DINI, Giuseppe
Figlio di Baldassarre, legnaiolo, nacque a Novara nel settembre 1820.
Allievo dell'Accademia Albertina di Torino, risulta premiato ai concorsi semestrali di scultura negli anni 1843-1846 (Cinelli, 1980, p. 1435). Fin dal 1845, anno di nascita della Società Promotrice di belle arti, vi prese parte attivamente come espositore, debuttando con "una statuetta d'invenzione, in marmo di Carrara": una Venere al bagno (riprodotta sul Catalogo degli oggetti ammessi alla pubblica esposizione procurata dalla Società Promotrice delle belle arti in Torino, Torino 1845, p. 19, n. 86), che fu acquistata da F. Arborio Gattinara marchese di Breme e duca di Sartirana (cfr. L. Rocca, Venere al bagno..., in Album d. Società Promotrice, Torino 1845, pp. 49-51).
Il D., dotato di una cultura figurativa di tradizione romana maturata nella scuola di Pietro Tenerani, che frequentò dal 1846 al 1849, difese il classicismo di "discendenza canoviana e di revisione albertina" (cfr. L. Mallè, Le arti figurative..., Torino 1974, II, p. 220), fece del linguaggio accademico la linea portante della sua produzione e predilesse un repertorio di soggetti mitologici che attirava l'interesse del pubblico presente alle esposizioni, come si può desumere dai cataloghi stessi della Società Promotrice di Torino dal 1845 al 1892. Dai cataloghi si ricavano le maggiori notizie sulle sue opere e ne emerge una produzione legata, oltre che alla ritrattistica tradizionale, a soggetti destinati all'arredo.
Nel 1848 il D. richiedeva lire 2.000 per un gruppo in marmo rappresentante un Episodio del diluvio universale (Catal., 1848, p. 11, n. 66). Alla tematica convenzionale appartengono la Flora del 1849, una statuetta in marmo (Catal., 1849, p. 10, n. 60), un Cacciatore di belve (ibid., n.61), una Baccante in marmo (Catal., 1850, p. 110, n. 846), un'altra statuetta con lo stesso soggetto del 1851 (Catal., 1851, p. 35, n. 398) e un Amorino che dorme (Ibid., p. 35, n. 399). Nel 1853 il D., mantenendosi fedele alla tradizione classica, espose una piccola statua in marmo iniziata nel 1851: Psiche nell'atto di cogliere una farfalla (Catal., 1853, p. 14, n. 134; Cinelli, 1980, pp. 710 s.); sempre del 1853 è un Amorino dormente (Ibid., n. 135), che fu acquistato da Vittorio Emanuele II (Torino, palazzo reale). L'arabo ferito del 1855 (Catal., 1855, p. 5, n. 4) ritrae un episodio della "guerra di Damasco", definito "gruppo in plastica di grandezza oltre il vero" (cfr. C. Guici, Un episodio della guerra di Damasco..., in Album della Società Promotrice delle belle arti di Torino, Torino 1855, p. 36).
Nel 1856 il D. espose nel palazzo dell'Accademia Albertina, per cura della Società Promotrice, una serie di opere: il Disinganno, una statua in gesso, eseguita poi in marmo (Catal., 1856, p. 25, n. 411), che verrà riproposta nella pubblica esposizione, inaugurata il 1º maggio 1859, nel palazzo dell'Accademia Albertina ed acquistata dal marchese di Breme (Catal., 1859, p. 26, n. 359); l'Amabilità (n. 416), busto in marino di figura femminile, acquistato dalla Società nello stesso anno, e il Leone di Firenze, gruppo colossale di grandezza naturale. Seguono nel 1857 lo Schiavo assalito da un leone (Catal., 1857, p. 404, n. 226) e nel 1858 Il pensiero (Catal., 1858, n. 226).
Fra le figure a soggetto allegorico è da segnalare La Scienza dissipa le tenebre dell'ignoranza e della superstizione coll'istruzione dei popoli, una "idea e proprietà del comm. Borelli, statua gittata in alabastro grande al vero" (Catal., 1872, p. 22, n. 359). Si ricordano inoltre La civettuola, graziosa composizione in marino, esposta alla XXXV Promotrice del 1876 (Catal., 1876, p. 8, n. 81); La morte di Epaminonda, statua in marino esposta alla IV Esposizione nazionale delle belle arti (Catal., 1880, p. 36, n. 139).
Nella copiosa produzione di ritratti, per lo più busti in marmo, il D. dimostra una indiscussa abilità tecnica e una notevole capacità di resa delle figure. Del 1849 è il Pio IX (Catal., 1849, p. 10, n.62), al quale segue il Ritratto del cav. G. D. Vicino (Catal., 1851, p. 15, n. 142).
