DEL ROSSO (Rossi), Giuseppe
Figlio dell'architetto fiorentino Zanobi e della pittrice pratese Francesca Stradetti, nacque a Roma il 16 maggio 1760. Trasferitosi con la famiglia a Firenze nel 1765, ebbe una formazione scolastica di tipo letterario e quindi fu avviato alla professione di architetto dallo stesso padre, che lo impiegò come aiuto in alcuni lavori: nel 1780 nell'allestimento delle esequie per l'imperatrice Maria Teresa d'Austria; nel 1786 nella costruzione della sinagoga di Siena e successivamente, verso la fine degli anni '80, nell'ufficio di architetto dello scrittoio delle Fabbriche. Oltre che attraverso l'insegnamento paterno il D. affinò la sua preparazione culturale e professionale presso la scuola di architettura istituita nel 1784 dal granduca presso l'accademia di belle arti e affidata al magistero di G. M. Paoletti.
Nel 1787 il D., pubblicando il saggio Ricerche sull'architettura egiziana e su ciò che i Greci pare abbiano preso da quella nazione (Firenze 1787; 2 ed., Siena 1800), con il quale rispondeva al quesito posto nel 1785 dalla parigina Academie des inscriptions et belles lettres sulla polemica e le tematiche sollevate negli anni '60 da G. B. Piranesi, si presentò come un interprete aggiornato e anticipatore a Firenze del dibattito teorico sull'architettura sviluppato nelle capitali artistiche europee.
Un altro fondamentale momento per la formazione teorica del giovane D. fu il soggiorno di studio a Roma effettuato fra il 1790 e il 'gi. Durante questo periodo, oltre ad approfondire lo studio diretto dei monumenti antichi e ad aggiornarsi sui lavori di alcuni significativi esponenti dell'ultima generazione di architetti, quali gli Asprucci, Michelangelo Simonetti, il Subleyras e il Giansimonti (Inghirami-Pasqui, p. 11), conobbe e frequentò eminenti studiosi d'arte e letterati, fra i quali il celebre J.-B. Seroux d'Agincourt, al quale secondo la testimonianza di F. Canonici (Due centurie...) avrebbe offerto anche un prezioso aiuto nella stesura della ponderosa Histoire de l'art... . Particolarmente importante inoltre fu l'incontro con Leonardo Massimiliano De Vegni, che fu per il D. un protettore paterno e un maestro indiscusso di quelle nuove tendenze al rinnovamento architettonico fiorite alla fine degli anni '80 a Roma ed emblematicamente rappresentate e propagandate dai volumi delle Memorie delle belle arti, curati da O. Boni e dallo stesso De Vegni (Dalla "Libreriola"..., 1983, pp. 28 ss.).
Ritornato a Firenze nel 1791, oltre che come aiuto del padre e in una intensa produzione letteraria, il D. si impegnò in alcune opere di un certo interesse, nelle quali si espresse attraverso una molteplicità di registri propri degli indirizzi più significativi dell'architettura della fine del sec. XVIII.
A Firenze nel 1792 realizzò l'apparato per le esequie dell'imperatore Leopoldo II nella chiesa di S. Felicita; nella chiesa di S. Maria degli Angeli ridisegnò l'ornamento interno, restaurò la cappella del Sacramento e realizzò una cappella votiva per l'avvocato Delle Pozze (Inghirami-Pasqui, p. 3), pubblicò un suo progetto per il completamento della facciata della brunelleschiana basilica di S. Spirito, ispirandosi a un rigoroso purismo formale (Descrizione e disegno della facciata eseguita alla chiesa di S. Spirito..., Lucca 1792, 2 ed. in Antologia romana, 1793). Nello stesso anno realizzò a Dicomano (Firenze) l'oratorio di S. Onofrio che, nonostante le modeste dimensioni, costituisce un vero manifesto di architettura dell'illuminismo per la Toscana con il rigoroso forinalismo neoclassico della sua massa parallelopipede, preceduta da un elegante e raffinato pronao di minore altezza (Dalla "Libreriola"..., 1983, pp. 13 ss.); nei pressi di Dicomano progettò pure la cappella della villa Poggesi (1794). Nel 1796 realizzò in forme neomedievali la cappella della Madonna del Conforto nel duomo di Arezzo (ibid., pp. 15-17).
