DEMACHI (Demacchi), Giuseppe
Incerte e lacunose sono le notizie sulla fase iniziale dell'attività del D., compositore peraltro abbastanza noto in Europa per aver pubblicato numerose opere a Ginevra, Lione, Parigi e Londra.
La quasi totalità dei repertori lo dice infatti nato ad Alessandria all'inizio del sec.XVIII (intorno al 1720, specifica il Finscher) e verso il 1740 attivo a Torino come violinista della cappella di corte diretta da G. B. Somis, né le sue opere, pubblicate a partire dal 1771 forniscono, in tal senso, decisive indicazioni. E dato che la sua attività si documenta, pur saltuariamente ma con una certa esattezza, nel ventennio 1771-1791, il lasso semisecolare di tempo che intercorre tra la supposta attività iniziale a Torino ed i concerti da lui dati a Londra nel 1791 parrebbe troppo esteso se riferito anche e proprio a un virtuoso di violino oltre che a un compositore. Oltretutto, gli studi compiuti recentemente dalla Bouquet sulla musica a Torino fino al 1775, escludono la presenza del D. come strumentista alla cappella di corte, cosicché questa mansione, inesatta anche cronologicamente, forse gli venne genericamente attribuita all'estero, essendo ben nota la fama della scuola violinistica piemontese. Né il D. favorì mai questa inesattezza, se nel frontespizio dei sei Trii Op. 5 del 1771 è indicata chiaramente la sua mansione professionale come "maestro di concerto e primo violino della catedrale d'Alesandria", laddove l'editore è segnalato come "M.r S. Scherrer à Genève" ed "à Alexandrie chez l'auteur", con riferimento alla città allora abitata dal musicista. E, infatti, in uno dei contratti di pagamento relativi a musicisti operanti nella cappella del duomo di Alessandria, leggiamo che nel 1763 il D. veniva confermato come primo violino con lo stipendio annuo di duecento lire di Milano. Per quanto riguarda la sua nascita avvenuta ad Alessandria (riportata, come si diceva, da quasi tutti i lessici musicali), il suo cognome non compare né nei censimenti cittadini del 1726 e del 1754 né negli atti battesimali delle antiche parrocchie: un Giuseppe De Mays è citato il 7 giugno 1732 in un atto battesimale redatto in lingua latina. E dato che un cognome De Mays viene italianizzato, in un atto battesimale successivo, in quello di Demachi, si può supporre che la persona nata nel 1732 fosse proprio il musicista Giuseppe Demachi.Esclusa l'appartenenza all'orchestra della cappella torinese, resta misteriosa anche la sua formazione musicale, salvo individuarla nell'area napoletana, se una delle sue Sonate op.1, inclusa nella raccolta di J. B. Cartier, L'art du violon (Paris 1798), si riferisce a una "edition de Naples": dato che in questa raccolta i pezzi di ben cinquantasei autori (tra cui ventidue italiani) sono disposti in successione cronologica di edizione, tra il 1760 e il 1765, si può dedurre che l'Op. 1 del D. sia apparsa a Napoli durante questi anni, prima o durante la sua attività ad Alessandria che continuò fino al 1771, come attesta la qualifica del musicista descritta nel frontespizio dei citati sei Trii. Il periodo intercorrente tra queste due date è oscuro ma non avaro di notizie: se dal López Calo (p. 362) sappiamo che un "mottetto a contralto" e strumenti, Umbra opaca, datato 1767, esiste nell'archivio della cattedrale di Santiago de Compostella in Spagna, da registri dell'archivio dei conti Sannazzaro di Casale Monferrato risulta che al D. furono pagate delle composizioni dal 15 apr. 1768 al 16 dic. 1770, periodo in cui presumibilmente il musicista visse nella città piemontese. In seguito, le notizie sul D. si fanno più frequenti ed accertate: nel 1771 risulta che operava a Ginevra (come attesta il Mooser), ove pubblicò alcune sue musiche; nel 1772 passava da Firenze (come documenta una sua Sonata per violino e basso in do maggiore che specifica città e data: 20 settembre); nel 1773 veniva retribuito dal conte Federico Sannazzaro di Casale ("per aver meco sonato il violino"), che nel 1776 gli pagava tre trii.
