... critica Complesso delle indagini volte a conoscere e valutare, sulla base di teorie e metodologie diverse, i vari elementi che consentono la formulazione di giudizi su un’opera d’arte. Il concetto di c. letteraria e artistica in genere, anticipato isolatamente da G. Vico, ha il suo pieno e proprio sviluppo col ...
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    Critico letterario italiano (Matera 1888 - Firenze 1963); prof. di letteratura italiana (dal 1939) nell'univ. di Firenze, dove si era trasferito giovanissimo. Formatosi nell'ambiente vociano, in una sorta di ideale sodalizio con Renato Serra, fu direttore della "seconda" Voce (quella letteraria: 1915-1916), ...
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Vocabolario
de
de 〈dé〉 prep. [lat. de]. – Forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune,...
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
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