Alla morte del padre il D. entrò a far parte a pieno titolo dello scrittoio delle Fabbriche come "ingenere aggregato". Nel periodo compreso fra il 1792 e il '97, come "aiuto" in questo ufficio, aveva avuto modo di progettare - e a volte realizzare - lavori di restauro e piccole ristrutturazioni di ambienti interni ad edifici quali il casino di S. Marco ('92-'93), palazzo Vecchio ('92), la Galleria degli Uffizi ('96), palazzo Pitti ('93, '95, '96), alle ville di Pratolino ('94), di Poggio Imperiale, di Lappeggi, all'Ambrogiana di Montelupe Fiorentino ('95) e alla Fortezza da Basso nel '93 (Archivio di Stato di Firenze, R. Fabbriche, nn. 2012-15, 2017 s., 2020 ss.). Nel 1798, con Bernardino Della Porta, egli venne incaricato dal granduca Ferdinando III di accertare i danni provocati dal terremoto di quell'anno agli edifici monumentali di Siena: fu così impegnato in lavori di restauro al duomo, a S. Martino, al teatro degli Avvalorati e in particolare alla basilica di S. Domenico, per la quale nel 180 i avanzò un progetto, mai realizzato, di ricostruzione ex novo secondo linee di rigorismo formale (Ibid., Genio civile, n. 2; Cava dei Tirreni, Archivio dei padri cassinesi, arca CXL, f. 11).
Nel 1802 venne nominato "Ingegnere effettivo" dello scrittoio in sostituzione di Pietro Conti, qualifica che probabilmente il D. mantenne fino al 1808, per tutto il periodo del Regno d'Etruria.
Se si eccettua il restauro della torre e del palazzo Bartolommei, posto sull'angolo delle attuali vie Lambertesca e Por S. Maria, dove fra l'altro egli realizzò il nuovo scalone principale, l'apparato per le esequie di Ludovico I di Borbone re d'Etruria nella basilica di S. Lorenzo in forme neoegizie (1803) e il nuovo altar maggiore di S. Maria Novella in ordine corinzio (1804-07), l'attività professionale del D. in questo periodo consistette principalmente in numerosi interventi e progetti per edifici preesistenti affidatigli in qualità di ingegnere dello scrittoio delle Fabbriche: il riattamento di alcuni locali dell'ex convento di S. Niccolò a sede dell'Accademia dei Georgofili (1802) e a studio per Benvenuti (1804); a palazzo Pitti alcuni lavori negli ambie, nti di servizio, restauri ai due rondeaux (1802-1808), lavori alle stalle di Annalena (1807) e progetti per un nuovo quartiere di quattro stanze e per un nuovo ingresso delle stalle su piazza Pitti (1804, 1806); vari restauri alle chiese di S. Spirito (altari di patronato, 1803), di S. Lorenzo (campanile, 1804), Orsarimichele (facciata, 1806), a palazzo Vecchio (ufficio di revisione e sindacati, 1806, e cantine su via dei Leoni, 1807), alla Galleria degli Uffizi (stanza dei pittori toscani e terrazzo di copertura della loggia dei Lanzi, 1803; residenza del presidente del Buongoverno, 1805); alle ville medicee di Cafaggiolo (quartiere della regina e nuovo coro nella cappella, 1805) e di Castello (progetto di chiusura di tre archi della loggia, 1806), alla villa di Poggio Imperiale (quartiere del cappellano, 1806); infine la ristrutturazione del convento di S. Onofrio di Foligno, nell'attuale via Faenza (1803) e lavori minori al casino di S. Marco (1804), alla porta alla Croce (1805) e alla fortezza di Belvedere (1804, 1806: Arch. di Stato di Firenze, R. Fabbriche, nn. 2029, 2031, 2033 s., 2036 s., 2039 s., 2042 ss., 2048; Ibid., Corte Lorenese, f. 2738 n. 354; Firenze, Arch. top. d. Museo stor. topogr. "Firenze com'era", Dis. 298, cass. 8ins. A.; Ibid., Arch. storico del Comune f. 3907).
