DE SANCTIS, Giuseppe
Figlio di Cesare, appassionato di arte e di teatro, e di Caterina, nacque a Napoli il 21 giugno 1858. Giuseppe Verdi, con il quale il padre era in rapporti di amicizia, lo tenne a battesimo (Levi L'Italico, 1906, p. 254). La sua inclinazione artistica fu presto assecondata dalla famiglia, che lo affidò alle cure di Domenico Morelli, titolare all'epoca della scuola di pittura dell'accademia di belle arti di Napoli, dove si trovò a studiare, attorno al 1872 (Schettini, II, 1967, p. 385).
Sotto la guida del Morelli il D. si esercitò a lungo nello studio dal vero, assimilando allo stesso tempo l'interesse per i soggetti di storia e le ricostruzioni di ambienti esotici, genere di pittura il cui mercato si era andato sviluppando a Napoli per la presenza di pittori come M. Fortuny e le operazioni commerciali del mercante d'arte parigino J.-A. Goupil, con il quale era in contatto lo stesso Morelli (Mimita Lamberti, 1982, pp. 5-27).
Probabilmente sollecitato dalle istanze cosmopolite dell'ambiente morelliano, il D., come riferiscono tutti i repertori biografici, pur senza indicazioni cronologiche o riferimenti precisi, soggiornò a Londra e a Parigi, entrando in rapporto con L. Alma Tadema, P-A. DagnanBouveret, J.-L. Gérome e con lo stesso Goupil. Questa esperienza di studio e lavoro all'estero sembra comunque confermata dallo stile e dai soggetti di molti dipinti che il D. realizzò nell'arco della sua carriera, dalla sua partecipazione ai Salons parigini del 1890 e del 1899 e dall'assiduità alle esposizioni delle principali città europee, favorita probabilmente dall'interesse e dall'appoggio di un mercante potente.
Nel 1885 il D. presentava alla mostra della Società promotrice Salvator Rosa di Napoli Mercato dei fiori a Bruxelles e nel 1890 Parc Monceau e Alle seip. m., ostentando quasi nei titoli la sua conoscenza dell'Europa (Giannelli, 1916, p. 218). Un'opera di soggetto storico e orientaleggiante, forse la più indicativa della sua prima formazione morelliana, Preghiera della sera a Bisanzio, fuesposta alla Promotrice di Napoli del 1886.
Il dipinto, presentato successivamente a Monaco di Baviera nel 1889, al Salon di Parigi del 1890 e all'Esposizione nazionale di Palermo del 1891-92, ottenne in quest'ultima una medaglia d'argento e fu acquistato dai Savoia per il palazzo reale di Palermo (ibid., p. 219), dove è tuttora conservato. Alla Promotrice del 1886, l'opera, insieme agli altri due dipinti esposti dal D., Fatima e Salotto giapponese era stata notata da F. Netti (1866 ss., I, pp. 276, 294 s.) che riconosceva all'autore qualità di colorista e abilità nella resa armoniosa di soggetti femminili e di ambienti esotici, cogliendo la raffinatezza tecnica in parte superficiale della pittura del De Sanctis.
Negli anni successivi il D. si dedicava a scene di costume (Studio spagnolo, esposto a Londra, all'Esposizione italiana del 1888; Carmencita, esposto a Monaco di Baviera nel 1889; Giannelli, 1916, p. 219) e a soggetti mondani nei quali le figure femminili sono l'elemento centrale (Alla passeggiata, esposto a Berlino nel 1892; In tre, esposto a Monaco nel 1893; cfr. ibid., 1916, p.220; Boetticher, 1944, p. 520).
La pittura del D. si orientava così verso un conformismo pittorico di buon mestiere, gradito al pubblico borghese e probabilmente influenzato dai criteri commerciali del Goupil; era inoltre in sintonia con l'indirizzo del Circolo artistico di Napoli, fondato nel 1890 dopo lo scioglimento della Società promotrice Salvator Rosa e che raccoglieva gli artisti più quotati dell'epoca.
L'attività espositiva del Circolo si inaugurava nel 1891 con una permanente in cui, oltre alle opere dei soci, tra cui prevalevano quelle del Morelli, erano numerose le opere di L. Alma Tadema. Il D., "un gran signore, pieno di garbatezza e di buon umore, raccontatore inesauribile di avventure e di aneddoti" (Limoncelli, 1937, p. 40), frequentava assiduamente il Circolo e della sua partecipazione alla vita culturale e alle iniziative mondane rimangono come testimonianza varie caricature di soci schizzate a carboncino e disegni con dediche per ventagli che venivano offerti alle dame durante i balli organizzati dal Circolo (Girace, 1967).
