DI BARTOLO, Giuseppe
Nacque a Caltagirone (Catania) il 13 apr. 1829 da Giacomo e Concetta Sortino. Il padre, discendente da antica famiglia di maiolicari, lo avviò presto all'arte insieme con i fratelli maggiori Celestino e Pasquale.
Versato come era nella modellatura e nella pittura su maiolica, il D. volle crearsi un laboratorio ed ottenne in uso dal Comune alcuni locali nel vecchio convento di S. Agostino, passato al demanio in seguito alla soppressione delle corporazioni religiose del 1866. Lì operava il D. insieme al suo aiutante Salvatore Cinnerella, quando fu chiamato dall'architetto G. Nicastro, caltagironese, autore del progetto del cimitero monumentale in costruzione, a collaborare alla realizzazione dei modelli per le terrecotte ornamentali, lavoro per cui il D. ottenne una medaglia d'argento (Corona, 1885, p. 321). Lavorò nel contempo per la locale fabbrica di terrecotte Vella, modellando l'angelo e il bassorilievo in terracotta per la cappella cimiteriale del notaio Cusumano. Gioacchino Alì, disegnatore e modellatore proprietario di una fabbrica di terrecotte, che aveva in appalto i lavori in terracotta per il cimitero, utilizzò tutti i suoi modelli. Alla morte del D. l'opera fu continuata da E. Vella, coadiuvato dai suoi allievi G. Nicastro e G. Sinatra.
Nel laboratorio di S. Agostino il D. produsse grandi e caratteristici vasi in maiolica dipinti e modellati per ville e giardini. In un periodo di grande decadenza per la ceramica caltagironese, egli tenne desta l'antica tradizione, producendo numerosissime opere ove traspare una forte personalità. La sua pittura su maiolica si distingue per i toni vivaci e forti basati prevalentemente su densi contorni in manganese che danno risalto ai soggetti trattati. Nei vasi per giardino svolse gustosi temi di genere come Concerto all'aperto, L'officina del fabbro, La lezione di canto, scene campestri e pastorali ed altri soggetti, mentre nelle targhe murali abbondano le sacre composizioni armoniche e a volte austere, ove compaiono frequentemente i santi del culto cittadino, S. Giacomo Maggiore apostolo, S. Antonio da Padova, S. Nicola di Bari, S. Francesco di Paola, la Madonna di Conadomini, la Beata Lucia caltagironese, S. Biagio, ecc. Pregevoli su ogni altra sono le due imponenti targhe murali rettangolari in maiolica che ornano il prospetto della chiesa di S. Bonaventura in Caltagirone, raffiguranti S. Bonaventura e la Madonna della Salute. Per la piazza di Valguarnera egli dipinse il grandioso pannello di S. Cristoforo. Altro pannello, di minori proporzioni, in un'edicola a fianco della chiesa di S. Pietro a Piazza Armerina, raffigura la Madonna del vessillo, protettrice della città. Numerose erano le targhe delle più svariate misure e forme, sparse per le edicole di campagna, dipinte dal D., oggi quasi tutte scomparse perché rubate o sostituite. Nella sacrestia di S. Maria del Monte, già chiesa Matrice di Caltagirone, si conserva un bel vaso per lavabo, decorato frontalmente con un ricco festone di foglie, fiori e frutta e simboli mariani. Del pari in molte facciate di case caltagironesi si trovano ricche ornamentazioni in terracotta dovute al D. che, in questo genere di lavoro, ebbe valenti continuatori in E. Vella, G. Alì e G. Sinatra. È del D. la grande statua in terracotta della Madonna di Lourdes per la chiesa di S. Agata, ora al cimitero nella cappella del sodalizio di questa chiesa. Opere del D. in terracotta e in maiolica si trovano anche a Donnafugata, nella grandiosa e monumentale villa Arezzo, ora di proprietà del Comune di Ragusa.
Quando il convento di S. Agostino fu ceduto dal Comune di Caltagirone alla fondazione Gerbino per costruirvi un istituto di beneficenza, il D. trasferì il suo laboratorio in una bottega a S. Orsola. Ivi produsse le gigantesche statue in terracotta raffiguranti i quattro Evangelisti seduti, con a fianco i rispettivi simboli evangelici, per il coronamento del nuovo campanile di S. Giacomo, disegnato dal locale architetto S. Coniglio. Il D. fu insegnante di plastica nella scuola serale di disegno aperta dal Comune nel 1876 e lì ebbe come allievo il nipote Gesualdo, figlio del fratello Celestino. Occupava i ritagli di tempo libero disegnando e modellando e anche dedicandosi alla costruzione di strumenti musicali. Il Museo della ceramica di Caltagirone possiede diversi vasi maiolicati e targhe del D., oltre a un grande medaglione in terracotta con l'Autoritratto in altorilievo.
Morì povero all'ospedale civico di Caltagirone il 6 marzo 1897.
Fonti e Bibl.: G. Corona, La ceramica, Milano 1885, p. 321; E. Mauceri, Le officine sicil. di ceramica, in Faenza, XVIII (1930), p. 36; A. Minghetti, Ceramisti, Roma s.d. (ma 1939), p. 161; Ceramica di Caltagirone, in La Ceramica, I (1940), 5, pp. 175, 179; A. Ragona, L'ultimo maiolicaro tradizionale caltagironese: G. D., ibid., XVIII (1963), 12, pp. 46-49; Id., La ceramica siciliana dalle origini ai giorni nostri, Palermo 1955, p. 72; Id., La maiolica sicil. dalle origini all'Ottocento, Palermo 1986, pp. 132 s.; Id., Ceramica sicil. d'arte, Bologna 1987, pp. 41-44.