PERRUCCHETTI, Giuseppe Domenico
PERRUCCHETTI, Giuseppe Domenico. – Nacque a Cassano d’Adda (Milano) il 13 luglio 1839, terzogenito dell’ingegner Giuseppe e di Margherita Manzoni, cugina del celebre scrittore Alessandro.
Perrucchetti fu sposato con Maria Clotilde Rotta, matrimonio contratto il 15 gennaio 1889 e da cui non vennero figli.
Conseguita nel 1857 la maturità presso l’Imperial Regio ginnasio liceale di Sant’Alessandro di Cassano d’Adda, il 15 dicembre 1857 s’iscrisse a matematica all’Università di Pavia, entrando l’anno successivo come praticante presso lo studio dell’ingegner Giuseppe Legnani, mentre nel frattempo frequentava il secondo corso di ingegnere architetto.
Nel 1859 abbandonò la Lombardia ancora sotto il dominio austro-ungarico, per raggiungere in Piemonte i fratelli maggiori, Carlo ed Emanuele, entrambi ufficiali garibaldini.
Il 3 aprile 1860 venne ammesso al corso suppletivo presso la Regia militare accademia d’Ivrea, uscendone il 6 marzo 1861 col grado di sottotenente. Il 20 marzo venne assegnato al 24° reggimento fanteria, presso il quale ricevette la nomina ad aiutante maggiore in seconda il 26 aprile 1862; il 20 giugno 1864, con la nomina a tenente, venne trasferito allo Stato maggiore, dove nel 1866 venne nominato applicato ai lavori di topografia per le province di Caltanisetta e di Catania. Lasciò ben presto l’incarico per lo scoppio, in quello stesso anno, della terza guerra d’indipendenza, nella quale si distinse tanto da guadagnare la medaglia d'argento al valor militare «Per il molto coraggio e l'intelligente iniziativa con cui, esponendosi senza riguardo al fuoco, secondava il Capo di Stato Maggiore sul campo di battaglia e riusciva ad incoraggiare i soldati in vari attacchi il 24 giugno 1866 a Custoza» (r.d. dicembre 1866, Stato di servizio in www.senato.it). Al termine del breve conflitto ricevette la nomina a capitano, sempre nelle file dello Stato maggiore, e negli anni successivi fu artefice di numerose e rischiose missioni oltre frontiera allo scopo di eseguire minuziosi studi topografico-militari della regione alpina.
Durante una ricognizione in Tirolo venne arrestato presso Brixen (Bressanone); trattenuto per tre settimane in prigione a Innsbruck fino al 20 ottobre 1867, due giorni dopo rientrò a Milano, dove il 27 ottobre venne nominato facente funzione del Capo di stato maggiore della locale divisione militare; l’11 dicembre venne trasferito alla divisione di Bologna e l’11 febbraio 1868 a quella di Verona. Dall’aprile 1872 al marzo 1878 insegnò geografia militare alla Scuola di guerra di Torino. Il 26 agosto 1877 ottenne la promozione a maggiore di fanteria, rientrando allo Stato maggiore dell’esercito il 18 dicembre 1879. Dal luglio 1880 al maggio 1885 riprese l’insegnamento alla Scuola di guerra e, dal 27 maggio 1884, assunse anche l’incarico di maestro di Principi di Casa reale in qualità di governatore di Emanuele Filiberto, duca d’Aosta, futuro comandante della 3a armata nella Grande Guerra. Lasciato il prestigioso incarico il 12 marzo 1890, il 30 marzo Perrucchetti venne destinato col grado di colonnello al comando del 61° reggimento fanteria, transitando il 12 agosto 1891 al vertice del VII corpo d’armata in qualità di colonnello di Stato maggiore e, dal 16 marzo 1893, al X corpo d’armata. Promosso maggior generale il 3 marzo 1895, dal 1° aprile resse il comando della brigata di fanteria Reggio, dalla quale transitò alla guida della brigata Alpi il 1° novembre 1897. Promosso tenente generale il 14 gennaio 1900, dal 16 febbraio 1900 assunse il comando della divisione di Firenze, per passare al comando della divisione di Milano il 30 marzo 1902. Al compimento del 65° anno di età, il 13 luglio 1904, venne posto in posizione ausiliaria per limiti di età, ricevendo il 6 giugno 1907 la nomina a Commissario governativo presso la Commissione d’inchiesta sull’Esercito, nella quale rimase fino al compimento dei lavori, avvenuto il 30 giugno 1910 curando le relazioni pubbliche su numerosi argomenti: Difesa dei confini; Istituti militari; Corpo del servizio sanitario militare; Servizio farmaceutico militare, Istituto geografico militare. Il 16 agosto 1910 ottenne il collocamento a riposo per anzianità di servizio e il 17 marzo 1912 fu nominato senatore del Regno.