Il D. viene inoltre ricordato come autore di una delle tele che arredavano la sala delle discussioni poetico-letterarie, la cosiddetta "farmacia" (Limoncelli, 1937, pp. 38 ss.; id., 1958, pp. 16, 22, 33 s.). Agli artisti animatori del Circolo il nuovo proprietario del gran caffè di via Chiaia affidava, attorno al 1891 le decorazioni del locale ristrutturato da A. Curri e ribattezzato da allora Gambrinus: il D. partecipò alla complessa decorazione pittorica e plastica dipingendo un fascio di ortensie, rose e viole (Limoncelli, 1937, pp. 24 s.; Capecelatro Gaudioso, 1971). Nel 1895, alla prima edizione della Biennale veneziana, il D. esponeva Procuratie Vecchie che ricomparve a Berlino nel 1896 e a Pietroburgo nel 1898 (Giannelli, 1916, p. 220).
Ancora ispirate agli ambienti veneziani sono le opere Canal Grande, presentata a Torino, all'Esposizione nazionale per il cinquantesimo anniversario della proclamazione dello statuto, nel 1898, e Un antiquario a Venezia, presentato a Monaco di Baviera, all'Esposizione internazionale di arte dello stesso anno e a quella del 1901 (ibid., pp. 220 s.).
Un grande quadro raffigurante IlGiubileo della regina Vittoria, che il D. avrebbe realizzato a Londra nel 1897, in collaborazione con V. Caprile e con l'illustratore e acquarellista inglese G. C. Haité e che i repertori dicono destinato alla Galleria di Melbourne, non è lì rintracciabile (ibid., p. 218, Thieme-Becker).
Nel 1899 il D. partecipava per la seconda volta al Salon di Parigi, riproponendo Un antiquario a Venezia, forse la stessa opera esposta a Monaco di Baviera l'anno precedente (Giannelli, 1916, pp. 220 s.).
All'inizio del secolo era evidentemente accresciuto il prestigio dell'artista che nel 1901, alla morte del Morelli, venne nominato insegnante aggiunto, accanto al titolare V. Caprile, della scuola di pittura dell'accademia di belle arti di Napoli (Lorenzetti, 1952, p. 160). In questo stesso anno il D. pubblicava il Catalogue de la Galerie Vonwiller (Servolini), probabilmente realizzato in occasione della vendita della ricca collezione dell'industriale napoletano di origine svizzera (Morelli-Dalbono, 1915, p. 69). Fece parte del comitato ordinatore delle sale del Mezzogiorno alle Biennali del 1903 e del 1905 (Giannelli, 1916, p.219); per la prima collaborò anche all'allestimento delle sale (Paralupi, 1904, p. 60). Nel 1911, accanto a G. Tesorone che ne ispirò e diresse la realizzazione, il D. partecipò alle decorazioni del padiglione della Campania, Basilicata e Calabria progettato da A. Curri per l'Esposizione di piazza d'Armi a Roma. Insieme a V. Volpe realizzò le pitture della volta del salone centrale, raffigurando Iltrionfo della civiltà del Mezzogiorno, secondo i codici allegorici e costruttivi del tardo barocco napoletano (Tesorone, 1913, pp. 63 s., 76).
Molte delle opere che il D. espose a partire dal 1901 insistono su soggetti francesi indicando forse una rinnovata esperienza parigina dell'autore.
La Senna vista dal ponte Alessandro, una tempera esposta alla Biennale del 1901, suscito l'ammirazione di V. Pica che riconosceva all'autore il merito di aver superato i pregiudizi accademici ritraendo "gli aspetti di una città moderna" (Pica, 1901, pp. 73 ss.). Alla Biennale di Venezia, nel 1905, il D. esponeva La Marna presso Nogent, "pittura sintetica ... di spiccato carattere francese" (Pica, 1905, p. 136), mentre alla Mostra nazionale di belle arti di Milano del 1906 veniva presentato Sul ponte Alessandro (Ojetti, 1906; Giannelli, 1916, p. 221). Nel 1908 a Roma, alla mostra della Società degli amatori e cultori di belle arti, ancora V. Pica (1908) notava del D. "una movimentata scena di vita parigina di strada, Tramonto autunnale" e "un buon motivo di alberi e di acqua corrente, suggeritogli dalla campagna francese" presentato con il titolo La Marna. Una veduta della Marna, acquistata dalla Galleria nazionale di arte moderna di Roma nel 1917 (Bollettino d'arte, XI [1917], p. 49), attualmente è in deposito all'Accademia di Ravenna. A Venezia nel 1924 venivano esposti La Senna presso Parigi e Il canale a Saint-Denis che, riprodotto nel catalogo ufficiale-della Biennale, è un'estrema prova della maniera francesizzante dell'artista (XIV Esposizione internazionale della città di Venezia, 1924, p. 102, nn. 10 s., Somarè, 1932).
