FANCELLI, Giuseppe
Nacque a Firenze nel 1833 da un conciapelli. Le sue spiccate attitudini per il canto lo indussero ad abbandonare ben presto il mestiere paterno per dedicarsi agli studi musicali. Secondo il Monaldi il F., dotato d'una bellissima voce tenorile, debuttò con esito favorevole a Milano in data imprecisata interpretando il ruolo del pescatore nel Guglielmo Tell di G. Rossini; venne poi scritturato ad Ancona per Il barbiere di Siviglia di G. Rossini, esecuzione in cui tuttavia non raccolse i consensi del pubblico. Ciò nonostante tornò ad Ancona per la stagione 1859-1860, durante la quale interpretò Crispino e la comare di L. e F. Ricci.
Nel 1862 sostenne al teatro Apollo di Roma la parte di Arturo in Elvira Walton (I puritani) di V. Bellini (5 gennaio) e di Edgardo in Lucia di Lammermoor di G. Donizetti (17 gennaio). Venne scritturato alla Scala di Milano per la stagione 1866-1867 durante la quale fu Francesco Borgia ne I figli di Borgia di G. Stigelli (29 settembre), Vasco de Gama ne L'africana di G. Meyerbeer (7 novembre e 16 febbraio), Nadir in Turanda di A. Bazzini (prima esecuzione, 13 gennaio), Fernando ne La favorita di G. Donizetti (7 febbraio), Manrico ne Il trovatore di G. Verdi (19 marzo). Nella critica a I figli di Borgia, apparsa sulla Gazzetta musicale di Milano del 7 ott. 1866, A. Ghislanzoni lodò l'omogeneità e la duttilità della voce del F. ed auspicò un ulteriore sviluppo delle sue doti naturali. Sempre A. Ghislanzoni, a proposito de L'africana, ancora sulla Gazzetta musicale di Milano dell'11 nov. 1866, sottolineò le peculiarità dello stile dell'esordiente tenore, caratteristiche che rimarranno sostanzialmente immutate durante il corso della sua carriera, individuabili, piuttosto che nel temperamento drammatico, nel timbro vocale omogeneo e argentino, nell'espressione garbata e carezzevole, nel gusto interpretativo tutto d'istinto, e prevalentemente monocorde.
Sempre apprezzato soprattutto per la bellezza della voce, andò maturando gradualmente le sue capacità interpretative e riportò un grande successo come Manrico in Il trovatore, in cui furono applauditi non solo l'eccezionale do di petto e la limpida sonorità della voce, ma anche la maggiore efficacia drammatica. Sempre nel 1866, anno del suo debutto scaligero, il F. esordì, nel periodo compreso tra il 13 aprile ed il 28 luglio, anche al Covent Garden di Londra con la compagnia di F. Gye in Crispino e la comare, Lucia di Lammermoor, La sonnambula di V. Bellini, La Traviata di G. Verdi. Nel 1868 interpretò don Carlo nell'omonima opera di G. Verdi rappresentata alla Scala di Milano (25 marzo) senza ottenere, però, consensi dalla critica, soprattutto per la scarsa vena drammatica.
Dal 31 marzo al 24 luglio del 1868 calcò ancora le scene del Covent Garden, prendendo parte alle rappresentazioni di Un ballo in maschera di Verdi, de La fille du règiment di G. Donizetti, de La sonnambula. Nel 1869 tornò in Italia, prima a Firenze, dove, al teatro della Pergola, apparve nel Don Sebastiano di G. Donizetti e ne La martire di E. Perelli (prima esecuzione), poi al Regio di Torino, dove interpretò il ruolo di Lorenzo nella Giovanna di Napoli di E. Petrella, andata in scena il giorno di Natale. Nel 1870, sempre al Regio di Torino, fu don Carlo nel Don Carlo (22 gennaio) ed Arturo ne I puritani (9 febbraio); ancora una volta la critica sottolineò le sue scarse capacità tecniche (ad es. cfr. la Gazzetta piemontese, 26 genn. 1870). Sempre nel 1870, nel periodo compreso tra il 31 ottobre ed il 17 dicembre, cantò al Covent Garden di Londra con la compagnia di J. H. Mapleson in Lucia di Lammermoor, Lucrezia Borgia di G. Donizetti, Medée di L. Cherubini, Oberon di C. M. von Weber, La traviata. In seguito, sempre con la compagnia di Mapleson abbandonò le scene del Covent Garden per quelle dei Drury Lane e da allora conquistò popolarità anche presso il pubblico londinese, distinguendosi soprattutto negli Ugonotti dì G. Meyerbeer e nel Lohengrin di R. Wagner.