Dopo l'annessione della Toscana all'Impero francese, decretata nel 1807, il D. venne nominato architetto del Comune di Firenze, carica che mantenne fino al 1813 e in virtù della quale fu impegnato in incarichi ufficiali di grande rilievo relativi alla riorganizzazione funzionale della città e al riutilizzo dell'ingente patrimonio ecclesiastico incamerato con la soppressione dei conventi decretata dalle autorità francesi nel 1808.
A questo periodo di attività appartengono alcune realizzazioni, quali la trasformazione del convento di Montedomini, in via Malcontenti, in deposito di mendicità (1809- 11), la sistemazione del nuovo liceo nell'ex convento di S. Maria a Candeli, in Borgo Pinti (1810), le sedi del conservatorio delle arti e mestieri, nell'ex convento di S. Caterina, e dell'Accademia della Crusca, nel convento di S. Spirito (1812), i restauri di palazzo Vecchio (apertura di una nuova porta nella facciata, con demolizione della "aringhiera", e altri lavori al cortile, alla torre e alla scalinata, 1812-13) e infine l'archeologizzante triforio e ingresso della facciata di S. Pancrazio (1809).
Numerosi furono i progetti non realizzati e dei quali rimane solo la testimonianza documentaria presso le Archives nationales di Parigi e gli archivi di Stato e comunali di Firenze: l'allargamento di via Calzaioli, piazza del Duomo (1811) e piazza della Signoria (1813);due caserme da realizzarsi negli ex conventi di S.Martino in via della Scala (1811) e di S. Francesco (1813);una casa centrale di correzione nell'ex convento della Pietà, attuale via Giusti (1812), la trasformazione dell'ex convento di S. Verdiana in macelli pubblici (1813) (Godoli, 1978, pp.31 s.; Dalla "Libreriola", 1983, pp. 55 s.). Documento emblematico delle contraddizioni e dei limiti di questa febbrile attività progettuale rimasta irrealizzata è costituito infine dal progetto di un grandioso foro Napoleone, previsto dal D. nella vasta area di circa 115.000mq a settentrione di piazza S. Marco, compresa fra le attuali vie Cavour e Gino Capponi e le vecchie mura urbane, e che, nonostante l'approvazione del Consiglio municipale del luglio 1810, venne bocciato dalle autorità centrali dell'Impero (Godoli, 1978, pp. 21-24; Dalla "Libreriola"..., 1983, pp. 17 ss., 21 s.).
Durante l'età napoleonica il D. realizzò pure alcune fontane, una nella facciata laterale del bargello, quella che fa da basamento al monumento di Giovanni dalle Bande Nere in piazza S. Lorenzo, quella al centro di piazza S. Spirito, una in via dei Mozzi, trasportata in via del Prato; come architetto comunale organizzò inoltre il corpo dei vigili del fuoco, il cui regolamento fu richiesto come esempio dalla città di Bologna (Inghirami-Pasqui, p. 7).
Dopo il crollo dell'Impero napoleonico, il D., rifiutata una vantaggiosa offerta di passare al servizio dello zar di Russia, si dedicò prevalentemente all'insegnamento all'accademia di belle arti, dove nel 1814 succedette al Paoletti come maestro di architettura, conservando questo incarico fino al 1825 (Firenze, Arch. dell'Acc. di belle arti, Atti, aa. 1814-25). Restaurati i Lorena in Toscana, gli furono concessi nuovi incarichi pubblici e significativi riconoscimenti ufficiali: con sovrano rescritto 15 maggio 1820 fu nominato "consultore architetto per la riparazione delle pubbliche fabbriche e monumenti della Città"; il 25 ag. 1824 fu insignito dell'Ordine del merito sotto il titolo di S. Giuseppe; nel novembre del 1825 lasciò l'insegnamento accademico, perché chiamato a far parte con G. Frullani e G. Giorgini del "Consiglio degli ingegneri della Soprintendenza alla conservazione del catasto ed al corpo d'ingegneri delle acque e strade nel Granducato", incarico che mantenne fino alla morte.