In seguito il D. dovette risiedere a Ginevra, se i suoi Quartetti op. 9 del 1778 lo indicano come "primo violino del concerto di Ginevra" e la coeva Sinfonia concertante op. 11 risulta "dédié à Mrs. les Amateurs de Geriève". Successivamente svolse attività di concertista in vari centri europei: è attestata una sua esibizione a Colonia (12 ag. 1780) ed un'altra che tenne il 20 maggio 1791 a Londra in uno dei concerti organizzati dal noto musicista-impresario J. P. Salomon, allorché il D. si fregiava del titolo di "maitre de concert" della principessa di Nassau-Weilburg. Ma dopo questa "first appearance in this country" non si hanno più sue notizie.
Le opere pubblicate dal D. a tutt'oggi note sono le seguenti: Sixsonates per violino e basso Op. 1 (Paris, Le Menu, 1769 c., ma forse già pubblicate a Napoli. L'Allegro gratioso in sol maggiore della sonata IV apparve nella raccolta di J.B. Cartier, L'art du violon, Paris 1798); Six duos per violino e viola o due violini, Op. i (sic.!; Amsterdam, Hummel, s.d.); Trois sonates per tre flauti dolci Op. 1 (sic.!; ibid. 1785 c.); Sei quartetti per due violini, viola e basso Op. 3 (Paris, Venier, 1771 c., poi Londra, Welcher, prima del 1775, col titolo Six orchestra-quartets); Sei sonate per violino e basso Op. 4 (Parigi o Ginevra s.d. né ed.); Sei trii a tre violini Op. 5 (Ginevra, Scherrer, 1771 e 1773); Sei duetti a due violini (Lione-Parigi, Castaud, s.d.); Sei trii a due violini a basso Op. 8 (Parigi, Sieber, 1775 c.); Sei quartetti ovvero concertini per violino solo, due violini e violoncello Op. 9 (Lione, Guera, 1778); Symphonie concertante in re maggiore per due violini e violoncello con archi, oboi e corni Op. 10 (ibid. 1778); Symphonie concertante in sibemolle maggiore per due violini e viola e orchestra Op. 11 (ibid. 1780); Concerto primo per violino e orchestra Op. 12 (ibid. 1779 c.); Trois trios dialogués per tre flauti o violini Op. 14 (ibid. 1779, poi Londra, Fentum), Six trios per due violini e basso Op. 15 (ibid. 1779 c.); Secondo concerto per violino e orchestra Op. 16 (ibid. 1779 c.) Trois trios dialogués per tre flauti o violini Op. 16 (ibid. 1779 c.) Trois trios dialogués per tre flauti o violini Op. 17 (Lione e Parigi, Guera e Le Menu, 1783 c.). Apparvero pubblicate senza indicazione di numero d'opera le seguenti composizioni: Sei duetti per due violini (Lione e Parigi, Castaud e Danvin, intorno al 1769; poi riediti come Op. 3 a Parigi da Sieber, intorno al 1775); un duetto compreso nella raccolta Three duetts in an elegant style per due flauti o flauto e violino (London, Fentum, intorno al 1795). Restano infine manoscritte molte composizioni del D., tra cui: Sinfonia in mi bemolle maggiore, Sinfonia in fa maggiore (Le campane di Roma), Sinfonia concertante (Il corso del giorno alla campagna) e un Concerto per violino e orchestra nella Mecklenburgische Landesbibliothek di Schwerin; un Concerto per violino nella Biblioteca vescovile di Ratisbona, un Concerto per violino nella Library of Congress di Washington, un Trio per archi nell'Archivio Bach di Lipsia; sei Duetti per due violini nella University of California Music Library di Berkeley in California. Altre opere manoscritte del D. sono conservate in Italia: nove trii per archi nella Biblioteca del conservatorio di Genova "N. Paganini" otto trii per archi (ma forse copie di opere pubblicate) nell'archivio Borromeo di Stresa; nove minuetti (1765), due minuetti (1767), due sonate per violino (1767-1772), quattro concerti per violino (1767-69) presso una raccolta privata di Casale Monferrato (già Archivio Sannazzaro, ora trasferito a Genova). Copie a stampa di opere pubblicate esistono inoltre al conservatorio "S. Pietro a Maiella" di Napoli (OP. 3 e 4), mentre copie manoscritte dell'Op. 9 esistono al conservatorio di musica "G. Verdi" di Milano (Fondo Noseda).
