FAGNANI, Giuseppe (Joseph)
Nacque a Napoli il 24 dic. 1819. Il talento per il disegno, dimostrato già in età assai giovanile, attirò su di lui l'attenzione di Pietro Starabba principe di Militello, che gli permise di copiare le opere nella sua collezione e lo presentò al barone Smucker, membro della corte della regina madre Maria Isabella di Borbone Spagna, vedova di Francesco I re delle Due Sicilie: all'età di tredici anni circa fece un ritratto a pastello di questa, ottenendo così una pensione per cinque anni e l'ammissione all'accademia di belle arti a Napoli, dove ebbe per maestro Francesco Oliva. Nel 1840 fu mandato a Vienna per ritrarre l'arciduca Carlo d'Asburgo; al ritorno si fermò a Milano, Trieste e Firenze, dove eseguì ritratti di personaggi illustri. Nel 1842 andò a Parigi dove, tramite i buoni uffici di Maria Isabella, entrò nell'entourage della figlia di questa, Maria Cristina, regina di Spagna, vedova del re Ferdinando VII, esule in quella città. Il F. ritrasse Maria Cristina stessa e altri illustri spagnoli; seguì poi la regina al suo ritorno a Madrid nel 1846. A Madrid conobbe l'ambasciatore inglese sir Henry Bulwer, che divenne suo protettore e amico e che, quando fu nominato (1849) ambasciatore negli Stati Uniti, invitò il pittore a seguirlo a Washington, ove giunsero il 23 dic. 1849. Il F. ebbe la possibilità di usare come studio, una volta alla settimana, una stanza nel Campidoglio; eseguì molti ritratti, fra i quali quelli di Henry Clay, di Daniel Webster, dei presidenti Zachary Taylor (dopo la sua morte) e Millard Fillmore; ma non partecipò, come si era creduto (cfr. Thieme-Becker), alla decorazione della cupola del Campidoglio. Poco dopo aprì uno studio a New York (515, Broadway) e verso il 1851 vi si stabilì definitivamente, aprendo uno studio all'868 di Broadway, vicino a Union Square, una zona allora molto elegante. Divenne socio della Union League, traguardo assai prestigioso a quel tempo e pressoché irraggiungibile per gli artisti americani. Il suo temperamento amabile e la sua capacità di realizzare ritratti somiglianti ma abbelliti assicurarono al F. molti clienti fra le classi agiate, tant'è che divenne - e rimase sino alla morte - uno dei ritrattisti più richiesti e prestigiosi.
Nel 1851 sposò Emma Everett Goodwin di Charlestown, Mass.; ebbero due figlie (la prima morta in tenera età, l'altra di nome Emma) e un figlio, Charles Prospero, che divenne pastore presbiteriano e insegnò teologia all'Union Theological Seminary di New York.Nel 1858 il F. si recò con la famiglia in Europa, nella speranza che ne traesse giovamento la salute malferma del figlio, e lì continuò a pieno ritmo ad eseguire ritratti di notabili. Soggiornò a Parigi, dove Maria Cristina (di nuovo in esilio e residente alla Malmaison) gli ordinò alcuni ritratti, fra i quali due di lei stessa. Nel 1860 fece due ritratti di Richard Cobden, uno dei quali pervenne alla Camera di commercio di New York e l'altro fu acquistato dalla National Portrait Gallery di Londra. Nel 1861, a Napoli, eseguì un ritratto di Garibaldi (ora proprietà del Municipio partenopeo). Presentò alcune opere al Salon parigino del 1861. Nel 1862 andò a Torino per eseguire, su commissione della città di Napoli, un ritratto di Vittorio Emanuele II (replica al Boston Athenaeum) e in questa occasione fu insignito dal re dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Nel giugno del 1864 si recò a Istanbul, ospite di Bulwer, divenuto ambasciatore in Turchia; e nella capitale ottomana ritrasse, tra gli altri, il sultano. Rientrato a Parigi, alla fine del 1865 ripartì per New York, dove fissò la sua residenza al 43 della Dodicesima strada est, ottenendo nello stesso anno la cittadinanza americana.
Nel 1869 era terminata l'opera più famosa e apprezzata del F., una serie di ritratti di nove fra le più belle donne della società nuovayorchese in veste di Muse: dopo la morte dell'artista, la serie completa fu acquistata da un gruppo di suoi amici e donata al Metropolitan Museum. Esposti a Boston, New York e Filadelfia, i ritratti suscitarono critiche entusiastiche e ispirarono anche componimenti poetici (cfr. J. F., 1874; Ten Eyck Gardner, 1957). Secondo i racconti del tempo (ibid.), la serie contribuì a dimostrare che le donne americane non erano inferiori alle europee in bellezza.
Il F. morì a New York il 22 maggio 1873; è sepolto nel cimitero di Mount Auburn a Cambridge, Mass.
Nonostante la grande fama goduta in vita, dopo la morte le sue opere furono quasi dimenticate. Oggi gli oltre 1400 ritratti da lui eseguiti, pur essendo giudicati di impostazione piuttosto superficiale, destano di nuovo grande interesse soprattutto come documentazione di un'epoca.
Sue opere si trovano a Londra, National Portrait Gallery; Firenze, Uffizi (Autoritratto); New York, Metropolitan Museum; New York, Museum of the City; New Brunswick, N.J., Rutgers University Fine arts collection; Washington, D.C., National Portrait Gallery (Smithsonian); New York, Historical Society; Washington, D. C., U. S. Capitol; New York, Chamber of commerce of the State of New York; New York, Union League Club; New York Public Library; Hanover, N.H., Dartmouth Colle Hood Museum of art; Boston Athenaeum. È probabile che opere del F. si trovino anche in collezioni europee, ma sono ancora da identificare.
Fonti e Bibl.: Catalogue of the paintings in the Metropolitan Museum of art, New York 1905, pp. 50 s.; C. E. Fairman, Art and artists of the Capitol of the United States of America, Washington, D. C., 1927, pp. 133 s.; E. Fagnani, The art life of a XIXth century portrait painter: J. F. 1819-1873 [1873 0 1874], stampato privatamente a Parigi 1930; Roma, Ist. dell'Encicl. Italiana, Biblioteca del Diz. biogr. degli Ital., miscell., Joseph F. (biografia anonima pubblicata probabilmente nel 1874 in ediz. privata: copia fotostatica); A. Ten Eyck Gardner, An American primitive and sophisticate, in The Metropolitan Museum of art Bulletin, XV (1957), pp. 183-188; M. & M. Karolik Collection of American watercolors and drawings, 1800-1875 (catal.), Boston 1962, p. 153; R. Ormond, Early Victorian portraits. I, London 1973, pp. 129 s.; Gli Uffizi: Catalogo generale, Firenze 1979, p. 866; K. K. Yung-M. Pettman, National portrait Gallery: complete illustrated catalogue 1856-1979, London 1981, pp. 119, 148; J. P. Harding, The Boston Athenaeum Collection: pre-twentieth century American and European painting and sculpture, Boston 1984, pp. 80 s.; N. Spassky, American paintings in the Metropolitan Museum of art, II, New York 1984, pp. 110-116; National Museum of American art: Inventory of American paintings executed before 1914, Washington, D. C., 1987; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 191; G. C. Groce-D. Wallace, The New York Histor. Society's Dict. of artists in America, 1564-1860, New Haven-London 1957, p. 218.