Oltre alla medaglia d’argento meritata sul campo di battaglia, nel corso della lunga carriera venne insignito di numerose onorificenze: Medaglia a ricordo delle guerre combattute per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia; Cavaliere degli ordini della Corona d‘Italia (1878) e dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1883); Ufficiale degli ordini della Corona d’Italia (1885) e dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1887); Commendatore dell’Ordine della Corona d‘Italia (1893); Grande Ufficiale dell’Ordine della corona d’Italia (1899); Commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1902); Grande Ufficiale dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (1906); Gran cordone dell’Ordine della Corona d’Italia (1908); medaglia d’oro con corona reale per i quarant’anni di servizio (1910).
Rifiutò per due volte l’incarico di ministro della Guerra per l’impossibilità di disporre dei finanziamenti da lui reputati necessari per le forze armate.
Fu autore di numerose pubblicazioni di carattere militare: La difesa di alcuni valichi alpini e l’ordinamento militare territoriale della zona di frontiera alpina (in Rivista militare, 1872, maggio); Il Tirolo, saggio di geografia militare (Roma 1874); Esame preliminare del teatro di guerra italo-austro ungarico (Torino 1878); Dal Friuli al Danubio (Torino 1878); La pianura lombardo veneta e le coste adriatiche (Torino 1878); Teatro di guerra italo franco dal Ticino al Rodano (Torino 1882); Del metodo degli studi per la difesa dello Stato (Roma 1882); Teatro di guerra italo svizzero (Torino 1883); La difesa dello Stato (Torino 1884); La presa di Susa (Roma 1894); Verona nelle vicende militari d’Italia (Roma 1897); Guerra alla guerra? (Milano 1907); Questioni militari d’attualità (Torino 1910).
Collaborò inoltre con alcuni quotidiani di carattere nazionale: Il Corriere della Sera di Milano, La Stampa di Torino, La Tribuna di Roma. Nei suoi scritti, il cui intento principale era la diffusione del concetto di difesa della patria, dimostra competenza associata non di rado a particolare acutezza di vedute. Fu mosso dalla considerazione che gli argomenti militari non potessero più rimanere circoscritti a una ristretta cerchia di persone, ma dovessero trasformarsi in questioni di pubblico dibattito, poiché la presenza generalizzata degli eserciti di massa derivati dall’introduzione del servizio militare obbligatorio finiva per coinvolgere la quasi totalità dei cittadini abili di uno Stato.
Il suo nome è legato al Corpo degli alpini, del quale è stato a lungo ritenuto l’indiscusso fondatore:
«A lui la patria e l'esercito debbono l'organizzazione degli alpini, che oggi sono una delle maggiori glorie delle nostre armi. Profondo e geniale negli studi militari, a contatto dei generali più reputati del nostro esercito, collaboratore in sott’ordine a Verona del generale Pianell, si sentì irresistibilmente attratto dal grandioso problema della nostra difesa alpina. Versatissimo nella geografia e nell’arte militare, conoscitore profondo di tutta la frontiera alpina e delle regioni finitime, che aveva avuto occasione di percorrere e di studiare personalmente, ebbe modo di mettere in luce i suoi geniali concetti circa la difesa dello stato e riuscì a farli trionfare» (discorso commemorativo in Senato del sen. gen. Paolo Morrone, 5 dicembre 1916, in www.senato.it).
Un ruolo divenuto tuttavia oggetto di discussione a partire dal 1985, quando il generale Pier Giorgio Franzosi, in un articolo pubblicato sulla Rivista militare della quale era direttore, attribuì la paternità al colonnello Agostino Ricci.
Che Perrucchetti non sia stato l’unico a teorizzare all’epoca la necessità di creare truppe specializzate nella guerra in montagna è indubbio; così come risulta palese la parte svolta dall’allora ministro della Guerra Cesare Ricotti-Magnani nell’attuazione del provvedimento costitutivo, ma è altrettanto certo che gli alpini vennero organizzati nei primi anni della loro esistenza su un modello simile a quanto prospettato da Perrucchetti nella prima pubblicazione apparsa sull’argomento, così da consentire di riconoscergli quantomeno il merito di essersi più di altri avvicinato sul piano teorico a quanto effettivamente realizzato.
Perrucchetti morì a Cuorgné (Torino) il 5 ottobre 1916.
Fonti e Bibl.: O. Zavattari, Per le origini delle nostre truppe alpine, in Rivista militare, V (1908), pp. 1010-1015; E. Faldella, Storia delle truppe alpine, Milano 1972; A. Rasero, G.D. P., in Studi Storico-Militari, Roma 1985; G. Oliva, Storia degli alpini, Milano 1985; P.G. Franzosi, Le origini delle truppe alpine, in Rivista militare, 1985, n. 2, pp. 99-110; P.G. Franzosi, L’ideatore delle truppe alpine, ibid., 1985, n. 3, pp. 113-121; G. Ascani, 1839-1989. 150 anni G.D. P.: generale d’armi e di scienza che creò il Corpo degli Alpini, Cassano d’Adda 1989; V. Ilari, Storia del servizio militare in Italia, in Rivista militare, 1990, n. 2; Id., G.D. P. e l’origine delle Truppe alpine, ibid., n. 3; A. Procacci, G.D. P.: fu il padre degli Alpini?, Pescara 1991; scheda di G. Perrucchetti in www.senato.it (2014).