Solo il Torrefranca aveva in passato segnalato i quartetti "orchestrali" (ovvero "sinfonici") op. 3 e quelli op. 9 ("overo Concertini") del D. come esempi, con quelli di Boccherini, Cirri, Giordani ed anche Mozart (tutti del periodo 1772-75), di quel genere quartettistico "concertante" che, penetrando nelle" accademie" che spesso si tenevano presso cenacoli nobiliari, creavano un'alternativa così al quartetto classico come al concerto solistico. Potremmo aggiungere che anche Cambini e Viotti operavano in tal senso coi loro quartetti "concertanti" e "brillanti". Ma era pur sempre un genere di compromesso, che chiariva la progressiva individuazione del violino solista (secondo una maniera "italiana" sempre più lontana dalla tradizione austro tedesca) che trovava la miglior evidenza nella forma tradizionale del concerto solistico, quello infatti esemplato nelle opere più mature del D. (Op. 12 e 16). Ma considerando anche i concerti manoscritti del D., che iniziano dal 1767, si coglie appena la linea evolutiva che da Boccherini porta a Viotti: ché il D. si arresta al primo stadio di questa tradizione, tome dimostra la compagine orchestrale ridotta e subordinata al solista, più cameristica che sinfonica. Anche la semplificazione strutturale di certe opere cameristiche del D. (ad esempio i concertini op. 9, spesso solo bipartiti) le accosta ad esperienze anteriori, da quelle napoletane di Latilla e Giordani a quelle milanesi di Sammartini, come pure le raccolte di duetti e trii continuano una tradizione cameristica di metà Settecento, pur ampliando la struttura fino a quattro parti. Né i vari concerti dati in Europa e l'attività abbastanza raminga del D. lo sollecitavano a contatti decisivi e musicalmente evolutivi, salvo poche eccezioni che muovono i consueti moduli "galanti" verso soluzioni sentimentalmente estrose e fin capricciose (congeniali d'altronde ad ogni virtuoso), non lontane talvolta da certe scansioni incisive alla Sturm und Drang. Analogamente, le manoscritte sinfonie "a programma" possono forse tentare un qualche superamento del gusto cortese (sempre così frequentato e seguito dal D., ospite di vari nobili mecenati o anche solo protettori) in una soluzione sì estemporanea, ma in qualche modo nuova, mentre l'epigonismo artistico (ma anche umano dell'ormai anziano musicista che a Londra si fregiava di un titolo vistoso quanto futile, se non anacronistico) del D. cedeva, anche solo come casuali e velleitarie incursionil alla suggestione del nuovo.
Fonti e Bibl.: C. F. Pohl, Mozart und Haydn in London, Wien 1867, pp. 128, 140; R. A. Mooser, Quelques violonistes étrangers à Genève dans la deuxième moitié du XVIIIe, siècle et au début du XIXe siècle ["séance" del 27 marzo 1938, quad. 1, pp. 113-17], in Bulletin de la Société d'histoire et d'archéologie de Genève, VI (1938), p. 431; H. C. Robbins Landon, The symphonies of Joseph Haydn, London 1955, pp. 125 s.; F. Torrefranca, Avviamento alla storia del quartetto italiano, in L'Approdo musicale, IX (1966), pp. 163 ss.; L. Finscher, Joseph Haydn und das italienische Streich-Quartett, in Analecta musicologica, IV (1967), p. 20; M.-Th. Bouquet, Musique et musiciens à Turin de 1648 à 1775, Turin-Paris 1969, pp. 157-60; S. Martinotti, Alcune notizie sulla vita e sulle opere di G. D., compositore piemontese del Settecento, in Memorie e contributi alla musica dal Medioevo all'età moderna offerti a F. Ghisi, II, Bologna 1971 [ma 1973], pp. 175-193; J. López Calo, Musica e musicisti italiani in Santiago di Compostella, ibid., p. 362; L. Finscher, G. D., in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XV, Kassel 1973, coll. 1752 s.; R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, III, Milano 1978, pp. 1186, 1226; F-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, II, p. 463; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 430 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, V, p. 356.