D'altra parte, la produzione del D., il quale alla fine del secolo era stato definito "uno dei più aristocratici pastellisti che il Vesuvio ispiri", a proposito di un ritratto di giovane donna (Natura ed arte, XIII[1897-98], p. 523), continuava in questi anni ad essere apprezzata per la gradevolezza delle figure femminili e degli ambienti borghesi descritti. Un Nudo di donna su raso rosa, esposto alla Biennale del 1903, venne giudicato "una riuscita prova di una perfetta conoscenza del corpo femminile" (Paralupi, 1904, p. 115), mentre "due figurette di snella eleganza", esposte alla Biennale del 1910 (Autunno e Ilcappellino rosso) rappresentano l'aspetto più aneddotico e illustrativo della pittura del D. (Pica, 1910). Due studi femminili venivano presentati all'Esposizione nazionale di Brera dello stesso anno (De Luca, 1910); a Venezia nel 1912 il D. esponeva Nelly e Risveglio (Ojetti, 1912), nel 1914 un Ritratto di signora (catal., p. 99, n. 14) e nel 1920 una scena di ambiente borghese intitolata Tina Filipponi al pianoforte (Sapori, 1920).
Alla prima Esposizione biennale nazionale della città di Napoli, nel 1921, il D. partecipò con cinque opere e alla Primaverile fiorentina dello stesso anno espose Garofano rosso e uno studio per il ritratto della Principessa Ruffo che aveva esposto a Napoli l'anno prima.
Intensa sembra essere stata l'attività del D. come ritrattista ufficiale della famiglia reale. Sono ricordati un ritratto de Il principe di Napolialla testa del primo reggimento fanteria, un ritratto di Vittorio Emanuele II e quattro ritratti di Vittorio Emanuele III, commissionati come dono per varie personalità della diplomazia europea (Giannelli, 1916, p. 218).
Varie fonti documentano la sua produzione di incisioni all'acquaforte, attività che gli procurò, nel 1920, la cattedra di incisione all'accademia di belle arti di Napoli (Lorenzetti, 1952, p. 164). Avviato a questa tecnica fin dai primi insegnamenti morelliani (Levi L'Italico, 1906, pp. 235, 253 s.), oltre all'acquaforte La tentazione di s. Antonio tratta dallo stesso Morelli, con cui esordi alla Promotrice di Napoli del 1882 (Giannelli, 1916, p. 218), il D. realizzò varie opere di traduzione.
All'Istituto centrale per la grafica, a Roma, è conservato il rame dell'incisione La carica dei bersaglieri a Porta Pia, copia del celebre dipinto di M. Cammarano (Negro Spina, 1976, p. 66). All'accademia di belle arti di Napoli è invece conservata l'acquaforte L'oracolo di Delfo, tratta da un dipinto di C. Miola (Accademia di belle arti di Napoli. Mostra ... [catal.], Napoli 1954, p. 37, n. 3) presentato alla Promotrice del 1880. Forse si tratta della stessa incisione ricordata come La Pizia, tratta dallo stesso Miola, e offerta in omaggio agli azionisti della Società promotrice Salvator Rosa (Maresca, 1936). Il D. incise inoltre una scena pompeiana tratta da un dipinto di G. De Martini, Schiave e padrona, acquaforte che "ebbe molto successo alle Promotrici" (ibid., p. 57), mentre nel Museo di S. Martino a Napoli sono conservate l'acquaforte Per la festa della Madonna, tratta da un dipinto di V. Volpe (Negro Spina, 1976, p. 66) e una serie di incisioni originali ispirate a paesaggi di Napoli e dei dintorni (Mostra..., 1941).
Il D. morì a Napoli il 18 giugno 1924 (necr. in Il Mezzogiorno, 19giugno 1924).