Pochi episodi caratterizzano l'attività progettuale e le opere realizzate negli ultimi tre lustri di vita del Del Rosso. Essi tuttavia costituiscono significativi epigoni di tutta la sua prestigiosa e pluriennale operosità nel campo dell'architettura: nel 1817per l'impresario L. Gargani, in una porzione dell'ex convento di Annalena, affacciantesi su via S. Maria nei pressi di palazzo Pitti, realizzò il teatro Goldoni in forme neoclassiche, giudicato dagli estimatori contemporanei come uno dei migliori esempi di quel genere "per la eleganza delle sue forme e per quella dei vestiboli e delle scale" (Canonici, c. 84);in un'altra porzione dello stesso convento, affacciantesi su via Romana, realizzò la villa Mac Donald (poi conosciuta come casa d'Annalena); contemporaneamente a Fiesole portò a compimento l'interessante ricostruzione, iniziata nel 1814, dei ruderi dell'antica basilica di S. Alessandro, conferendole una nuova ed originale forma neoclassica, oggi purtroppo nella quasi totalità rimossa brutalmente da un pesante "restauro" eseguito negli anni 1956-73 (Il monumento e il suo doppio, 1981, pp. 153-158). Eseguì inoltre il mausoleo di Angelo Mezzeri nella chiesa di S. Onofrio delle cappuccine (in via Faenza); del 1818 è una sua idea per un monumento a Dante da erigersi nei pressi del duomo o dei battistero di Firenze; nel 1815 e nel 1826 restaurò rispettivamente il teatro della Quarconia, oggi cinema Nazionale, e quello di Borgognissanti; infine, proprio alla vigilia della morte, nel 1830, progettò in forme neoetrusche i monumenti d'ingresso al viale Carducci a Volterra, ultima testimonianza della crescente attenzione verso la tradizione figurativa e storica locale manifestata dal D. nell'ultimo periodo di vita.
La complessa figura dell'architetto fiorentino, oltre che dalla pratica professionale, è caratterizzata da una intensa e significativa opera di teorico e di erudito. Ispirandosi al modello di "architetto filosofo" individuato nel De Vegni, il D. si cimentò fin dagli anni giovanili in numerosi campi dello scibile, dalle materie più strettamente legate all'architettura, alla progettazione e alla tecnica delle costruzioni, fino all'antiquaria, alla storia e alla meccanica, come testimonia il regesto della sua attività di pubblicista, per la quale a pochi anni dalla morte, unico fra i toscani, veniva ricordato dallo Zanotto come "dottissimo nell'arte e massima nell'antica" T. M. Zanotti, Lodi delle belle arti..., Roma 1750).
Per un elenco dei suoi scritti, oltre a quelli citati all'interno della voce, cfr. Firenze, Bibl. Riccardiana, Mss. Ricc. 3578 bis; Programma per la pubblicazione delle opere complete del cav. G. D., in Gazzetta di Firenze, 28 apr. 1831, e inoltre G. Melzi, Dizion. delle opere anonime e pseudonime di scrittori italiani, I, Milano 1848, pp. 53, 287, 341 s.; II, ibid. 1852, pp. 14, 951, 193, 290, 312; III, ibid. 1859, pp. 11, 186.
Per la sua attività di architetto e di erudito il D. ottenne anche numerosi riconoscimenti accademici: oltre che professore dell'accademia di belle arti di Firenze dal 1814 al 1825. fu anche accademico dei Georgofili dal 3 agosto 1791, membro delle accademie Valdarnese, di Perugia, di Pistoia, accademico etrusco di Cortona e socio dell'Accademia italiana di Siena dal 19 nov. 1798.
Mori a Firenze il 22 dic. 1831 e fu sepolto nella basilica di S.Alessandro a Fiesole; a suo ricordo la moglie Giuseppina Barsotti di Prato, sposata nel 1809, fece apporre una lapide con busto nella chiesa di S.Maria Novella, sopra l'altare della Madonna dei Rosario, alla stessa altezza di quelle che nella navata opposta ricordano i suoi antenati Giuseppe Ignazio e Zanobi.