Per la stagione 1870-1871 fu ingaggiato al teatro La Fenice di Venezia, dove cantò nel Don Carlo (26 dicembre), nel Ruy Blas (7 febbraio) di F. Marchetti, negli Ugonotti (4marzo), nella Linda d'Ispahan di F. Malipiero (prima esecuzione, 1° aprile). Nel dicembre del 1871 fu di nuovo scritturato alla Scala per la parte di Alvaro ne La forza del destino di G. Verdi (26 dicembre), ruolo che ricoprì in maniera eccellente, nonostante la consueta carenza di vigore drammatico imputatagli dalla critica. Nell'inverno del 1872 cantò, sempre alla Scala, ne Il giuramento di S. Mercadante (10 gennaio) nel ruolo di Viscardo ed in Aida (prima esecuzione italiana: 8 febbraio) in quello di Radames. Il F. non godeva artisticamente della piena stima di G. Verdi, il quale, pur riconoscendo alla voce del tenore toscano un innegabile valore, ne criticava le scarse attitudini interpretative.
Per tali carenze artistiche Verdi si mostrò piuttosto contrariato quando, per indisposizione del tenore G. Capponi, fu costretto ad affidare per ripiego al F. il ruolo di Radames per la prima italiana di Aida (lettera di G. Verdi al conte Opprandino Arrivabene, 13 genn. 1872). L'incapacità di calarsi pienamente nel personaggio provocò al F. duri rimproveri da parte di G. Verdi, il quale, pur prodigandosi oltre misura nell'illustrargli persino le parole e l'interiorità del personaggio, non riceveva dal tenore una risposta adeguata alle sue aspettative. Completo, pur nella sua essenzialità, il giudizio espresso da G. Verdi: "Fancelli: bella voce e niente altro" (lettera di G. Verdi al conte O. Arrivabene, 9 febbr. 1872).Nel 1873 il F. iniziò le sue tournées a Lisbona, dove prese parte alla prima esecuzione di Caligola di G. Braga e dove ritornò negli anni 1878-1879 (Aida, Il profeta di G. Meyerbeer, Faust di C. Gounod, Iltrovatore), 1880-1881 (Marta di F. Flotow, Lucrezia Borgia, Un ballo in maschera, Mefistofele di A. Boito) e 1881-1882 (Roberto il diavolo di G. Meyerbeer, Ernani di G. Verdi), riscuotendo un clamoroso successo. Nell'inverno 1873-1874 cantò al Cairo insieme con M. Waldmann (La favorita) e a T. Stolz (La forza del destino, Roberto il diavolo). Nel 1877 interpretò il ruolo di don Carlo nel Don Carlo verdiano (26 dicembre) e la sua voce venne definita nell'articolo di presentazione apparso sulla Gazzetta piemontese del 26 dicembre "una delle più belle voci di tenore che vanti l'Italia". Sempre al Regio di Torino, dopo aver interpretato il ruolo di Alfredo ne La traviata (17 genn. 1878), fu Alim nella prima esecuzione italiana de Il re di Lahore di J. Massenet (13 febbr. 1878): ancora una volta la critica (Gazzetta piemontese del 15 febbr.) sottolineò la bellezza della sua voce e i limiti della sua recitazione. Sempre al Regio di Torino, il 19 marzo dello stesso anno, fu Manrico ne Il trovatore e cantò, qualche giorno dopo, nel Requiem di G. Verdi (30 marzo). La scrittura vocale della messa doveva senz'altro riuscirgli congeniale se Verdi, così critico nei suoi confronti, ebbe a scrivere nella lettera a G. Ricordi del 20 ott. 1874 che il suo ideale per il Requiem era proprio il tenore Fancelli.
Il F. si spense a Firenze nel dicembre 1887 dopo aver raccolto clamorosi successi a Lisbona e lasciando un assai cospicuo patrimonio.
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