Il Ritratto di Vittorio Emanuele II (Catal., 1853, p. 14, n. 136) venne esposto l'8 maggio 1853: nello stesso anno per committenze private il D. eseguì due ritratti in gesso (Catal., 1853, p. 14, nn. 137 s.). Alla produzione del 1855 appartengono il Ritratto del duca Eugenio di Genova (Catal., 1855, p. 5, n. 5), un secondo busto in marmo di Vittorio Emanuele II (Catal., 1859, p. 26, n. 358), commissionato dagli artisti ed operai dello Stato sardo per essere offerto al marchese Ala Ponzoni. Il busto in marmo che ritrae il Conte di Cavour, esposto nel 1863 alla Promotrice (Catal., 1863, p. 5, n. 9) fu seguito nel 1864 dai busti in marmo del Barone Plana (Catal., 1864, p. 8, n. 68), di Giovanni Nigra (Catal., 1866, p. 6, n. 14) e dal ritratto "in scagliola da eseguirsi in marmo" del Comm. Giambattista Cassino nel 1867; nel municipio di Cuneo è conservato un busto di G. Desmè datato 1877. Del 1881 vanno citati il ritratto del Conte di Cibrario, destinato all'università di Torino (Catal., 1881, p. 22, n. 469), dove tuttora si trova, e quello di G. Mazzini (Ibid., n. 470).
In un clima di rinnovamento artistico, che promuoveva un diverso rapporto tra l'artista e il pubblico, sotto la guida di V. Vela, sin dal 1852 alla cattedra di scultura dell'Accademia Albertina, il D. collaborò con S. Simonetta, esprimendo nella statuaria le proprie convinzioni nei confronti delle tematiche ispirate ad episodi e figure dalla vita civile e politica contemporanea.
In una visione non più neoclassica ma aderente al vero, il personaggio rappresentato in abiti borghesi, come espressione di "presa di potere", sarà il tema prediletto per la statuaria monumentale di Torino, Asti, Novara e Cuneo.
Del 1858 è il monumento a Ferdinando di Savoia, duca di Genova (Torino, Portico municipale); del 1862 quello a Vittorio Alfieri ad Asti (Gallo, 1931; Gabrielli, 1977) e del 1867 è il monumento ad Alessandro Lamarmora, eseguito in collaborazione con G. Cassano (Torino, giardino della Cernaia), dove la statua in bronzo poggia su uno zoccolo di granito rosso, e si può notare un certo compiacimento da parte del D. nella ricercatezza dei bassorilievi. Sempre a Torino, che dopo l'Unità mantenne una sorta di primato nei concorsi di scultura (cfr. Rosci, 1978, pp. 118 s.), è il monumento a Ettore Sonnaz (Torino, giardini della Cittadella), eseguito dal D. nel 1883. A Cuneo fu inaugurato nel 1879 il monumento al Conte Giuseppe Barbaroux (attuale piazza Galimberti); altri monumenti pubblici sono a Novara (Cavour) e a Bricherasio (Generale F. Brignone). Oltre ai numerosi monumenti per il cimitero di Torino, sono da ricordare i bozzetti modellati in creta del D. presenti all'Esposizione cinquantenaria (1892) della Promotrice, insieme a un Aiace in bronzo e al gesso dell'Epaminonda morente (Catal., 1892, p. 56, n. 678). Lo Stella (1893, p. 148) cita la fortunata partecipazione del D. al concorso indetto dal governo britannico per il monumento a Wellington.
Il D. morì a Torino il 13 maggio 1890.
Fonti e Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate all'interno della voce cfr.: Gazzetta piemontese, 1851, n. 136; 1853, n. 151; Il Crepuscolo, 1853, n.23; Album, 1853, pp. 21 s.; G. Barbaroux, in La Sentinella delle Alpi (Cuneo), 10 ag. 1879, n. 187; 12 ag. 1879, n. 188; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte (1842-1891), Torino 1893, pp. 144-149; M. Gallo, Asti ed i suoi antichi conventi..., gli uomni illustri, i monumenti, istituti ed opere pie, Asti 1931, p. 19; N. Gabrielli, Galleria Sabauda-Maestri italiani, Torino 1971, pp. 261 s., fig. 509; G.M. Lupo, Cuneo: appunti sull'architettura..., in Studi in onore di R. Gandolfo, Torino 1975, ad Indicem; N. Gabrielli, Arte e cultura ad Asti attraverso i secoli, Torino 1977, p. 24; M. Rosci, I monumenti "arredo urbano", in Fantasmi di bronzo-Guida ai monumenti di Torino (1808-1937), Torino 1978, pp. 58, 82 s., 118 s.; B. Cinelli, La scultura, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861, Torino 1980, II, pp. 653, 703, 710 s.; III, pp. 1435 s.; F. Dalmasso-P. Gaglia-F. Poli, L'Accademia Albertina di Torino, Torino 1982 (per una bibl. sulle esposizioni della Promotrice di belle arti); M.L. Moncassoli Tibone, Le "pagine d'or" di Racconigi, in Piemonte vivo, n.2, aprile 1984, p. 27; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 309.