DRUGMAN, Giuseppe
Nacque a Parma il 27 apr. 1810 da Nicola di Jean-François, falegname e intagliatore al servizio della corte ducale, e da Amelia Bianchi. A sedici anni entrò nell'accademia di belle arti di Parma seguendo il corso di paesaggio tenuto da Giuseppe Boccaccio di cui divenne presto uno dei migliori allievi; da lui apprese "quel caratteristico modo di trattare la frasca e l'intonazione dorata venata di sottile malinconia" (Copertini, 1971). Durante i moti del 1831 venne sospettato di appartenere alla carboneria, insieme col fratello Massimo, col soprannome del nonno: Flamand.
Nel 1835 partecipò al concorso per giovani artisti istituito dalla duchessa Maria Luigia e che aveva come premio una borsa di studio di 2.500 lire per un viaggio e soggiorno a Roma di 18 mesi. La commissione delle belle arti, riunitasi il 7 marzo 1836, gli assegnò il primo premio della sezione "paese" per il quadro Caccia al cervo (Parma, istituto d'arte "Paolo Toschi").
La partenza per Roma avvenne il 14 genn. 1837 e il viaggio, di cui ci resta testimonianza nel diario tenuto dall'artista (cfr. Battelli, 1936), durò ben ventitré giorni. Qui studiò con interesse, guardando anche le opere dei maggiori paesaggisti del '600. Il primo saggio che eseguì da mandare a Parma è una Veduta dell'Isola Tiberina (Parma, accademia di belle arti): una descrizione minuziosa, realistica con un pizzico di affettuosità romantica. Segue la Veduta del Colosseo (ibid.), in cui la sistemazione delle rovine e l'atmosfera risentono dell'eco di Claude Lorrain.
Il terzo saggio - La sortita da Albano (Parma, istituto d'arte "Paolo Toschi") - fu realizzato tra la fine del '37 e l'inizio del '38, dopo due mesi trascorsi ad Albano, impegnato a studiare le piante: in esso si rintracciano la stessa puntuale osservazione dal vero, lo stesso stile che troviamo in un'opera attualmente alla Galleria nazionale di Parma, che era stata indicata dal Ricci (1896) come Strada solitaria presso le mura di Roma ma che in realtà dovrebbe essere quella Parte della galleria superiore da Albano a Castello di cui parla il D. in una lettera a P. Toschi del 18 dic. 1837. Altro tema di carattere romanesco è La quercia del Tasso (Parma, Museo Glauco Lombardi). In tutte le opere del periodo romano si avverte una certa costante attenzione al modo di descrivere la natura dei maestri secenteschi da Salvator Rosa al Poussin, al Lorenese.
Il ritorno a Parma avvenne nell'estate del 1838; si sposò con Sabina Guatelli e andò ad abitare in strada S. Benedetto. L'anno seguente gli furono commissionati due quadri per la corte: Veduta delle Beccherie nuove di Parma e Veduta del reale palazzo del Giardino preso dall'angolo fuori porta S. Barnaba, non rintracciati. Nel 1840 eseguì, sempre per la corte, Veduta della città di Parma dalla Navetta.
Ormai tra i più noti e stimati giovani pittori del Ducato, fu chiamato all'accademia di belle arti a sostituire temporaneamente nell'insegnamento di paesaggio G. Boccaccio, recatosi a Napoli per alcune scenografie. E questo si verificherà anche negli anni seguenti.
Nel marzo del 1841 gli fu commmissionata una Veduta del reale palazzo ducaledi Colorno (ora al Museo Lombardi insieme con altre due piccole vedute del medesimo soggetto), cui seguiranno la Peschiera del giardino ducale, La strada daParma a La Spezia, Al monte Prinzera, Presso il Taro, La città di Parma vistadalla strada di Langhirano, il Ponte nuovosulla Sporzana presso Fornovo; gli ultimi tre lavori, esposti nel giugno del 1841 nel palazzo del giardino ducale, furono lodati "per accuratezza di colorito nella frasca e verità di luce" (Il Facchino, 12 giugno 1841).
L'anno seguente eseguì Ingresso nella reale cittadella (ora nella prefettura di Belluno) e nel 1843 Nuova caserma reale della cittadella. Era ormai un artista maturo; nei suoi paesaggi il realismo della descrizione viene immerso in un'atmosfera teneramente romantica, grazie al sapiente equilibrio compositivo e alla morbida modulazione tonale.
Nel 1844 ricevette l'incarico di dipingere, insieme con Luca Gandaglia e Giuseppe Giorgi, le scene dei Lombardi alla prima crociata e di Maria di Rohan per il teatro Regio. Continuavano puntualmente le commissioni della corte per la quale dipinse Veduta della nuova strada di Berceto (1844), Una veduta del reale Casino dei Boschi (1845), Una veduta del reale giardino di Parma (1846).
Ammalatosi di tisi polmonare, morì a Parma il 1° ott. 1846.
Fonti e Bibl.: Parma, Accademia di belle arti, Cartelle dal 1826 al 1846; Ibid., Soprintendenza per i beni artistici e storici: E. Scarabelli Zunti, Doc. e memorie di belle arti parmigiane [1800-1850], ad vocem; P. E. Ferrari, Spettacoli ... in Parma dal 1628 al 1883, Parma 1884, p. 137; C. Ricci, La R. Galleria di Parma, Milano 1896, pp. 363 s.; G. Battelli, Il diario romano del pittore G. D. ..., in Aurea Parma, XX (1936), pp. 165-172; O. Masnovo, I patrioti parmensi del '31 secondo nuovi documenti, in Arch. stor. per le provv. parmensi, II (1937), pp. 162, 167; G. Copertini, Pittori parmensi dell'Ottocento, ibid., VI (1954), pp. 131, 137, 154 s.; E. Riccomini, Tre paesaggi parmensz ritrovati, in Aurea Parma, L (1966), pp. 23-26; G. Copertini, La pittura parmense dell'Ottocento, Parma 1971, pp. 33-36; G. Godi, Mecenatismo e collezionismo pubblico a Parma nella pittura dell'Ottocento, Parma 1974, pp. 166-169; C. Cavalieri, G. D. pittore di paese in Parma, in Aurea Parma, LXIV (1980), pp. 241-267; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 588; Diz. enc. Bolaffi d. pittori ..., IV, p. 217.