Fonti e Bibl.: La parte più rilevante del materiale documentario relativo alla vita e all'attività del D. è costituita dai 135 volumi miscellanei "d'architettura, antiquaria ed arti relative" depositati il 15 febbr. 1833 presso la Bibl. Riccardiana di Firenze in esecuzione dél testamento olografo del D. del 16 febbr. 1829. Il fondo denominato Miscellanea Del Rosso, del quale esiste un inventario completo forse redatto dallo stesso D. (Ibid. Mss. Ricc. 3578 bis: Collezione di opuscoli d'architettura, antiquaria etc. raccolti, formando parte della libreria del sig. G. del Rosso), è stato pubblicizzato con una mostra allestita presso la Bibl. Riccardiana (3 giugno-3 agosto 1983) e illustrato con un catalogo (Dalla "Libreriola" dell'architetto fiorentino G. D., Firenze 1983), contenente un saggio introduttivo di C. Cresti per l'inquadramento generale dell'opera e della personalità del D. (pp. 9-23), i contributi di A. Gambuti sulla identità culturale dell'architetto (pp. 24-27), di G. Orefice sull'importante carteggio De Vegni-D. (pp. 28-38), di G. Morolli sul trattato Elementi di architettura civile e sulla controversia D.-Vannini circa la sua paternità (pp. 3 9-48), e quello di P. Roselli sul D. e il restauro (pp. 49-53), accompagnato da un ricco regesto dell'attività di restauro redatto da M. Di Benedetto (pp. 54-56), contenente numerosi dati sulle fonti documentarie raccolti in occasione della tesi di laurea Ilrestauro tra teoria e prassi nell'opera di G. D.... (Università di Firenze, facoltà di architettura, a.a. 1980/81). Particolarmente importanti per l'attività dei D. durante la dominazione francese in Toscana sono i fondi documentari conservati a Parigi presso le Archives nationales (un primo inventario è stato redatto da E. Godoli, Un piano urbanistico per Firenze napoleonica, in Architettura in Toscana dal periodo napoleonico allo Stato unitario, Firenze 1978, pp. 17-33). Ulteriori contributi e notizie sull'opera del D. sono emersi nelle giornate di studio tenutesi a Chianciano Terme su L. M. De Vegni (1984, cfr. bibl., 1985). Per quanto riguarda le biografie risultano ancora oggi fondamentali quelle di F. Inghiranti-A. Pasqui, Notizie biografiche del prof. G. D. ..., s.l.t. [sec. XIX], e quella ancora inedita e pressoché sconosciuta contenuta in F. Canonici, Due centurie di architetti, c. 84 (ms. sec. XIX, Firenze, propr. privata prof. M. Dezzi Bardeschi). Cfr. inoltre Bassano del Grappa, Bibl. civica, Carteggi, XV.A.9 (epistolario raccolto da B. Gamba: lettera dei D. all'abate F. Cancellieri del 16 genn. 1821); Cortona, Bibl. comunale e dell'Accadeinia Etrusca, ms. 669, n. XXIII, ff. 330-335, n. XXV, ff. 350-372, n. XXVII, ff. 383-389 e tav. 1, n. XXVIII, ff. 400 ss.; Fiesole, Arch. capitolare, Sez. XVI, nn. 35, 37; Sez. XVIII, nn. 8, 12, 13 Firenze, Arch d. Accad. dei Georgofili: B.59, nn. 168 (Progetto d'una nuova fabbrica a uso dei poveri, 10 sett. 1794, cc.16 e tavv.), 200 (Della facile costruzione di ponti di legno..., 4 genn. 1797, cc. 30); B.60, n. 246 (Sul metodo di costruire mulini..., 3 luglio 1799, cc. 6); B.62, n. 318 (Disegno e spiegazione di un camino economico a vapore, 1º ag. 1804, cc. 8), n. 392 (Estratto dell'opera di B. Gandolfi..., 6 apr. 1808, cc. 6), n. 422 (Delle scuderie dei cavalli..., 6 giugno.1810, cc. 6); B.64, n. 446 (Metodo per aumentare il prodotto del pane..., 3giugno 1812, cc.4); n. 471 (Delle sorgenti di acque di Montareggi..., 1º febbr. 