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. nei cataloghi delle mostre cit. all'interno della voce, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, p. 390 (sub voce Sanctis, Giuseppe de) e nei vari Cataloghi Bolaffi della pittura italiana dell'Ottocento, 1964-1985, cfr. F. Netti, Scritti critici [1866 ss.], a cura di L. Galante, Roma 1980, pp. 276, 294 s.; Società degli amatori e cultori di belle arti, Esposiz. LXVI (catal.), Roma 1895; V. Pica, L'arte mondiale alla IV Esposizione di Venezia, Bergamo 1901, pp. 73, 75; A. Paralupi, L'arte moderna a Venezia, Venezia 1904, pp. 60, 115; V. Pica, L'arte mondiale alla VI Esposizione di Venezia, Bergamo 1905, p. 141; P. Levi L'Italico, D. Morelli nella vita e nell'arte, Roma-Torino 1906, pp. 235, 253 s. n. 1, 288, 302 n. 1, 317; U. Ojetti, L'arte all'Esposizione di Milano. Note e impressioni, Milano 1906, p. 53; V. Pica, L'Esposizione degli amatori e cultori di belle arti a Roma, in Emporium, XXVII (1908), p. 421; Id., L'Esposizione degli amatori e cultori di belle arti a Roma. Gli italiani, ibid., XXIX (1909), pp. 244, 283; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, pp. 366 s., 375, 404;P. De Luca, La rinascita dell'Esposizione nazionale di Brera, in Emporium, XXXII (1910), p. 282; V. Pica, L'arte mondiale alla IX Esposizione di Venezia, ibid., pp. 86 s.; U. Ojetti, La decima Esposizione d'arte a Venezia, Bergamo 1912, p. 29; A. Lancellotti, Esposizioni nazionali artistiche. La II Esposizione nazionale d'arte a Napoli, in Emporium, XXXVII (1913), p. 314; G. Tesorone, Il padiglione della Campania, Basilicata e Calabria all'Esposizione ... del 1911..., Milano 1913, pp. 55 s., 63 s., 76; D. Morelli-E. Dalbono, La scuola napoletana di pittura nel secolo decimonono ed altri scritti, a cura di B. Croce, Bari 1915, pp. 67 s., 87; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi, Napoli 1916, pp. 217-222; F. Sapori, La XII Mostra d'arte a Venezia, III, La pittura italiana, in Emporium, LII (1920), pp. 38 s.; Galleria Scopinich. Milano. Maestri napoletani dell'Ottocento nella collezione Gualtieri, Milano 1929, nn. 22, 107, ill. XIV-XV; E. Somarè, Cronache d'arte contemporanea, Milano 1932, p. 126; Mostra retrospettiva del pittore G. D...., Taranto 1934; A. Maresca di Serracapriola, I pittori da me conosciuti, Napoli 1936, pp. 56 s.; M. Limoncelli, Il volto di Napoli da Gigante a Caprile. Conferenza tenuta al Circolo artistico il 16genn. 1937, XV, Lanciano 1937, pp. 24 s., 38 ss., 43; La mostra della pittura napoletana nei secc. XVII-XVIII-XIX, Napoli 1938, p. 335; Mostra di stampe e disegni napoletani dell'Ottocento (catal.), Napoli 1941, pp. 64 s., 67 ss., 73 s.; F. van Boetticher, Malerwerke des19Jahrhunderts, Leipzig 1944, II, 2, p. 520; C. Lorenzetti, L'Accademia di belle arti di Napoli 1752-1952, Firenze 1952, ad Indicem; D. Maggiore, Arte e artisti dell'Ottocento napoletano e scuola di Posillipo, Napoli 1955, pp. 121 s.; M. Limoncelli, Il Circolo artistico di Napoli, 1888-1958, Napoli 1958, pp. 16, 22, 33 s.; P. Girace, Incontri con gli artisti napoletani, in Ottant'anni di Napoli, Napoli 1967, ill. n. n.; A. Schettini, La pittura napoletana dell'Ottocento, II, Napoli 1967, p. 385; V. Gleijeses, Il Borgo di Chiaia, Bari 1970, pp. 22 s., 49 n. 1, 177; D. Capecelatro Gaudioso, Ottocento napoletano..., Roma 1971, pp. 154 s.; Arte-Catalogo dell'Ottocento dei pittori napoletani, Vesuvio, Roma 1972, pp. 367-376; A. M. Negro Spina, L'incisione napoletana dell'Ottocento, Napoli 1976, p. 66; P. Ricci, Arte e artisti a Napoli, Napoli 1981, pp. 41, 71, 77, 86; M. Mimita Lamberti, 1870-1915: i mutamenti del mercato e le ricerche degli artisti, in Storia dell'arte italiana (Einaudi), VII, Torino 1982, p. 6 n. 4; P. Majoli-N. Spinosa, Il patrimonio artistico del Banco di Napoli. Catalogo delle opere, Napoli 1984, p. 435 n. 82; M. Monteverdi, Storia della pittura italiana dell'Ottocento, Busto Arsizio 1984, II, pp. 69, 248; L. Servolini, Diz. ill. degli incisori..., Milano 1955, p. 276; Diz. encicl. Bolaffi, X, p. 134.