BENZA, Giuseppe Elia
Nato a Porto Maurizio (Imperia) il 28 ott. 1802 da Giambattista e da Teresa Ricci, dopo aver studiato nel collegio scolopio di Carcare (Savona), ove ebbe a maestro l'insigne studioso padre D. Buccelli, nel 1823 si iscrisse all'università di Genova. Qui conobbe Mazzini, con cui si legò d'affettuosa amicizia e col quale, tra il 1823 e il 1825, intrattenne una fitta corrispondenza. Fu sottoposto nel 1825 e nel 1826 a sorveglianza da parte della polizia; il 28 aprile 1828 superò l'esame di laurea in legge.
Il B. collaborò, con Mazzini e Filippo Bettini, all'Indicatore genovese e quindi all'Indicatore livornese, e fu per questo in corrispondenza con C. Bini e F. D. Guerrazzi. Nei suoi scritti letterari - tra i più significativi, sul periodico genovese, la recensione del dramma I Bianchi e i Neri del Guerrazzi, e l'esposizione dei criteri artistici del periodico livornese, nel primo numero, col titolo Lo spirito del Romanticismo - propugnò i concetti romantici della libertà della poesia, del valore della spontaneità contro ogni pedanteria e convenzione, e della funzione etica e sociale dell'arte, espressione dello stato politico e morale della nazione. Egli auspicava l'affermarsi di una letteratura europea e poneva in rilievo lo spirito europeo del Romanticismo, combattendo in esso tuttavia le imitazioni e le intemperanze del sentimento.
Nel dicembre 1830 il B., aderente come Mazzini alla carboneria, venne arrestato per un giorno; rilasciato, si trasferì a Porto Maurizio, ove esercitò, dal novembre 1831, l'avvocatura. Nel 1832 Mazzini, esule a Marsiglia, incaricò il B. - "Uguccione della Faggiuola" nell'organizzazione della Giovine Italia - di una delicata missione a Napoli, al fine di collegare i nuclei del Meridione con il centro mazziniano di Marsiglia. Scoperto dalla polizia borbonica, fuggì nel settembre 1832 a Marsiglia, presso Mazzini. Scrisse in questo periodo l'articolo Considerazioni sulla Rivoluzione,nel IV fascicolo della Giovine Italia. Rimpatriato nell'ottobre, sebbene strettamente sorvegliato e confinato ad Oneglia, poté esercitare la professione. Per anni si mantenne estraneo ad ogni attività politica e non fu in contatto con Mazzini, il quale tuttavia nel 1836 chiese sue notizie, e lo esortò a collaborare al Subalpino. In esso il B. pubblicò un Saggio sulla letteratura europea e una recensione de La Donna dell'Usiglio. Scrisse poi su altri fogli - tra cui Le Letture di Famiglia del Valerio - e fece traduzioni di Goethe e di Byron per Mazzini, che riprese nel 1839 l'affettuosa corrispondenza con lui, rivelandogli sentimenti e speranze, e dedicandogli lusinghiere parole di stima ed affetto. Uguale amicizia nutrirono per lui i fratelli Ruffini. Dal 1842 - anno in cui s'interruppe la corrispondenza con Mazzini - il B. fu per anni in continua affettuosa corrispondenza con Eleonora Curlo Ruffini, che lo pregò - invano sconsigliata - di stendere per lei un testo di supplica al re perché concedesse il ritorno ai figli esuli. La petizione colpì dolorosamente Mazzini che accusò il B. di avere "interamente divorziato da lui".
Nel '48 il B. collaborò al Pensiero italiano e alla Concordia. Mazzini., pur conservandogli il suo affetto, criticò in lui le illusioni dei costituzionali, manifestandogli il proprio dissenso. Il 27 apr. 1848 egli fu eletto deputato di Porto Maurizio con 270 voti su 487 votanti. Scrisse una Proposta d'indirizzo ai popoli di Modena e Parma e del Lombardo Veneto, affermando concetti unitari e la necessità di una Costituente per stabilire la monarchia su basi nazionali, e combattendo l'idea di una federazione di Stati sotto il papa. Formulò inoltre un progetto di legge per un prestito volontario. Fu tra i 43 deputati astenuti sulla concessione dei pieni poteri, chiesta il 29 luglio 1848, che giudicò illegittima. Il B. fu rieletto il 22 genn. 1849 a Porto Maurizio con 257 voti. Poi, alle successive elezioni, si ritirò dalla vita politica, nonostante i numerosi inviti a ripresentare la sua candidatura nel 1849, nel 1853, nel 1855. Fu in corrispondenza, tra gli altri, con Napoleone Ferrari, Filippo Bettini, Massimo Montezemolo, Giovanni e Agostino Ruffini, Riccardo Sineo e Lorenzo Valerio.
Ebbe nella sua città natale numerose cariche e incarichi di carattere amministrativo in enti pubblici e privati. I suoi zibaldoni, che comprendono scritti amministrativi, giuridici, storici, filosofici, letterari, religiosi, rivelano in particolare una vasta conoscenza della letteratura europea dei secc. XVIII e XIX.
Morì a Porto Maurizio il 20 apr. 1890.
Fonti e Bibl.: Genova, Arch. d. Istituto Mazziniano, cartella 27, ins. 3573-3726; necrologi, in Il Porto Maurizio, 27 apr. 1890, e Il Risorgimento, Porto Maurizio, 27 apr. 1890; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1913, I, pp. 782 s., II, pp. 973 s.; C. Lamboglia, G. E. B., Oneglia 1920; A. Codignola, I fratelli Ruffini, Genova 1925, I, p. XI e passim; Id., La giovin. di Mazzini, Firenze 1926, p. 44 e passim; R. Carmignani, Storia del giornal. mazziniano, Pisa 1959, p. 13 e passim; Diz. d. risorg. naz., II, p. 239.