1815, cc. 10); B.69, n. 802 (Rammemorazione dei mezzi per raffrescare gli appartamenti, 2 dic. 1827, cc. 14); Ibid., Arch. dell'Accad. di belle arti, Atti, f. 1814, ins. 15 e55; f. 1817 ins. 47; f. 1819, ins. 31; f. 1820, ins. 18; f. 1823, ins. 23; f. 1825, ins. 64; f. 1851, ins. 129; Ibid., Arch. dei Museo stor. topogr. "Firenze com'era", cass. 65 ins. C, vol. 37 (S. Alessandro, perizia colonne in cipollino, 1787); dis. 298 cass. 8 ins. A (Disegno di un nuovo studio di scultura e di mosaico alla romana da farsi nell'orto di S. Matteo proseguendo la fabbrica dell'Accademia);diss. 308-311, cass. 8, ins. B (Progetto di ristrutturazione del monastero di S. Caterina da Siena di Firenze, 1813), dis. 813, cass. 27, ins. A (Progetto di Caffehaus per Parterre, s.d.); Arch. di Stato di Firenze, Accademia del disegno, f. 154, Ruolo degli accademici prof. della I classe, alla lettera R.; Ibid., Buongoverno, f. 19;Ibid., Prefetture dell'Arno, ff. 161, 1-73 s., 176, 178, 461, 485, 494, 507; Ibid., Regie Fabbriche, f. 2019, n. 364; f.2023, n. 103; f. 2024, nn. 108, 201; f. 2032, n. 90; f. 2046, n. 4; f. 2047, nn. 14, 21; Firenze, Archivio storico comunale, Burò dell'Interno, filze 3859, 3900, 3905, 3907, 3909, 3918, 3930, 3936, 8500; Ibid., Bibl. Marucelliana, Fondo Cambray Digny, n. 19; Ibid., Bibl. nazionale, Carteggi V.52 (lettera del 1826 a Gino Capponi); Ibid., Carteggio Vieusseux 100, nn. 169-170 (lettere del 23 aprile e 25 luglio 1830 a G. P. Vieusseux); Ibid., Poligr. Gargani n. 1746; Macerata, Bibl. com., Docum. e scritti dell'arch. I. Aleandri, LX.2. (epigrafe dedicata al D.); Paris, Arch. nation., F.13, Départements détachés de la France, dossiers 1576, 1577, 1578; Perugia, Bibl. comunale, Carte Vermiglioli, n. 1525; Pesaro, Bibl. Oliveriana, Carte Perticari, 1934, XXIV, Carteggi, f. II (lettera del D. al redattore del Giornale arcadico del 1819); Pisa, Bibl. dell'Università, Autografi Ferrucci, v. V; Prato, Bibl. comun. Lazzariniana e Roncioniana, Raccolta Guasti. Collezione di autografi, n. II, Artisti (due lettere del D. al canonico G. Sacchetti, segretario dell'Accademia italiana); Arch. di Stato di Siena, Governatore, "Affari e Risoluzioni in occasione del terremoto del 1798", ff. 1-3; Vicenza, Bibl. civ. Bertoliana, ms. 109 (1, 9, 10), Lettere di L. M. De Vegni a G. D. architetto fiorentino, 18 ott. 1790-10 marzo 1798; G. Richa, Notizie delle chiese fiorentine, I, Firenze 1754, p. 56; VIII, ibid. 1759, p. 60; IX, ibid. 1761, pp. 27, 300; A.M. Bandini, Lettere XII fiesolane, Siena 1800, p. 197; J.-A. Terreni, Viaggio pittorico della Toscana, III, Firenze 1803, p. 54; L. Biadi, Notizie sulle antiche fabbriche di Firenze non finite, Firenze 1824, pp. 85, 111, 160, 236, 250; Maria Santissima sotto il titolo del Conforto o sia descrizione della sua prodigiosa immagine..., Lucca 1824, p. 25; Programma per la pubblicazione delle opere complete del Cav. G. D., in Gazzetta di Firenze, 28 apr. 1831, p. 4; E. Romagnoli, Cenni storico-artistici di Siena e de' suoi suburbi, Siena 1836, p. 38; V. Fineschi, Il forestiero istruito in S. M. Novella, Firenze 1837, pp. 24, 39, 80; [F. Tartini-C. Ridolfi] Notizie e guida di Firenze, Firenze 1841, pp.306, 396, 408 s.; F. 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